BONDS

RISPARMIO: ATTENTI ALLE OBBLIGAZIONI LUNGHE - gz  

  By: GZ on Giovedì 29 Maggio 2003 19:22

------------------ Dow Jones News 29/5---------- RISPARMIO: ATTENTI ALLE OBBLIGAZIONI LUNGHE Vita difficile per gli ex ''bot people'': chi ha abbandonato i bot per passare ai fondi di investimento, salvo subire poi le conseguenze di tre anni di Borse in calo, starebbe per passare in massa alle obbligazioni di lungo periodo come i ^BTP#^. Ad attrarre i risparmiatori sono i rendimenti minimi garantiti attorno al 3%, offerti dalle obbligazioni strutturate che molte banche hanno messo a punto proprio per venire incontro ai desideri dei risparmiatori, ma anche i rendimenti vicini al 5% delle obbligazioni corporate a 10 anni, per non parlare dei tassi ancor piu' alti (6-8%) dei bond trentennali. Ma secondo gli operatori, non sempre gli ex bot people si rendono conto dei rischi che questo tipo di investimento comporta. I rischi non dipendono da un eventuale default dell'emittente, che appare del tutto improbabile per i bond emessi da gruppi come Olivetti/Telecom, o dai bond governativi di paesi UE. I rischi sono connessi proprio al lungo periodo di vita del titolo, ed alla difficolta' di prevedere l'andamento dei tassi negli anni a venire. ''Sono titoli - dicono gli operatori - che una volta presi vanno tenuti fino a scadenza, come una specie di fondo pensione. Solo cosi' i rendimenti attesi si dimostrano veri''. l fenomeno del ''riflusso'' verso i bond di lungo periodo e' diventato evidente negli ultimi 15 giorni, spiega Luca Cazzulani di UBM, anche per una serie di circostanze contingenti. Innanzitutto le dichiarazioni della Fed, che di fronte ai rischi di recessione pare intenzionata a riacquistare la parte lunga della curva, con conseguente immediato rialzo dei corsi dei bond piu' lunghi. Inoltre al di qua dell'Oceano tutti si aspettano che la BCE tagli i tassi il 5 giugno, almeno dello 0,25. Viene da se che le vecchie obbligazioni, con tasso nominale del 4-5%, attraggono assai piu' dei Bot: all'ultima asta i semestrali hanno espresso un tasso lordo del 2,1%, mentre e' di ieri la nota di Bankitalia che segnalava come in aprile il tasso medio di giacenza sui conti correnti sia sceso per la prima volta sotto l'1%. ''Ma il messaggio che mandano i risparmiatori - dice Michele Pezzinga ded Gruppo Epta - e' di assoluta avversione al rischio. Molti preferiscono l'1% di rendimento sicuro che il 10% a rischio, e quindi si dovranno abituare a convivere con rendimenti reali negativi''. Per i risparmiatori che non si rassegnano ai rendimenti reali negativi, il mercato non ha molto da offrire: in Piazza degli Affari ci sono azioni che pagano dividendi pari al 4%, ma i risparmiatori hanno imparato che dopo lo stacco il titolo perde altrettanto, e non e' detto che recuperi durante l'anno. Quanto alle obbligazioni strutturate, si tratta di prodotti difficili, per la messa a punto dei quali molte banche hanno assunto laureati in fisica ed esperti di calcolo combinatorio, preferendoli - dicono delusi gli operatori di Piazza degli Affari - a finanzieri veri e propri. Ma il limite di questi prodotti sta nel fatto che il loro mercato secondario e' molto scarso. Guai quindi ai risparmiatori che si trovassero nella necessita' di disinvestire prima della scadenza. Per chi puo' permetterselo resta l'investimento immobiliare, che ha ormai raggiunto prezzi stratosferici, ma il risparmiatore medio non ha molta scelta se non le obbligazioni lunghe, le sole che offrono tassi superiori al 4%. ''Purtroppo - spiega Pezzinga - la fame di buoni rendimenti fa si' che non sempre se ne percepisca il rischio. Non vorrei che nel giro di qualche anno, se l'economia si rimette in moto, i risparmiatori prendessero l'ennesima mazzata''. Lo scenario che gli operatori delineano e' il seguente: posto che nel giro di due-tre anni al massimo il ciclo economico si rimettera' in moto, e' inevitabile che le future emissioni offrano rendimenti via via piu' alti, e comunque certamente piu' alti degli attuali che sono arrivati ad un minimo difficilmente comprimibile. Per non parlare della auspicata ripresa della Borsa. Dunque nel giro di qualche anno i bond con cedole del 4 o 5% perderanno il loro appeal e verranno riversati sul mercato, con grosse perdite in conto capitale. Nel caso di bond a 10 o 30 anni questa eventualita' e' largamente possibile, spiegano gli asperti, e di conseguenza anche le migliori emissioni corporate, o le governative di Stati solidissimi - vedi ad esempio il bond trentennale italiano che rende il 4,77%, o il bond Telecom decennale al 4,8% - potrebbero facilmente subire forti oscillazioni di prezzo. Ma non sempre i bot-people se ne rendono conto: a questi risparmiatori non restera' altro da fare che tenerseli fino a scadenza. ''Solo in uno scenario di tipo giapponese, cioe' molto pessimista - aggiunge Cazzuleni - questi bond diventerebbero un vero affare''. Per premiare questa scelta, dunque, ci vorrebbere anni di recessione, con tassi nipponici (ad esempio lo 0,5% sui 10 anni) e prezzi dei beni in costante calo.

INDEBITAMENTO - gz  

  By: GZ on Lunedì 19 Maggio 2003 13:58

Sembra che "...nel 2002 l'intero mercato italiano delle carte revolving sia aumentato del 25% (a valore erogato) sul 2001....". Sono forme di finanziamento alternative allo scoperto di conto, costano il 20% annuale. I tassi sui Btp sono al 4%, quelli sui Bot sul 2.5%, il conto corrente non paga le spese, molti paesi emergenti pagano meno del 6%, la russia paga meno dell'8%, ma c'è ora un boom dell'indebitamento in Italia sia come mutui immobiliari che in queste forme di indebitamento a breve per il consumo che costano il 20%. ------------------------------------------------------------------------ SERVIZI Conviene rimborsare a rate con la «credit card» invece di finire in «rosso» in banca. Per una spesa di 2.000 se ne sborsano 2.400 Indebitarsi? La carta costa meno E' come un serbatoio di benzina, spiegano gli addetti ai lavori: fai il pieno, cammini, finisci la benzina, rifai il pieno, cammini di nuovo. E' la carta di credito revolving, a rate. L'ultimo strumento finanziario per offrire finanziamenti a tetto fisso: in genere da 3 mila a 5 mila euro. Funziona così. La società che emette la carta valuta la capacità di spesa del cliente e gli carica sulla carta una certa somma: il «pieno», poniamo 2 mila euro. Il cliente usa questa somma per acquistare quello che gli piace - un televisore o un capo d’abbigliamento, ad esempio - e la restituisce un tanto al mese, riempiendo di nuovo il serbatoio. «E' una linea di credito ricaricabile: consumo, ripago, ricarico», spiega Giglio Del Borgo , direttore generale Italia di American Express , che in due anni e mezzo ha collocato 146 mila carte revolving Blu. E sottolinea come nel 2002 l'intero mercato italiano delle carte revolving sia aumentato del 25% (a valore erogato) sul 2001. «Nei prossimi quattro anni - prevede - i tassi resteranno questi». Tanto che anche banche come Intesa e Unicredit hanno lanciato, da quest'anno, la propria revolving card: Clessidra e Clarima. «E' un mercato dal quale le banche non possono più restare fuori - commenta Adriana Saitta , responsabile del segmento famiglie di Banca Intesa -. Soddisfa esigenze sia di credito sia di pagamento, a cui non rispondono né i prestiti personali né i fidi bancari.». Ma quanto costa, in concreto, accendere un prestito con una di queste carte? E, soprattutto: è vero che costa meno indebitarsi con una carta revolving piuttosto che andare in rosso con il conto corrente, come dichiarava il 17 febbraio al Corriere Economia Stefano Caselli, economista in Sda Bocconi? Risposta: andare a debito con una carta revolving costa. Più che indebitarsi in Posta. Ma sempre meno che andare in rosso in banca. Gianni Colangelo è il perito dell'Adusbef che ha elaborato i dati per Corriere Economia , su un caso limite, scelto per omogeneità di confronto con i calcoli analoghi già fatti per le banche e per la Posta (pubblicati il 10 e il 24 febbraio): 2 mila euro di fido, spesi all'inizio del mese e restituiti in 10 rate, con una carta revolving appoggiata su un conto corrente movimentato al minimo (sei operazioni al mese, accredito dello stipendio, prelievo dello stipendio, addebito della rata della carta, pagamento della rata, due operazioni Bancomat, presso la propria e un'altra banca). Ebbene, in questo caso per i 2 mila euro avuti in prestito se ne restituiscono alla fine 2.402 (media fra otto emittenti di carte revolving): il 20,1% in più, in 10 mesi. E' un valore che corrisponde a un Teg medio del 51,61% (il Teg è il tasso effettivo globale, calcolato considerando tutti i costi in funzione del tempo, misura quanto la banca ti permette di usare i soldi che ti ha prestato). E' quasi il doppio rispetto al Teg del 26,65% maturato dallo stesso finanziamento al Conto Banco Posta. Ma è anche meno, fatte le debite differenze (lo scoperto di conto non è un finanziamento a rate), rispetto al Teg del 67,32% (media di otto banche) che sviluppa un analogo «rosso» su un conto corrente bancario standard, con cifre restituite che, nella nostra inchiesta di febbraio, sfioravano i 4 mila euro. Perché? Con la carta revolving non si paga la commissione di massimo scoperto. E non si innesca la spirale degli interessi sugli interessi. Il calcolo riguarda le carte a rate più diffuse di otto emittenti: CartaSi Finanziamento, Aci Charta Diners, Carta Blu American Express, Findomestic Carta Aura (leader nel rateale), Finemiro Eden Mastercard (gruppo Sanpaolo Imi), Agos Itafinco Carta Attiva (gruppo Intesa), Unicredit Banca Clarima, Banca Intesa Clessidra. Un totale di almeno 3 milioni e mezzo di carte, con canone annuale che varia fra zero (Intesa, Findomestic, Finemiro, Agos) e 87,80 euro (Diners). Nel conteggio sono stati considerati sia i costi della carta sia quelli del conto d'appoggio ed è stato scelto il rimborso a tempo (10 mesi) e con conto corrente anziché quello della rata minima mensile (variabile fra i 50 euro e il 5% del debito) e con bollettino postale. Il risultato? Vincono la palma della convenienza CartaSi Finanziamento per il costo effettivo di restituzione (2.308,62 euro per i 2 mila euro prestati) e Finemiro Eden Mastercard per il Teg (43,42%). «Vuol dire - spiega Colangelo - che con CartaSi si restituisce meno in assoluto, ma con Finemiro Eden si può sfruttare per più tempo il denaro prestato, perché le rate alte sono concentrate negli ultimi mesi». Ultima, sia per Teg (65,85%) sia per cifra rimborsata (2.800,43 euro), è invece Aci Charta Diners (che applica la rata fissa e diluisce il rimborso su 28 mesi). «I costi sono elevati - commenta Colangelo - ed è curioso che una carta legata al conto corrente, com'è nella maggioranza dei casi, aggiunga le spese del conto alle proprie. Ma, a differenza dello scoperto di conto, qui c'è la certezza del costo. Interessi e capitale sono ben distinti». Per Alessandro Benedetti di Findomestic , «Il punto di forza di queste carte è l'assenza di burocrazia, la libertà. Ottenere un prestito è facilissimo, non devo fare una trafila di domande come in banca». Perciò piacciono ai clienti. Ma anche alle banche. Che vedono il nuovo business in una rata perenne, che cercheranno di non far finire mai. «La carta revolving fidelizza il cliente, offrendogli una riserva di denaro sempre disponibile», ammette Mirko Perelli di Agos . «Genera redditività, perché gestisce un prestito», dice Giampiero Meloni di Finemiro . E Francesco Sortino , direttore generale di Diner's Club Europe : «La maturazione degli interessi è un elemento in più nella catena del valore della carta: canone e commissione degli esercenti. Può diventare remunerativa». Attenzione, dunque: usate pure le revolving. Ma fare troppe volte il pieno può costare caro.

la borsa risponde alla logica economica - gz  

  By: GZ on Venerdì 09 Maggio 2003 20:53

Eh... a essere sincero il ^Dax#^ è ancora sotto ad esempio. La partita è ancora incerta nell'insieme, anche se grazie agli S&P comincia a dare segno di funzionare. (In genere una congratulazione prematura porta iella). Qui c'è l' ^euro#^ che non vuole cedere in nessun caso e a nessun costo... è mai possibile che le borse vadano ancora su ignorando il dollaro ? Certo che la borsa risponde alla logica economica anche giorno per giorno: questa settimana gli s&p500 sono tornati a pochi punti dai massimi dell'anno mentre il DAX ha preso una legnata. A pensarci è giusto perchè con l'euro che sale sempe le multinazionali dell'S&P 500 guadagnano di più con il cambio e quelle del DAX 30 sono penalizzate. Se uno ci pensava stava alla larga dal DAX e fino a quando l'euro rimaneva vicino a 1.15 si teneva solo sull'S&P. Anzi per stare più tranquillo vendeva DAX short e S&P long e funzionava. Tre settimane fa era invece il contrario : il DAX saliva a manetta, molto di più rispetto agli S&P in %. Ma allora l'euro era ancora sotto quota 1.10 con il dollaro. Qui le cose cambiano sempre. E intanto sembra che il Bund non abbia esaurito la spinta e non è un buon segno.

 

  By: panarea on Venerdì 09 Maggio 2003 20:41

Dott Zb, Io lo scenario della recessione lo spezzerei in 2: a1 - crisi gigantesca del credito, la carta, tutta, non vale + niente x chè il mondo si accorge che ce ne è troppa, la borsa sprofonda e i tassi dopo 1 po' risalgono x coprire l'aumento forsennato delle materie prime. Un po' come nel 1970s (anche se qui la miccia proveniva dalle tensioni militari) quando i tassi reali avevano difficoltà ad essere positivi per rincorrerre l'inflazione. a2 - crisi "alla giapponese": deflazione strisciante, borsa che sprofonda pian piano, sistema che lentamente si ferma. In tutti i casi fa pura vedere sul sole i tassi degli eurobond Russi o cinesi. Anche gli argentini dai 20/25 scambiano a 30/35 quando ML gli vede anch'ora a 15. La gente non sa più dove cercare il rendento reale positivo e sta comprando letteralmente tutto. Un bidone di bond come Fiat (niente di personale, ma i bilanci sono in profondo rosso tuttora) ha uno spread sui BTP redicolo, addirittura quello che scade quest'anno sull euromot rende quanto il c.arancio. Ma siamo pazzi?

 

  By: Luigi on Venerdì 09 Maggio 2003 20:17

Scusate per la sbandata sull'argomento del Topic, ma vedendo queste ultimissime barre sull'Eurostoxx50 e Dax, volevo fare i complimenti al Dott. Zibordi per il suo mega Trade tutto long. Stefano

tutto dipende dai rendimenti delle obbligazioni - gz  

  By: GZ on Venerdì 09 Maggio 2003 18:38

sì, suona un poco esoterico parlare delle spread tra bond e bund, ma di suggerimenti diretti se ne fanno e ogni tanto viene voglia di riflettere su quello che ci sta sotto. In sostanza i rendimenti del reddito fisso indicano come andrà l'economia e se l'economia peggiora la borsa scende e se migliora la borsa sale I rendimenti del reddito fisso sono ai minimi storici da un anno. Al momento in america ad esempio le obbligazioni a 1 o 2 o 5 o 10 anno hanno TUTTE UN RENDIMENTO NEGATIVO REALE cioè dopo l'inflazione e le tasse! Questa è una cosa senza precedenti, solo quando l'inflazione era al 14% i rendimenti reali delle obbligazioni erano negativi Ci sono solo due spiegazioni: a) sta per arrivare una recessione molto pesante e questi tassi di interesse la anticipano oppure b) il mercato sta prendendo una cantonata, ogni tanto succede, come quando spinse il nasdaq a 5000 e le seat a 6 euro, e quando se ne accorge i bund e i bond vengono giù come pere. In termini generali, bisogna in parole povere che i Bund e Treasury Bond scendano (e che i loro rendimenti quindi salgano) per le borse. Altrimenti vuole dire che l'economia va veramente male. E di conseguenza anche le borse ne soffrono Il fatto che questa settimana i Bund e Treasury Bond siano saliti ai massimi (e che i loro rendimenti quindi siano scesi) preoccupa. Occorre qualche segno che il loro trend giri e le spread sui bond usa e bond americani sono un indizio da seguire

 

  By: Rolf on Venerdì 09 Maggio 2003 17:18

scusi la mia ignoranza e questo per l'azionario che significa? grazie

differenziale tra rendimento dei bund e dei treasury usa - gz  

  By: GZ on Venerdì 09 Maggio 2003 16:28

Il tema sono i tassi e i bund e treasury bond. Nel grafico precedente c'erano i differenziali dal 2000 a oggi. In questo qui sotto il loro differenziale dal 1993 a oggi. Si vede che l'euro e il differenziale tra rendimento dei bund e dei treasury usa a 10 anni sono saliti assieme fino a due mesi fa e poi il differenziale si è stabilizzato. Il mio schema di ragionamento (ovviamente di lungo periodo) è che quello che succede alle obbligazioni e ai tassi lo si vede sempre prima e meglio tramite gli andamenti dei differenziali tra tassi a breve e lunga (la "Yield curve") e i differenziali tra tassi a americani e europei Al momento sembra che il trend al rialzo del differenziale si sia fermato due mesi fa nonostante la BCE abbia ignorato di nuovo tutti e non abbia tagliato i tassi mentre la FED ha parlato di "deflazione" martedì spaventando tutti sull'obbligazionario e sul mercato dei cambi. E il trend del differenziale euro/Usa si fermato nonostante l'euro continui a salire dando guadagni in conto capitale rilevanti a chi compra bund e perdite invece a chi sta sui treasury. Very interesting. In genere prima cominciano a girare le spread e poi il mercato sottostante

 

  By: GZ on Venerdì 09 Maggio 2003 16:24

che cosa spinge su sempre il bund ? solo la percezione dell'economia europea e globale o soprattutto la speculazione sull'euro ? il modo per vederlo è mettere a confronto i rendimenti europei e americani sulle obbligazioni

Bill Gross è d'accordo sui Bund - gz  

  By: GZ on Lunedì 23 Dicembre 2002 19:49

Bill Gross il manager di ^Pimco#www.pimco.com^ il più grande fondo del mondo (un fondo obbligazionario da 360 miliardi di dollari ) è appena stato intervistato e ha detto la stessa cosa che mostravi nel post precedente qui sotto) e cioè che i bund e altri bond europei nei prossimi 6 mesi perfomeranno meglio dei bond americani (perchè i tassi di interesse caleranno in europa, ma non in america) " people who buy german bund at these levels are going to be well rewarded..." Modificato da - gz on 12/23/2002 18:54:41

il Bund diviso il dollaro - gz  

  By: GZ on Lunedì 23 Dicembre 2002 13:48

beh.. un elemento a sfavore delle azioni e a favore delle obbligazioni europee in particolare è in questo grafico. Da un paio di anni le obbligazioni salgono se le borse scendono e viceversa (a differenza degli anni '90 dove salivano invece tutte e due assieme). Le obbligazioni in euro a 10 anni come i ^Bund#^ se viste in valuta locale sono salite (e i rendimenti sono scesi) fino alla primavera 99, poi sono scese per un anno e ora risalgono. Sul grafico mostrano che sono arrivate ora ai massimi di novembre 2001, (vedi il primo grafico). Ma se le si considerano in base al tasso di cambio la cosa è diversa. Gli investitori internazionali hanno sempre la scelta se stare in euro, dollaro, yen o sterlina o altro quando comprano azioni e bonds. Bene, per loro i Bund se divisi per il dollaro/euro (cioè visti ad es dal punto di vista di qualcuno che abbia dollari) stanno salendo come missili, erano a 91-92 in primavera e sono a 116 oggi. In 8 mesi sono saliti del 30-35% ! (vedi il grafico in rosso che esprime il Bund diviso il dollaro/euro). Un 30% abbondante in 8 mesi solo per detenere obbligazioni è sensazionale. E il grafico dice che possono tornare a avvicinarsi al valore massimo del Bund diviso Dollaro che era a 135 nel 1998-inizio 1999 Cosa significa ? Sicuramente che c'è un trend molto forte verso il Bund per chi è posizionato in dollari e che continua a attirare i fondi a scapito delle azioni. E che questo trend non è finito Modificato da - gz on 12/23/2002 14:30:7

 

  By: Sandro Cecconi on Martedì 10 Dicembre 2002 01:56

Egr. Zibordi, dopo la nomina del nuovo Segretario al Tesoro USA tutti noi ci dobbiamo rendere conto che Bernanke ha parlato a ruota libera nella lettera del 21/11 u.s., altro che in piena sintonia con Greenspan, pertanto come sospettavo mettiamoci l'elmetto e scendiamo in trincea in quanto " The Big Bear" sarà più vivo che mai e questa sera ne è solo una testimonianza; certamente a breve avremo un Fall-Back che ce lo ricorderemo per molti anni. Sono sicuro che qualche vassallo farà in modo che i mercati possano rimbalzare per salutare il nuovo "padrone", che tristezza sacrificare Greenspan, il grande vecchio della finanza USA per favorire un "soggettone" come si dice nella mia città, la Città Eterna, che definire di poco spessore professionale è dir poco. Solo in questi momenti ci rendiamo conto della differenza, all'interno del mondo anglo sassone, tra gli inglesi (profondi conoscitori della storia di Roma e della storia in generale e i "cow-boys" (definizione che esplicita tutto il mio disprezzo di conservatore) americani. Good Luck a noi tutti. E giù con gli short nei momenti opportuni. Ciao a tutti gli amici. Sandro

 

  By: prozac on Lunedì 09 Dicembre 2002 19:36

Una summa delle tre teorie economiche, con trasposizione pratica delle stesse al caso giapponese, by The Mises Institute. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La scuola austriaca è la stessa a cui si rifa Sperandeo in Trader Vic,il libro di cui Gz si diceva entusiasta . L'idea di base della teoria è che ogni intervento da parte delle banche centrali per variare il costo del denaro finisce sempre per avere effetti negativi perchè conduce ad una non ottimale allocazione dei capitali. E' una teoria al momento perdente, nel senso che raramente si studia nelle università e non è stata praticamente mai applicata. Proprio per questo vale la pena di approfondirla.

 

  By: panarea on Lunedì 09 Dicembre 2002 16:41

Grazie a tutti x il contributo nel cercare un bene rifugio a eventuali crash. Premesso che ogni società sceglie come moneta e come mezzo di tesaurizzazione quello che vuole, ma in genere cose facili da trasportare e difficili da distruggere. - CFH moneta rifugio x eccelenza, in passato il rendimento basso è sempre stato compensato da tenuta alla svalutazione. Pro:solidità politica e militare. Contro:il rendimento nominale ora è veramente basso, in caso di crisi soggetto all'aumento del petrolio come altri. Rand: pro:paese ricco di materie prime, rendimenti nominali alti. Contro: svalutazioni latenti, situazione politica dubbia Aud: pro: paese ricco di materie prime e solido politicamente, rendimenti nominali non bassi, contro: legato ad economie anglosassoni come sviluppi sociali e alle asiatiche come export. A mio avviso uno dei migliori oggi. Oro: pro: bene rifugio x eccelenza contro: non è + legato a nessuna entità monetaria, rischi di continue vendite da parte delle banche centrali. Nessun rendimento (non è un titolo, è un metallo) Argento: come oro, ma mercato + limitato. Spero condividiate e che arrivino spunti su rame, cobalto, uranio, cadmio, magnesio o altro che possa essere usato come rifugio. Ripeto mia preferenza x rame

 

  By: banshee on Lunedì 09 Dicembre 2002 16:24

Sull'oro i conti li hanno sbagliati quasi tutti! O se si preferisce, hanno proprio preferito non farseli! Una questione fondamentale riguardo al CHF, almeno secondo me, è data dal rendimento davvero miserrimo che offre. Proprio il contrario del rand, che ha rendimenti molto elevati, viene da una svalutazione del 40%, ha ottime prospettive di abbassamento del tasso d'inflazione (ora molto elevato) negli anni a venire, e sembra una delle pochissime economie frizzanti in circolazione. Ci sono però delle questioni di natura politica da monitorare strettamente. Sono uscito dalla divisa quando è andata a toccare i 9 contro euro, e sto pregando che mi conceda lo storno che ritenevo doveroso, almeno fino a 9,5. Ma mi sa che mi arrendo, ed almeno qualcosina la rimetto già adesso.