Torno agli USA. La situazione di contorno a Trump è molto complicata. Ne do atto. Trump non è quello che sembrava all' inizio, ma come tutti aveva bisogno dei voti. Trump ha un suo piano, effettivamente riassunto nel suo "Make America great again". In politica interna, come già ho scritto vuole la reindustrializzazione del paese, non tanto per il bene dei poveri o dei disoccupati, magari anche ma è una condizione accessoria, ma perché ha capito, primo fra tutti i presidenti americani dopo Roosevelt, che un paese senza industria manifatturiera è un paese debole. Non fai le guerre, e quindi mantieni la supremazia militare per imporre le tue condizioni al resto del mondo, con Facebook o con Google. E nemmeno con JPM o Citibank. Le fai con i cantieri navali, l' industria elettronica, l' industria meccanica e soprattutto l' industria della componentistica, che sta di fatto sparendo in America (*). Non puoi comprarla all' estero se vuoi rimanere militarmente forte, e perdi le competenze.
In politica estera cerca l' equilibrio e l' accordo fra le tre grandi potenze: USA, Cina e Russia, un ritorno forse agli equilibri della Guerra Fredda degli anni 80 con la Cina come player in più. Per lui l' Europa conta meno di zero, non perché sia "cattivo" ma perché noi europei ci siamo messi nella condizione di non contare nulla, come mai abbiamo contato nulla dal 1945 in poi. Trump lo ha semplicemente riconosciuto.
Sul fronte interno è parte in causa di una terribile guerra intestina, al limite del colpo di stato, che vede da un lato quasi tutte le agenzie dello stato e i media, dall' altro il Presidente. Perché le agenzie di stato e i media vogliono espellere il Presidente? Sinceramente non lo so. Ma lo capiremo quando sarà giunto il momento. Sicuramente c'è qualcosa di molto grosso per mettere così d'accordo FBI, NSA, CIA, DoJ... e tutti i media così ferocemente coalizzati contro di lui. Quanto è forte Trump ora in questa guerra intestina? Non lo so ma lo sapremo presto quando dovrà accettare o rifiutare le sanzioni alla Russia votate dal Congresso. Osservate quel giorno e osservate se avrà la forza di rifiutarle (**).
(*) Obama chiese un giorno a Steve Job di produrre gli iPhone negli USA. Steve Job rispose che non era possibile, non tanto per una questione di costi, ma per la mancanza della filiera dei componenti.
(**) Al Congresso oggi come oggi della Russia non potrebbe fregare di meno. Sono sanzioni messe contro Trump per bloccarlo nella sua politica estera. Fra l'altro è una legge capestro, che impedisce retroattivamente al Presidente di rivedere o terminare le sanzioni. Molto furbescamente il Congresso ci ha infilato anche il proseguimento delle sanzioni all' Iran. Se Trump ne avrà la forza (cosa che ancora non sappiamo) respingerà la legge al mittente.