By: blizzard on Sabato 08 Novembre 2003 12:16
ROMA - Gli italiani rivogliono la lira. A quasi due anni dall’introduzione dell’euro il 58,3% del campione intervistato dall’istituto Ricerca-Demoskopea, se potesse, ritornerebbe alla vecchia moneta. Non solo. L’87,9% confessa di sentirsi più povero da quando usa la moneta unica. Dato che è pari al 92,8% al Sud. Mentre il 71% ammette di aver dovuto fare rinunce concrete per il caro-vita, spendendo meno.
ANCORA LIRE - Per la quasi totalità del campione (94%) il potere d’acquisto del denaro è diminuito con l’introduzione dell’euro, una sensazione sperimentata personalmente dai più (94,5%). In particolare il 90,8% degli interpellati ritiene che con la nuova moneta i prezzi siano raddoppiati: il 59,9% è «molto d’accordo» con questa affermazione mentre il 30,9% lo è «abbastanza». Solo un 9,2% condivide «poco» o «per niente» questa percezione.
Ma non basta. Gli italiani continuano a rimpiangere la vecchia moneta al punto di ragionare ancora in termini di lire: il 54,8% del campione traduce sempre il prezzo da euro in lire; il 20,5% lo fa «talvolta», il 24,7% ormai ragiona in euro. In conclusione il 58,3% vorrebbe tornare alla lira. A desiderarlo sono soprattutto le donne (68,6%) e la gente che abita nel Meridione e nelle isole (66,4%). E’ contento dell’euro il 38,2% degli intervistati, il 3,5% «non sa» cosa pensare.
Se è valido il detto «mal comune mezzo gaudio» vada per il mezzo gaudio, perché se si guarda alle retribuzioni degli italiani del 2000-2003, nel poco più di un triennio del passaggio dalla lira all’euro, a perdere sono stati veramente tutti. Dal dirigente (-7,3%) all’operaio (-9,3%) e dal settore iper-tradizionale del tessile alle dotcom , le (tramontate) aziende dell’era tecnologica, nessuno con un reddito fisso può dirsi soddisfatto. Il potere di acquisto è invariabilmente in discesa. Tiene conto, infatti, delle buste paga complessive che comprendono la retribuzione contrattuale (potenzialmente in linea con l’inflazione), più premi, superminimi e via dicendo che se non adeguati determinano appunto la sconfitta contro il carovita. Se si è fortunati, al limite, si può essere contenti di figurare tra coloro che, pur perdendo, si difendono meglio dall’inflazione.
corriere.it
(Ansa)
Un dato medio non c’è anche perché non sarebbe corretto mettere nella stessa pentola manager e operai: comunque per gli impiegati il calo è stato dell’11,1% (-5,1% i quadri, la categoria meno colpita secondo i dati generali).
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Commento laconico: perchè quando hanno fissato i vari concambi non hanno pensato di mantenere l'euro come valuta virtuale? In definitiva, alla prova dei fatti sarebbe stata la scelta migliore....
...mia moglie l'altro ieri ha fatto la spesa in un negozio di alimentari e gastronomia e tra le altre cose ha comperato un sacchetto di patatine PAI alla modica cifra di euro 3.85 (7.450 lire!!!). Ho voluto immediatamente approfondire.... Le stesse patatine ad un supermercato costano euro 1.60 (3.100 lire), prima dell'introduzione dell'Euro costavano nello stesso supermecato circa 1800 lire. Quindi un aumento del 72% al supermercato e per la gastronomia non lo so quanto costassero prima comunque ipotizziamo un + 30% rispetto al supermercato, quindi approssivamente 2.350 lire... significa un +217%.
Mi piacerebbe che venisse approfondito questo argomento e in particolare stimare quale impatto devastante potrebbe avere sulla spesa per consumi nei prossimi mesi e come eventualmente possa essere corretto (se ancora possibile), prima di un insurrezione popolare...