Lavoro&Propaganda, così Poletti smentì di nuovo se stesso - Moderatore
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By: Moderatore on Giovedì 02 Aprile 2015 16:00
Lavoro&Propaganda, così Poletti smentì di nuovo se stesso
di Marta Fana
da ^Valigia Blu#http://www.valigiablu.it/lavoropropaganda-cosi-poletti-smenti-di-nuovo-se-stesso/^
Il ministro del Lavoro annuncia ‘+79mila contratti a tempo indeterminato nel 2015’, ma anche questa volta non tiene conto delle cessazioni. L’Istat registra un aumento della disoccupazione, con un mercato del lavoro che non vede segnali di ripresa.
Sono giorni frenetici riguardo l’andamento del mercato del lavoro italiano. Situazione dovuta alle ^dichiarazioni#http://www.huffingtonpost.it/2015/03/16/assunzioni-jobs-act-renzi_n_6876530.html?^ di Tito Boeri, nuovo presidente dell’Inps, sulle richieste di decontribuzione da parte delle imprese e seguite dagli ^annunci#http://www.repubblica.it/economia/2015/03/26/news/poletti_79mila_contratti_a_tempo_determinato_in_soli_due_mesi-110543804/^ del governo con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Nei primi due mesi del 2015 sono stati attivati 79 mila contratti a tempo indeterminato».
Gli annunci sortiscono effetti diversi, c’è chi li esalta e c’è chi si interroga per capire cosa realmente rappresentano quei numeri. Visti i ^precedenti#http://www.valigiablu.it/disoccupazione-poletti-jobsact/^ del ministro Poletti era lecito attendere la pubblicazione dei dati sulle “comunicazioni obbligatorie”, per capire se le cifre dichiarate fossero veritiere e se rappresentassero nuovi posti di lavoro creati o solo una trasformazione contrattuale di quelli esistenti. Secondo il calendario del ministero del Lavoro, la pubblicazione di questi dati sarebbe dovuta avvenire il 5 giugno, ma il ministro ha deciso di ^anticipare#http://www.lavoro.gov.it/AreaComunicazione/comunicati/Pages/20150330-dati-attivazioni-e-cessazioni-di-contratti.aspx^ la pubblicazione con dati però incompleti in cui mancano informazioni relative alla durata dei contratti e alle cause di cessazione. Un metodo scorretto che non aiuta i cittadini a capire quale sia la reale condizione del mercato del lavoro.
Ad emergere, comunque, dall’analisi dei dati è che il proclama dei 79 mila posti a tempo indeterminato nei primi due mesi del 2015 non corrisponde al vero. Al netto delle cessazioni di rapporto (cioè le interruzioni per licenziamento, dimissioni o altro), infatti, i contratti a tempo indeterminato sono, a gennaio, 27.119 (figura 1), mentre a febbraio, 18.584. L‘incidenza dei nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato è dell’ 8% a gennaio e del 15% a febbraio, in media solo 13 contratti su 100 sono a tempo indeterminato. A farla da padrone sono i contratti a tempo determinato che incidono rispettivamente per l’80% e il 70%, a gennaio e febbraio a conferma che il mercato del lavoro rimane caratterizzato dalla precarietà.
#ALLEGATO_1#
Figura 1. Fonte: elaborazione propria su dati C.O. del Ministero del Lavoro.
Quindi la somma dei contratti netti a tempo indeterminato tra gennaio e febbraio del 2015 è di 45.703 e non di 79mila. Ancora una volta il Ministro comunica infatti solo le attivazioni e non anche quante sono state nello stesso intervallo di tempo le cessazioni contrattuali. Invece se si confronta il dato di quest’anno con quello dei primi due mesi del 2014, l’aumento delle attivazioni nette nel 2015 è di 64.637. Comunque il 18% in meno rispetto a quanto dichiarato dal ministro e ripreso su tutti Tg e giornali. Vero invece che tra gennaio e febbraio 2014 le cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato superavano le attivazioni e quindi nei primi due mesi del 2015 c’è stato un miglioramento. Quello che non possiamo dire con certezza, ma che si può comunque capire dai dati, è che quest’aumento di contratti a tempo indeterminato non rappresenta un eguale aumento di posti di lavoro stabili. Infatti, i contratti di collaborazione e altre tipologie di lavoro atipico diminuiscono tra i primi due mesi del 2015 e del 2014, quindi è possibile dire che l’aumento del tempo indeterminato è derivato almeno in parte da una trasformazione delle tipologie contrattuali. Per dare una descrizione certa sono necessarie informazioni riguardo la transizione di ogni lavoratore tra le diverse tipologie contrattuali, inormazioni contenute nelle banche dati amministrative non pubbliche.
Da cosa dipende questo miglioramento? Sicuramente dagli incentivi previsti in legge di stabilità che, per quanto riguarda il settore produttivo, sono le uniche novità interne all’Italia. Non sappiamo però quali settori sono interessati da queste variazioni, così come non sappiamo quale classe di età interessano questi contratti.
Tra l’altro esistono ^segnali di miglioramento#http://ec.europa.eu/eurostat/web/products-statistical-books/-/KS-BJ-15-003^ nell’economia di altri paesi, ^come gli Usa#http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-01-30/pil-usa-crescita-semestrale-e-stata-piu-robusta-un-decennio-152638.shtml?uuid=ABKbaMt^, i quali trasmettono al governo quell’euforia circa la luce in fondo al tunnel della crisi. Tuttavia, anche questi dati sono ancora piuttosto esigui, come le ^previsioni di crescita#http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-03-31/pil-istat-si-rafforzano-segnali-positivi-mercato-lavoro-segnali-contrastanti-171501.shtml?uuid=AB1LEKID^ del Pil del primo trimestre. Probabilmente non saranno usati con cautela nelle prossime dichiarazioni così come non verrà, ancora una volta, ascoltato il monito di Federico Caffé, economista italiano, che nel 1978 affermava: «una ripresa congiunturale senza minore disoccupazione è una mera indicazione statistica priva di ogni valido interesse».
L'articolo continua ^qui#http://www.valigiablu.it/lavoropropaganda-cosi-poletti-smenti-di-nuovo-se-stesso/^