DOLLARO

 

  By: shabib on Venerdì 28 Settembre 2007 12:43

28 September 2007 10:2 non è la stessa cosa, altrimenti sarebbe il paese di bengodi se compri un titolo di una società che vende a dei consumatori che hanno un mutuo e che vedono l'inflazione salire e questa ha fatto debito per sostenere il titolo con i buyback e essa stessa ha dei costi che salgono per via delle materie prime... ------------------------------------------------------------ ho riportato il pensiero di Zibordi perche' e' giusto e non voglio venga offuscato dal mio nella pagina. tuttavia , noi vecchi che siamo con la mente alla vecchia economia , ci chiediamo che ci dovra' essere una specie di formula per vedere sino a che punto si spingono le cose :mi spiego... la massa dei $ che viene cmq riciclata , sia essa mm1-mm2 o mm3 , si regge cmq sulla fiducia - finche' cina-russia-india-giappone avranno la sensazione che il $ anche se andra' a 1,50 su euro , dopo potra' tornare a 1,30 , per es. , questo non portera' grossi sconvolgimenti , tranne che il cercare cmq nuovi investimenti e diversificazioni , COME DA VOI GIUSTAMENTE DETTO FINO A QUI. tuttavia il venire meno della fiducia , il panic selling , innescherebbe quella famosa forza di velocita' , acceleratore di svalutazione , e si riperquoterebbe ,(allora si ) su una svalutazione del $ RISPETTO ALLE COMMODITIES , ancora maggiore dell'attuale , fino all'accettazione delle altre valute di una svalutazione , cioe' un punto di non ritorno a quota 1,30-1,40.... a quel punto la FORMULA si potra' estrapolare dai fatti : cioe' la maggiore velocita' nello sbarazzarsi dei $ , data una massa in fuga di piu' di 2.500 mld , quanto puo' gonfiare mediamente ancora i prezzi di commodities ? formula e risposta non facile...in quel caso io mi aspetto sicuramente un reale impatto di almeno un + 25 opp. +30 % sulle commodities ed una gamma di valore per il $ tra gli 1,40 e 1,70 euro....MA trovandoci in una situazione globale NUOVA , mai sperimentata in passato , pur essendo certo che gli USA cercheranno di fare di tutto per evitare REPENTINAMENTE tutto questo , e che terranno su' il costo del danaro sul $ per attuare cio' , ne deriva che sara' la decisione di evitare tensioni interne eccessive facendo abbassare i tassi usa che sara' determinante nel decidere modi e velocita' di un eventuale panic selling sul $ , e non mi meraviglierei che IN CORNER se gli USA interverranno internamente con agevolazioni ai residenti di ogni tipo , possano rialzare il costo del DENARO E EVITARE LA CATASTROFE..... GRAZIE PER LA PAZIENZA E soprattutto se mi prenderete in considerazione.

 

  By: GZ on Venerdì 28 Settembre 2007 12:40

... salgono poco, meno dei redditi di quelli che hanno capitali e investimenti o salgono solo quanto l'inflazione, ma non è che non salgono o che non ci sia lavoro in Germania ed Italia checchè ne dica Grillo o Rifondazione la disoccupazione è ai minimi degli ultimi 20 anni, nel settore pubblico gli stipendi sono saliti molto, con l'euro c'è gente che ha fatto i soldi, anche con la finanza e l'immobiliare non è che tutti sono grandi banchieri, ci sono stipendi che si sono creati, se tu fai il programmatore c'è un sacco di lavoro, il boom globale del 2003-2007 è stato reale anche in europa in termini relativi è da qui in poi che le cose peggiorano veramente se la teoria della Bolla del Debito alla fine si rileva corretta

 

  By: Gano* on Venerdì 28 Settembre 2007 12:31

Non e' il paese del bengodi, per lo meno non lo e' per la gente comune, perche' una fra le poche cose che non salgono (per lo meno non proporzionalmente agli assetts) sono i salari, assieme ai beni di largo consumo che ora possono essere fabbricati in Cina ed India. Cosi' il cittadino comune si ritrova con la casa che non puo' acquistare oppure con il mutuo che lo strozza, e magari pieno di cianfrusaglie che alla fin dei conti non gli servono a niente. Non solo, credo anche che piu' passa il tempo maggiore sara' la fetta di popolazione che la casa non potra' permettersela. Questo mi sembra pero' un periodo favorevole per chi ha a disposizione una certa quantita' di capitali ed ha almeno un minimo di idea su come investire. Basti vedere come si sia fatto d' oro chi negli ultimi anni ha investito in immobili, oro od azioni...

 

  By: GZ on Venerdì 28 Settembre 2007 12:02

non è la stessa cosa, altrimenti sarebbe il paese di bengodi se compri un titolo di una società che vende a dei consumatori che hanno un mutuo e che vedono l'inflazione salire e questa ha fatto debito per sostenere il titolo con i buyback e essa stessa ha dei costi che salgono per via delle materie prime... non è possibile avere più inflazione, più debito, più crescita in eterno altrimenti riduciamo i tassi di interesse a zero, tutti si indebitano, tutti spendono e investono, le borse salgono, le materie prima salgono, tutto sale e dopo un poco però tutti smettono di lavorare e si mettono solo a speculare ci sono report che un grossa fetta degli utili che vedi nei bilanci cinesi è speculazione di borsa, comprano i titoli una delle altre perchè si guadagna sempre a speculare i famosi "buyback" e le fusioni e OPA delle società americane ed europee esplosi nel 2006-2007 cosa sono ? usano i soldi per comprare azioni, è un gatto che si morde la coda

 

  By: Gano* on Venerdì 28 Settembre 2007 11:23

Certo. E non solo quello. Poi magari infatti oltre all' oro, al petrolio e al frumento, con tutti quei dollari finisce che ci comprano pure immobili ed azioni in USA ed in Europa. D' altronde mi pare sia questo cio' che sta succedendo da tre o quattr' anni a questa parte. L' inflazione degli "assetts".

almeno con questi dollari compro del petrolio, del frumento o dell'oro - gz  

  By: GZ on Venerdì 28 Settembre 2007 03:38

Il petrolio stasera è a 83 dollari e mezzo il barile, una volta era a 20 dollari. In euro è salito meno, "solo" del +300% Il frumento è aumentato con oggi del +100% da aprile a Chicago L'indice delle materie prime da agosto quando era scivolato di un -3% ora è risalito del +10% in un mese la sensazione è che ormai arabi, russi, cinesi, brasiliani, australiani e altri con un surplus comprino direttamente le materie prime e il petrolio contro il dollaro cioè siccome dei dollari ne devono tenere, non possono mettere tutto in euro o sterline o lira turca, dicono:" ok... ma almeno con questi dollari compro del petrolio, del frumento, del rame o dell'oro..."

 

  By: defilstrok on Giovedì 27 Settembre 2007 20:01

Riemerge la prima ipotesi - tra l'altro, la più realistica - che vedeva un ulteriore indebolimento di yen e chf vs dollaro a far da zavorra alle velleità dell'eurusd. Se mantiene le promesse dovremmo assistere ad un'avanzata degli indici e ad un rally del dollaro che lascerà tutti ancor più sbalorditi vista la bruttezza dei dati USA. Non sarebbe la prima volta (tale e quale alle sedute in cui si dichiara una guerra, o dopo un attentato, etc.) e sarebbe giustificato dalla crucialità storica degli attuali minimi del Dollar Index. Bisogna muoversi tra questa prospettiva e quella del "macello" finché una delle due non prevalga (ma, vista la faccia da kulo con cui difendono i mercati e gli indici, confido più nell'ipotesi n°1)

 

  By: shabib on Giovedì 27 Settembre 2007 16:52

sarebbe la tanto temuta/auspicata svolta epocale....good luck

 

  By: defilstrok on Giovedì 27 Settembre 2007 16:30

Delle tre ipotesi sembra realizzarsi la seconda (un macello). Stay tuned!

 

  By: defilstrok on Giovedì 27 Settembre 2007 14:39

Considerando che fino a soli 6 anni fa la stragrande maggioranza delle transazioni e delle riserve era in dollari; l'allargamento dell'UE; le minacce di Iran e Chavez di transarre il petrolio in euro; lo stato pietoso dei deficit gemelli USA e i rischi di una possibile recessione; le speculazioni su ulteriori ribassi dei tassi USA; ebbene l'euro potrebbe salire fin chissà dove. Resta sul tappeto la questione del Dollar Index agli straminimi, al di sotto dei quali l'emorragia risulterebbe inarrestabile (impossibile?! Mah! è da vedere). Comunque sia già da qualche giorno indico come punti-chiave 162,50 e 1,6513 fut rispettivamente di eur/yen ed eur/chf. Ci siamo. Se l'euro li oltrepassa yen e chf accuseranno perdite ulteriori contro dollaro, ma è presumibile anche che sfondi 0,7040 di eur/gbp. A quel punto però assisteremmo ad una discesa di yen, chf, gbp, ausd, nzd, etc vs Usd, segnalando un possibile ritorno di interesse verso il dollaro USA e la minaccia di un'inversione secca del Dollar Index. Potrebbe in queste condizioni perdurare una salita isolata dell'euro con nuovi recor vs il biglietto verde? Ne dubito. Viceversa, se quest'oggi pound, yen e chf mostrano di non voler più perdere posizioni verso l'euro potrebbero andare tutte assieme all'attacco del dollaro. Risultato: un macello. Che può essere evitato solo se dimostrano non solo di non voler perdere posizioni verso l'euro ma di voler guadagnare. Nella foto: euro/british pound

l'euro ha tagliato 1.40 come fosse burro... 1.42...1.45 - gz  

  By: GZ on Giovedì 27 Settembre 2007 14:11

per quanto sia assurdo, l'Euro sta per arrivare a 1.42, probabilmente entro domani e ha la strada aperta verso 1.45 e anche più in alto ^notava Macroman ieri#http://macro-man.blogspot.com/^ che quando l'euro ha tagliato 1.20 poi ha continuato per altri 6 figure fino a 1.26-1.27 e lo stesso quando ha rotto in su 1.30 ha tirato dritto l'euro ha tagliato 1.40 come fosse burro a inizio settimana e può tirare su ancora perchè le borse sono in gran forma, la crisi creditizia sembra dimenticata e i paesi che hanno surplus (OPEC, Russia, Cina, Est Asia) spingono su l'euro contro le loro valute mentre i politici europei si occupano del global warming e della costituzione europea (le proiezioni di Fibonacci sono 1.355 e poi 1.496)

Il Ciclo del Dollaro si ripete sempre - Gzibordi  

  By: GZ on Domenica 30 Giugno 2002 14:10

L'indice del dollaro rispetto a tutte le altre valute è sceso dal livello di 130 raggiunto nel 1985-1986 giù fino a 79-80 nel 1991-92 (un -40% in 5 anni). E' rimasto fermo fino al 1995 e poi è risalito fino a 120 nel 2000 ( un +45% in 5 anni). Ora è sceso giù a 106 dal massimo del 2000 a 120, un -12% (vedi il grafico a fondo pagina). E ieri Soros diceva che può perdere un 30% nei prossimi due anni. Perchè il dollaro (o qualunque altra valuta) sale negli anni, (al di là delle oscillazioni mensili) ? La spiegazione è qua sotto, riassunta da Kevin Hasset. Per la domanda mondiale di servizi e beni prodotti dal paese e nel caso degli USA dal 1995 in poi era la tecnologia e le azioni americane che erano molto richieste. La domanda di hardware, software, nuove medicine, biotech e poi la domanda per azioni e obbligazioni americane ha fatto salire il dollaro. Ad es le banche europee sono quelle che hanno comprato più obbligazioni di su Worldcom ! Ora che la tecnologia è in crisi e i mercati finanziari (incluse le obbligazioni corporate) pure il dollaro scende. Ma i cinque anni di rialzo del dollaro hanno danneggiato tutti i produttori americani di beni che non fossero tecnologia e servizi finanziari. Chi faceva carburatori o cuscinetti a sfera non li vendeva più col dollaro apprezzato del 40%. ("....The problem is, if you are a sparkplug manufacturer, and you happen to live in a country that is generating enormous foreign demand for your currency because of high tech developments and financial flows, then the demand for your product gets axed through no fault of your own. ...") Quindi ora con il dollaro che si indebolisce ritornano a galla i settori non tecnologici e finanziari. Ho fatto l'esempio di Apple da una parte e Timken dall'altra (^vedi il pezzo della settimana scorsa: "la Ripresa Economica"#A:8024^) che mi sembra perfetto. I settori non tecnologici e non blue chip (perchè le blue chip erano gonfiate dai fondi stranieri) in america hanno cominiciato a scendere in borsa già dal 1999 perchè il dollaro li strangolava e hanno ricominciato a salire dall'anno scorso. Come dice Hasset c'è un ciclo di creazione e distruzione continuo che va da un settore all'economia all'altro e passa per il dollaro E si ripete sempre ----------------------------------------------------------- Create, Destroy, Repeat By Kevin Hassett www.techcentralstation.com The past few weeks have seen puzzling pairings of economic releases and market responses. The latest June data have suggested that consumers are happily spending away again in the early summer, and even the lowly manufacturing sector has begun to turn around. And the stock market? Down again. Undoubtedly, a good deal of the market pessimism is associated with very real risks. News of WorldCom, Enron, Tyco, dirty bombs, a possible war with Iraq, and the conflict between India and Pakistan threatens both our near-term peace and our prosperity. But underneath this fear has been the continued absence of the kind of good news about profits that we normally see in a recovery. What is going on? We at the Digital Greenbook have been spinning the data for months to almost no avail, but our crack team of econometricians has finally happened upon a story that holds up under fairly close scrutiny, so here goes. The problem is that the dollar has been unusually strong for several years, and that has caused a very real manufacturing shakeout. While the dollar has weakened slightly lately, there still may be significant room for more negatives. If so, profits in the aggregate may well continue to be disappointing. Here's why. First, the price of the dollar relative to other currencies is set in a global marketplace. When the demand for dollars is high, the price goes up, and vice versa. The demand for dollars will be high when Americans produce something that foreigners want to buy. In recent years, there have been two types of products that have generated massive foreign demand: U.S. financial assets and U.S. high tech software and equipment. When foreigners are lapping up U.S. financial assets, the dollar appreciates, and that makes U.S. goods more expensive in foreign markets. Accordingly, a key side effect of soaring U.S. equity markets was a concomitant decline in the demand for many U.S. products. Since everyone wanted to purchase shares in Pets.com, it became much harder to sell them sparkplugs. For products, a key factor driving external demand is productivity growth. If U.S. firms get very good at producing a product relative to foreign producers, they can capture a large share of the foreign market for goods. In the high-tech sector, which includes patented pharmaceuticals, the U.S. has no equal, and, according to Northwestern University economist Robert Gordon, productivity growth in these sectors has been extraordinary. The problem is, if you are a sparkplug manufacturer, and you happen to live in a country that is generating enormous foreign demand for your currency because of high tech developments and financial flows, then the demand for your product gets axed through no fault of your own. This is exactly the story that has lead to many sob stories for American industry. Indeed, in the most recent boom period, growth in productivity was unusually skewed. A few industries produced a huge share of the productivity growth, putting upward pressure on exchange rates, while the majority of industries treaded water. How much pressure? A recent study by the National Bureau of Economic Research concluded that a 1 percentage point increase in productivity increases the value of a country's currency by 5 percentage points! With productivity growth in the U.S. averaging well above 3 percentage points over the past few years, a tremendous pressure was put on the exchange rate. How does the story end? As firms that are no longer productive at world prices gradually go bankrupt, a natural weakening of the dollar will occur. This, in turn, will allow marginal industries to regain the upper hand, and once again capture large foreign markets -- pushing the dollar back up. And those that survive will, in the long run, likely benefit from the presence of the high tech industry. Better prepared workers with clever ideas that will allow firms to use computers to gain a cost advantage will help even the lowest tech firms capture competitive advantage. The lesson of this episode is simple. If large productivity advances occur in narrow industries, a sharp cycle of creative destruction will ensue. As a firm, it pays to keep an eye on the aggregate productivity numbers. If you are not keeping up, and your firm receives a healthy share of its revenue from exports, you better lean on your managers to find productivity enhancing strategies. The alternative is bankruptcy. In the new economy, you have to run faster to keep up. Edited by - gzibordi on 6/30/2002 12:15:46