Il Piano per Uscire dalla Depressione: 100 mld in meno di tasse creando moneta

Prodi firma il piano "PADRE"! (cioè stampare moneta e darla ai creditori) - GZ  

  By: GZ on Venerdì 24 Ottobre 2014 19:43

il Manifesto, quotidiano comunista della grande finanza, si entusiasma assieme al resto del popolo di sinistra per ^Prodi che firma l'appello dei 340 economisti del piano "PADRE" per ridurre il debito#http://ilmanifesto.info/e-anche-prodi-firma-lappello-per-una-nuova-bretton-woods/^ pubblico in Europa. La sigla "PADRE" sta per (tradotta) "Ristrutturazione del Debito Politicamente Accettabile", cioè è un piano disegnato apposta per piacere ai politici come Prodi. Di conseguenza i politici come Prodi lo accettano. #ALLEGATO_1# Il piano "PADRE" suona complicato se provi a leggerlo, ma si può sintetizzare in modo molto semplice: a) #F_START# size=3 color=blue #F_MID#i detentori di titoli pubblici non devono perdere una sola lira#F_END# ....e per ottenere questo risultato... b)#F_START# size=3 color=blue #F_MID#.... la BCE stamperà moneta e la userà per rimborsare loro i bonds quando scadono e per pagare loro tutte le cedole#F_END# Non sto scherzando. ^Il piano PADRE#https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&ion=1&espv=2&es_th=1&ie=UTF-8#q=padre%20plan%20debt^ è esattamente questo (se non riuscite a leggerlo e a capirlo poi ovviamente si farà lo sforzo di descriverlo in dettaglio, ma è solo un paio di pagine e non è difficile). Questo è in linea con tutto quello che le Banche Centrali occidentali stanno facendo da anni che consiste in: #F_START# size=3 color=blue #F_MID# stampare moneta e darla ai creditori, alle banche e agli investitori in bonds#F_END# , a chi presta soldi insomma. E ^i "cheinesiani" nostrani si entusiasmano#http://keynesblog.com/2014/10/15/appello-per-una-bretton-woods-europea/#more-5796^ per la politica di mettere lo stato al servizio della finanza Nel piano "PADRE" è scritto esplicitamente che "in questo modo non si crea moneta", perchè appunto le passività che la Banca Centrale Europea si assume vanno a comprare bonds, quindi il denaro creato esce dalla BCE e va sul mercato finanziario, ma non nell'economia reale. Quindi chi ha comprato BTP non deve mai più temere niente, la BCE gli fornisce ora un suo bond equivalente. Dietro tutte queste politiche delle Banche Centrali che senti sui giornali che sembrano complicate c'è un idea semplice: le Banche centrali stampano moneta e la danno a quelli che prestano soldi, per evitare che debbano mai soffrire delle perdite e per garantire loro sempre un rendimento sopra l'inflazione. Cioè il business di prestare soldi deve essere senza alcun rischio e con un rendimento garantito sempre e dallo stato, il quale stampa moneta per pagarli quando i debitori non ce la facciano #F_START# size=3 color=blue #F_MID# Chi ha un impresa agricola, commerciale, di servizi, industriale o qualunque altra attività individuale può fallire e perdere soldi. Chi lavora come dipendente può perdere il lavoro. E lo stato non deve intervenire stampando moneta per evitare loro la perdita del loro reddito. Ma quando si tratta degli "investitori", del "mercato finanziario", di chi detiene bonds e delle banche, di chi presta soldi insomma, allora si stampa tutta la moneta che si vuole e la si usa per garantire loro il rimborso delle rate e il pagamento di tutte le cedole. #F_END# Diciamo che si è fatta molta strada dai tempi in cui Shakespeare, trattando dell'attività degli "investitori" nel debito (Shylock), prevedeva invece che subissero delle perdite (nel "Mercante di Venezia", se ricordi, chi presta soldi al mercante che subisce un rovescio e non può pagare alla fine non riscuote alla fine il suo credito. E' la storia di un "default") #i#(il tasso di interesse sarà però più basso ? sicuro, se sono garantiti dalla BCE pagheranno una via di mezzo tra i Bund e i BTP. Ma visto che questo piano prevede che in questo modo poi aumenti la spesa pubblica perchè ti sei liberato, dal punto di vista dei singoli stati, di 4500 miliardi di debito, ovviamente l'inflazione dallo 0% salirà ad esempio al 3% e quindi anche i nuovi bonds dovranno pagare i soldi 2 punti sopra l'inflazione, cioè il 5%. E come faranno le nazioni europee a garantire in eterno questi rendimenti sicuri e sopra l'inflazione ? Stampando moneta. Ovviamente una volta si capisca che in Eurozona la BCE garantisce lei tutto il debito pubblico per questa via e che il debito pubblico aumenta e anche l'inflazione e i rendimenti ci sarà un flusso di capitali verso l'eurozona che sosterrà il cambio dell'euro...i paesi del sudeuropa ovviamente con gli aumenti di spesa pubblica e di inflazione andranno tutti in deficit con l'estero, i crediti "Target" del nord-europa verso il sud-europa esploderanno di nuovo...la Germania se anche avesse accettato per miracolo il Piano andrà fuori dai gangheri...Il risultato finale sarà un aumento di debito, un aumento di spesa pubblica e la rottura dell'euro. La quantità di bonds sul mercato aumenterà in modo esponenziale facendo felice la grande finanza e la rendita finanziaria. Ma sicuramente per un paio d'anni si avrebbe sollievo dalla crisi... cioè si sposterebbe in avanti il momento della resa dei conti )#/i# ----Comitato promotore: Leonardo Becchetti (Università di Roma Tor Vergata) Roberto Cellini (Università di Catania) Paolo Pini (Università di Ferrara) Alberto Zazzaro (Università Politecnica delle Marche) Primi firmatari: Alessandrini Piero (Università Politecnica delle Marche) Ardeni Pier Giorgio (Università di Bologna) Bagella Michele (Università Roma Tor Vergata) Baglioni Angelo Stefano (Università Cattolica del Sacro Cuore) Baravelli Maurizio (Università Roma La Sapienza) Belussi Fiorenza (Università di Padova) Boitani Andrea (Università Cattolica del Sacro Cuore) Bollino Andrea (Università di Perugia) Brondoni Silvio (Università Milano Bicocca) Camagni Roberto (Politecnico di Milano) Capasso Salvatore (Università Napoli Parthenope) Cappellin Riccardo (Università Roma Tor Vergata) Carillo Maria Rosaria (Università Napoli Parthenope) Ciciotti Enrico (Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza) Corniani Margherita (Università Milano Bicocca) Corsi Marcella (Università Roma La Sapienza) Costabile Lilia (Università di Napoli Federico II) Cozzi Terenzio (Università di Torino) D’Adda Carlo (Università di Bologna) Danielis Romeo (Università di Trieste) De Arcangelis Giuseppe (Università Roma La Sapienza) Del Monte Alfredo (Università di Napoli Federico II) Destefanis Sergio (Università di Salerno) Dosi Giovanni (Scuola Superiore S. Anna Pisa) Ferri Giovanni (Università Roma LUMSA) Fratianni Michele (Università Politecnica delle Marche) Frey Marco (Scuola Superiore S. Anna Pisa) Gallegati Mauro (Università Politicnica delle Marche) Giannola Adriano (Università di Napoli Federico II) Giunta Anna (Università Roma 3) Gnesutta Claudio (Università Roma La Sapienza) Granaglia Elena (Università Roma 3) Leon Paolo (Università Roma 3 e CLES Roma) Lucarelli Stefano (Università di Bergamo) Marelli Enrico (Università di Brescia) Mutinelli Marco (Università di Brescia) Paci Raffaele (Università di Cagliari) Papi Luca (Università Politecnica delle Marche) Pareglio Stefano (Università Cattolica Sacro Cuore) Perrotta Cosimo (Università di Lecce) Piga Gustavo (Università Roma Tor Vergata) Porta Pierluigi (Università Milano Bicocca) Rizzi Paolo (Università Cattolica del Sacro Cuore) Romano Roberto (CGIL Regionale Lombardia e Università di Pavia) Roncaglia Alessandro (Università Roma La Sapienza) Rullani Enzo (Venice International University) Saltari Enrico (Università Roma La Sapienza) Salvadori Neri (Università di Pisa) Salvati Michele (Università Statale di Milano) Santarelli Enrico (Università di Bologna) Saraceno Francesco (OFCE, Observatoire français des conjonctures économiques) Scalera Domenico (Università Sannio Benevento) Simonazzi Annamaria (Università Roma La Sapienza) Stirati Antonella (Università Roma 3) Terzi Andrea (Università Cattolica del Sacro Cuore) Travaglini Giuseppe (Università di Urbino) Valletti Tommaso (Università Roma Tor Vergata) Valente Marco (Università dell’Aquila) Vitale Marco (Fondo Italiano d’Investimento – LIUC)

 

  By: GZ on Venerdì 24 Ottobre 2014 19:43

il Manifesto, quotidiano comunista della grande finanza, si entusiasma assieme al resto del popolo di sinistra per Prodi che firma l'appello dei 340 economisti del piano "PADRE" per ridurre il debito pubblico in Europa. La sigla "PADRE" sta per (tradotta) "Ristrutturazione del Debito Politicamente Accettabile", di conseguenza i politici lo accettano. Il piano suona complicato se provi a leggerlo, ma si può sintetizzare così: a) i detentori di titoli pubblici non devono perdono una sola lira ....e per ottenere questo risultato... b).... la BCE stamperà moneta e la userà per rimborsare loro i bonds quando scadono e pagare loro tutte le cedole Non sto scherzando. Il piano è esattamente questo ed è in linea con tutto quello che le Banche Centrali occidentali stanno facendo da anni che è: stampare moneta e darla ai creditori, alle banche e agli investitori in bonds, a chi presta soldi Dietro tutte queste politiche delle Banche Centrali che senti sui giornali che sembrano complicate c'è un idea semplicissima: le Banche centrali stampano moneta e la danno a quelli che prestano soldi, per evitare che debbano mai soffrire delle perdite e per garantire loro sempre un rendimento sopra l'inflazione. Cioè il business di prestare soldi deve essere senza alcun rischio e con un rendimento garantito sempre e dallo stato, il quale stampa moneta per pagarli quando i debitori non ce la facciano Chi ha un impresa agricola, commerciale, di servizi, industriale o qualunque altra attività individuale può fallire e perdere soldi. E chi lavora come dipendente può perdere il lavoro. E lo stato non deve intervenire stampando moneta. Ma quando si tratta degli "investitori", del "mercato finanziario", di chi detiene bonds e delle banche insomma, allora si stampa tutta la moneta che si vuole

la proposta di 340 economisti: diamo aria ai denti, scopriamo l'acqua calda e poi facciamoci delle seghe - Moderatore  

  By: Moderatore on Venerdì 24 Ottobre 2014 00:30

#F_START# size=3 color=blue #F_MID#I professori di economia in Italia non sono mai stati così bene in vita loro. i) hanno tutti ancora il posto, in quanto impiegati statali e prendono sempre il loro stipendio che grazie alla crisi e alla deflazione vale di più, se comprano un auto, un frigo, dei mobili e così via costa tutto meno ii) mentre prima nessuno se li filava tanto ora sono diventati più importanti, vengono intervistati spesso in TV e le loro dichiarazioni finiscono sui giornali Di conseguenza per loro la "crisi" potrebbe anche durare per altri dieci anni e si sforzano di farla durare, proponendo di dare aria ai denti, scoprire l'acqua calda e farsi delle seghe (mentali) #F_END# ----------- ^L'appello dei 340 economisti al premier: «Serve una nuova Bretton Woods»#http://www.avvenire.it/Politica/Pagine/appello-dei-340-economisti-al-premier.aspx^ Il Comitato promotore: Leonardo Becchetti (Università di Roma Tor Vergata), Roberto Cellini (Università di Catania), Paolo Pini (Università di Ferrara), Alberto Zazzaro (Università Politecnica delle Marche). Ci aspettiamo che il governo italiano capisca la gravità del momento e non si accontenti di negoziare deroghe, ma proponga con forza un momento di verità chiedendo la convocazione di una conferenza per una nuova macroeconomia civile nell’Unione Europea. I temi fondamentali di discussione su cui costruire un nuovo accordo dovrebbero essere i seguenti: 1. Un ruolo molto più attivo della Bce sul modello di quanto fatto dalle banche centrali di Stati Uniti e Regno Unito che si spinga fino alle politiche di acquisto di titoli pubblici e privati. 2. È inutile costruire un’unione monetaria se non si sfrutta e capitalizza appieno il potere della sua banca centrale che è potenzialmente superiore a quello delle banche centrali nazionali. Da questo punto di vista si dovrebbero seriamente discutere progetti come il piano PADRE, che prevede un’operazione di ristrutturazione dei debiti dei paesi membri dove la Bce ne acquista la quota eccedente il 60% convertendola in titoli senza interesse che saranno ripagati negli anni dalle risorse da signoraggio spettanti a ciascun paese. Liberando di fatto importanti risorse oggi destinate al pagamento degli interessi e producendo un formidabile stimolo alla domanda interna di tutti i paesi. Con vantaggi per tutti, Germania inclusa, che vedrebbe aumentare l’acquisto dei propri beni importati dagli altri paesi membri. Piani di questo tipo potrebbero essere avviati in via sperimentale su porzioni più piccole dei debiti pubblici per verificarne gli effetti. 3. A fronte di questi vantaggi macroeconomici i paesi membri devono essere posti nelle condizioni di poter realizzare riforme di struttura sui principali assi di modernizzazione delle loro economie (infrastrutture digitali, politica industriale e di innovazione tecnologica ed organizzativa del lavoro, efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione e della amministrazione della giustizia, protezione sociale per coloro che sono esclusi dal lavoro, contrasto alle disuguaglianze economiche e sociali divenute insostenibili e che compromettono la crescita dei sistemi economici). 4. Si procede nel frattempo alla costruzione di meccanismi in grado di contrastare le asimmetrie dell’area euro. In primis penalità non solo per paesi in deficit ma anche per paesi in surplus con obbligo a realizzare politiche di rilancio della domanda interna per contrastare le asimmetrie. In secondo luogo un sussidio europeo di disoccupazione come forma di stabilizzatore automatico che preveda in cambio prestazioni sociali o formazione per la rioccupazione per i beneficiari e sospensione in caso di non accettazione di posto di lavoro. 5. Varo di una concreta e non solo annunciata politica fiscale Ue espansiva per realizzare su scala europea investimenti pubblici e realizzare infrastrutture fisiche e digitali nei paesi membri, puntando ad un bilancio comunitario con risorse proprie ben oltre l’1% attuale (tra il 3% ed il 5%). 6. Un forte impegno verso l’armonizzazione fiscale e la riduzione delle forchette eccessive nelle aliquote nazionali sulle imprese che producono elusione fiscale ed spostamento dei profitti alterando le stesse statistiche sulla crescita. Paradisi fiscali interni all’unione non potranno essere più tollerati e le pratiche più aggressive andranno considerate alla stregua di aiuti di stato (come sembra iniziare ad essere l’orientamento comunitario in alcuni recentissimi casi). 7. Un forte impegno verso forme di unificazione politica e di partecipazione attiva dei cittadini europei alla nomina democratica dei propri rappresentanti nelle istituzioni europee non più esclusivamente su base nazionale, in maniera tale che il benessere di tutti i cittadini europei e non dei cittadini di ciascun paese membro sia posto al centro del processo decisionale in sede europea».

Se riduci le tasse di 150 miliardi il reddito nazioale aumenta di più di 150 miliardi ? - GZ  

  By: GZ on Martedì 21 Ottobre 2014 02:03

IL nostro amico ^Enrico Grazzini#http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/egrazzini/^ si chiede:#F_START# size=3 color=verde #F_MID# " come assicurare i nostri interlocutori che "il moltiplicatore fiscale è davvero maggiore di uno" in modo che i CCF non si trasformino in debito? Questo è ovviamente un altro grande punto critico, forse il maggiore..."#F_END# [traduzione dal gergo economico all'italiano: #b#se riduci le tasse di 150 mld, ma il reddito nazionale non aumenta di più 150 mld, allora il deficit pubblico aumenterà in % del PIL. Ma non hai promesso che invece tagliando le tasse il PIL aumenta tanto da coprire il deficit ?...] #/b# La risposta sintetica sarebbe che NON HA NESSUNA IMPORTANZA, perchè #F_START# size=3 color=blue #F_MID#come dice Warren Mosler i titoli di stato sono solo "crediti fiscali non spesi"#F_END# . Se riduci le tasse emettendo crediti fiscali differiti (non spendibili subito), stai creando in pratica "moneta", ma anche i BTP in pratica sono "moneta". Bisogna spiegare la radice dell'imbroglio: perchè 'azzo lo stato deve andare a trovare denaro per ripagare i BTP, quando in realtà sono loro stessi "denaro" ? Cosa si intende con questo ? Che il denaro che hai in banca vale sempre 100 quando ne depositi 100 solo perchè sotto sotto lo stato "garantisce" le banche. Altrimenti i tuoi 100 euro in banca possono valere 50. Ma i titoli di stato pagano interesse... EHI... #F_START# size=3 color=BLUE #F_MID#TI SEI ACCORTO CHE IN TUTTO IL MONDO ORA I TITOLI PUBBLICI NON PAGANO INTERESSE O QUASI ? SAI PERCHE' ? PERCHE' CI SI E' RESI CONTO CHE SONO MENO RISCHIOSI CHE TENERE IL DENARO IN BANCA !#F_END# Ma in realtà i 1,4000 miliardi di soldi in banca (nei conti correnti) in Italia sono una finziona contabile che mantiene il suo valore di 1,400 miliardi solo perchè si suppone che in qualche modo in caso di bisogno lo stato li fornisca alle banche. E prima della crisi era solo una teoria, ora si è visto che è una realtà. Di conseguenza la gente non chiede più interessi in pratica sui titoli di stato dei paesi che hanno una banca centrale. E ne chiede un poco sui titoli pubblici di paesi come l'Italia solo perchè non hanno più una banca centrale Cioè lo stato alla fine garantisce sia i BTP che il tuo saldo in banca. Perchè nel caso non lo avessi ancora capito i tuoi soldi una volta depositati in banca non ci sono più, sono stati prestati in giro... L'unico denaro vero sono i contanti, poi i titoli pubblici e ultimi i saldi in banca. La cosa ridicola è che con i saldi del conto in banca si suppone che finanzi lo stato !!!! 'azzo, il tuo saldo in banca mantiene il suo valore solo perchè c'è dietro lo stato... Se, come proponiamo noi, lo stato emette 150 mild l'anno di crediti fiscali differiti come nuovo tipo di "euro" ("euro-italiani"), lo stato è come se avesse emesso BTP. BTP di tipo speciale, che mantengono sempre il loro valore iniziale, emessi a 100 valgono sempre 100, ma non pagano interesse e non fluttuano di prezzo. Se allora lo stato dichiara che anche i BTP veri e propri mantengono sempre il loro valore, perchè li accetta per pagare le tasse alla parità, allora hai chiuso il cerchio. #F_START# size=3 color=red #F_MID#Finanzi i deficit con moneta#F_END#, cioè una finzione contabile che mantiene sempre il suo valore iniziale per lo stato, emessa a 100 vale sempre 100 (in Italia per lo stato) e non fluttua di valore. E non paga interessa. Ehi... #F_START# size=3 color=red #F_MID#vogliamo che si emetta moneta e non debito! OK ? Moneta e non Debito#F_END#. Stiamo solo inventando dei modi per creare moneta all'interno della struttura dell'Euro!

 

  By: Ganzo il Magnifico on Giovedì 16 Ottobre 2014 02:33

Sono d' accordo. Assimilerei anch'io immediatamente i contributi alla fiscalità generale, ma in modo reale, non fittizio, e così altrettanto immediatamente metterei le pensioni a carico della fiscalità generale. Ovviamente la prima conseguenza di questo sarebbe un livellamento automatico e altrettanto immediato delle pensioni, che diventerebbero uno stipendio di anzianità indipendente dai contributi versati (che per altro non esisterebbero più), e dato in base alle disponibilità dello stato, quindi alle leggi di bilancio, e al costo della vita e soprattutto uguale per tutti. Ma non ti permetteranno mai di farlo. Per fare una cosa del genere ti ci vuole il dittatore. E si ritorna lì.

Slava Cocaïnii!

 

  By: antitrader on Giovedì 16 Ottobre 2014 02:03

Gano non vuol capire 2 cose: 1) l'Italia e' un paese fallito. 2) i contributi sono da sempre assimilati a fiscalita' generale. Nel momento in cui i contributi versati vengono spesi in tempo reale e' evidente che si tratta di tasse. In tutte le statistiche sulla pressione fiscale non viene fatta alcuna distinzione tra tasse e contributi. Io abolirei la distinzione anche all'atto del versamento in modo da stroncare sul nascere le insane pretese di quelli che "ma io ho versato i contrbuti" (in realta', sopratutto per le pensioni esagerate non han versato un cazzzz)

 

  By: Ganzo il Magnifico on Giovedì 16 Ottobre 2014 01:45

Azzeri le pensioni (o le porti alle 500 euro di Anti) e dai una bella botta a tutte e due. Comunque, come mi hai fatto giustamente notare tu col famoso 30% di contributi sul lordo, io sono più sensibile all' INPS che all' IRAP. #b#Ognuno ha la sua croce#/b#. La sua croce che vuole abbattere a spese delle pensioni, che se continua così diventeranno per tutti da Burkina Faso, per la gioia di Anti.

Slava Cocaïnii!

 

  By: gianlini on Giovedì 16 Ottobre 2014 01:42

Le pensioni devono andare al limite della sopravvivenza e liberare risorse (dal non pagamento INPS) che uno si gestisce come gli pare. ---- gano è qui che ti sbagli! se risparmi 30-40 miliardi l'anno, riesci ad eliminare l'IRAP, per far calare un po' i contributi inps devi tagliare di altri 40 o 50 o più... togliere l'Irap secondo me ha priorità su diminuire i contributi INPS lo schema quindi è : porti tutte le pensioni a 1000 euro, risparmi 60 miliardi, 40 li usi per togliere l'IRAP e 20 per abbassare, un poco, le aliquote inps (diciamo che riesci ad abbatterle di un quinto (NON AD un quinto))

 

  By: Ganzo il Magnifico on Giovedì 16 Ottobre 2014 01:38

Gianlini, ma se l' azienda è mia!? Che mi frega della busta paga! Questo sistema pensionistico deve finire. Le pensioni devono andare al limite della sopravvivenza (le 500 euro di Anti) e liberare risorse (dal non pagamento INPS) che uno si gestisce come gli pare. Io da autonomo ci faccio una signora previdenza privata. E vi vo nel cul. Guarda che mi hai convinto tu col tuo post qui sotto. E ora che fai il bastian contrario del bastian contrario!?

Slava Cocaïnii!

 

  By: gianlini on Giovedì 16 Ottobre 2014 01:37

Gano, i calcoli te li ho fatti se pensi di non pagare niente di contributi, stai ovviamente fresco, una soluzione fattibile sarebbe quella di riportarli verso i 23-24 % già ora peraltro sono contributi che per due terzi paga l'azienda, quindi probabilmente, sottolineo probabilmente, in busta paga non avresti molti più soldi di adesso, ma li avrebbe l'azienda che potrebbe essere più competitiva (o magari darti un aumento di stipendio) caso diverso ovviamente per gli autonomi, quelli vedrebbero il netto automaticamente aumentare (quando mai ho parlato di 500 euro??) 1000 si era detto e 1000 è un livello che dai numeri già odierni non si scosta poi tanto, come il pezzo riportato ieri dimostrava

 

  By: Ganzo il Magnifico on Giovedì 16 Ottobre 2014 01:04

Gianlini, sei tu che hai cominciato a parlare di esosità dei contributi INPS cui siamo forzosamente costretti, non io. Schiavi del sistema pensionistico. Avevi detto che ti meravigliavi di come Gano potesse sopportare le pensioni sopra 1000 euro (poi diventate 500 euro) quando secondo i tuoi calcoli pago il 30% di INPS. E io ti ho risposto chiaramente: è vero, #b#*è proprio come dici tu*#/b#, ho controllato, pago più del 30% di INPS, che è uno scandalo e che deve finire. Voglio per tutti le pensioni delle favelas di Anti. Non a 500 euro, ma a 200 euro. E io la pensione privata con quello che risparmio d' INPS. Adieu mes amis, il y aura toujours une miche de pain pour vous -------------------------------------------------------------------------------------- #i#di Gianlini - 10:45 24/09/14 Anti, mi stupisce un po' Gano, che dovrebbe avere una vita lavorativa da autonomo più o meno lunga come la mia io ricordo bene che all'inizio (15-18 anni fa) i contributi erano il 13 e qualcosa per cento, ora sono più del doppio e nei prossimi anni li vogliono portare al 33 o 34 % quando compili l'F24 delle tasse vedi bene che paghi più di inps che di irpef; lo stesso accade con i collaboratori, 15 anni fa facevi dei co.co.co o co.co.pro. in cui il carico fiscale era decente (vado a memoria, 4 % il collaboratore, 8,5 % l'azienda), ora è impossibile trovare un sistema in cui non pagare almeno il 35 % di INPS non capisco bene come Gano non se ne sia reso conto e non abbia visto anche lui il drammatico incremento della voce in questione! (voce che guarda caso i politici non citano mai, perchè parlano sempre e solo di aliquote irpef (che come ripetuto alla noia, sono basse o almeno relativamente basse))#/i#

Slava Cocaïnii!

 

  By: gianlini on Giovedì 16 Ottobre 2014 00:47

Gano, la diminuzione delle pensioni (tutte a 1000 euro) serve proprio per liberare 60-70 miliardi dal peso fiscale che grava sui lavoratori e sulle imprese questi 60-70 miliardi puoi utilizzarli per abbattere l'IRAP (l'IRAP da sola fa ben 35 miliardi l'anno se ricordo bene) e per diminuire, diciamo di 6-7 punti percentuali almeno i contributi previdenziali (dall'attuale 30-32 al 23-25 quindi)..le imprese avrebbero 35 miliardi in più per essere competitive e i contribuenti 35 miliardi in più da spendere inoltre, come spiega Anti, ci si attende una spinta anche per i consumi, perché quelli che ora prendono 500 euro, prendendone 1000 probabilmente spenderebbero di più, mentre quelli che ne prendevano 5000 probabilmente già ora non spendono tutto e cmq intaccheranno semmai il capitale (che quasi sicuramente hanno da parte) per mantenere un tenore di vita più o meno simile lascia perdere favelas e scenari apocalittici...l'idea serve proprio per smorzare delle differenze ora indecenti

 

  By: Ganzo il Magnifico on Mercoledì 15 Ottobre 2014 23:29

"Vedi Gano" Te Gianlini devi essere rimasto a cinque o sei post fa. La discussione è cambiata. A me stanno benissimo le pensioni di Anti a 500 euro. Ma mi stanno bene anche a 200. Basta che non mi facciano pagare l' INPS, come d' altronde ti meravigliasti proprio tu, che io che pago il 30% di INPS possa volere le pensioni alte. No, hai ragione tu Gian e il tuo compare Anti. Le pensioni le voglio basse, da terzo mondo, le voglio da paese sottosviluppato, voglio di quelle di dove ci sono i padroni e le favelas, voglio quelle da fame di Anti e farmi da me quella privata. Grazie.

Slava Cocaïnii!

 

  By: antitrader on Martedì 14 Ottobre 2014 13:34

Gian, il dato terrificante del report dell'inps e' questo: "I dipendenti privati nel complesso nell'anno erano 11.983.264 (-2,5%)". 12 milioni sono appena il 20% della popolazione, e tutti gli altri che fanno? Praticamente vivono di "stampa della moneta" (con somma gioia di Pablo). O si fanno interventi da centinaia di miliardi sugli 800 di spesa pubblica oppure e' finita tra lo sconcerto del cazzaro che ci porta con ottimismo verso la catastrofe.

 

  By: gianlini on Martedì 14 Ottobre 2014 13:17

vedi Gano, che per il 43 % dei pensionati l'idea di Antitrader, consiste in un aumento del loro attuale assegno? Il reddito pensionistico medio (inteso come la somma di tutti i redditi da pensione, sia di natura previdenziale che assistenziale, percepiti nell’anno) ? pari a 1.296 euro mensili; 1.080 euro per le donne e 1.546 euro per gli uomini. Quasi un pensionato Inps su due (43,5% pari a 6,8 milioni di individui) percepisce un reddito pensionistico medio inferiore a 1.000 euro mensili (tra questi il 13,4% al di sotto di 500 euro) per una spesa annua complessiva di 52,4 miliardi di euro pari al 19,7% del totale della spesa. Lo si legge nel bilancio sociale dell’Inps. Infine per il rimanente 15,7% di beneficiari (2,5 milioni) il reddito pensionistico supera i 2.000 euro mensili assorbendo il 35,4% della spesa annua con 94,0 miliardi di euro Tra questi il 4,3% (676 mila pensionati) riscuote pensioni di importo superiore a 3.000 euro al mese per un totale di 38 miliardi di spesa annua, pari al 14,4% della spesa complessiva. quindi 94 miliardi a 2,5 milioni di persone vs 52 a 6,8 milioni.....il tutto in nome dell'equità direi che i calcoli dell'Antitrader, di un risparmio attuabile di 60-70 mld ci stanno tutti!