Ci stiamo dilungando in tecnicismi allontanandoci dal focus del problema.
Come ho già scritto, finché gli ETF venivano utilizzati dai retails il problema non si poneva. Anche perché i retails che li usavano erano i più smart e li usavano facendo trading più o meno spinto.
Il problema è sorto nel momento in cui a questi si è andato ad aggiungere un cospicuo plotone di retails che li hanno "sostituiti" ai fondi tradizionali acquistandoli in modalità PAC. E si è aggravato nel momento in cui tre anni fa, sull'esempio di quanto ha cominciato a fare la BoJ, una miriade di istituzionali ha cominciato ad infilarli nei portafogli dei fondi tradizionali da loro stessi gestiti sempre in modalità PAC, acquistando azioni in maniera per così dire "indiretta". Ma proprio questo aspetto ha fatto sì che, acquistando ETF, si compri un gruppo più o meno esteso di azioni in maniera indifferenziata, prescindendo dai così detti fondamentali. Mentre il fondo tradizionale faceva un punto di forza la sua capacità di selezione (stock picking), con lo sbarco degli ETF dentro i portafogli degli istituzionali si compra tutto assieme, senza distinzioni.
Contestualmente abbiamo:
1. riscatti a ripetizione dai cosiddetti Risk-Parity Funds e in genere dai fondi a gestione attiva;
2. le BC hanno acquistato oltre $1,5 trilioni nei primi 5 mesi del 2017, cioé più del doppio del trend annuale a partire dal 2011, per un totale complessivo combinato (tra Fed, BCE, BoJ, BoE e SNB) pari al 37% del PIL corrispondente.
I punti 1 e 2 associati al dilagare degli ETF hanno ucciso la "price discovery" (questo a sua volta ha ucciso la volatilità) al punto che i mercati non distinguono più tra "price" e "value", ma si sono trasformati in una bisca stile Bitcoin in cui, secondo uno schema Ponzi, l'unica preoccupazione di tutti è solo fino a dove e fino a quando i mercati continueranno a salire.