Mercati ed Azioni Americane

 

  By: cisha on Giovedì 02 Dicembre 2004 11:01

Ci sono tre titoli che mi hanno colpito...non so per quale motivo ma una vocina mi dice che potrebbero fare un po di soldi: 1) MERLONI che ha ceduto il ramo secco no-core FaberFactor elemento di incertezza nel business complessivo dell'azienda. Inoltre continua a trattare a sconto rispetto ai peers del 38% sul rapporto Ev/EBTDA 04-05 e di circa il 40% sui p/e 04-05....inoltre, notizia non da poco, sappiamo che a gennaio/febbraio cambierà nome assumendo quello che tutti conosconono anche a livello internazionale e cioè INDESIT con un buon ritorno anche nei confronti degli investitori meno attenti. Le tensioni sui metalli si dovrebbero alleggerire nel tempo. 2) Si è svegliata ieri una big del legno LUISIANA-PACIFIC che dopo la corsa incredibile dell'ultimo anno aveva lateralizzato....io non me ne intendo di grafici ma a sensazione credo che quello sia un buy. Riguardando anche indietro vediamo che in prossimità di ottobre/novembre il titolo tutti gli anni rialza di un bel po. 3) Infine volevo segnalare l'accordo che i paesi dell'area cina-giappone-india-corea-australia-n.zelanda circa l'abbattimento di tutti i dazi doganali. Inoltre l'accordo prevede collegamenti infrastrutturali per i trasporti persone/merci e milioni di chilometri di fibra-ottica di collegamenti fra di loro. La risposta asiatica all'Unione europea in termini di accordi multilaterali;...se la fanno è una vera lezione ed una vera batosta. Intanto noi investitori potremmo cominciare a comprare qualche titolo di big di quei posti nelle fibre ottiche, nei trasporti e nel cemento. 4) Un ultima cosa prima che mi passi.....ACQUA che in CINA e non solo manca e mancherà sempre di più specialmente nelle grandi città....occorre assolutamente trovare titoli di questo settore ed investirci. Qualcuno già li conosce?????

 

  By: Leofab on Martedì 30 Novembre 2004 17:17

Non è venuto il titolo ma specifico che il pezzo è un commento di Gaetano Oteri di Tecnogest.

 

  By: GZ on Martedì 30 Novembre 2004 17:12

ohhh....bene, commenti del genere di sottofondo sono quello che ci vuole per essere incoraggiato a comprare, solo un piccolo cedimento ancora... in modo che aumentino ...

 

  By: Leofab on Martedì 30 Novembre 2004 17:05

Un articolo sul Barron's (il settimanale del Wall Street Journal) si è soffermato sulla figura del sottosegretario al tesoro John Snow, che sembrerebbe essere riconfermato dall'attuale amministrazione Bush. In questo articolo, si afferma che non si sta facendo assolutamente niente per aiutare l'economia occidentale ad uscire dalla prossima crisi del dollaro debole. Sempre lo stesso giornalista, scrive che solo chi non fa niente, si comporta peggio di chi svolge in modo pessimo il suo lavoro. L'operato di Snow rischia di nauseare gli investitori esteri che sono sul punto di abbandonare in massa il dollaro per andare su altre valute. I tassi dovranno necessariamente salire fino al punto di poter riattirare gli investitori scappati in precedenza. Noi aggiungiamo che nel frattempo la Bilancia commerciale non si sarà per niente riequilibrata, ma al contrario si sarà fortemente deteriorata quella dei pagamenti. Inoltre la politica di Snow avrà vanificato quanto fatto da Greenspan in passato. Sono sorprendenti le affermazioni di alcuni analisti, riportate dai giornali finanziari negli scorsi giorni che parlano di un rapporto equo dollaro/euro di 1.50/1.60 basato sui fondamentali delle rispettive economie. Le borse non stanno assolutamente tenendo conto di quanto di negativo potebbe succedere del prossimo futuro intento ancora a celebrare la rielezione di Bush. Stanno però salendo i prezzi delle principali materie prime, oro in testa, e presto si dovrebbero vederne gli effetti sull'inflazione. Il mercato obligazionario americano lo sta già scontando in negativo al contrario dei Bunds che stanno scontando un ribasso dei tassi europei. Ne è un esempio il Giappone dove la disoccupazione sta salendo e di conseguenza diminuiscono le spese delle famiglie ed il prodotto interno lordo si avvicina allo zero per cento di crescita. La conclusione di tutta questa analisi è che i mercati stanno vivendo un momento di falsa euforia che ben presto potrebbe finire lasciando agli investitori tutti i problemi irrisolti. La soluzione potrebbe solo venire da un cambiamento dell'attuale vertice economico in America ed in Europa. Non per niente molti analisti stanno paragonando questo periodo al 1974 ed al 1982 che preparano due grosse crisi mondiali.

C'è da toccare legno - gz  

  By: GZ on Lunedì 29 Novembre 2004 23:18

Oggi su CNBC hanno chiamato Don Hays, (qualcuno lo ricorda dal 2002 ? il guru e gestore anzianotto super-toro...) che ha annunciato un "very strong rally". Ha seguito Ed Yardeni che ha concluso una discussione in cui gli chiedevano se il dollaro era un problema o meno, dicendo:"... sta iniziando la più grande fase di prosperità e benessere della storia ..." Il corriere economia celebra le Small Cap: ^"La festa delle small cap è ancora in corso"#http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=SABELLA14^ (la logica è che l'indice delle società medio-piccole in Italia è salito del 17% negli ultimi 12 mesi per cui ora è il momento di comprare : la famosa teoria : "in borsa compra quanto tutto è caro che vai tranquillo") L'indice delle società medio-piccole americano dal minimo del 2002 è salito ora quasi esattamente del 100% quando oggi ha toccato i massimi storici (di tutta la storia della borsa americana, cioè è sopra il livello del 2000) C'è da toccare legno (sono short i future delle small cap)

Un poco di bolle - gz  

  By: GZ on Mercoledì 17 Novembre 2004 01:55

Ieri un sito come SoldiOnLine in Italia, dove hai informazione di borsa free e che si mantiene con la pubblicita' on line, ^CbsMarketwatch.com#CbsMarketwatch.com^, è stato comprato per 530 milioni di dollari il Wall Street Journal Online sempre ieri aveva come titolo 'Internet Boom is Under Way, Says Morgan Stanley's Meeker'. La Maey Meeker di Morgan Stanley's era famosa per aver spinto molti titoli internet nel 2000 e fa un intervista in puro "stile anno 2000 della bolla: "The enthusiasm was well placed, it just got ahead of itself in many respects... As we have said for a long time, from a wealth creation standpoint, we believe we lived through a boomlet, followed by a bust, followed by a boom" (cioè non c'è mai stata bolla, solo un poco di esagerazione nel 1999-2000....) Il valore dei quattro maggiori titoli internet eBay., Google, Yahoo., Yahoo Japan Corp. and Amazon.com è salito ora a $231 miliardi, costano 121 volte x gli utili e 15 volte x il fatturato

 

  By: Gilberto on Giovedì 28 Ottobre 2004 17:50

Un aumento dello 0,37% dei tassi di interesse ? E questi vorrebbero frenare l'inflazione di un'economia che cresce oltre il 9% l'anno con un simile aumento di tassi ?

 

  By: Mr.Fog on Giovedì 28 Ottobre 2004 17:40

1323 GMT - The Chinese central bank has raised interest rates for the first time in nine years, from 5.21 percent to 5.58 percent. The change is effective Oct. 29. ...........

 

  By: Moderatore on Lunedì 18 Ottobre 2004 16:28

I gestori votano per le utilities Suez, E.On, National Grid. Piacciono anche le risanate Deutsche e France Telecom. Per una scommessa aggressiva Ericsson, Sap e i farmaceutici Glaxo e Novartis Pensare in lungo anche guardando fuori dai confini di Piazza Affari. Magari rimanendo dentro a quelli dell’euro. Oppure osando sui listini inglesi. I cassettisti, oggi, non fanno fatica a trovare alti dividendi e occasioni da valutare in tutto il Vecchio Continente. A cominciare dalle grandi utilities come la tedesca E.On o la francese Suez, fino ai gruppi ormai risanati delle telecomunicazioni, come France Telecom e Deutsche Telekom, passando per aziende come Holcim, nel cemento. Senza trascurare i finanziari, con le banche francesi Bnp Paribas e Société Générale in primo piano. Ma quali sono le caratteristiche dei titoli più adatti alle aspettative di rischio e rendimento dei cassettisti internazionali? «Si tratta generalmente di società a bassa crescita, di norma qualche punto al di sopra dell'inflazione, che realizzano investimenti di mantenimento e che distribuiscono percentuali di utile elevate, comprese fra il 50 e il 70%, sia sotto forma di dividendi che di riacquisto di azioni proprie», spiega Fabrizio Gastaldi, responsabile azionario Europa in Gestielle sgr . «Seguendo una logica settoriale i titoli più adatti agli investitori di lungo periodo sono quelli delle utilities e delle telecomunicazioni, adesso che il comparto è uscito dalla crisi debitoria di questi anni. Da non trascurare neanche i nomi del settore petrolifero e le banche più stabili», afferma Roberto Dopudi , responsabile delle gestioni istituzionali in Crédit Agricole. Occorre poi aggiungere che il clima economico generale e dei mercati finanziari sembra favorevole, in questa fase, alla logica dei cassettisti. «La crescita è piuttosto bassa, soprattutto in Europa, e l'andamento dei consumi rimane debole. Di conseguenza molte società europee sono sottovalutate e possono generare rendimenti di lungo periodo particolarmente interessanti», afferma Adrian De Mol Van Otterloo , gestore del fondo Isf Euro Active Value Fund, della britannica Schroders . Le utilities, il settore che quest'anno ha realizzato a livello europeo le migliori performance, con un rendimento medio comprensivo dei dividendi superiore al 20%, sono il comparto favorito dai gestori che sposano gli obiettivi dei cassettisti. «Tra i maggiori gruppi europei preferisco la francese Suez , un rendimento del 3,9%, che da inizio anno ha realizzato una performance inferiore rispetto alle utilities tedesche», afferma Dopudi. Mentre secondo Gastaldi i due maggiori gruppi tedeschi E.On e Rwe hanno ancora buone potenzialità di crescita. E tra le britanniche National Grid , uno yield superiore al 4%, realizza margini molto elevati nella distribuzione di energia. C’è invece più cautela da parte dei gestori sul comparto dei petroliferi. Le major hanno infatti raggiunto quotazioni giudicate troppo elevate, per effetto del forte aumento dei prezzi del petrolio di questi ultimi mesi. Un nome molto apprezzato è quello di British Petroleum , la principale compagnia europea, che paga buoni dividendi e che in futuro potrebbe realizzare operazioni di buy back (riacquisto) di azioni proprie. Molti consensi raccolgono le telecomunicazioni, società che secondo Dopudi, «sono più cicliche e dinamiche delle utilities ma realizzano ottimi cash flow». France Telecom , dopo il collocamento da parte del governo francese di una nuova tranche di azioni, è uno dei titoli favoriti dal gestore, seguita da Vodafone , più speculativa. Sceglie invece Deutsche Telekom Gastaldi di Gestielle, «perché la società realizza un cash flow superiore al 10%», mentre De Mol di Schroders punta sulla neoprivatizzata Belgacom . Le banche, giudicate dal alcuni un comparto troppo a rischio per le possibili fusioni, piacciono invece al gestore di Crédit Agricole. Che indica le due francesi Bnp Paribas e Société Générale come campioni del settore. Voce fuori dal coro è quella di Ian Scott , responsabile delle strategie azionarie presso la britannica Lehman Brothers . «Sebbene dal 2000 ad oggi i titoli ad alta crescita siano caduti in disgrazia presso gli investitori, le aziende di questo tipo possono offrire i ritorni più elevati ai cassettisti», afferma lo strategist. Che tra i settori preferiti colloca i farmaceutici, con Glaxo e Novartis , o gruppi hi tech come Ericsson e Sap . Un approccio alle scelte di investimento di lungo periodo forse diverso da quello tradizionalmente attribuito ai cassettisti. Ma che potrebbe dare buoni frutti. ^Marco Sabella - corriere.economia# http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=MALCO13^

 

  By: Moderatore on Lunedì 05 Maggio 2003 23:35

------------------ corriere economia 5/5 ------------------ PIAZZA AFFARI I pronostici degli analisti sui primi conti del 2003 Ecco le regine del primo trimestre Adriano Barrì Generali, Telecom, Eni, Intesa e Bnl in odor di promozione. Mentre Fiat, Parmalat, Unicem, Autogrill potrebbero deludere L’economia mondiale non sta ancora tanto bene. Ma dai bilanci delle società arrivano i primi importanti segnali di ripresa. Più di una bella notizia è venuta dagli Stati Uniti. E ora tocca a Piazza Affari, dove si avvicina l’ora delle pagelle con i conti trimestrali. Un periodo importante per i piccoli azionisti, visto che le attese di un bel voto da parte del mercato possono valere un significativo rialzo di prezzo. Chi saranno i promossi? Gli analisti scommettono su assicurazioni, banche, telecomunicazioni e petroliferi, guidati da Generali, Bnl, Telecom ed Eni. Sorprese negative - cioè attese di bocciatura - potrebbero affliggere invece industriali e beni di consumo. In cima alla lista Fiat, Pirelli, Autogrill, e Parmalat. «Ci aspettiamo che i risultati del primo trimestre - spiega Mauro Vicini responsabile ufficio studi di Websim - abbiano un impatto positivo sul listino milanese. Il flusso di notizie sarà particolarmente buono per energetici e assicurativi. E’ difficile invece essere ottimisti sui numeri delle aziende dei beni di consumo, in particolare quelle esposte nell'area del dollaro, e di quelle industriali, a causa delle debole congiuntura». Per gli assicurativi, dunque, il peggio sembra essere alle spalle. «Da Generali ci attendiamo una modesta crescita del fatturato ma un deciso recupero della redditività - continua Vicini -. Fondiaria-Sai dovrebbe mostrare invece i primi effetti del piano di ristrutturazione, avviato all'inizio del 2003. Il fatturato è previsto in crescita di oltre il 10%. Se le attese dovessero trovare conferma aumenterebbe notevolmente la visibilità e la credibilità dei target aziendali con un impatto molto positivo sul prezzo del titolo». Tra i bancari meglio puntare sulle storie di ristrutturazione. «La lenta ripresa dell’economia farà sentire i suoi effetti sui risultati degli istituti di credito: il fatturato medio è atteso in calo così come il risultato operativo - commenta Guido Crivellaro responsabile ufficio studi di Bipielle Santander sim -. Ci aspettiamo tuttavia alcune sorprese positive». Quali? Le storie di ristrutturazione, come Banca Intesa , Capitalia e Bnl . «Tutte società che stanno concentrando la propria azione sul contenimento dei costi e rilancio del proprio portafoglio prodotti». Anche dalle telecomunicazioni sono attese buone notizie. «Telecom e Tim - spiega Orianna Cardani analista di Rasfin - dovrebbero confermare il trend di crescita del fatturato e la sostanziale tenuta dei margini. È lecito attendersi inoltre il calo dell'indebitamento grazie soprattutto ad effetti stagionali». Della stessa opinione Giovanni Fiocchi , amministratore delegato di Leonardo Sgr : «Tim dovrebbe confermare le attese di una tenuta della propria quota di mercato, pur in un ambiente sempre più competitivo». Pochi invece scommettono sui risultati dei titoli del settore media. «I conti di Seat Pagine Gialle , (in uscita oggi, ndr ) - continua Cardani - sono previsti stabili rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Una tendenza in linea con quella mostrata da Mediaset che ha già fornito alcune anticipazioni sui conti di inizio anno. Senza peraltro suscitare particolare interesse tra gli investitori». La debolezza della domanda e la svalutazione del dollaro - rispetto ai primi tre mesi del 2002 la valuta americana si è deprezzata del 20% - potrebbero avere messo sotto pressione i conti delle società attive nel comparto dei beni di consumo. Gli analisti di Bipielle Santander si attendono delusioni da Autogrill, Parmalat, Campari, Saeco e De Longhi. «Sono a rischio - spiega Crivellaro - anche società come Buzzi Unicem e Italcementi che, pur non influenzate dall'andamento dei consumi, generano negli Stati Uniti circa il 15% del proprio fatturato». Dario di Muro responsabile dell'Investment Center di Deutsche Bank vede rosa per Eni (risultati in uscita il 9 maggio ndr ) e Snam Rete Gas (7 maggio) . «Il cane a sei zampe dovrebbe riportare conti in forte crescita su tutti i fronti grazie alle elevate quotazioni del petrolio nei primi tre mesi dell'anno». Il prezzo medio del greggio è stato infatti, tra gennaio e marzo, in media di 30 dollari al barile rispetto ai 23 dollari dell'inizio del 2002. «Anche da parte di Snam - conclude di Muro - ci attendiamo una sostanziale crescita dei principali indicatori di bilancio. E questo dovrebbe confermare l'interesse degli investitori per il titolo». Anche gli analisti di Websim prevedono per Eni una crescita significativa, sia a livello di fatturato che di margini. «Un fatto che potrebbe favorire il ritorno di parte della fiducia persa da parte del mercato dopo i deludenti risultati di fine 2002», conclude Vicini. La debole ripresa economica, invece, non fa pensare a sorprese particolarmente positive sul fronte dei titoli industriali. I risultati del primo trimestre dovrebbero evidenziare mediamente un calo del fatturato. Qualche buona notizia è invece attesa per i margini, dove si potrebbero vedere i primi effetti dei tanti piani di ristrutturazione avviati negli ultimi mesi. «Per Pirelli - spiegano dall’ufficio studi di Rasfin - ci aspettiamo un trimestre difficile. La società milanese dovrebbe riportare ricavi in calo e un aumento dell'indebitamento». E i conti, dicono gli analisti, non torneranno neanche per Fiat. «L'azienda di Torino - spiega Vicini - avrà probabilmente risultati ancora deboli nel primo trimestre. Un periodo di transizione tra un difficile 2002 e la ripresa. Che tutti si aspettano dal lavoro del nuovo management».

 

  By: GZ on Martedì 29 Aprile 2003 16:27

i numeri non li ho calcolati io, sono in questo studio di Credit Suisse citato dal wall street journal, che ho copiato "...e dollar depreciated against the euro by about 8.4%. A year earlier, foreign-currency losses took away roughly 5.8% of the "typical" large-cap stock's net income....." in ogni caso gli analisti stimano sempre gli utili sbagliando per ECCESSO, è rarissimo il contrario e mi sembra plausibile che l'errore "fuori linea" di questo trimestre sia dovuto all'effetto del cambio. Viceversa nel 2000 e anche 2001 il calo degli utili dell'S&P 500 era anche dovuto al dollaro troppo forte. Quello che dico è che le quotazioni di Intesa o Tim o Saipem dipendono dal valore dell'S&P 500 più che dai loro utili (basta prendere i grafici...). E questi ultimi dipendono in termini di variazioni al margine dal dollaro, perchè sono multinazionali. Procter and Gamble ieri ha annunciato utili a +34%, se guardi il suo grafico riflette il dollaro (in modo inverso)

 

  By: GZ on Martedì 29 Aprile 2003 16:20

 

  By: polipolio on Martedì 29 Aprile 2003 14:39

Zibo, non vorrei dire, ma supporre che il us$/€ faccia da solo l'8% degli utili mi sembra molto. Non so quale quota di utili in media le società USA facciano fuori da aree collegate al $ ma suppongo 30-40%. Gli estimate sul 1Q vengono fatti mi pare durante il 1Q stesso In questo periodo l'€ si è apprezzato forse del 6-8% Quindi l'impatto dovrebbe essere sul 2-3% e non l'8%. Sbaglio?

Utili S&P 500 a +12% - gz  

  By: GZ on Martedì 29 Aprile 2003 14:06

Le previsioni degli analisti per gli utili delle società dell'S&P 500 per il primo trimestre 2003 sono finora errate PER DIFETTO Gli utili sono +11.7% in media contro un +8.5% previsto al 1 Aprile dalla media degli analisti. Credo sia la prima volta dal 1998 o 1999 che succede. Il motivo per ora è in buona parte dovuto al dollaro che scende, l'effetto del cambio conta per un 8% circa sull'utile delle multinazionali. Ad ogni modo, al momento : dollaro che scende ==> maggiori utili delle multinazionali dell'S&P 500 ==> rialzo di wall street ==> effetto di imitazione delle società e listini maggiori in giro per il mondo Come noto le società italiane, francesi e tedesche guadagnano quest'anno più o meno quanto guadagnavano nel 1998 o 1997. Ma in questi 5 anni le borse sono salite prima del 60% o 70% e poi scese del 60 o 70%. Poi intervistano i gestori e dicono che : "..tutto dipende dagli utili..." se le borse salgono o scendono. Gli unici utili che contano veramente a muovere gli indici sono quelli delle multinazionali americane (più un poco di altre europee, ma meno). Il resto del mondo imita l'S&P 500 con ritardo e lo usa come pretesto per speculare. Al momento grazie al dollaro l'S&P 500 sta sfornando numeri discreti ------------------------------- WSJ 26/4 --------------- The recent trading pattern for earnings has been broken this quarter. This time, there hasn't been the selloff we've seen for the past several quarters. One reason is earnings are significantly better than expected and revenue seems to be solid. Earnings are up 11.7% for the first quarter for the 329 companies in the S&P 500 that have reported, better than the 8.5% predicted on April 1, according to Thomson First Call. But there's a nagging question: How much is due to the weak dollar? As the dollar weakens, U.S. companies receive more dollars per unit sold when they translate sales from foreign currencies. A lower dollar is good if it makes U.S. companies more competitive, spurring foreigners to buy more American stuff. But if they are buying the same amount of stuff and it only appears as more dollars on income statements, then it's just a one-time boost that has nothing to do with management. Which sectors get the most bang from a weak buck? Tech, the once-and-future darling of the stock world, is a major beneficiary. There isn't solid analysis about what the true currency impact on the first-quarter results has been, since the SEC quarterly filings aren't out. But Credit Suisse First Boston's Ryan Nolan Renicker, a Texan whose says his parents claim they weren't naming him after the fastball hurler, did an analysis on companies that filed SEC quarterly numbers for periods ending Feb. 28. That gave him a look at two of the three months of the first quarter. The sample comprised 17 companies, including Oracle, Morgan Stanley, FedEx and General Mills. The results: Foreign-currency gains accounted for roughly 8.5% of the "typical" large-cap stock's net income, according to Mr. Renicker's analysis. During that period -- December through February -- the dollar depreciated against the euro by about 8.4%. A year earlier, foreign-currency losses took away roughly 5.8% of the "typical" large-cap stock's net income. During that period, the dollar appreciated against the euro by about 3.7%. These companies beat earnings by an average of about 10.8% this year. Last year, they beat by about 6.7%. It's a nice improvement, but it looks like the extra height comes from standing on the dollar.

 

  By: Moderatore on Venerdì 25 Aprile 2003 00:33

------------------------------ corriere della sera -------------------- La ripresa? E’ al telefono I più favoriti: Nokia e Vodafone. Le prospettive di Cisco, Banca Intesa, Swatch Nel panorama di prudenza e scetticismo che domina i mercati azionari qualcuno è pronto a fare scelte forti. La banca d’affari americana Morgan Stanley , per esempio, è giunta a conclusioni molto nette. «E’ il momento di aumentare l’investimento sui mercati azionari e di diminuire la componente di obbligazioni nei portafogli», recita uno studio appena pubblicato. E questo perché «nel momento della massima incertezza i portafogli devono essere posizionati anche nei settori più penalizzati». Pure i gestori attestati su posizioni più prudenti hanno un’idea precisa dei titoli e dei settori su cui giocare la ripresa. E i nomi che ricorrono con maggior frequenza sono quelli di Nokia e Vodafone , in Europa, nell’ambito delle telecomunicazioni. Di Accenture e Intel, negli Stati Uniti, per l’hi tech, ma anche di alcuni finanziari, molto penalizzati dalla crisi, come Banca Intesa in Italia o Merrill Lynch negli Stati Uniti. Solo Morgan Stanley si spinge fino a considerare attraenti settori come quello dei media, con società come Vivendi e Wolters Kluwer , dei servizi alle imprese, con Securitas e Vedior , dei materiali di base, con Basf , Lafarge e Pechiney . Tutti settori sovrappesati rispetto agli indici di riferimento in percentuali variabili fra l’uno e il 3,5%. Nella scelta prevalgono i nomi europei, perché nella visione della banca americana i titoli del Vecchio Continente «sono trattati a sconto sia rispetto ai gruppi americani e che rispetto alle medie storiche dei listini». Punta sul mercato europeo anche Luigi Crosti di Etra sim . «Gli indici azionari di Francia, Germania, Italia o Gran Bretagna sono più volatili rispetto a Wall Street. E proprio per questo, se la ripresa si concretizzerà, il potenziale di crescita è maggiore». La scelta di titoli su cui scommettere, secondo il gestore è piuttosto ampia. Tra i migliori Nokia e Vodafone o Cisco negli Usa, che godono di una posizione di leadership, rispettivamente nei cellulari, nella telefonia mobile e nelle infrastrutture per le telecomunicazioni e che hanno bilanci molto sani e privi di debiti. Ma il gestore ricorda anche il comparto del lusso, con aziende come Swatch e Bulgari . «Il produttore svizzero di orologi, che ha nel suo portafoglio anche molti marchi di lusso, è una società ben gestita, con valutazioni attraenti (un p/e dei 13,5) e paga un dividendo interessante del 2,6%. Bulgari, un nome più tradizionale del lusso, è stata molto penalizzata e quota a un rapporto prezzo/utile di 15 volte. Potrebbe riservare buone sorprese», sottolinea Crosti. C’è invece un certo scetticismo, da parte di alcuni gestori, verso i grandi della tecnologia. «Le valutazioni dei titoli hi tech sono elevate e per il momento non c’è traccia di una ripresa degli investimenti. Meglio allora puntare sulle società di servizi come Accenture negli Usa oppure Cap Gemini e Atos in Europa», osserva Alessandro Tonni di Azimut . Tra i titoli interessanti del comparto il gestore ricorda anche Symantec , che opera nella sicurezza informatica. Ma le scommesse migliori potrebbero essere quelle sui finanziari. «Gruppi assicurativi americani come Hartford e Prudential o Aviva in Gran Bretagna, sono rischiosi ma hanno una buona redditività del capitale», osserva Tonni. Tra i bancari, invece, i nomi preferiti dal gestore sono Ubs e Banca Intesa . Mentre Crosti apprezza Merrill Lynch. Favorevole ai finanziari anche Andrea Nascé , direttore investimenti di Er sel che guarda in particolare al gruppo SanPaolo Imi , molto forte nel comparto del risparmio gestito. Tra le scommesse tecnologiche del gestore torinese figurano, invece, Intel e Analog Devices. «Ma un titolo con buone prospettive e meno rischi è United Technologies , conglomerata ben gestita e diversificata», conclude Nascé. Sempre nell’elettronica, ma in Europa, il gestore segnala il gruppo olandese Philips .