Cina vs. resto del mondo

 

  By: giveme5 on Mercoledì 09 Maggio 2007 02:46

A conferma di quanto sostenuto da GZ, posto sotto alcuni esempi di notizie prese da un sito molto serio ed attento (e libero) su tutto ciò che avviene in Cina in particolare ed in Asia in generale. Il sito è www.asianews.it, lo leggo da tempo, mi sono fatto l'idea che la Cina è squilibratissima in moltissimi ambiti; ci sono in continuazione rivolte soffocate nel sangue (spesso in modo mafioso, assodando bande che diano una lezione). 08/05/2007 CINA – RUSSIA Amnesty accusa: Cina e Russia dietro al massacro del Darfur Secondo un rapporto dell’organizzazione internazionale, Mosca e Pechino eludono il bando sulla vendita delle armi al Sudan, imposto dal 2005, e forniscono aerei da guerra alle milizie Janjaweed per il bombardamento delle zone dove vivono civili. 30/04/2007 CINA Lotta all’inflazione: aumentata all'11% la riserva liquida delle banche Ma tutti ritengono che non basti per contenere l’inflazione. Esperti auspicano un robusto aumento del costo del denaro. I problemi strutturali di un sistema fondato sull’elargizione di prestiti bancari che poi non sono restituiti 26/04/2007 CINA Inquinamento: contadini del Fujian distruggono le macchine di 11 concerie Danni per 10 milioni di euro. Intanto le autorità di Harbin fanno evacuare 5mila persone dopo che una perdita di cloro contamina la falda acquifera locale. 26/04/2007 INDIA - TIBET -CINA Il Panchen Lama compie 18 anni: da 12 è prigioniero della Cina Proteste dei tibetani in occasione del 18° compleanno del Panchen Lama. Dal 1995, quando aveva 6 anni, la Cina lo “custodisce” con i genitori in luogo ignoto. A rischio tutta la cultura tibetana 24/04/2007 CINA Il Partito comunista vuole “pulire” internet Lanciata l’ennesima campagna contro i contenuti “immorali”. L’obiettivo dichiarato è di consentire solo i siti che diffondono le teorie politiche ufficiali. Da anni la Cina aumenta la censura su internet nel tentativo di bloccare idee e scritti dissidenti 19/04/2007 CINA I proprietari delle miniere nascondono i cadaveri e non denunciano gli incidenti Il ministro per la Sicurezza sul lavoro accusa proprietari e dirigenti di alterare la situazione per nascondere le loro responsabilità. Molte miniere lavorano senza autorizzazione, ma la gran parte degli incidenti avviene tuttora nelle miniere autorizzate 17/04/2007 CINA Un’altra esplosione in una miniera di carbone: 33 minatori intrappolati L'incidente avvenuto nella contea di Baofeng. Il carbone fornisce il 70% dell'energia della Cina, ma le miniere della Cina sono le più pericolose del mondo. Ogni anno causano la morte di migliaia di minatori. Dati ufficiali parlano di oltre 5mila vittime, fonti indipendenti di oltre 20mila 13/04/2007 CINA Contadini condannati per “estorsione”, protestavano contro il furto dei loro terreni Una ditta petrolchimica non ha pagato i risarcimenti promessi agli abitanti di Sanshan, nel Guangdong, ed ha fatto condannare a quattro anni di carcere per una presunta estorsione coloro che si sono ribellati. Gli imputati denunciano il processo-farsa ed annunciano il ricorso 31/03/2007 CINA Pechino vuole aumentare il controllo sulle minoranze etniche Annunciato ieri lo stanziamento di fondi per favorire lo sviluppo economico della zone abitate da minoranze etniche, spesso tra le più povere del Paese. Ma anche la creazione di un sistema di specifico controllo sociale delle minoranze, per impedire proteste. Speciale attenzione per gli uighuri dello Xinjiang e per il Tibet. 22/03/2007 CINA Crescono gli espropri illegali di terreni Nel 2006 sono stati espropriati circa 100 mila ettari di terreni agricoli: il 76% in più rispetto al 2005. Il governo centrale impotente verso i soprusi di capi locali ed imprenditori. 20/03/2007 CINA Durante le Olimpiadi a Pechino, le cattive notizie vanno cancellate Per contrastare la libertà di stampa degli stranieri, potenziata da Pechino in vista delle prossime Olimpiadi, il governo della provincia orientale dello Shandong ha invitato tutti i rappresentanti governativi a nascondere ogni notizia che dia cattiva pubblicità. Nel frattempo, non si ferma la “normale” censura governativa.

La Cina non viene raccontata giusta - gz  

  By: GZ on Mercoledì 09 Maggio 2007 02:13

Il grosso di quello che leggi sulla Cina proviene dagli esperti del settore, professori europei o americani che visitano spesso la Cina e si sono specializzati in termini di economia e politica cinese Il problema è che si autocensurano quasi tutti, per soldi e per poter prosperare come esperti appunto del settore "Cina", per cui quello che leggi è quasi sempre distorto Se tu critichi il governo inglese o italiano o americano o Lula in brasile non ti succede niente anzi a volte la tua carriere ne guadagna. Con la Cina è diverso, intanto le società cinesi, che sono tuttora statali, hanno imparato ad offire consulenze sempre a tutti i "sinologhi" e quindi ci sono dei soldi di mezzo ora. Poi se tu critichi quello che succede in Cina non ti arriva il visto, se ti arriva non vieni invitato da nessuna parte, non ti viene dato accesso a niente, nessuno ti da i dati e ti incontra, senza contare che in casi estremi se esageri arrestano anche professori di altri paesi. Come minimo un "sinologo" che sia critico si ritrova tagliato fuori da tutte le fonti di informazione in Cina, perchè è tuttora un paese totalitario e la polizia segreta tiene un dossier su tutti gli esperti occidentali segnando quelli "amici" e "nemici" e ai secondi fa in modo che quando vengono in Cina nessuno dia retta Il risultato è che il financial times o le monde o il times sono pieni di articoli di esperti sulla Cina che ti spiegano come la leadership cinese stia affrontando molto bene problemi enormi e portando la Cina al progresso economico e poi sicuramente anche alla democrazia più tardi e celebrano sempre il boom cinese come sano e benefico Manca invece il quadro della repressione, delle migliaia di rivolte, lo spionaggio industriale sistematico utilizzando le comunità cinesi all'estero, la mafia cinese della Triade che lavora assieme alla polizia segreta per organizzare traffici sporchi ovunque ci siano cinesi all'estero e intimidisce con l'omicidio, l'inquinamento pazzesco, la discriminazione per cui milioni di contadini sono cittadini di serie B, le epidemie di aids o di carne infetta che vengono nascoste, la corruzione gigantesca e la sistematica truffa che è il sistema finanziario cinese, la manipolazione del cambio e dei tassi che sta creando le premesse per il crac, tutte cose che vengono solo menzionate come elementi secondari di contorno --------------------------------- ^Seeing China as it's not#http://www.washingtontimes.com/books/20070505-101331-9766r.htm^ Published May 6, 2007 James Mann reveals himself in his new book -- his third on China -- as that rarest of creatures: A truly principled China watcher. By this I mean he cares more about human rights, democracy and the varied sufferings of the Chinese people than he does about maintaining good relations with the Chinese regime and its American business partners. Just how unusual is this stance? Listen to Mr. Mann himself, describing the behavior, at once self-interested and cowardly, of many of America's leading China watchers: "Whenever there is a top-level meeting between the leaders of America and China, one can count on America's leading China scholars rushing to publish newspaper op-ed pieces explaining the extraordinary difficulties Chinese leaders face. In contrast, whenever the Chinese leadership carries out a new campaign of arresting dissidents or closing down newspapers, the China specialists seem to vanish from public view. They do not volunteer congressional testimony or op-ed pieces on such unpleasant subjects." Why are these experts, who supposedly know China better than anyone does, so eager to patronize China's leaders, and so reluctant to condemn Chinese repression of dissent? In part, it must be said, because it pays so well. Following the path blazed by Henry Kissinger, Sandy Berger and other former senior administration officials, they have gone into the China trade. Even lowly college professors can significantly boost their income by working, in Mr. Mann's words, "on the side as consultants for companies doing business in China." Those few who do dare to criticize China, like Mr. Mann himself (and this author), pay a price in terms of rescinded invitations and denied visas for years to come. These lessons are not lost on other China watchers, namely, that Beijing keeps score, rewards its friends, punishes its enemies and has a tenacious memory. But the biggest disservice that these China watchers do to the Chinese people, not to mention to America's long-term interests, is their ceaseless propagation of what Mr. Mann calls "the China Fantasy." This is the idea that the successful spread of capitalism in China will gradually result in the development of democratic institutions, free elections, an independent judiciary and a respect for human rights. We need do nothing to encourage China's peaceful evolution into a free market democracy, the China watchers say, because the historical forces driving China in that direction are so powerful that the outcome is predetermined. It is not just academic China watchers who have embraced this notion, although they have given it its cloak of intellectual respectability. Foreign policy analysts, including a number of Sovietologists and Sinologists, advocate it because they wish to continue playing the China card against Russia (or even against Japan), or because they fear a backlash from the Beijing regime. American companies that do business in China worry that promoting human rights and democracy in that country will lead the Beijing regime to retaliate, and that their in-country operations will suffer losses as a result. Diplomats prefer to avoid such contentious matters because they give rise to unpleasant encounters. Those who have heavily invested their treasure, time or hopes in China have become, in effect, hostages to Beijing, zealous advocates of a hands-off policy towards China's internal affairs. Were we wrong to celebrate China's economic reform? I, for one, was pleased to see the Chinese people, for their own sake, begin to shake off the immiseration of communism. The end of the agricultural commune in 1980?81, for example, helped to lift tens of millions of Chinese peasants out of penury. The rise of a class of small businessmen, shopkeepers and traders in the years since has accomplished the same end in the cities. In the early years it seemed at least possible that the rise of market forces in China, combined with burgeoning foreign trade, would encourage a broad movement for personal freedom, human rights and, eventually, democratic governance. Underlying our collective optimism was the core American belief that economic and political liberty are indivisible. Now, 30 years down the road, that view seems dangerously naive if not downright disingenuous. The continued optimism of many China watchers about that country's democratic prospects seems forced and artificial. And after nearly 30 years of economic reform in China, every major dissident is either in prison or in exile. The one-child policy, which erupted onto the Chinese landscape while I was there, came right out of Mao's playbook and remains an uncomfortable reminder of how far the regime is still willing to go in pursuit of its dystopian goals. China remains, by any measure, a one-party dictatorship. That political freedom cannot long exist without economic freedom is demonstrable, but the opposite case -- that economic freedom leads inevitably to political liberty -- is much harder to make, especially in Asia. The countries of Singapore, Indonesia and Malaysia remain three of the least democratic countries in the region despite having economies generally characterized as free-market. The economies of many Asian countries are run by a political-economic elite that specializes in insider trading and sweetheart deals. Crony capitalism, as this is called, creates a political-industrial complex with a stranglehold on important sectors of the national economy. China does not just suffer from crony capitalism, however, but from a full-blown case of Communist kleptocracy. A large part of China's much-vaunted "private sector" remains, directly or indirectly, under the control of Party bosses. Many of China's new class of capitalists are consanguineous to the old Party elite. This is why Jiang Zemin's July 2001 proposal to induct entrepreneurs (read: capitalists) into the Party did not spark a revolt among senior cadres. Not only do they all have family members who have gone into business, but most used their political connections to help them get started. In this sense, China's economic reform has been hijacked by the current power holders, who are unremittingly hostile to letting the people have any say about their thievery. If the China Fantasy were true, American ways would already be coming to dominate in China. Democratic sentiments would be growing apace with the swelling Chinese middle class. Chinese youth (dressed in Levi's) would meet (at McDonald's) to discuss human rights. Internet chat rooms would be devoted to setting up opposition political parties. E-mails and faxes would encourage people to turn out for political rallies. Before we knew it, China would be abiding by the rule of law, enacting a written constitution and holding free elections. There would be talk of returning the Goddess of Democracy to her throne in Tiananmen Square. China would be following America's lead in the Asia-Pacific Economic Cooperation Forum (APEC) and cooperate with the American-dominated World Bank and International Monetary Fund. Beijing would dismantle its missiles ponted at Taiwan, recognize that democratic republic as a separate and equal state, and give up its smash-and-grab operations in the South China Sea. And as a result of all this, the United States would enjoy a true "strategic partnership" with a China that was evolving into a free market democracy. But, as James Mann points out, this China exists only in the imagination of her apologists. Having gotten so much right, it is disappointing that Mr. Mann dismisses the growing military threat from China out of hand. We simply cannot know, he maintains, what "ambitions Chinese leaders may harbor thirty years from now, once the country is richer and stronger?" Perhaps not. But analysts at the Naval War College believe it will only take 13 years, not 30, for China to become a near-peer competitor of the United States in the Asian-Pacific. China's current leaders, who will still be alive and in charge in 2020, are already engaged in feverishly preparing for future conflicts with the United States. The recent destruction of a satellite in space is an unmistakable warning that Beijing intends to blind us in the event of a military confrontation over, say, Taiwan. China's predatory mercantilism -- and the huge trade deficit that it has given rise to -- are troubling as well. What happens to all that money disappearing into China's coffers? Well, one thing that happens is that Chinese submarines suddenly surface next to American aircraft carriers, in a silent warning of the destruction that awaits any nation, however powerful, that gets in the way of China's drive for regional hegemony. Still, the next time you read some cheery account of how China is effortlessly becoming more and more like us, you might want to grab a copy of "The China Fantasy." It will help you regain your perspective.

 

  By: giveme5 on Martedì 08 Maggio 2007 15:54

secondo me il problema è proprio l'inverso...l'italia non ha affatto cultura e livello di istruzione generalizzato..... ne abbiamo più dell'america latina e dell'africa ma meno dell'asia,... _____________________________ Purtroppo quasi nessuno in Italia mette a tema (non parliamo poi dei politici) la questione + urgente di tutte, anche solo da un punto di vista di sviluppo economico del paese: la scuola, l'istruzione, l'educazione. L'istruzione pubblica in Italia ormai versa in stato comatoso: ideologica, mediocrità diffusa, quando non vera opera di diseducazione. Salvo alcune classi (neanche istituti) in cui alcuni prof, da autentici eroi, riescono ancora a fare scuola contro tutto e tutti. Siamo al punto che ci vogliono dei veri eroi x fare scuola ! La scuola cosidettà privata e non-profit è volutamente tenuta schiacciata, marginale. Tra l'altro contro ogni logica di bilancio: uno studente di scuole primarie e secondarie in un istituto non statale costa il 55-60% del costo che ha in un istituto statale; c'è qualcuno che lo dice in alla gente ? No. Ma guai a criticare la scuola pubblica. Non dico ideologicamente, bensì x come è fattualmente, concretamente oggi. Riformarla è durissima, come ha constatato la Moratti. Nella scuola statale, come nella RAI, è confluito tutto il ciarpame ideologico veteromarxista-cattocomunista-statalista-assisenzialista-sindacalista-buonista-neutralista. Salvo nobili eccezioni ma, appunto, eccezioni. Idee tipo - libertà d'educazione - offerta formativa mista pubblico/privato/non-profit - autonomia didattica e di selezione del corpo docente degli istituti (statali inclusi) - incentivare il finanziamento privato (aziende) verso le università x produrre ricerca - introduzione di criteri meritocratici x gli insegnanti sono viste come male assoluto in tutto l'attuale schieramento governativo (salvo forse qualche radicale, ma si sono messi insieme a Boselli !) + anche qualcuno nell'opposizione. X questioni ideologiche, ma anche di potere: è un indotto immenso, i dipendenti del Ministero dell'istuzione sono oltre 1 milione ! (compresi i bidelli, che xme saranno in sovrannumero del 60%, avranno una resa lavorativa media procapite del 20%; tanto chi li licenzia a quelli ?) Cifra assurda in paragone con Germania, Francia, Canada, USA. Con le conseguenze, tra l'altro, - di bassi stipendi agli insegnanti (non ci mantieni la famiglia) - corpo insegnanti ormai tutto al femminile; viva le donne, x carità ! ma anche a scuola, come in tantissime famiglie e dopo la rasa al suolo culturale post-68, la figura paterna/maschile ormai è scomparsa. Detto questo ci sono già operanti in Italia migliaia di realtà non-profit (non pensate solo alle suore!) che fanno un lavoro eccellente, sia a livello di formazione primaria e secondaria che professionale che di formazione al lavoro. C'è ancora una ricchezza sociale in Italia che tutto il mondo se la sogna. Penso che tutti noi ci siamo imbattuti in qualcuna. Basterebbe decidere di accorgersi del fenomeno, di studiarlo un po' e di incentivarlo. L'è dura !! Alla fine c'ho 3 figli in istituti non statali, pago le rette (non detraibili fiscalm.) e pure la quota-tasse che finanzia il carrozzone degli istituti statali di cui non fruisco. Come direbbe il buon vecchio Lucio: ♫ Tu chiamale se vuoi, emozioni ... ♫

 

  By: XTOL on Martedì 08 Maggio 2007 15:18

ormai io vedo solo anomalie (sarà la sindrome di cassandra), ma il meccanismo mi sembrerebbe: inflazione in crescita = tassi in salita = rafforzamento della valuta, almeno secondo il nuovo paradigma

 

  By: GZ on Martedì 08 Maggio 2007 14:57

in europa l'economia gira al +2.5% e i tassi li teniamo al 3.50% con inflazione sul 2.1% in giappone l'economia gira al 2.3% e i tassi va beh...sempre allo 0.5% ok perchè raccontano la balla che l'inflazione è zero in inghilterra l'economia gira al +2.8% i tassi sono al 5.25% e oggi li portano al 5.50% ma l'inflazione ufficiale è al 3.1% prendi la Svezia o la Svizzera o la Corea e tutte con crescita maggiore di quella americana e inflazione simile hanno tassi tra il 3.5% e il 4.5% in USA l'economia gira al +1.3% e i tassi sono al 5.25% con inflazione ufficiale al 2.5% circa (anche se dipende da che misura prendi) quindi hai che i tassi sono 4 PUNTI PERCENTUALI SOPRA IL Pil E 3 PUNTI SOPRA L'INFLAZIONE Così a occhio è un anomalia no ?

 

  By: XTOL on Martedì 08 Maggio 2007 14:49

Perchè mai ad esempio la FED tiene i tassi al 5.25% con gli ultimi dati di PIL all'1.3% e l'occupazione che cresce dello 0.8% l'anno ? Perchè l'inflazione reale è più alta e deve tenerla a freno, senza dirlo apertamente altrimenti il dollaro crolla e con lui la montagna di debito -------------gz------------------- questo è l'unico passaggio che mi lascia perplesso, dato che tassi in aumento (da quando viviamo in questo strano mondo di monete virtuali) significano moneta più forte.

 

  By: Mr.Fog on Martedì 08 Maggio 2007 14:40

Ma, alla fine della fiera, le merci costano davvero MENO? A me non pare proprio. Il problema e' quello, si accetta la globalizzazione per ottenere dei vantaggi, che siano per tutti. Maggior divisione del lavoro, miglior produttivita', ottimizzazione delle risorse, costi e di conseguenza prezzi delle merci piu' BASSI. Ma quando? avete visto forse diminuire il costo di un qualsiasi bene che non fosse un CD? Ah si una cosa e' diminuita: IL VALORE DEL LAVORO. Questa globalizzazione si regge su una montagna di carta, ha bruciato la possibilita' che tutti potessero goderne e ha aperto la strada ad un'unica soluzione del problema: DISTRUZIONE CREATIVA.

 

  By: Gano* on Martedì 08 Maggio 2007 14:10

secondo me il problema è proprio l'inverso...l'italia non ha affatto cultura e livello di istruzione generalizzato..... ne abbiamo più dell'america latina e dell'africa ma meno dell'asia,... ----------------------------------- Allora e' giusto e sacrosanto che noi torniamo nelle caverne. Magari un giorno apriro' una pizzeria a Pechino o a Shangai... O una bancarella di gelati. Gianlini, non e' cosi'. Mentre lo e' per paesi come Singapore, Corea, Giappone, Taiwan e Vietnam, non lo e' per l' India e tutto il subcontinente indiano, ne' lo e' (ancora) per le regioni occidentali della Cina, verso le quali l' Est del paese sta gia' delocalizzando le fabbriche perche' la' il lavoro ora costa meno che a Shangai o a Hangzhou... ;-)

 

  By: gianlini on Martedì 08 Maggio 2007 14:06

Cosa abbiamo pero' (almeno fino ad oggi) in piu' rispetto a Cina ed India? La cultura ed livello alto di istruzione generalizzato a tutte le fascie della popolazione. GANO, stai parlando dell'italia rispetto a cina e india o rispetto a peru e colombia?? secondo me il problema è proprio l'inverso...l'italia non ha affatto cultura e livello di istruzione generalizzato..... ne abbiamo più dell'america latina e dell'africa ma meno dell'asia, io faccio colloqui a laureati-e o diplomati-e in lingue, ti giuro che sono di un'ignoranza......!!

 

  By: Gano* on Martedì 08 Maggio 2007 14:05

Il modo in cui l'Europa e l'America si sono industrializzate è stato il contrario, producendo in modo industriale pagavano salari più ALTI dei paesi che erano rimasti solo all'agricoltura e il consumo aumentava da loro di più e non hanno svalutato artificialmente il cambio per esportare ------------------------- Vorrei fare notare che la situazione ora e' ben diversa. A quel tempo Europa ed America mentre si industrializzavano dovevano competere con paesi SOLO agricoli (appunto). Oggi la Cina per svilupparsi deve competere con nazioni GIA' MOLTO sviluppate ed industrializzate, partendo quasi completamente da zero. Essendo piu' arretrata, l' unico punto sul quale puo' essere competitiva sono i costi, non potendo per ora esserlo i prodotti. Mi sembra naturale pero' che questa differenza in termini di costi finira'; mano a mano che procedera' lo sviluppo di questi paesi, aumenteranno i salari e il livello di istruzione della popolazione, e la competizione verra' giocata sulla qualita' del prodotto. Non solo. A quel punto la Cina sara' ricca, e consumera'. Tanto.

Adamo Smith non pensava alla Cina - gz  

  By: GZ on Martedì 08 Maggio 2007 13:48

... Adam Smith gia' piu' di due secoli fa aveva intuito la presenza di una mano invisibile nei mercati che ne riaggiusta gli squilibri... ----------------- Smith descriveva una situazione tra due paesi che si specializzano in due settori diversi e commerciano beneficiandone entrambi, ad esempio citava il Portogallo che produceva vino e lo vendeva in Inghilterra dove producevano ed esportavano lana NON una situazione in cui un area produce esattamente tutto quello che l'altra area o paese produceva, esattamente gli stessi beni identici, ma a costi più bassi perchè ha una popolazione 10 volte maggiore in miseria che lavora per tre lire senza nessuna protezione sociale e costo ambientale E in più manipola il cambio e i tassi di interesse schiacciandoli in modo artificiale e impedendo che si aggiustino con le forze di mercato Il modo in cui l'Europa e l'America si sono industrializzate è stato il contrario, producendo in modo industriale pagavano salari più ALTI dei paesi che erano rimasti solo all'agricoltura e il consumo aumentava da loro di più (e non hanno svalutato artificialmente il cambio per esportare) La Cina produce tutto quello che si fa qui in occidente solo a costi più bassi e dato che esporta 8 volte quello che importa dall'america hai che le stesse fabbriche chiudono in Oklahoma e aprono nel Guangdong. Se ne ^stanno accorgendo anche i top economisti come Blindner che fino a qualche anno fa pensavano fosse "free trade"#http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/05/04/AR2007050402555.html^

 

  By: Gano* on Martedì 08 Maggio 2007 13:44

Ma in un paese come l' Italia oramai chi si mette a lavorare in fabbrica? Molte delle persone che conosco preferirebbero essere disoccupate piuttosto che andare in catena di montaggio o a fare il manovale o il bracciante agricolo o lavorare al forno di una panetteria. Cosi' abbiamo zone con disoccupazione piuttosto alta, come il meridione ma che al tempo stesso ha un forte influsso di immigrati. A prima vista sembra un controsenso. Penso oramai sia un dato di fatto tangibile che il manifatturiero non sia piu' proponibile in Occidente. E' tramontato il tempo in cui facevi le Fiat a Torino quando puoi farle in Turchia (e fra poco dovrai magari spostare gli stabilimenti in Turkmenistan perche' la Turchia non conviene piu').Cosa abbiamo pero' (almeno fino ad oggi) in piu' rispetto a Cina ed India? La cultura ed livello alto di istruzione generalizzato a tutte le fascie della popolazione. Niente ci preclude percio' di svilupparci in quei settori dove questa situazione ci da' un vantaggio: alta tecnologia, servizi, progettazione, design, moda, turismo, finanza, farmaceutico, chimica fine, software... -come infatti fa la Svizzera ed alcune regioni economiche italiane-. Chi in Italia (o negli USA) vuole continuare a fabbricare accendini o rasoi usa e getta e' fuori dal tempo, quelli si importano dalla Cina perche' cosi' costano poco.

 

  By: GZ on Martedì 08 Maggio 2007 13:31

è un concetto molto semplice alla fine: il commercio estero è sano se è in qualche modo bilanciato, se io vendo qualcosa a te e tu vendi qualcosa a me oggi la Cina e India vendono merci e servizi e l'America vende loro obbligazioni (in parte anche l'europa, tanto è vero che l'euro sale sempre) è vero che avere un sistema legale solido, la protezione della legge, tribunali onesti e insomma un sistema dove non ti derubano è anche quello un vantaggio e i ricchi arabi, russi e cinesi avendo miliardi sostanzialmente rubati non li tengono in patria dove glieli possono riprendere ma anche la Svizzera oltre a gestire denaro ha dovuto farsi qualche fabbrica di cioccolato, orologi, farmaceutica, swatch, chimica...

 

  By: Gano* on Martedì 08 Maggio 2007 13:27

L' unica soluzione -penso condivisa anche da banche centrali e governi- e' che i cinesi (e magari anche gli indiani, anche se per loro il discorso e' piu' complesso) comincino a consumare di piu', cosa che ritengo per altro piuttosto inevitabile. E non e' una scoperta di oggi, ma Adam Smith gia' piu' di due secoli fa aveva intuito la presenza di una mano invisibile nei mercati che ne riaggiusta gli squilibri. La Cina cresce, si arricchisce, i suoi salari crecono e questo miliardo e trecentomilioni di persone diventano consumatori formidabili (gia' lo stanno diventando), probabilmente cosi' formidabili da fare impallidire quello che furono gli USA. Non solo, una Cina sviluppata, che consuma e che vuole consumare sempre di piu' finira' per avere anche costi e salari paragonabili a quelli dei paesi occidentali, ed ecco cosi' che si riequilibreranno tra di loro le zone economiche e quelle produttive, con beneficio di tutti.

 

  By: gianlini on Martedì 08 Maggio 2007 13:25

esatto il vantaggio è che per 4-5-6 anni puoi fare il quasi-disoccupato e consumare come se lavorassi come un negro, ma ad un certo punto la fiesta finisce ho qui oggi gli operai ad installare l'antifurto, l'aiutante è un caraibico, uno di quelli che lo vedi bene a ballare la salsa, chissà perchè non sembra così a suo agio fra trapani e rivetti perchè mai uno deve importare dai caraibi uno a fare questo lavoro, mentre lascia il 18enni a scuola a farsi le canne e a filmare con il videofonino (fatto dai cinesi) il fondoschiena dell'insegnante?