Fiducia (negli utili) delle banche

 

  By: Moderatore on Martedì 15 Novembre 2011 17:10

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  By: marco on Martedì 15 Novembre 2011 01:38

Ho visto la sessione del mattino sabato, altro di interessante da segnalare?

 

  By: Moderatore on Martedì 15 Novembre 2011 01:08

Suggerisco il sito e ^blog di Fabio Bolognini per tutto quello che riguarda le banche italiane#http://www.linkerblog.biz^. Questo è un sito indipendente e gratuito, ma non è un giovane che legge le notizie e le commenta. Ho conosciuto brevemente Bolognini al blogeconomyday dello scorso anno ad Acqui e poi era anche questo weekend a Castrocaro ed è ammirabile che uno che ha lavorato nelle maggiori banche italiane in posizioni di responsabilità dedichi del suo tempo per spiegarti bene le cose con competenza (e senza fini di lucro)

 

  By: Moderatore on Martedì 18 Ottobre 2011 23:26

Per la cronaca, a dispetto del discorso generale sulle banche che rimane negativo su un orizzonte di dodici mesi diciamo, qui da un mese si è al rialzo sulle banche e si è suggerito un misto di sei banche, americane, francesi ed italiane Ad esempio su ^BAC#^ che oggi dopo l'annuncio della trimestrale rimbalza di un +9%, penserei che si possa arrivare anche parecchio più in alto, tipo 8 o 9 dollari D'altra parte alcune banche italiane hanno, anche secondo le stime più prudenti, un esposizione ad un parziale default o allungamento o ristrutturazione del debito pubblico dei paesi della "periferia" pari al 30 o al 50% della loro capitalizzazione attuale. Queste stime sono quelle che fanno alla Banca Centrale Europea e FMI e chiamano lo "stress test" cioè lo scenario probabile in cui le banche si ritrovino delle perdite, calcolate dalle autorità governative (quindi stime prudenziali, non certamente pessimiste). In teoria puoi comprare alcune banche americane relativamente migliori e vendere short le banche italiane cotte

 

  By: GZ on Martedì 15 Marzo 2011 02:02

un articolo molto interessante del Financial Times che spiega perchè le banche italiane stiano recuperando, sono quelle in Europa che beneficiano di più da un aumento dei tassi di interesse a breve da parte della BCE gli esperti ed analisti in media si aspettano ora un aumento dei tassi a breve in europa dell'1.75% entro la fine del 2012 e le banche italiane che hanno più della metà dei loro fondi basati su depositi della clientela possono alzare i tassi sui mutui se i tassi salgono molto di più di queli sui depositi ------------------ Italian lenders set for biggest retail boost By Patrick Jenkins, Banking Editor March 14 2011 Italian banks are set to be the biggest winners from a series of expected interest rate rises over the next two years, if, as the majority of analysts believe, central banks around the world move soon to counter the threat of inflation. Profits at the likes of Intesa Sanpaolo and UniCredit, Italy’s big two, would be boosted by nearly 11 per cent apiece by the end of 2012, according to a report to be published on Tuesday by analysts at JPMorgan, which assumes a 1.75 point interest rate increase over the period. The uplift compares with a 7.5 per cent projected earnings increase for Swiss banks, 6.1 per cent for Nordic institutions and 5 per cent apiece for British and Spanish groups. Rising interest rates are generally good news for banks. They squeeze margins out of deposit books by not passing on interest rate rises in full, or at all, or delaying them, while themselves investing that money in higher-yielding instruments. In simple terms, retail banks benefit the most, say analysts. For them, there is more leeway to play the margin game, and generally less exposure to the rising cost of funding operations in wholesale markets since most high-street operations rely for the bulk, if not all, of their financing on customer deposits. Banks’ higher borrowing costs can be largely passed on in higher credit charges. “There is a knee-jerk benefit for retail banks,” says Simon Maughan, analyst at MF Global. “Deposits are stickier than other forms of funding and they are less price sensitive.” Current accounts are the big driver, says Kian Abouhossein, analyst at JPMorgan, with early central bank interest rate hikes having the most powerful effect on banks’ margins. “We assume the first 1 percentage point increase in base rates will translate to a 0.65 percentage points improvement in current account deposit margins,” he says. That would be followed by a 0.5 point improvement for the next 1 per cent interest rate rise and a 0.3 point improvement beyond that. In the low interest rate environment that has persisted for much of the past decade, life has become increasingly difficult for traditional no-frills lenders such as UK building societies and Spain’s unlisted cajas, or regional savings banks. A similar dynamic has played out among Italian listed institutions, where all of the big banks rely strongly on deposit taking and current accounts. As the margin squeeze is lifted, those banks will benefit. Giuseppe Mussari, chairman of Italy’s banking association ABI, who is also chairman of Monte dei Paschi di Siena, continues to resist pressure on the issue of Italian banks’ weak capital positions from Giulio Tremonti, finance minister, and Mario Draghi, Bank of Italy governor. Part of Mr Mussari’s defence of the Italian position is that the country’s banks will benefit from a rising interest rate environment which will boost their profitability. However, some analysts believe the increased use of interest rate hedging by Italian banks, which has protected margins in recent years, will by the same token mitigate the upside of higher rates. “These are 12-month hedges and bank treasurers can’t take them off until rates are actually sure to rise,” says Mr Maughan. According to the JPMorgan report, for every 1 percentage point rise in interest rates, both Intesa Sanpaolo and UniCredit would see a 7 per cent increase in profits. Given that JPMorgan expects a 1.75 percentage point rise in eurozone interest rates by the end of 2012, that should give Italy’s biggest banks an 11 per cent average uplift. Only Sweden’s Swedbank, an unusually high proportion of whose assets are deposit-funded, can expect a greater benefit – 14 per cent. France would benefit the least in Europe, with its average dragged down by Crédit Agricole. JPMorgan said that was because there was a relatively low level of current account money in the holding company. US banks are also unlikely to benefit as much as others from rising interest rates, due to the common strategy of using carry trade strategies in an attempt to flatten the curve between short-term and long-term interest rates. Investment banks generally will not benefit either. Increased funding costs, combined with the potential shrinkage of fixed-income business revenues, as clients shun more expensive bond issuance, will tend to penalise them. If such theories are right, they would underpin the received wisdom that southern European retail-focused banks will do well in a rising interest rate environment, while investment banks and “universal” banks will do less well. But that, says Mr Maughan, would be a brave investor stance – assessing the interest rate effect in a vacuum, and ignoring Italian banks’ capital issues and the mac-roeconomic uncertainties and legacy bad loan problems that persist in Spain and the UK – could well backfire...

 

  By: valido on Lunedì 10 Dicembre 2007 18:07

Mi collego al titolo di questo post. Un'altro problema che sta per affacciarsi in USA oltre a quello dei mutui subprime sono i debiti accumulati con carta di credito...C'è qui di seguito un articolo apparso su Repubblica che ora inspiegabilmente è introvabile (che sia stato qualche pezzo grosso a farlo togliere ?), ma sono riuscito a riesumarlo da un blog in internet... Usa, allarme rosso sulle carte di credito di Egenio Occorsio (Affari & Finanza di Repubblica) C'è un'altra bomba pronta ad esplodere nei bilanci di banche e finanziarie: i debiti non saldati dai consumatori, giunti alla stratosferica cifra di 915 miliardi di dollari. Più del doppio dei mutui sub-prime 04 dicembre 2007 Usa, la bomba "credit cards". Disastro annunciato? Comincio a pensare che lo statunitense medio si dichiarerà fallito e che alla fine a saltare saranno soprattutto le banche. http://www.repubblica.it/supplementi...karamella.html Usa, la bomba "credit cards" EUGENIO OCCORSIO L’ennesima bomba ad orologeria è innescata nei bilanci delle banche americane. L’hanno scoperta analisti e investigative reporter finanziari e hanno lanciato l’allarme: i debiti accumulati dai consumatori sulle carte di credito non saldate, hanno superato i livelli di guardia. Oggi sono pari a 915 miliardi di dollari, una somma stratosferica, più del doppio dei famigerati mutui subprime, e identico è l’effettodomino che possono attivare: le banche, si è scoperto adesso, usano rivendere interi blocchi anche di questi crediti a finanziarie specializzate, che li impacchettano e li trasformano in titoli che mettono sul mercato. Il rischio si disperde, si moltiplica, diventa irrintracciabile. Stessa identica procedura insomma dei mutui, ed effetti devastanti a catena che stavolta possono essere ancora peggiori: se i mutui bene o male sono supportati da una garanzia reale (la casa) e spesso sono anche assicurati da qualche agenzia federale, qui sono prestiti secchi e non garantiti in alcun modo. Anzi, per una perversione tutta americana, accade sistematicamente che al momento di aprire una carta di credito, l’unica cosa che ti chiede la banca è: avete una credit history? Il fatto di avere altri debiti in essere, costituisce esso stesso una garanzia. Sono le cosiddette carte revolving, che si stanno affacciando ora anche in Italia: passato un mese di acquisti senza controlli, la banca manda a casa l’estratto conto per il saldo. Se non si paga, si accede automaticamente ad una sorta di fido, che può essere rinnovato di mese in mese. In America, dove il fenomeno ha assunto le proporzioni che si diceva (che crescono di giorno in giorno con un’accelerazione esponenziale), il più delle volte per pagare il conto delle carte revolving si prendono in prestito altri soldi dalla stessa o più spesso da un’altra banca. In questo caso si usa il meccanismo dell’homeequity: dato che il valore della casa in cui si abita (e per la quale si paga già un mutuo, subprime o prime che sia) è aumentato, si chiede un rifinanziamento del mutuo stesso. Con i soldi così ottenuti, si paga il conto della carta revolving. E così via. Perché il giochetto funzionasse ovviamente bisognava che si possedesse una casa, e poi che il valore di questa aumentasse continuamente: ma dato che la situazione come tutti sanno è cambiata (ultimi dati della settimana scorsa: vendite in ribasso del 13% e prezzi del 4,9% su un anno fa), ecco che tutto il diabolico meccanismo si è bloccato. Ora la tensione accumulata potrebbe scoppiare da un momento all’altro nelle mani delle banche. Il numero e l’entità delle delinquency, cioè dei debiti sulle carte non saldati, sta aumentando vertiginosamente, e altrettanto i fallimenti individuali. Gli allarmi si moltiplicano. Le banche si difendono come possono. Intanto cominciano ad accantonare riserve esplicitamente per questi crediti: l’ha già fatto Citigroup per 2 miliardi di dollari (che si aggiungono a tutte le perdite di questi mesi per le vicende analoghe), per poco meno lo sta per fare la Bank of America, l’ha fatto ovviamente l’American Express che trema perché di carte di credito vive e quindi ha aumentato del 44% le sue riserve per eventuali perdite. Le banche hanno poi aumentato il tasso su questi che diventano prestiti anomali: come ha reso noto la Federal Reserve, nel 2005 la media era del 12,51% annuo, nel 2006 del 13,21, nel giugno di quest’anno del 13,46, oggi è schizzata al 1516%. Si parla di medie, ma andando ad analizzare caso per caso si trovano tassi molto superiori (fino ad un incredibile 27% per i ritardati pagamenti più gravi). Altra misura: si sta riducendo il numero dei mesi per i quali è possibile posticipare il saldo. Prima era in media di 1517, ora si è dimezzato e anche meno. Ancora: le offerte di lancio con cui si "vendono" le carte a clienti potenzialmente interessanti erano tipicamente di dodici mesi a zero interessi. Ora se va bene sono di tre mesi all’1,9%, come ha rilevato il sito specializzato cardRat ings.com. I primi a cadere sono i più deboli. Business Week ha raccolto la settimana scorsa in un servizio di copertina le storie agghiaccianti di chi, essendo troppo povero per potersi permettere un’assicurazione sanitaria e troppo "ricco" per accedere ai programmi di sicurezza sociale, per pagarsi le spese mediche non ha altra via che aprirsi un fido con la carta revolving. Visto che stiamo parlando di 47 milioni di persone, più altri 16 milioni per i quali l’assicurazione non dà una copertura adeguata (con franchigie fino a 10mila dollari), una popolazione pari a quella italiana, le banche e le finanziarie avevano scoperto un’altra via per fare affari d’oro. Così hanno creato altrettante linee di carte revolving espressamente pensate per i debiti sanitari. Hanno nomi confortanti come CareCredit o Help (che però è un acronimo e sta per Hospital Expense Loan Program), ma in realtà sono tagliole micidiali. Si calcola che circa la metà del debito complessivo da carte di credito, i 915 miliardi di cui si parlava all’inizio, sia stato generato in questo modo. Le storie si somigliano tutte: famiglie distrutte, chi si è dovuto vendere la casa e vive in un camper, chi è inseguito da rate di 1520mila dollari che crescono ameboicamente ma intanto è disoccupato. E i tassi applicati arrivano con la massima indifferenza al 1520%. Come in casi analoghi, quello che colpisce è la rapidità con cui questi tassi aumentano, tanto più perché tutta la corsa ai debiti era cominciata pochissimi anni fa, fra il 2001 (anno della crisi postattentato di New York) e il 2004, quando i tassi erano bassissimi e quindi si è stimolato oltre ogni immaginazione l’indebitamento individuale. Il caso della sanità è il più complesso perché gli ospedali, che conoscono ovviamente la situazione della maggior parte dei loro concittadini, a questo punto hanno quasi tutti adottato la seguente tattica: per chi paga cash senza batter ciglio (sia esso il paziente o l’assicurazione) fanno sconti anche del 2025%. Altrimenti girano senza esitazioni (entro duetre giorni) il loro credito a una finanziaria specializzata, sia essa emanazione di una banca (o anche di una grossa azienda come per esempio la General Electric che ha una branch specializzata) oppure ancora una società nata espressamente per questo business. In ogni caso, la finanziaria si accolla il credito pagando l’8085% di quanto dovrebbe avere l’ospedale, che ha fretta di liberarsene perché ha urgente bisogno di contanti visti gli alti costi di medici, infermieri, farmaci, e accetta di rimetterci quel 1520%. A quel punto inizia il martellamento nei confronti del malcapitato, sia che questi sia inconsapevole sia che invece abbia aperto volontariamente al momento del ricovero un conto con una delle carte revolving di cui si diceva. I debiti della sanità finiscono nello stesso calderone dei debiti accesi per comprarsi l’auto (curiosamente qui i finanziamenti sono più generosi e i tassi si mantengono sul 78%), lo stereo, il frigorifero, la motofalciatrice. Così, in questo balletto di crediti, miliardi e tassi d’interesse stellari, nascono, proprio come per i mutui subprime, i famosi pacchetti "strutturati" che s’incanalano nei mille rivoli della finanza globale. Attonite di fronte al dilagare della crisi debitoria, le autorità federali, dal presidente Bush alla Federal Reserve, stanno concordando con le grandi banche le misure d’intervento. Già se ne parlava al momento dei subprime, e se n’è tornato a parlare con maggior urgenza in questi giorni, ma è quasi pronto un primo fondo misto bancheamministrazione di almeno 100 miliardi di dollari per tamponare le perdite. Poi le stesse autorità hanno avviato una partita ancora più delicata: l’opera di convincimento (e di aiuto concreto) perché proprio le stesse grandi banche rilevino le finanziarie più azzardose e più esposte. L’ha fatto la settimana scorsa la Hsbc rilevando la Cullinan Finance, che ha 37 miliardi di crediti strutturati a rischio, l’ha fatto la BankAmerica con la vacillante Countrywide per ben 2 miliardi. E sicuramente si andrà avanti per questa strada. A meno che non siano esse stesse, le grandi banche, a fallire. - vado diritto per la mia strada, come i grandi saggi o i grandi stupidi...vedremo, alla fine, cosa sarò stato - Nessuna pietà per chi si indebita per caxxate, ma tanta tristezza per chi, in uno stato che si dichiara progredito e democratico, è costretto ad indebitarsi per curarsi, perchè vergognosamente non esiste assistenza sanitaria pubblica, cosa che dovrebbe esistere in tutti i paesi civili...per certi versi noi stiamo molto meglio.

 

  By: GZ on Lunedì 10 Dicembre 2007 15:19

La simultaneità tra boom dei profitti da petrolio, boom delle borse e degli investimenti dei paesi arabi nelle borse mondiali e fine del terrorismo IN OCCIDENTE non è una coincidenza, tanto è vero che in Iraq e Libano invece le stragi si sono moltiplicate a dimostrazione che hanno semplicemente spostato gli obiettivi. Per 4 anni centinaia di persone sono partite da Siria, Egitto, Arabia Saudita, Kuwait persino dall'Italia, Inghilterra, Spagna per farsi eslodere con una bomba alla cintura a Baghdad. Non è che mancasse il volontariato e non ci fossero i mezzi per fare qualche esplosione a Roma, Parigi, Londra, Madrid o Los Angeles. Ma non è mai arrivato l'OK. Dopo il 2004 gli unici attentati sono stati sventati in Inghilterra messi in piedi da musulmani locali che sembra non avessero contatti esterni, addestramento e si fossero organizzati da soli, tanto è vero che sono tutti falliti In medio oriente non succede niente senza che la polizia dei vari paesi lo sappia o lo consenta, è una cosa assolutamente elementare di buon senso Quando i terroristi provengono dall'arabia saudita o dal kuwait è ovvio che si organizzano, finanziano e reclutano gente con la compiacenza delle autorità locali, non dico che gli diano loro le bombe e gli obiettivi, ma che li lasciano fare, permettono alle organizzazioni che li finanziano di operare e fare propaganda, non li arrestano, non collaborano con l'interpol... perchè in quei paesi la polizia controlla tutto Se dei terroristi provenienti dall'Italia nel 1936 avessero messo bombe a Londra tutti avrebbero pensato che Mussolini era al corrente o lo aveva consentito come minimo, idem se provenivano dalla germania per hitler o dalla russia per stalin Allo stesso modo, contrariamente a quello che leggi e dicono i governi, Al Qaeda dopo l'invasione dell'Afganistan non è mai stata un grosso pericolo ed è scomparsa perchè dietro c'era Bin Ladin che era legato ai talebani, ma in urto con il resto dei governi arabi e i loro servizi segreti (a parte forse quelli pakistani). In Iraq per 4 anni le stragi non le ha fatte "Al Qaeda", ma dei sunniti provenienti in buona parte da Siria, Egitto, Arabia Saudita, Kuwait che usavano la sigla "al qaeda" per mascherare il fatto che era un tentativo dei governi arabi sunniti impedire alla maggioranza sciita di controllare il paese Dal momento dell'invasione americana dell'Iraq i governi arabi hanno deciso invece di indirizzare le migliaia di fanatici disposti a farsi sbudellare all'^obiettivo di fermare gli sciiti in Iraq#http://www.claremont.org/publications/crb/id.1481/article_detail.asp^, tanto è vero che l'80% della violenza poi è stata contro gli sciiti e viceversa e gli americani si sono solo trovati nel mezzo senza capire una @#)=$%£"*&% di quello che succedeva. E dopo il 2004 con 500 miliardi l'anno di profitti addizionali sul petrolio che i governi arabi dovevano in qualche modo investire sui mercati finanziari è arrivato il blocco delle attività terroriste sulle piazze finanziarie mondiali

 

  By: Gano* on Lunedì 10 Dicembre 2007 15:18

I soldi li rimettevano in gioco anche prima. Solo che ora i T-Bonds non li vogliono piu'... La teoria sul terrorismo mi sembra un po' fantascientifica. Pero' trovo che sarebbe un' idea carina per un libro di spie e complotti internazionali.

 

  By: gianlini on Lunedì 10 Dicembre 2007 14:57

L'unica cosa degna di nota è invece che ,se i fondi sovrani comprano con qusti "chiari di luna", compreranno in maniera infinitamente superiore se la congiuntura dovesse migliorare. Ed in 5/7 anni avranno a disposizione, secondo alcune stime, più di 10 trilioni di dollari. -------------------------- il problema è proprio nella luna, o meglio nella congiunzione astrale particolarmente favorevole che permette a questa gente di accumulare tanti denari e glielo permette proprio perchè comprano le azioni cioè se aspettassero tempi migliori per comprare le azioni, il mondo andrebbe in crisi finanziaria e quindi la loro fonte di reddito scemerebbe devono comprare le azioni per poter continuare a vendere il petrolio a 80 dollari e per esportare quantità industriali di prodotti con cui incassare valuta sono costretti a rimettere in gioco i soldi che hanno e magari fra 10 anni saranno le loro popolazioni ad imporre che li distribuiscano anzichè comprare azioni

 

  By: hobi on Lunedì 10 Dicembre 2007 14:48

Mi sembrano ragionamenti " a pera" degni di molti siti "catastrofisti". Cosa c'entra il Fondo Sovrano di Singapore con il terrorismo ? Ma anche se fosse il Dubai od il Katar chi è in grado di dimostrare che il detentore dei danari è colluso con il terrorismo. L'unica cosa degna di nota è invece che ,se i fondi sovrani comprano con qusti "chiari di luna", compreranno in maniera infinitamente superiore se la congiuntura dovesse migliorare. Ed in 5/7 anni avranno a disposizione, secondo alcune stime, più di 10 trilioni di dollari. Quindi,come scrivevo alcuni mesi fa, tutto ciò che è "grande","strategico", o con un forte "brand" mondiale ,sarà il target di questi nuovi "paperoni". Hobi

 

  By: gianlini on Lunedì 10 Dicembre 2007 11:26

si può anche pensare il contrario l'11 settembre e poi a Madrid due anni dopo questi paesi hanno detto all'america e all'occidente intero: questo è quello di cui siamo capaci: o adesso ci date in mano un po' del Vs. mondo finanziario, oppure continuiamo.....

la vera ragione della scomparsa del terrorismo : hanno investito in borsa - gz  

  By: GZ on Lunedì 10 Dicembre 2007 11:18

E così anche la più grossa banca svizzera ^UBS#^ deve rivolgersi ai governi asiatici ed arabi per coprire le perdite come Citigroup, Bear Sterns... si aspetta con ansia che il Fondo Governativo di Singapore, della Cina, Hong Kong, Dubai, Abu Dhabi, Kuwait o Saudi Arabia o qualche magnate russo compri ora l'intera Countrywide e un paio di costruttori di case americane vicine alla bancarotta Questa è la vera ragione della scomparsa del terrorismo. I governi arabi e russi investono miliardi in dollari, franchi, sterline, euro nelle maggiori istituzioni finanziarie occidentali, nonchè nelle blue chip su una scala mai vista per cui se si fanno altre stragi tipo Londra o Madrid o 11 settembre rischiano di perdere i loro soldi. Dato che il terrorismo è sempre stato al 98% istigato finanziato e organizzato da dei governi (vedi la Germania che ha scoperto quest'anno che tutti gli attentati terroristici della RAF degli anni '70 erano in realtà opera dei servizi dell'est) questo garantisce che i loro servizi si adoperino per impedire invece che promuovere gli attentati... Il terrorismo riprenderà se il prezzo del petrolio scende troppo, diciamo sotto i 70 dollari, perchè allora diventerà necessario rinfocolare un poco la "tensione internazionale" per sostenerlo ---------------------- ..UBS Gains Two New Investors, Writes Down $10 Billion By ANITA GREIL December 10, 2007 3:14 a.m. ZURICH -- UBS AG Monday said that two strategic foreign investors committed to inject capital worth 13 billion Swiss francs ($11.5 billion) as part of a broader move to strengthen capital as the Swiss bank announced a further $10 billion in write-downs on subprime holdings. UBS, based in Zurich, also revised its outlook, saying it now expects to post a net loss attributable to shareholders in the fourth quarter, after having said earlier that it expects a profit overall. The bank said it was now possible that it will record a net loss for the full year. Analysts had expected that the bank would be forced to write down its subprime holdings by up to $10 billion, but only few had forecast a capital increase and the entry of a big strategic investor. UBS said that the Government of Singapore Investment Corp., or GIC, is investing 11 billion francs, while an undisclosed strategic investor in the Middle East is contributing two billion francs. Market participants speculated that this second investor could be Abu Dhabi Investment Authority, which had also invested in Citigroup Inc., or the government of Oman.

 

  By: Mr.Fog on Sabato 01 Dicembre 2007 23:47

Questo NON e' un subprime, nel senso che le banche ne stanno concedendo di ben peggiori. ---------------------------------------- Ciao Eki, capisco cio' che scrivi, ma secondo me quello e' gia un subprime.... Il concedere mutui basandosi solo sul rapporto rata/stipendio e' una stupidata. Se io guadagno (per esempio) 5000,00 euro al mese e accendo un mutuo del 35%, ho una rata di circa 1600,00 euro mese ma rimango con 3400,00 euro. Li il rapporto e' lo stesso ma avanzano meno di 2000,00 euro e...devono ancora pagare tutto il resto: tasse, riscaldamento, elettricita', telefono... E per 30 anni, cioe' fino a che non avranno 68 anni... Oltre che un pazzia mi pare impossibile non pensare ad altre rate che si uniranno: quella per l'auto, per la caldaia, per l'imbianchino, per la SCUOLA del figlio... E tutto questo con tassi invariati o tendenti al ribasso.

 

  By: Fortunato on Sabato 01 Dicembre 2007 17:34

Eki, il rapporto è del 35%max, fidati. Ovviamente omnicomprensivo di tutte lerate. Ancora. Da circa tre mesi noi siamo scesi al 30, sempre omni comprensivo, "arifidati" nuovamente. E' chiaro ad ogni modo quale è l'entità del reddito netto annuo. E' un discorso lungo e articolato. Fortunato

 

  By: Eki on Sabato 01 Dicembre 2007 16:42

Questo NON e' un subprime, nel senso che le banche ne stanno concedendo di ben peggiori. Nell'esempio di sotto si ipotizza un reddito complessivo mensile di circa 2.700 euro. Ammettendo che fra due anni i tassi siano invariati (e ne dubiterei), con lo spread di 1,4 (che è pazzesco perché sul mercato ormai concedono tranquillamente lo 0,9%)la rata sarebbe di circa 1000 euro, ovvero il 37% del reddito. Questo e' in realta' un mutuo Prime, di alta qualità, perché molte banche concedono senza alcun problema mutui con rate fino al 50-55% del reddito. Cioè sono zeppe (anzi no, perché cartolarizzano) di mutui con rate di 1400 euro su un reddito di 2700. In realtà le cose sono peggiori, perché con il giochino dei primi due anni a un tasso fisso agevolato (come gli americani alt-a), quello stesso mutuo con le prime rate da 720 euro avrebbero potuto darlo anche a chi ha un reddito di 1400. Ed è ciò che stanno facendo.