Evoluzione della Specie

 

  By: gianlini on Martedì 18 Maggio 2004 15:14

Chissà perchè pensando ad un 10 % che condiziona il resto, obtorto collo o meno, mi viene in mente la Sicilia o la Calabria o la Campania...... ma andiamo oltre.... ....stringiamo con loro le relazioni che + ci conviene (petrolio, gas, calcio e quello che volete voi) e finchè non ci disturbano non li disturbiamo... certo che la sottile propaganda pro-araba fa faville!! ci hanno disturbato già da un pezzo e due volte almeno in modo piuttosto eclatante (twin towers, madrid), abbiamo moschee e infibulazioni sul nostro territorio ormai quasi dappertutto .....e ancora c'è qualcuno che è in attesa...... ...finchè non ci disturbano....

 

  By: Bardamu on Martedì 18 Maggio 2004 15:03

Marker, se fosse come dici tu verrebbe meno però la teoria che quello è un popolo inferiore e cattivo e noi siamo superiori e il bene. Se noi siamo i beati e loro gli animali che sgozzano torturano etc etc allora non c'è soluzione: o ci chiudiamo nei nostri confini pensiamo ai fatti nostri, stringiamo con loro le relazioni che + ci conviene (petrolio, gas, calcio e quello che volete voi) e finchè non ci disturbano non li disturbiamo; oppure li annientiamo preventivamente, ma quando dico annientare dico annientare, fare una vera e propria strage così capiscono che comandiamo noi, insomma colonizzazione. Se non è così ma c'è il marcio ovunque (da noi è solo meno palese o forse noi siamo abituati al nostro come loro al loro) e c'è il buono ovunque allora lasciamo che si salvino da soli e soprattutto smettiamola con i proclami della razza superiore.

 

  By: marker on Martedì 18 Maggio 2004 14:53

l'idea che mi sono fatto della situazione iraqena, (peraltro non suffragata da nessuna prova concreta, che a tutt'oggi nessuno possiede) è che i miliziani, i terroristi che partecipano agli scontri con la coalizione rappresentino non piu del 10% della popolazione del paese. la loro violenta aggressività, le armi di cui dispongono e l'implacabile vendicatività, oltre all'abitudine di farsi scudo e mescolarsi con i civili terrorizzati in virtu dell'omertà estorta brutalmente, li fa sembrare molto piu numerosi del reale e rende loro un peso politico e mediatico che non corrisponde alla realtà dei fatti. in pratica una minoranza riesce a condizionare i destini di quel paese facendo ricadere il disastro di un'eventuale disimpegno della coalizione sui cittadini innocenti. succede sempre così negli stati in cui divampa la guerriglia e il caos. ma poi, quando le brigate dei guerriglieri vengono sconfitte si scopre che erano manipoli di poche migliaia di individui crudeli e ben armati, ma ben lontani dal rappresentare una fetta consistente della popolazione. il piu delle volte il supporto logistico e il background dei fiancheggiatori si rivela essere stato estorto col terrore e con la rappresaglia brutale, piu che per adesione entusiastica e rivoluzionaria. quindi, quando hai ragione di quei pochi, il fenomeno si sgonfia come una mongolfiera. e il popolo ringrazia...

 

  By: angelo on Martedì 18 Maggio 2004 13:44

Nassiryia in pratica avevano vinto i miliziani. poi sono partite le trattative _____________________________________________________________________ Magari sono in errore, ma a me risulta che oltre alle trattative, siano partiti degli aerei che - pare - avessero "regole di ingaggio" diverse da quelle italiane. E che 20 morti e una quarantina di feriti (solo tra quelli accertati) su una forza di circa 300 miliziani siano un buon motivo per tornare a camuffarsi tra la folla, in attesa di colpire nuovamente. Prima di ciò, non parlerei tanto di una parte che vinceva e una che perdeva, ma di una che sparava e di un'altra che cercava di coprirsi. A proposito di guardare il dito piuttosto che la luna, ho però il dubbio che la legittima apprensione per la sorte dei nostri militari ci impedisca di vedere il "vero" oggetto del contendere. Ieri, forse la notizia più significativa sotto questo profilo sono i colpi di arma da fuoco sparati verso la casa di Al Sistani, il personaggio più eminente (ed equilibrato) della comunità sciita. Questo - mi sembra - indica che sotto l'insegna del "cacciamo gli occupanti" si nasconde la vera battaglia tra i fanatici che vorrebbero un'altra dittatura islamica e chi non esclude a priori un modello più simile alle democrazie occidentali. Pensare che tutto questo non ci riguardi perchè non siamo nè irakeni nè musulmani potrebbe essere comodo nel breve termine ma assolutamente errato in un arco di tempo più lungo.

 

  By: michelino di notredame on Martedì 18 Maggio 2004 13:19

Nassiryia in pratica avevano vinto i miliziani. poi sono partite le trattative, i nostri sono rientrati pacificamente nella libeccio e la situazione e' tornata tranquilla. qualcuno me la spiega, questa cosa qui? devo supporre che nel corso delle trattative i miliziani abbiano ottenuto la tal cosa e la tal altra. ma cosa? e' l'elemento della guerra che capisco meno. anzi direi proprio che non lo capisco per nulla. evidentemente ragiono con una testa indiani/cowboy vincere/perdere e la realta' e' tutta diversa. qui gli indiani non vincono mai perche' trattano sempre. i cowboy vincono sempre, ma ogni volta che vincono perdono un pezzo.

 

  By: polipolio on Martedì 18 Maggio 2004 11:36

Pan, assolutamente vero (e vergognoso), parlavo dlle guerre che coinvolgono l'occidente.

 

  By: panarea on Martedì 18 Maggio 2004 11:03

Zibo, le guerre si fanno a metà in TV, dal vietnam in poi." - - - - - - purtroppo soltanto quelle che ci fanno vedere, io non ho visto niente dei massacri tra tutzi e hutu (eppure i morti sono stati forse 1 milione), non so niente dei montagnard in vietnam, non so niente di come russi e ceceni si sgozzano, non so niente di come vive e/o muore la korea del nord, so soltanto che so tutto dove ci sono gli americani, altrove, il sangue scorre silenzioso e nascosto.

 

  By: polipolio on Martedì 18 Maggio 2004 10:07

Zibo, le guerre si fanno a metà in TV, dal vietnam in poi. I video delle bombe intelligenti (in kosovo e nella prima guerra del golfo), i rapporti sulle perdite nulle di civili nella prima guerra del golfo erano guerra di comunicazione vinta dagli Usa, come le statue di Saddam abbattute dalla popolazione (già, aiutata dal genio dell'esercito Usa)nella seconda. Adesso o non hanno popolazione civile festante da mostrare o si sono rinc*******i.

 

  By: Andrea on Martedì 18 Maggio 2004 09:57

Gent.mo Zibordi, nel suo post ha elencato dei fatti, delle notizie insomma, per cui si fatica a darLe torto o ragione, non trattandosi di opinioni. Però mi manca un collante, un filo logico. Voglio dire ... il fatto che il poveretto sia stato sgozzato rende in qualche modo meno degne di riflessione (o indegne di essere esposte) le tesi di Michael Moore? Oppure il fatto che i terroristi irakeni usino strategie non nuove rende qualcuno più giusto di quanto non sia già? Ad ogni modo esprimere un dissenso (realizzando un film o applaudendo alla fine della sua visione) è ancora permesso. E, pur avendo io opinioni equidistanti o quasi dalle Sue e da quelle di Michael Moore, i legami tra, ad esempio, il Carlyle Group e tutto un certo mondo (e non mi riferisco solo alle dozzine di cugini Bin Laden), mi inquietano. Così come mi inquieta che, tra le ragioni per cui la Disney Corporation ha deciso di non distribuire questo film, ci sia la seguente, riportata a mezzo stampa (anche stampa pro Bush): "Godiamo di significativi sconti fiscali in posti come Orlando, FL dove indispettire il governatore (fratello del presidente) metterebbe a repentaglio la nostra redditività". Dal punto di vista di chi amministra il capitale degli investitori è una politica accorta, senza dubbio. Però temo la dica lunga su un certo tipo di clima. In tutta franchezza il tipo di "longa manu" che questa famiglia regnante ha saputo organizzare mi ricorda molto quella della DC in Irpinia e non mi sembra un precedente di cui andar fieri. Dal canto mio continuo a stimare gli Stati Uniti come nazione e a trovarne l'esperienza fortemente positiva ma non mi sento in colpa per condividere, con Michael Moore, diverse apprensioni a proposito dell'attuale amministrazione. E non condividere l'uso che si fa di un esercito non significa disprezzare l'esercito stesso o chi ne fa parte. Almeno così la vedo io. un saluto, Andrea

Conta più la TV del resto - gz  

  By: GZ on Martedì 18 Maggio 2004 03:00

A Cannes oggi il film del Michael Moore (quello per cui il pericolo è solo bush e bin ladin è una sua creatura), tutto anti-bush e anti-esercito americano ha ricevuto 20 minuti di applauso in piedi ininterrotto da parte degli attori, divi, bella gente e intellettuali che riempiono il festival, la più grande ovazione mai vista nella storia del cinema. Intanto uno dei canali tv americani, dopo aver avvertito tutti per ore di tenere lontani i bambini e di pensarci bene prima di sintonizzarsi ha messo in onda il mezzo minuto di AUDIO solamente dello sgozzamento di Nick Berg. I video invece anche quelli che ne hanno messo in onda una foto l'hanno un offuscato perchè la foto non si vedesse in modo nitido. Anche così però i 30 secondi di Nick Berg che urla e questo capo di Al Qaeda che urla "allah akbar" col coltellaccio in mano hanno l' impatto di un piccolo 11 settembre. Sembra che una ^nuova TV irakena stia per mettere in onda dei video tratti dalle prigioni di Saddam dove vedi cose molto diverse da quelle cosidette torture di abu ghraib #http://www.newsmax.com/archives/ic/2004/5/16/103418.shtml^ (invece di ridere dei genitali dei prigionieri come le soldatesse americane glieli tagliano in diretta) Il colonello Giap, il famoso comandante vietcong, ha spiegato in alcuni articoli ora che è vecchio e in pensione come riuscì a vincere in Vietnam nonstante le sconfitte sul campo. Fino al 1967 i nord-vietnamiti erano in difficoltà e allora il vertice comunista decise di concentrare lo sforzo per impressionare e coltivare i media occidentali per cui tutte le loro azioni principali vennero dirette nelle zone in cui sapevano esserci giornalisti e TV occidentali.... (dal wall street journal) ".........The Communist forces had taken a series of military defeats. the US/ARVN forces had pacified much of the south by the end of 1967 (222 out of 242 provinces). Operation Junction City (February-March 1967) and other sweeps had seriously disrupted NLF activity in the south and forced the COSVN into Cambodia. At a July 1967 meeting the Communist Party leadership recognized their failures and decided to re-orientate their operations to target two key political weaknesses. Firstly, the deep gulf between the US public and the US government over support for the war and its actual progress. Secondly, the tensions existing between the US military and their Vietnamese allies. The leadership decided to concentrate on a few high profile operations, that would take place in the public (and the US media) eye rather than fighting the conflict away from major urban centres. This would bolster Northern moral, possibly inspire uprisings in the South and provide the impression, and hopefully the reality, that the US/ARVN were not winning the war and it was likely to be a long time before they did. The new policy also marked a victory for the 'hawks' over the 'doves' in the Communist Party leadership, in late 1967 around 200 senior officials were purged. .....succeeded in providing the press with the raw material necessary to alter the dynamics of American domestic politics. While he could not alter reality, it could alter the perception of reality enough to give anti-war politicians a winning hand which they played it to the hilt. During the TET the NLF and the NVA lost around 35,000 men killed, 60,000 wounded and 6,000 POWs for no military success. The US and ARVN dead totalled around 3,900 (1,100 US). But this was not the conflict as the US public saw it. Without there being an active conspiracy the US media reports were extremely damaging and shocked the American public and politicians. Apparently the depth of the US reaction even surprised the North Vietnamese leadership, as well as delighting them....."

e c'e' la storia di Giuditta e Oloferne... - michelino di notredame  

  By: michelino di notredame on Martedì 18 Maggio 2004 00:20

la vicenda Berg e' una BOMBA BIBLICA * c'e' la storia di Davide - gli innocenti pagano per i peccati del re (l'arroganza) * c'e' Abramo con Isacco sempre attraverso le parole del padre di Berg, e il sacrificio dell'agnello -> lo sgozzamento (tacendo il fatto che Abramo era di Nassiryia, guarda un po') * c'e' una dinamica dell'occhio-per-occhio (i terroristi hanno giustificato l'esecuzione come vendetta per i fatti di Abu Graib) * e c'e' la storia di Giuditta e Oloferne, mesopotamica anche quella, con la decapitazione di Oloferne e il ritiro dell'esercito occupante ma molto di + * perche' nel corso dei secoli e dei millenni l'esposizione della testa del nemico e' stata una costante delle grandi battaglie (x esempio LEPANTO fu risolta dai marinai veneziani che spiccarono la testa a Maometto Scirocco e la issarono alta, in modo che tutti la vedessero). e' in sostanza un cortocircuito emotivo che colpisce in pieno il pubblico americano, quello della bible-belt e dei new-born-christians, cioe' proprio l'elettorato di W Bush, in una misura che noi europei stentiamo a immaginare.

 

  By: marker on Lunedì 17 Maggio 2004 16:09

la scelta di non presentare le immagini del giovane americano decapitato è una deliberata scelta ideologica, quelle immagini svelerebbero agli occidentali nella loro pura crudezza ciò che sono gli islamici: il Nemico. un Nemico barbaro da combattere senza quartiere, un Nemico feroce che uccide senza pietà in tutto il mondo e che vorrebbe annientare la nostra civiltà. il disegno ideologico della cosca cattocomunista che detiene il potere mediatico prevede di porre l'accento soltanto sui "nemici della pace", quindi propone incessantemente le immagini delle pseudotorture degli angloamericani così come le immagini degli orfani e degli storpi afghani causati dai bombardamenti e dalle mine occidentali, o la vita di stenti delle famiglie palestinesi sotto il giogo dell'occupazione sionista, mentre commenta la notizia della decapitazione come una "vendetta di quei popoli" alle recenti nefandezze e all'occupazione occidentali. analogamente si guarda bene dal proporre le immagini degli israeliani ridotti a brandelli sui bus o delle religiose cristiane finite a colpi di machete in nigeria, o ancora i corpi sfracellati dal 50esimo piano delle TwinTowers. quello che non deve trapelare mai è la percezione dell'immanenza del Nemico: la sua minaccia, la sua diffusione, la sua potenza, la sua crudeltà, perchè per quel ruolo è predeterminato un altro soggetto: l'Imperialista. l'angloamericano bianco, sionista, conservatore, razionalmente determinato nella ricerca del successo e del progresso materiale, lo sfruttatore dei popoli del terzo mondo, ricchissimo devastatore e saccheggatore del pianeta, colui che ha strappato l'innocenza a quei popoli riducendoli in schiavitù. tutta l'informazione che abbiamo in italia e, sia pure con qualche eccezione, in europa deve soddisfare quel teorema ideologico. e tutto ciò che non vi rientra deve essere aggiustato per quel fine.

 

  By: gianlini on Lunedì 17 Maggio 2004 15:27

Senza rinverdire fasti o infausti di 60 anni fa, ringalluzzirebbe ulteriormente la vena di conquista di alquaeidi vari.....

 

  By: michelino di notredame on Lunedì 17 Maggio 2004 15:11

"sarebbe meglio fuggire x stupidita' eventuale che x debolezza" --------------------------------------------------------------- infatti. scappare così e' una figuraccia stratosferica. roba che tutto il mondo avrebbe diritto a cantare la solita solfa degli italiani vigliacchi. questo e' brutto, perche' ti fa tornare agli episodi + tristi di sessant'anni fa.

 

  By: gianlini on Lunedì 17 Maggio 2004 14:55

Bello, molto bello. xxxxxxxxxxxxxxxxxxx Noi e loro. Torture e barbarie di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA «Nulla di ciò che l’America ha fatto giustifica la spaventosa crudeltà dell’esecuzione di Nicholas Berg; e d’altra parte la sua morte non vale a diminuire in nulla la vergogna dell’America e la responsabilità dell’amministrazione Bush per il brutale trattamento inflitto ai prigionieri». Queste sagge parole del New York Times ci ricordano che in Iraq come altrove le colpe degli uni non lavano quelle degli altri, che ognuno deve rispondere delle proprie senza cercare attenuanti in quelle dell’avversario. Ma stabilire che le responsabilità non possono elidersi in una sorta di macabro «pari e patta» significa forse che anche i due orrori sono uguali? Nel senso non già della gravità ma di un analogo peso e rilevanza storico-culturale, di una carica ideologica di analoga ampiezza e profondità? A me sembra di no. Mi sembra, cioè, che la tortura del carcere di Abu Ghraib e lo sgozzamento-decapitazione di Nicholas Berg siano storicamente e culturalmente due cose diversissime, che dunque implicano valutazioni diverse. Impegnati in operazioni militari non convenzionali tutti gli eserciti del mondo, di ieri e di oggi, con il consenso più o meno tacito, o addirittura l’istigazione del proprio governo, hanno fatto ricorso alla tortura dei prigionieri per estorcere informazioni. Lo hanno fatto i russi, i francesi, i giapponesi, i tedeschi, gli italiani, gli spagnoli, gli americani ecc. Anche perché talvolta la tortura, per quanto sia orribile ammetterlo, funziona: la battaglia di Algeri, ad esempio, nella seconda metà degli anni Cinquanta, fu vinta dai paras del colonnello Massu ricorrendo per l’appunto alla tortura; dopo un po’, fiaccato dalle confessioni estorte ai suoi militanti, l’Fln decise di interrompere gli attentati dinamitardi contro obiettivi civili. Non da oggi, però, tutti i nostri codici vietano espressamente la tortura, e l’opinione pubblica occidentale è venuta sviluppando un rifiuto assoluto per simili metodi. Chi (governo o militare) viene scoperto a praticarla deve fronteggiare la riprovazione universale e va incontro a guai giudiziari seri. Come sta capitando precisamente a un certo numero di militari americani e, politicamente, all’amministrazione Bush. Con lo sgozzamento-decapitazione di civili inermi praticato dal terrorismo islamico siamo, invece, in una dimensione del tutto diversa. A differenza della tortura, qui la sofferenza fisica è inflitta al prigioniero a prescindere da qualunque possibile utilità per i suoi uccisori. Non gli viene addebitata nessuna azione specifica, nessuna colpa, non è sospettato di nulla: viene macellato semplicemente per ciò che egli è: un ebreo e/o un americano. Colpisce la forte analogia con il nazismo: anche gli hitleriani consideravano alcune categorie di individui passibili di morte semplicemente per la loro supposta natura razziale. Un’ulteriore analogia sta nella riduzione della vittima a non-uomo attraverso il modo usato per ucciderla: il gas, lo squarciamento della gola ne fanno un insetto, un capro, un animale insomma. Lo sgozzamento-decapitazione costituisce dunque un vero e proprio messaggio culturale intriso di ideologia. Proprio per questo esso si rivolge esplicitamente a un pubblico. Non per nulla l’esecuzione viene ripresa e il video mira ad avere la massima diffusione: a differenza - ancora una volta evidentissima - della tortura, alla quale, invece, i suoi autori non cercano mai di dare pubblicità (le foto di Abu Ghraib erano per esclusivo uso personale). E’ per questo che diventa importante, anzi decisivo, il tipo di reazione che i fatti in questione suscitano nei destinatari. Il presidente della Camera Casini mi pare sia stato tra i pochissimi a osservare come dall’insieme del mondo arabo non sia venuta pressoché alcuna reazione di scandalo e di orrore di fronte allo sgozzamento-decapitazione di Nicholas Berg. Il pubblico islamico, i governi e le autorità religiose musulmane hanno mostrato una sostanziale e sorprendente indifferenza. Che risposta diversa, invece, nel pubblico occidentale alla notizia e alle immagini delle torture americane: qui proteste e condanne a non finire, lì nulla o quasi. Come non pensare che forse c’entri qualcosa una specificità culturale? Come non pensare appunto che l’esecuzione di Berg, per la sua natura simbolica, per l’ideologia che rivelano i suoi esecutori, per le reazioni che non suscita in coloro a cui essi si rivolgono, evoca in modo evidente l’esistenza di una cultura diversa che ci dichiara la sua radicale ostilità? È questa la vera ragione, io credo, del diverso trattamento delle immagini delle torture e dell’uccisione di Berg che - quasi spontaneamente direi, più che per malizioso calcolo - i giornali e i media specie italiani hanno applicato pubblicando senza problemi le prime e per lo più evitando di far vedere le seconde. Il fatto è che le prime mostrano ciò che gli americani (alcuni americani) hanno fatto; le altre, invece, ciò che il mondo islamico può essere (non, si badi, è: può essere). Alle immagini delle torture sappiamo come reagire: sappiamo cos’è la tortura, come e perché ci si arriva, e sappiamo soprattutto cosa dobbiamo pensarne: non possiamo che essere contrari. Invece di una cultura in cui per odio ideologico si arriva a praticare lo sgozzamento-decapitazione di un innocente inerme senza che al suo interno si levi un coro indignato di proteste, di questo non sappiamo cosa pensare. Capiamo, sentiamo prima di capire, che il giudizio non può certo riguardare solo i singoli assassini, che in ballo è sicuramente un dato generale che riguarda «noi» e «loro», la nostra e la loro cultura. Ma il guaio è che la nostra stessa cultura attuale ci obbliga a pensare che non è legittimo esprimere giudizi di valore che in qualunque modo riguardino le culture, tanto meno usare termini antichi come civiltà e barbarie. La barbarie della nostra cultura (che ha nome nazismo, comunismo e tanti altri ancora) quella sì sappiamo riconoscerla e ci sentiamo anche autorizzati a nominarla, ma la barbarie che affonda le radici nelle altre culture no, in questo caso abbiamo paura di essere presi per razzisti nemici del multiculturalismo. E’ per questo che censuriamo le immagini dello sgozzamento-decapitazione di Nicholas Berg: perché non vogliamo essere costretti a pensare ciò a cui immediatamente, invece, quelle immagini ci fanno pensare. E che forse, sospettiamo, non è altro che la verità. 17 maggio 2004 - Corriere.it