Draghi è un domatore di serpenti

 

  By: cicala on Giovedì 22 Gennaio 2015 17:53

Buonasera Per bilanciare quanto affermato sotto mi permetto di segnalare questo... http://scenarieconomici.it/bce-certifica-qe-leuro-accordo-cambi-fissi-antonio-maria-rinaldi/

 

  By: GZ on Giovedì 22 Gennaio 2015 17:40

Gio, 22/01/2015 - 15:18 Deputati PD ^Bce: Fregolent, Decisione storica, mossa decisiva contro crisi#http://www.deputatipd.it/news/bce-fregolent-decisione-storica-mossa-decisiva-contro-crisi^ “La decisione presa oggi dalla Banca Centrale Europea ha una portata storica. Rappresenta una svolta nelle politiche economiche europee. Segna l’abbandono di un approccio rigorista, e costituisce una mossa probabilmente decisiva nella battaglia contro la crisi”. Lo dichiara Silvia Fregolent, vice-presidente del gruppo dei deputati Pd. #b# “Con il quantitative easing annunciato da Draghi – spiega Fregolent – l’Unione Europea si appresta a varare una misura di sicura efficacia nel combattere la deflazione e ridare forza a una domanda ancora troppo fiacca. Oggi, l’istituto di Francoforte ha posto, di fatto, fine alla linea rigorista dopo che quest’ultima aveva dato evidente prova della sua sterilità”.#/b# “Siamo dunque – prosegue Fregolent – molto soddisfatti, considerato anche il lavoro svolto in sede europea dal governo italiano per mettere in guardia l’Unione dai pericoli cui sarebbe andata incontro andando avanti sulla strada del rigore”. “Con il quantitative easing, la Bce ha fatto la sua parte. La nostra è quella di continuare, con determinazione, e portare a termine il lavoro sulle riforme. Solo così l’Italia potrà lasciarsi definitivamente la crisi dietro le spalle”, conclude Fregolent. ---- Nota Bene. Silvia Fregolent è laureata in legge Cinque minuti di ^video di Nick Rowe che spiega cos'è il Quantitative Easing#http://www.tubechop.com/watch/4513402^. Nick Rowe è forse oggi il top economista monetario di scuola "monetarista"

 

  By: lmwillys on Giovedì 22 Gennaio 2015 17:19

mi chiedevo dopo aver sentito draghetto oggi quanto tempo pensate ancora passerà prima di mandare definitivamente a fankulo il denaro ... se soetoro non manterrà quanto promesso ieri l'anno prossimo secondo Oxfam l'1% deterrà più della metà della ricchezza planetaria, deteneva il 44% nel 2009 ...

 

  By: shabib on Giovedì 22 Gennaio 2015 16:40

MAI , MAI chiudere un conto in Austria ....

 

  By: Paolo_B on Giovedì 22 Gennaio 2015 16:18

Cosa dite ? Posso chiudere il conto in Austria e rimpatriare ? Penso che le banche italiane per più di un anno non sono più a rischio. Per quello in dollari in USA penso si possa aspettare ancora che magari andiamo a 1 a 1 sul dollaro, o no ?

parla il governatore della Banca d'Italia Visco - Moderatore  

  By: Moderatore on Lunedì 12 Gennaio 2015 23:02

intervista rilasciata dal Governatore della Banca d’Italia ^Ignazio Visco l’11 Gennaio 2015 al giornale tedesco Welt am Sonntag#https://www.bancaditalia.it/media/notizia/intervista-del-governatore-al-welt-am-sonntag^; (l’originale della traduzione si trova nel sito della Banca d’Italia). #i# parla Ignazio Visco:"#b# ...la situazione è così critica. I comportamenti dei consumatori potrebbero adattarsi sempre di più a tassi d’inflazione molto bassi o addirittura negativi....Quando i tassi ufficiali scendono a zero, non resta che ampliare la quantità di moneta. Abbiamo diversi modi per farlo. Potremmo anche metterci per strada e distribuire banconote. Oppure, appunto, compriamo titoli di Stato. #/b#Si tratta di uno strumento standard della politica monetaria, che chiamiamo ‘non convenzionale’ soltanto perché per molto tempo in Europa non è stato usato... #/i# " #F_START# size=3 color=blue #F_MID#Non esiste nessuna prova che un inflazione zero o anche a -1% spinga la gente a consumare di meno. Visco dice che si rischia che il consumatori rimandino gli acquisti del frigo o dell'auto o di non so che, perchè pensano che TRA UN ANNO COSTERA' UN -1% DI MENO (?). Intanto la "deflazione" dei prezzi in Europa non è che sia così drammatica... #ALLEGATO_1# In pratica dice che il rischio è che la gente risparmi di più e spenda meno. Visco... la gente spende meno quando... ha meno soldi! Quando gli aumenti l'IVA o l'IMU! Non quando l'inflazione scende da 2% a 0%, che anzi ha l'effetto di far salire i redditi reali di chi ha stipendi, pensioni o incassa cedole... In Giappone dove l'inflazione è stata intorno a -1% per anni, il risparmio delle famiglie è sceso lo stesso, nessuno ha notato una tendenza a spendere di meno a causa di un -1% di inflazione... Nel XIX secolo l'inflazione è stata negativa per decenni e l'economia è cresciuta lo stesso... E' ancora più assurdo dire che l'acquisto ora con il QE, di 100 o 200 mld di BTP da parte della BCE farà salire l'inflazione. Questo lo ripetono tutti per cui è diventato un articolo di fede, penso che lo dicano anche a Messa e lo insegnino ai bambini. Visco dice cioè che sei i fondi, le banche e gli investitori esteri (che possiedono l'85% dei titoli di stato) venderanno i loro BTP a prezzi un attimo più alti alla BCE che glieli compra, poi saliranno i prezzi dei frigo, delle auto, dell'olio, dei vestiti, dei mobili, dei computer e degli altri beni di consumo. E' una balla. Ma perchè lo dice ? Perchè il motivo vero è che vorrebbero indurre a indebitarsi di più, ma questo non possono dirlo apertamente, anche perchè ormai è assurdo, visto che l'Euro è stato sostanzialmente un sistema per far indebitare tutti, per creare debito #ALLEGATO_2# Con il "QE" crei solo dei (piccoli) capital gain per gli investitori, i quali giocando d'anticipo hanno però già comprato i BTP e gli altri bond nei mesi scorsi, come ammette Visco che dice: "se ora non lo facciamo, i BTP franano perchè il mercato li ha già comprati, per rivenderli a noi della BCE...". Ma appunto, nonostante il rialzo di tutti i bonds indotto dall'aspettativa del QE in arrivo dei mesi precedenti, l'inflazione è scesa lo stesso... Perchè facendo scendere i rendimenti riduci anche il reddito invece di chi non ha BTP, cioè titoli a tasso fisso, ma invece conti a risparmio, bot, cct, buoni postali... No. Il motivo vero per il QE non si può dire, ma è che hanno creato una tale montagna di debito (vedi qui il totale dei bonds) che se non tengono i tassi vicini a zero e non fanno un poco di inflazione poi iniziano i default#F_END# #ALLEGATO_3# ---- intervista rilasciata dal Governatore della Banca d’Italia ^Ignazio Visco l’11 Gennaio 2015 al giornale tedesco Welt am Sonntag#https://www.bancaditalia.it/media/notizia/intervista-del-governatore-al-welt-am-sonntag^ -- Welt am Sonntag: In Germania si discute spesso su quale paese rappresenti oggi il maggiore problema per l’Unione monetaria: Grecia, Francia o magari Italia. Lei non pensa invece che il vero problema sia forse la Germania, visto che la Bce potrebbe intervenire molto di più senza le forti resistenze tedesche? Ignazio Visco: Non direi di nessun paese che rappresenta un problema. E non possiamo parlare nemmeno di un conflitto tra Germania e resto d‘Europa. Abbiamo un problema comune: attualmente i tassi d’inflazione sono dappertutto molto bassi. Welt am Sonntag: La maggioranza dei tedeschi è preoccupata non tanto dei bassi tassi d’inflazione quanto delle misure che la Bce potrebbe scegliere per combatterli. Ignazio Visco: Posso solo dire che non va sottovalutato il rischio macroeconomico. Se i tassi d’inflazione restano molto bassi per troppo tempo e l’economia praticamente non cresce più, rischiamo di scivolare in una spirale negativa che si auto-alimenta sempre più – e questo si chiama deflazione. Welt am Sonntag: La deflazione è considerata pericolosa soprattutto perché i consumatori, aspettandosi che i prezzi continuino a calare, non spendono più, per cui la crisi economica continua a peggiorare. Siamo già a questo punto, visto che a dicembre i prezzi dell’Eurozona sono scesi per la prima volta da cinque anni? Ignazio Visco: Si tratta di un dato solo che, però, arriva alla fine di una lunga serie di tassi d’inflazione molto bassi. Per questo la situazione è così critica. I comportamenti dei consumatori potrebbero adattarsi sempre di più a tassi d’inflazione molto bassi o addirittura negativi. Welt am Sonntag: Ultimamente, però, i prezzi sono scesi soprattutto per un motivo: per il calo dei prezzi del petrolio. Negli ultimi mesi la cosiddetta core inflation è stata piuttosto stabile. In passato il Consiglio direttivo non si faceva impressionare da simili movimenti dei prezzi dell’energia. Oggi questo principio non vale più? Ignazio Visco: In linea di principio lei ha ragione: il cambiamento una tantum del livello dei prezzi non può essere interpretato come tendenza inflattiva o deflattiva. L’ho sottolineato più volte, con i miei colleghi, quando i prezzi sono saliti una tantum, ad esempio a causa di aumenti di imposte. Attualmente, però, anche la core inflation è bassa: con meno dell’1 per cento è anch’essa nettamente inferiore al nostro obiettivo, che prevede tassi leggermente al di sotto al 2 per cento nel medio periodo. Se non agissimo non risponderemmo al nostro mandato. E più si prolunga il periodo in cui siamo molto lontani dall’obiettivo, peggio è. Secondo le attese degli operatori di mercato, torneremmo a un tasso d’inflazione vicino al 2 per cento soltanto nel 2025. Welt am Sonntag: I prezzi bassi del petrolio riducono, però, per la banca centrale la pressione a stimolare l’economia. Secondo il Presidente della Bundesbank. Weidmann si tratta di un programma congiunturale ‘regalato’ all’Europa. Ignazio Visco: Il basso prezzo del petrolio aiuta l’economia, non ci sono dubbi. D’altra parte, però, fa anche scendere i prezzi, e ciò è un problema quando i tassi d’inflazione sono già vicini a zero. Le aspettative d’inflazione rischiano di scendere ancora. Welt am Sonntag: Lei è quindi favorevole all’intervento della banca centrale. Significa necessariamente che si compreranno titoli di Stato oppure esistono delle alternative? Ignazio Visco: Nella situazione attuale l’acquisto di titoli di Stato è il mezzo più efficace. Nel Consiglio direttivo stiamo discutendo diverse possibilità, anche l’acquisto di altri titoli, ad esempio corporate bonds. Ma questo mercato non è molto spesso e inoltre vi si finanziano soprattutto i grandi gruppi, che già ora trovano liquidità a prezzi molto favorevoli. Welt am Sonntag: Perché è così ottimista riguardo all’efficacia dell’acquisto di titoli di Stato? Secondo le previsioni più rosee, anche predisponendo un programma per 1000 miliardi il tasso d’inflazione non aumenterebbe più di 0,4 o 0,5 punti percentuali. Ignazio Visco: Se riuscissimo ad aumentare l’inflazione dello 0,4 % sarei senz’altro soddisfatto: sarebbe un ottimo risultato. Saremmo su una via che potrebbe riportare l’inflazione vicino al 2 per cento già nel 2016. Welt am Sonntag: Secondo le previsioni più pessimiste, invece, l’inflazione aumenterebbe soltanto dello 0,1 per cento – sarebbe un effetto quasi trascurabile. Ignazio Visco: Le nostre stime sono più vicine allo 0,4 che non allo 0,1 per cento. Ammetto, tuttavia, che si tratta di un effetto difficilmente prevedibile. Molti pensano soltanto all’effetto sull’offerta di credito e questo non sarà molto grande. Il QE, però, agisce anche tramite altri canali, ad esempio fa scendere i tassi a lungo termine, un fenomeno che in America ha contribuito decisamente al successo degli acquisti di titoli di Stato. Welt am Sonntag: All’inizio del programma americano, però, i tassi erano sensibilmente superiori a quelli che registriamo attualmente in Europa. Ignazio Visco: Erano un po’ più elevati, è vero, ma soprattutto per un motivo: in una certa misura i mercati finanziari hanno oggi già incluso il QE nei prezzi attuali. Ora dobbiamo intervenire, altrimenti i tassi ricomincerebbero subito a salire. Welt am Sonntag: Rispetto al QE non va deciso soltanto il ‘sì’ o il ‘no’, ma anche il ‘come’. Si sta, ad esempio, discutendo su chi risponderà in caso di default di un paese – l’Eurosistema nel suo insieme oppure soltanto la relativa banca centrale. Ignazio Visco: È’ una domanda legittima. Ma se le Banche centrali nazionali acquistassero i titoli a carico del proprio bilancio, la frammentazione finanziaria nell’area potrebbe tornare ad ampliarsi rispetto alle condizioni attuali. Faremmo bene a mantenere le procedure che valgono per tutti i nostri interventi di politica monetaria: i rischi sono condivisi dall’Eurosistema nel suo insieme. Welt am Sonntag: A suo parere l’acquisto di titoli di Stato è quindi uno strumento monetario normale e la banca centrale non dovrebbe preoccuparsi troppo degli effetti collaterali? Ignazio Visco: Ovviamente dobbiamo considerarne gli effetti, ma in fin dei conti abbiamo un chiaro mandato: la stabilità dei prezzi. Lo strumento più importante per ottenerla sono in condizioni normali i tassi d’interesse. Quando i tassi ufficiali scendono a zero, non resta che ampliare la quantità di moneta. Abbiamo diversi modi per farlo. Potremmo anche metterci per strada e distribuire banconote. Oppure, appunto, compriamo titoli di Stato. Si tratta di uno strumento standard della politica monetaria, che chiamiamo ‘non convenzionale’ soltanto perché per molto tempo in Europa non è stato usato. Welt am Sonntag: Così facendo si potrebbero, però, provocare nuovi rischi, ad esempio bolle sui mercati delle attività finanziarie e reali. In Germania si teme un surriscaldamento del mercato immobiliare. Ignazio Visco: In linea di principio questo rischio esiste. Gli investitori sono sempre a caccia di rendimento e tassi troppo bassi potrebbero tentarli a ignorare i rischi. In passato ciò è successo. Attualmente, però, la situazione è un po’ diversa. Gli squilibri finanziari non sono ampiamente diffusi: sono locali e possono essere contenuti con misure mirate come, ad esempio, la definizione di riserve patrimoniali o di limiti alla quota mutuabile nel caso dell’acquisto di immobili. Welt am Sonntag: La Bce ha spesso criticato i governi per l’eccessiva lentezza nell’attuazione delle riforme e per i progressi insufficienti nel consolidamento delle finanze pubbliche. Non teme che i politici si lascino andare, appena la Bce deciderà un programma d’acquisto di titoli di Stato? Ignazio Visco: Questa questione non può essere determinante per noi, perché in fondo non è una questione di politica monetaria. Welt am Sonntag: Ma riguarda le conseguenze del vostro operato. Ignazio Visco: Quello che dobbiamo fare noi è creare moneta e assicurare che i tassi d’inflazione ricomincino a salire. I governi dovranno poi fare la loro parte. Le banche centrali non dovrebbero farsi limitare troppo. In ogni caso le riforme strutturali sono essenziali. Jens Weidmann e io siamo assolutamente d’accordo su un punto: la politica monetaria è certamente uno strumento forte, ma non può far salire la produttività o migliorare le strutture economiche. Questo è compito della politica economica. Welt am Sonntag: È soddisfatto delle riforme strutturali in Europa e, in particolare, in Italia? Ignazio Visco: Procedono a rilento, in Europa nel suo insieme e anche in Italia. La riforma delle pensioni varata nel 2012 è davvero eccezionale, ma da sola non basta. Un problema centrale in Italia è l’elevata incertezza, che dissuade le imprese dall’investire. I governi italiani cambiano spesso. Con ogni cambio c’è il pericolo che riforme varate in precedenza siano modificate o non siano attuate. Questo deve finire. Altri problemi, invece, non riguardano soltanto l’Italia. Welt am Sonntag: A cosa si riferisce concretamente? Ignazio Visco: Per troppo tempo l’Eurozona ha preso sotto gamba il cambiamento globale. Penso al progresso tecnologico, all’invecchiamento demografico o all’accesso a nuovi mercati. Servono riforme strutturali che rendano l’economia più flessibile. Penso all’istruzione, a un clima più favorevole alle imprese, a meno burocrazia. Viviamo in un’economia nuova. Dieci anni fa ci chiedevamo se poteva esistere una “new economy”. Oggi è diventata realtà. Welt am Sonntag: Pensa che l’Europa riesca a tenere il passo in questa nuova economia? Ignazio Visco: C’è un grande pericolo: la contrazione dell’industria manifatturiera europea. La Germania è la ‘fabbrica’ più importante del mondo: un lavoratore su cinque è occupato nel settore; in Francia è uno su dieci. Per compensare il calo dell’attività industriale dobbiamo trovare nuove strade per garantire i posti di lavoro. Stanno nascendo settori nuovi. L’Europa deve diventare più innovativa. Chi avrebbe pensato, dieci anni fa, che saremmo andati in giro con i tablets? Chi avrebbe pensato che una telefonata con gli USA sarebbe stata gratuita grazie a Skype? 42 anni fa, quando studiavo negli Stati Uniti, ci potevamo permettere di chiamare casa una volta al mese. Welt am Sonntag: L’Europa ha bisogno anche di un rinnovamento dell’Unione monetaria? Ignazio Visco: L’euro è una moneta senza Stato. Lo potrà restare ancora per un po’, ma questo non potrà essere lo stato finale. Il prossimo passo deve portare nella direzione di un’unione politica. Welt am Sonntag: Al momento non si va avanti, ma piuttosto indietro. In vista delle prossime elezioni ad Atene si specula di nuovo sull’uscita della Grecia dall’Eurozona. È preoccupato? Ignazio Visco: Le banche centrali non devono intervenire nel processo democratico. Una cosa è chiara, però: l’Unione monetaria va rafforzata, non indebolita. La maggior parte delle nostre azioni richiede fiducia. Naturalmente i paesi più deboli hanno una loro responsabilità. Ma ci vuole anche la comprensione dei paesi più stabili. Dobbiamo capire che la forza dell’Europa viene dal fatto che siamo uniti.

 

  By: pana on Venerdì 02 Gennaio 2015 09:25

Sull Economist spiegano i benefici per la LItuania ad avere l' EURO COSTI di funding piu bassi, ma perche prima pura avendo sovranita monetaria e valutaria i costi di funding erano piu alti ? here are also other reasons why Lithuania wants to join. Boosters point to the economic benefits of membership. With euro adoption, investors believe that economic policymaking becomes more predictable. What is more, Lithuania’s banks and central bank will gain access to ECB funding in an emergency. That should reduce the government's cost of borrowing (as it did for Estonia when it joined in 2011). http://www.economist.com/blogs/economist-explains/2014/12/economist-explains-12

Hamas leader Khaled Meshaal exclusive interview - BBC News - YouTube

 

  By: hobi50 on Giovedì 01 Gennaio 2015 05:37

"prima però deve spiegare perchè "il denaro in circolazione non possa coprire i beni reali." Pensavo di non dover affrontare questa parte della discussione : a naso direi " ...ca va san dir " .. La quantita' della moneta austriaca e' un numero DATO (e a spanne poco variabile). Come e' possibile affermare che le necessita' di finanziamento del sistema economico sono soddisfatte dalla quantita' di moneta esistente ? Mi passi la battuta : se accadesse questo sarebbe nient'altro che una bella botta di c..o! L'altra cosa del suo post precedente che mi lascia perplesso e' il ruolo dei banchieri centrali o master of universe o pianificatori centrali. Lei non puo' opporre al sottoscritto l'anomalia del ruolo che si sono voluti assumere i banchieri centrali negli ultimi anni. Io ho denunciato la cosa in tempi non sospetti, e la combatto intellettualmente. I banchieri centrali sono organi di controllo in primis e devono solo REAGIRE alle milioni di microdecisioni prese dal comune banchiere. Punto : c'est suffis. Dov'e' la pianificazione centrale in questo ruolo? Tradizionalmente il banchiere centrale influenza i tassi a breve per contrastare pressioni inflazionistiche e somministra riserve bancarie per agevolare gli scambi. Ancora una volta ...punto. Non esiste il ruolo di pianificatore presso la banca centrale. E' fenomeno tipico degli ultimi anni quello dei master of universe tendente ad evitare al sistema finanziario dolorose prese d'atto di insolvenza. Ruolo che trova tutti daccordi : banchieri insolventi e salvati,grande capitale salvato nel valore degli assets perche' il mercato "sa" che la banca centrale viglila ,ed infine popolo bue che spera nella banca centrale per agevolare la spesa pubblica. Questo e' un sistema che non puo funzionare. Solo una serie importante di default lo puo purgare. Hobi

 

  By: XTOL on Mercoledì 31 Dicembre 2014 19:33

"si puo mettere altra carne al fuoco ?" oh, parecchia! :) prima però deve spiegare perchè "il denaro in circolazione non possa coprire i beni reali." cmq il mio bilancio suona diverso (ma non avendo entrambi una controprova, possiamo solo esprimere opinioni): io vedo l'economia come un'auto che può andare in automatico a velocità moderatamente variabili (quando a decidere sono i 7miliardi di agenti economici), oppure a velocità molto diverse, con brusche accelerazioni e frenate -i boom e i bust- (quando a decidere sono i masters): quale regime farà fare più strada all'auto? c'è poi la questione etica: il pianificatore centrale intervenendo favorisce sempre qualcuno a scapito di altri ps: a me non importa che la moneta sia una commodity, mi importa solo che non abbia un pianificatore/stregone a gestirla

 

  By: hobi50 on Mercoledì 31 Dicembre 2014 19:03

"lei vede il credito come un iou da pagarsi in futuro con beni reali " Direi perfetto. "gli austriaci lo vedono come corrispondenza di beni reali prima risparmiati, poi dati in credito." Qui discutiamo. E' mia opinione che il denaro in circolazione non possa coprire i beni reali utilizzabili nei processi produttivi e di consumo . Quindi c'e' l'impossibilita' del sistema monetario a finanziare tutto lo sviluppo POSSIBILE. A questo punto possiamo fare un bilancio. Nell'economia fiat si rischia l'inflazione e le le crisi sistemiche. Nell'economia con moneta commodity si accetta un minore sviluppo. Cos'e' preferibile ? Siamo alle pure preferenze oppure si puo mettere altra carne al fuoco ? Hobi

 

  By: XTOL on Mercoledì 31 Dicembre 2014 18:06

ma non c'è nessuna assenza! (naturalmente qui non siamo d'accordo). lei vede il credito come un iou da pagarsi in futuro con beni reali gli austriaci lo vedono come corrispondenza di beni reali prima risparmiati, poi dati in credito. nel primo caso è impossibile sfuggire all'esasperazione dei cicli economici nel secondo vengono minimizzati in nessun caso c'è un limite, in entrambi c'è un costo del denaro che, quando artatamente fissato dal pianificatore, fa danni distorcendo le scelte degli agenti economici (si veda la corsa agli acquisti di i-phone in russia, dove vediamo subito cos'è la qualità della moneta)

 

  By: hobi50 on Mercoledì 31 Dicembre 2014 17:41

Ho letto ,Xtol ...ma che delusione la teoria qualitativa della moneta ! Gli austriaci continuano a parlare di un mondo che non esiste piu'. Per loro esiste solo l'economia del baratto che si upgrada con l'inserimento della moneta. La moneta finalizzata allo scambio e ..fine de discorsi. Siamo invece in un'economia capitalista di produzione in cui il credito riveste un ruolo fondamentale. Chissa' perche' questa parolina " credito" gli austriaci la bypassano allegramente. E' inimmaginabile pensare che lo sviluppo di un paese possa trovare un limite nell'assenza di denaro. Vivaddio il denaro non e' ne' il grano ne' il petrolio che ,se non ci sono,non si possono inventare ! Hobi

 

  By: XTOL on Mercoledì 31 Dicembre 2014 13:12

una lettura un po' più seria: ^La qualità della moneta#http://vonmises.it/2014/10/17/la-qualita-della-moneta-parte-prima/^ ^parte seconda#http://vonmises.it/2014/10/24/la-qualita-della-moneta-parte-seconda/^ ^parte terza#http://vonmises.it/2014/10/31/la-qualita-della-moneta-parte-terza/^ ^parte quarta#http://vonmises.it/2014/11/07/la-qualita-della-moneta-parte-quarta/^ in totale 10 minuti di lettura

 

  By: pablo on Mercoledì 31 Dicembre 2014 12:43

Xtol, non si sta parlando di allegro stampaggio, ma di un meccanismo che se usato correttamente garantisce benessere e stabilità. Hai letto quello che ho postato? Se non ci sono abnormità, il debito è una partita di giro. Qui la questione è che ci facciamo prendere per il c ulo e ci siamo dimenticati la logica. LA sovranità monetaria, la possibilità di emettere e controllare i flussi della propria moneta, sono l'unica speranza di salvezza che abbiamo. E non solo noi. Soltanto che la deriva portata dal 15ennio di follia e dai 12 anni di truffa dell'Euro hanno causato danni incalcolabili, e ora ci tocca ripartire come dopo la fine di una guerra. E quindi sarà durissima.

 

  By: XTOL on Mercoledì 31 Dicembre 2014 12:17

"a beneficio dei testoni" eccomi: che conseguenze determina sulla ricchezza reale l'allegro stampaggio? qui si continua a ignorare che la necessità di stampare nasce per combattere una deflazione da moneta endogena che scompare (le banche non fanno più credito) allora: o si cancella ope legis e contemporaneamente la moneta endogena (col free banking e l'eliminazione delle banche centrali), o far crescere la base monetaria per rilanciare un altro giro di bolle finanziarie è stupido