MILANO (MF-DJ)--Se dovesse entrare in vigore la riforma del diritto
fallimentare (attualmente in attesa dei decreti legislativi attuativi)
quasi la metà delle imprese italiane rischierebbero di dover attivare le
procedure di allerta e composizione assistita della crisi: in pratica, per
molte di loro sarebbe l'anticamera del fallimento.
Un'ecatombe, scrive Italia Oggi, difficile da quantificare in termini
precisi, anche perché non sono ancora noti nel dettaglio gli indicatori
che dovranno essere utilizzati per avviare la procedura di allerta. E'
tuttavia sufficiente dare uno sguardo all'analisi sui bilanci aziendali
fatti dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, dai quali emerge che
il Roe (return on equity, cioè il rendimento del capitale investito) è
stato nel 2016 nullo o negativo per l'80% delle grandi imprese e per il
31% delle imprese in generale. Un Roe negativo, pur essendo un dato ancora
abbastanza grezzo, è certamente un segnale negativo, perché significa che
l'azienda non sta producendo utili e sta consumando capitale. Questi dati
sono confermati anche dai dati di natura finanziaria e da quelli
ricavabili dalle dichiarazioni dei redditi delle società di capitali, dove
emerge che più della metà dichiarano un reddito nullo o negativo. Quando
questa situazione si cronicizza e i proprietari non sono disponibili a
introdurre capitali freschi significa che la crisi è già arrivata ben
oltre la necessaria segnalazione di allerta, con la conseguente necessaria
attivazione della procedura di composizione assistita della crisi, come
previsto dall'articolo 4 della legge fallimentare.
Ma l'attivazione di questo percorso, che dovrebbe essere guidato da un
apposito organismo istituito preso le camere di commercio, potrebbe creare
effetti devastanti sulle imprese interessate e, visti i numeri di quelle
potenzialmente interessate, sull'intero sistema produttivo. Gli esperti
nominati dalle camere di commercio, par di capire, cercheranno di mettere
una pezza con un taglio al debito o una dilazione dei pagamenti o entrambe
le soluzioni. Difficile immaginare che (salvo siano dotati di poteri
paranormali) riescano a fare di più. Ma la prima reazione degli
stakeholders, in primo luogo le banche e i fornitori, di fronte alla
notizia dell'avvio della procedura di composizione assistita, sarà quella
di ritirare la fiducia all'impresa coinvolta, rendendone quindi più molto
più probabile il collasso che il risanamento. Il ministro della giustizia,
Andrea Orlando, responsabile per l'attuazione della riforma, sembra
consapevole del problema, tanto che, interpellato da ItaliaOggi, ha
dichiarato che "gli uffici stanno lavorando per mettere a fuoco le
condizioni reali del tessuto produttivo del paese" e quindi per ipotizzare
quali potrebbero essere gli effetti concreti della riforma. Sembra di
capire che i tempi brevi, annunciati a ottobre, si siano già allungati
parecchio e che fino alla fine della legislatura non se ne farà nulla.
red/lab
(END) Dow Jones Newswires
January 30, 2018 02:29 ET (07:29 GMT)