Liquidità delle Banche ed ELA

 

  By: Moderatore on Domenica 21 Aprile 2013 23:45

un articolo che spiega bene come funziona l'ELA, il programma mezzo segreto di assistenza alle banche gestito direttamente dalle singole banche centrali (cioè Banca d'Italia che da soldi direttamente alle banche italiane ad esempio) ------ Liquidità alle banche, il ruolo dell'Ela (A cura di JC & Associati) Lo scorso 20 agosto il Tesoro greco ha rimborsato i 3 miliardi e spiccioli di titoli di stato in scadenza detenuti per lo più dalla Bce e in misura residuale da altre istituzioni pubbliche (Bei, UE). Poiché le casse di Atene sono pressoché vuote, il governo greco è stato costretto a reperire questi soldi sul mercato a caro prezzo (rendimenti oltre il 4,5%) , ovvero grazie a un'asta di titoli di stato con scadenza 13 settimane che sono stati intermente sottoscritti da istituti di credito ellenici. Ma chi ha fornito alle banche greche la liquidità necessaria ad acquistare i bond? La domanda è tutt'altro che banale e la risposta non è affatto scontata: il sistema bancario greco infatti dallo scorso 20 luglio non può più accedere alla Bce per approvvigionarsi di liquidità, visto che i titoli del debito ellenico non sono più accettati come garanzia collaterale dei prestiti. Dunque la banca centrale europea ha di fatto tagliato fuori dal credito da lei erogato le banche greche, che sono notoriamente in precario equilibrio finanziario e di solvibilità. Ma, parafrasando il Machiavelli che di tutt'altro scriveva, possiamo dire che i soldi che non entrano dalla porta sono comunque arrivati dalla finestra. E' interessante vedere come. Tra i vari strumenti a disposizione dell'Eurosistema esiste infatti una forma di finanziamento di emergenza che non viene erogata dalla Bce, ma dalle banche centrali dei vari stati. Stiamo parlando della Emergency Liquidity Assistance (ELA), ovvero una misura che permette alle singole banche centrali nazionali (e quindi Bundesbank, Banca d'Italia, Banco de Espana, Banca di Grecia e tutte le altre) di erogare in circostanze eccezionali una fornitura di liquidità ad un istituto bancario temporaneamente illiquido che non riesce ad accedere ad altri canali per il proprio rifinanziamento. In passato questo strumento è stato utilizzato per esempio ancora nel 2008 dalla stessa Bundesbank che ne fece ricorso ai tempi del salvataggio della Hypo Real Estate. Secondo Citibank e Barclays, anche la Banca del Belgio utilizzò questa misura di emergenza per concedere credito a Fortis nel 2009. Ma a parte questi due episodi, pochissimo si sa in merito all'eventuale utilizzo del credito di emergenza, anche perché, secondo esplicito riferimento della stessa Bce, i termini del finanziamento in merito ad ammontare, controparti, tassi di interesse, scadenza, eventuali collaterali accettati, ecc, non devono essere resi pubblici per evitare impatti negativi sul mercato. Tutto questo riserbo intorno all'Emergency Liquidity Assistance ha provocato nelle ultime settimane un acceso dibattito tra gli analisti, poiché un abuso dello strumento può ingenerare forti distorsioni sul mercato del credito e addirittura influenzare la politica monetaria della Bce. Molti analisti, che passano intere giornate a spulciare i bilanci della Bce e delle banche centrali nazionali non appena questi vengono pubblicati, sostengono che in realtà lo strumento dell'ELA sia già ampiamente in uso in Irlanda e in Grecia e forse anche in Portogallo, ma non con le modalità ad hoc con cui se ne sono servite la Bundesbank e la Banca del Belgio nel 2008 e nel 2009, bensì in modo completamente diverso da quello con cui era stato originariamente concepito. Secondo i dati snocciolati dagli uffici studi di Citigroup e Jp Morgan, già alla fine del 2011 gli stanziamenti tramite ELA al sistema bancario da parte delle banche centrali nazionali superavano i 120 miliardi di euro. E' opinione diffusa infatti che le banche greche siano state in grado di acquistare i titoli di stato emessi a metà agosto proprio perché rifornite di liquidità dalla banca centrale ellenica. Ma quanto può erogare una banca nazionale ai propri istituti bancari? E lo può fare in autonomia o deve passare dal vaglio della Bce? Leggendo i regolamenti si scopre intanto che è la singola banca centrale nazionale che propone alla Bce un tetto massimo per usare questa modalità di erogazione di finanziamento "autonoma", e la Bce in risposta può approvare o al contrario porre un veto, ma solo in risposta ad una esplicita richiesta della banca centrale nazionale. Vogliamo specificare a questo punto un particolare rilevante: il meccanismo dell'ELA non incide sulle passività dell'eurosistema ma grava direttamente sul bilancio della banca centrale nazionale che lo ha erogato e ne sopporta quindi in toto i rischi. Se effettivamente in questo momento sia la banca di Grecia che di Irlanda, o di Spagna o del Portogallo stanno concretamente erogando finanziamenti tramite l'ELA per mantenere in piedi il sistema bancario e la BCE ne è al corrente, quest'ultima può permettersi di porre un qualsiasi veto ad una banca nazionale che proponga di innalzare il tetto delle erogazioni? E' probabile che non possa, visto che in caso neghi la possibilità di erogare finanziamenti sussiste un evidente rischio di collasso di un singolo statuto o addirittura del sistema bancario del paese interessato, soprattutto ora che Draghi ha dichiarato l'irreversibilità della moneta unica. Un bel vicolo cieco per la Bce, che non riguarda solo la reietta Grecia, ma ad esempio la ben più grande ed influente Spagna, i cui istituti bancari versano in condizioni alquanto difficili a causa per lo più dei crediti dubbi o inesigibili ( i c. d. NPL: Non Performing Loans) la cui percentuale di incidenza sul totale dei crediti continua a crescere in misura esponenziale. E' molto probabile infatti che alcuni istituti non siano più in grado di avere collaterali accettabili per la Bce e questo potrebbe indurli a chiedere soldi alla propria Banca de Espana che decide in misura autonoma quali collaterali accettare in garanzia; con criteri certamente meno selettivi di quelli della Bce. Nel grafico sotto allegato riportiamo l'incidenza dei NPL sul totale dei crediti delle banche iberiche, associato sia al Pil nella parte superiore del grafico, che al livello di occupazione, in quella inferiore. La Bce si trova dunque di fronte a una situazione "Zugzwang", quella in cui un giocatore di scacchi si trova costretto a muovere in un contesto in cui qualsiasi mossa esegua si troverà a perdere. Se la Bce pone il veto a nuovi finanziamenti ELA, sono possibili conseguenze gravissime sul sistema finanziario del paese coinvolto e forse una possibile bancarotta. Se la Bce autorizza invece sistematicamente l'innalzamento del tetto dei finanziamenti ELA dà luogo alla creazione di differenti condizioni monetarie paese per paese, minando la centralità del ruolo della BCE. Tutto quando accade intorno a questa modalità di finanziamento avviene però in forma poco trasparente e la maggior parte dei dati che abbiamo riportato in questo articolo non deriva da comunicazioni ufficiali, quanto piuttosto da complesse elaborazioni desunte trasversalmente da altre voci di bilancio delle single banche centrali nazionali. E' molto complesso per chiunque quindi seguire come si evolve il credito attraverso l'ELA, visto che la Bce ha esplicitamente sancito che lo strumento non sia di natura pubblica.

 

  By: lmwillys on Lunedì 27 Giugno 2011 14:12

sarò breve ... ci sarebbe tanto da dire ma non ne ho voglia ... l'italica situation mi avviluppa se la trovata greca sarà considerata default o meno lo decidono ^questi#http://www.isda.org/dc/committees.html#EMEA^ secondo ^queste regole#http://www.isda.org/credit/revisedcrules.html^ quei texani erano in gamba ...

Ancora si CDS in Italia ed all' Estero - alberta  

  By: alberta on Venerdì 24 Giugno 2011 16:12

Per chi intermedia sugli OTC ed altrove, su CDS ed altri strumenti esotici, dei quali spesso gli stessi operatori "qualificati", per non dire delle Autorità di controllo, hanno una conoscenza approfondita inesistente (è così, non esagero e non mi sto inventando nulla), dicevo per questi intermediari Top, il default di una istituzione, banca, Stato sovrano etc., è un effetto collaterale. Lo scopo è fare utili con il trading proprietario: ed i bilanci degli ultimi 7/8 trimestri parlano da soli: le BIG USA raramente (e per tutto questo lungo lasso di tempo), hanno fatto utili inferiori al 90% dei trade proprietari messi in piedi (guardare le trimestrali 2009/2010 per credere a queste performance straordinarie). Traduco: il 90 %, ma spesso il 100% delle giornate di trading proprietario di un intero trimestre di una MS, JPM, GS, etc., ha sempre generato utili. Capirete che sono percentuali che nessun operatore, gestore, padreterno… riuscirebbe a mantenere se non per qualche mese. Loro sono diventati dei giganti e ci riescono SEMPRE da circa 2 anni consecutivi _________________________________________ Tornando ai CDS…… Questo un intervento sulla validità in Italia e sulle modalità di conclusione “informale” che li caratterizzano. La Corte di Cassazione, con la sentenza n.43347 del 13.11.2009 emessa dalla Seconda sezione penale conferma che i dcs (domestic currency swap) venduti nel 1992 dal Credito Italiano a diverse imprese erano strutturato in modo tale da essere fortemente squilibrati in favore della Banca, mentre molto remote erano le probabilità di guadagno per i clienti. Con i contratti in parola, strumenti molto complessi, si scommetteva sulla rivalutazione della lira rispetto al marco tedesco. Si trattava quindi di operazioni ad alto rischio ed a basso rendimento e dunque invendibili. E la Banca ne era perfettamente consapevole. I clienti, senza alcuna competenza in materia, venivano convinti a sottoscrivere tali contratti, in evidente conflitto d’interessi, a seguito di mendaci informazioni fornite dai dipendenti delle filiali. I giudici non hanno esitato a definire le operazioni in parola “truffe auto-evidenti”, “contratti invendibili”, “pacchi”, “patacche”, equiparandole anche al “pacco rifilato dal truffatore da strada”. La sentenza in parola viene pubblicata proprio nel momento in cui è corso un vivace dibattito sulla finanza degli Enti, in passato non gestita rigorosamente e quindi foriera oggi di pesanti ripercussioni sui cittadini. In particolare sono sotto esame i sinking funds, cioè i fondi costituiti da enti governativi o da società con l’obiettivo di ripagare determinate poste di debito alla loro naturale scadenza. Il meccanismo è in pratica quello mediante il quale un debitore attraverso il progressivo versamento di disponibilità finanziarie nel sinking fund intende avere una giacenza sufficiente per ripagare il debito che normalmente viene restituito in unica soluzione (mediante operazione bullet). In questo modo quindi il sinking fund dovrebbe operare mitigando gli sbilanci dovuti alle scadenza delle operazioni di finanziamento, “spalmando” su un arco temporale più lungo l’onere di ripagare il capitale. Ma a fronte di uno scopo apparentemente di favore, l’operazione di sinking fund nasconde rischi non facili da identificare per i non addetti ai lavori. In primo luogo il rischio di insolvenza della Banca. Sarebbe quindi necessario, per evitare un aggravio dei rischi per l’ente, prevedere che i pagamenti progressivi vengano versati non direttamente alla Banca ma su un conto dedicato e separato (il fund del sinking fund), che anche in casi di fallimento della Banca (vedasi Lehman Brothers nel caso della Regione Marche) consenta di proteggere il capitale versato. Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la sorte dei capitali progressivamente versati dall’ente nel sinking fund, capitali che spesso vengono affidati in gestione alle Banche che hanno organizzato l’operazione. E’ evidente che risulta indispensabile imporre alla Banca vincoli molto stringenti sulla tipologia di investimenti da effettuare. In mancanza (così come è accaduto per operazione posta in essere dall’Acquedotto Pugliese), pur prevedendo la corretta “segregazione” dei fondi, le perdite per l’ente possono arrivare per scelte infelici, o, in alcuni casi, sconsiderate, da parte della Banca che doveva “custodire” il capitale in attesa del rimborso dell’operazione. Ed infatti non risulta agevole tenere sotto controllo lo stato di “salute” di una società; infatti nel caso della Lehman Brothers le agenzie di rating hanno mantenuto il rating a lungo termine elevato fino al giorno prima della data di fallimento, avvenuta il 14.09.2008, mentre già a partire dal 2007 gli spread sui C.D.S. (di seguito meglio illustrati) erano notevolmente aumentati e gli stessi dati di bilancio della società evidenziavano l’imminenza dello stato di default della banca d’affari predetta. Ciò a causa della particolare congiuntura economico-finanziaria causata dalla crisi dei mutui subprime. L’informazione sul rating non soltanto era quindi generica, ma addirittura fuorviante. La Banca deve quindi fornire un’informazione completa sulla natura del titolo e sui rischi dell’investimento; ed in difetto va ritenuta responsabile dei danni subiti dal cliente. Così come riconosciuto di recente dal Tribunale di Udine (sentenza n.376 del 05.03.2010 con la quale Unicredit Private Banking è stata condannata a risarcire i danni subiti da risparmiatore che aveva investito in obbligazioni Lehman Brothers). Altri contratti a rischio sono i credit default swaps (cds) sopraindicati, in relazione ai quali urgono regole urgenti. Il cds è un contratto derivato che dovrebbe svolgere la funzione di “polizza assicurativa” contro il rischio di fallimento di una società per un debito obbligazionario; si paga un premio per ricevere protezione in caso di default dell’emittente l’obbligazione. Tali contratti hanno necessità di essere presto regolati in quanto, nati come strumento di assicurazione (il detentore di un bond trova infatti una controparte che in cambio di una percentuale del debito assicura solvibilità) nascondo vari problemi: - l’emittente l’obbligazione assicurata elimina quel rischio dal proprio bilancio al fine di procedere con nuove operazioni, che risultano magari al di fuori del proprio coefficiente di capitale in relazione agli investimenti; - non vi è una contabilità delle transazioni globali in cds, che avvengono solo tra singoli operatori (senza una vera e propria borsa) e senza il controllo di una controparte centralizzata che garantisca il buon fine delle operazioni, per cui nessuno conosce gli ammontari in gioco e si creano i presupposti per una bolla; - esistono operazioni “nude”: cioè che consentono di acquistare un cds in forma speculativa senza avere un debito assicurato in portafoglio; - gli speculatori attaccano la preda debole, che magari potrebbe essere salvata, al fine di aumentare il loro profitto incassando prima degli altri il differenziale sul rischio portato dal cds; - la leva che si può applicare ai cds è del 90%: quindi con relativamente pochi soldi si possono creare forti turbolenze sui mercati finanziari, in quanto i movimenti sui cds possono lanciare un allarme che si diffonde anche ai titoli di stato, imponendo agli Stati di pagare interessi sempre più alti sui propri debiti. Nella pratica oggi i cds sono titoli scambiati tra operatori al telefono. E dato che i prezzi di tali polizze salgono e scendono ogni giorno in base alla maggiore o minore rischiosità dei soggetti emittenti i titoli obbligazionari (siano essi Stati o società privata), tanti operatori li usano solo per “scommettere” sul rialzo o sul ribasso. Dato che nessuno sa cosa fanno gli altri, si arriva quindi al paradosso che su certe società esistono più cds che debiti da assicurare. L’opacità del sistema fa paura ai Capi di Stato (come di recente in Grecia) ed agli operatori (che non conoscono l’operatività degli altri) e desta sospetti di speculazioni o manipolazioni: mentre al contrario le grandi banche traggono da tali meccanismi maggiori guadagni. Proprio a causa di pochi speculatori si è infatti creato un pesante debito per le generazioni future; il mondo è però stanco di crisi economiche causate dalla speculazione finanziaria. La vigente normativa italiana (introdotta con l’articolo 62 del Dl 112/2008) nega quindi ora (dalla metà del 2008) la possibilità di stipula di nuovi contratti derivati per gli enti locali, ma permette ancora le rinegoziazioni dei vecchi swap ancora in essere, a patto che sia rimodulato anche il debito sottostante. Ma è proprio sulle rimodulazioni di contratti esistenti che i clienti (enti, imprese, famiglie) devono prestare la massima attenzione per evitare di reiterare i precedenti errori con le banche (leggasi costi occulti applicati a contratti spesso non adeguati al cliente). Il contratto derivato non è in sé un male, se applicato in modo trasparente. Ma poiché ciò non avviene e non è avvenuto in passato, sempre di più gli enti locali fuggono ora dai derivati ed approfittando del ribasso dei tassi chiudono anticipatamente gli swap rispetto alle scadenze scritte nei contratti, senza farsi troppo male o magari guadagnando qualcosa. Anche se negli enti pubblici l’indebitamento è sinonimo di investimento e per tracciare il confine tra un’amministrazione attiva ed una mal gestita il dato sul passivo da solo non basta!

 

  By: lmwillys on Venerdì 24 Giugno 2011 10:50

quando dicevo sistema per far fallire gli altri intendevo dire che 'gli altri' sono i debitori, Stati compresi se uno non si fida di qualcuno come debitore a) non compra debito da questo soggetto per poi 'assicurarsi' pagando il 20% del credito ogni anno a qualcuno di dubbia capienza che non sa se lo pagherà in caso di default b) se ce l'ha già il credito va da qualcuno che gli garantisce il pagamento, magari un'assicurazione con fondi vincolati a me pare evidente che sia solo un sistema creato per costringere 'qualche' debitore a fare default, un sistema destabilizzante e basta

 

  By: hobi on Giovedì 23 Giugno 2011 13:45

...il cds è solo un sistema escogitato dalle banche per far fallire gli altri sbaglierò ma la penso così ... Se stanno così le cose ,allora non dovremmo preoccuparci( visto che falliscono gli altri ) Nella realtà i rischi ci sono anche per il sistema bancario. E sono i rischi controparte imputabili a chi è "too big to fail ". UBS e Credit Suisse hanno ,ad esempio,assets pari a 4 volte il Pil svizzero. E' singolare ma la maggior parte della gente pensa che la Svizzera sia sicura come lo era 20 anni fa. In presenza di rischi sistemici la Svizzera è invece pericolosissima. Hobi

 

  By: lmwillys on Giovedì 23 Giugno 2011 13:17

Hobi, prendo da wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/Credit_default_swap ' Insurance contracts require the disclosure of all known risks involved. CDSs have no such requirement. Most significantly, unlike insurance companies, sellers of CDSs are not required to maintain any capital reserves to guarantee payment of claims.' in alcune clearing house poi si usa costituire 'garanzie' sulla base della posizione complessiva dell'operatore associatosi, se io ho 100 contratti si valuta come sono messo in totale non sul singolo ... la ICE Clear Europe ad esempio lei è un tecnico 'regolare', qui per me è nella migliore delle ipotesi una bisca, un paio di anni fa oltre la metà del mercato mi pare di ricordare fossero hedge o spv fuori bilancio basati alle cayman o posti ameni simili ripeto che secondo me il cds è solo un sistema escogitato dalle banche per far fallire gli altri sbaglierò ma la penso così

 

  By: hobi on Giovedì 23 Giugno 2011 12:46

I banchieri sono ingordi ma non cretini. Se uno mi dice che basta uno 0,1% di variazione per far saltare il banco,io ,molto semplicemente gli dico di farsi curare il cervello. Non ci sono solo le compensazioni tra derivati che hanno lo stesso sottostante ma ci sono spesso in posizione ( in ACQUISTO )derivati che, pur non avendo un sottostante identico, ne hanno uno simile. Il motivo è che tutti i grandi player nel settore cercano sempre di coprirsi ed a volte ,per ottenere lo scopo,devono comprare qualcosa di simile. Zibordi ha postato delle interessanti tabelle ma si è dimenticato di questo fatto FONDAMENTALE ( ben evidente se si esaminano con attenzione)che è anche alla base delle resistenze ad operare solo in mercati con prodotti STANDARDIZZATI. Inoltre mi sembra che TUTTI ,e dico TUTTI, dimentichiate che i venditori di protezione devono mormalmente costituire depositi a garanzia. Erano altri tempi ma la la stessa AIG saltò sulla base delle continue richieste di adeguamento delle garanzie. Ragionare in termini di nozionali è inutile quando non si conosce l'importo delle garanzie reali. Hobi

 

  By: lmwillys on Giovedì 23 Giugno 2011 10:46

mah, l'incasinamento aumenta :-) nel post iniziale del thread 'Ricordate una cosa, dalla fine del primo trimestre 2011, basta solo un oscillazione di meno di 10 punti base (0.1%) nel valore complessivo del libro dei derivati OTC di JPMorgan Chase o Bank of America (grafico)' ora lo 0,1 riguarda solo i credit derivatives ... che ad es. sono solo 1,1% del totale derivati GS o il 7,4% di JPM poi ci sono le posizioni compensatorie, poi bisogna vedere il recovery ... c'è qualcuno che legge i dati ? uno ? c'è uno ? poche idee ma ben confuse, visto che ci lavorate e dopo paginate di spiegazioni non sapete ... fatevi una cultura, io consiglio http://www.goodreads.com/book/show/19865.The_Swaps_Financial_Derivatives_Library mi aspetto almeno due righe sui contratti al telefono ...

 

  By: antitrader on Giovedì 23 Giugno 2011 03:51

Avvoca', a me sembra che abbia parlato a mo' di uno dei tanti spacciatori di aria fritta. Leggi che roba! ----- Per Draghi la soluzione alla crisi greca passa necessariamente per un piano europeo di rilancio della competitività. Gli Stati devono invece perseguire politiche di aggiustamento dei conti pubblici. ----- Mi ricorda da vicino i sindacati anni 70/80 che volevano risolvere il problema della disoccupazione con i corsi di formazione professionale (fonte di tangenti, ruberie e sperperi da parte dei sindacati stessi). Draghi vorrebbe rilanciare la competitivita' della Grecia??? e si, la competitivita' di una nazione dove la meta' degli occupati dipende dallo stato e l'altra meta' e' fatta da evasori fiscali. Me facce ride!!!

 

  By: alberta on Giovedì 23 Giugno 2011 03:23

Questo è il motivo comunque per cui Chris Whalen che ho citato diceva che se il portafoglio di CDS venduto da una di queste banche oscilla contro di loro di uno 0.1% medio il loro capitale sparisce _________________________________________ E questo sarebbe un motivo di per sè ampiamente sufficiente a spiegare perchè NESSUNO in USA ci sente quando si propone un qualche tipo di regolamentazione sui CDS. La scusa "ufficiale" è che, regolamentandoli, la liquidità del sistema ne risenteribbe. Leggendo fra le righe, direi piuttosto che il sistema non starebbe più in piedi 48 ore dopo l' ufficializzazione di un dato anche meno estremo rispetto a quello qui citato da Zibordi: Chris Whalen, sino a prova contraria, non è un cretino qualunque, le cose che scrive, mi sembra, le documenta a dovere, vedi il libro che ha scritto. http://www.rcwhalen.com/inflated.asp Ma anche se fosse vero solo il 10% di quanto sostiene Whalen... direi che la situazione dei CDS, ha assunto una dimensione ed una ramificazione tale da essere completamente fuori controllo. E si tratta, in fondo, di uno dei motivi per i quali ritengo che il default di uno Stato sovrano sia fuori discussione. Quello della Lehman, sarebbe una passeggiata di salute.... Vedi qui Draghi, all' audizione al parlamento UE ..... forse sin troppo esplicito. http://www.firstonline.info/a/2011/06/14/draghi-a-parlamento-ue-lobiettivo-e-la-stabilita-dei-prezzi/94ed3515-69c2-4c18-bc52-017fddf62cc6 http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-15/europarlamento-dice-mario-draghi-165233.shtml?uuid=AaJHp7fD A proposito: Ottimo articolo di Bastasin sull' autonomia della BCE e sull' arroganza di Sarkò, mi è proprio piaciuto. http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-06-21/lautonomia-bene-passaporto-092413.shtml?uuid=AaSInmhD

 

  By: lmwillys on Mercoledì 22 Giugno 2011 23:11

ripeto, c'è della confusione io 'sta roba l'avevo mollata due anni fa, tanto non mi riguarda, in un momento di follia mi ero lanciato ad acculturarmi con la bibbia di Das :-) ... ne ho letto pezzi, i più interessanti come dice Hobi l'IRS è una roba diversa metto sotto la tabella dal doc BIS postato da GZ per quel che riguarda le banche yankees io ho postato il doc con i dati ufficiali del Tesoro statunitense più recenti dell'immagine di GZ, sono fino a marzo 2011 ... tanto la roba che metto io nessuno la legge :-) per gli scansafatiche leggete dalla tabella pagina 24 i ratios sul capitale dei cds (sono il 97%, facciamo 100% che è lo stesso) a pagina 27 glossario pagina 10 rimetto il link http://www.occ.treas.gov/topics/capital-markets/financial-markets/trading/derivatives/dq111.pdf

 

  By: hobi on Mercoledì 22 Giugno 2011 21:43

"OTC interest rate derivatives" sono gli IRS . Non penso che possano chiamarsi i CDS come interest rate derivate. Sono tutt'altra roba. Detto questo ,non ho timori di dire che non ho letto i resoconti BIS. Se fosse come dice Lei farei sommessamente notare loro che dovrebbero fare + attenzione nelle loro tabelle. Hobi

 

  By: GZ on Mercoledì 22 Giugno 2011 20:56

Ok, forse mi sbaglio qui, perchè c'è questo che ha analizzato i bilanci delle maggiori sei banche americane e ha trovato che la loro totale esposizione NETTA (cioè differenza tra CDS venduti e comprati) è di 1.500 miliardi di dollari circa che è il triplo del numero che appare nella tabella della BIS citata prima per tutte le banche del mondo Questo è il motivo comunque per cui Chris Whalen che ho citato diceva che se il portafoglio di CDS venduto da una di queste banche oscilla contro di loro di uno 0.1% medio il loro capitale sparisce

 

  By: GZ on Mercoledì 22 Giugno 2011 20:48

Hobi la BIS si sforza di quantificare tutta l'esposizione delle banche, inclusa quella tramite vendita di Credit Default Swap ( cioè quando ^BAC#^ vende a BNP Paribas un CDS appunto sulla Grecia che Paribas compra perchè ha erogato crediti e comprato debito dello stato greco o di banche greche per proteggersi contro un eventuale default e/o uscita dall'euro...) i credit default swap in quale categoria rientrano se non nella categoria di "OTC interest rate derivatives" ?

 

  By: lmwillys on Mercoledì 22 Giugno 2011 20:05

Alberta nel mio piccolo ho seguito la storia cds da qualche anno, diciamo un anno prima di lehman, so tutto di cassano, seguivo Satyait Das, adoravo Roubini, Einhorn, ecc. ecc. dopo lehman lo schifo ha in me prevalso e mi sono fatto la convinzione che il detto a noialtri sia enormemente diverso dal reale lei opera ... mi perplime quando diceva 'si conclude spesso al telefono' ...