Ritorniamo alla lira?

 

  By: lmwillys on Martedì 11 Novembre 2014 16:04

con la disoccupazione che crolla dal 12 al... vogliamo dire 5%? ---- ricordo sommessamente anno 2014 pianeta Terra

 

  By: giovannib. on Martedì 11 Novembre 2014 15:58

mi sembra che non la pensiamo poi in modo tanto diverso: lei dice che non e' giusto tagliare le tasse solo alle imprese. Lo penso anch'io. Dico solo che e' meglio aspettare che l'Italia si sia reindustrializzata prima di passare al taglio fiscale per i lavoratori. ma attenzione: nel frattempo, anche a parita' di pressione fiscale, ci saranno milioni di italiani impiegati in piu', con la disoccupazione che crolla dal 12 al... vogliamo dire 5%? E quindi comunque ci saranno enormi benefici anche per i lavoratori. per questo legavo il maxi sconto fiscale a linee guida di politica industriale da imporre alle imprese in cambio di tali sconti. ma come ho scritto, il mercantilismo e' immorale e accettabile solo sul breve periodo. Tempo una legislatura al massimo, e poi bisogna tagliare l'IRPEF. Mi sembra piu' "costoso" che stampare soldi (cosa su cui non sono affatto contrario in linea di principio) ma piu' produttivo in prospettiva: alla fine dei cinque anni avremmo un paese reindustrializzato e milioni di lavoratori che fanno milioni di lavori veri e ben pagati. Gia' che ci siamo, le offro un'altra idea che ritengo sia la pallottola d'argento contro l'inflazione. Siccome l'inflazione e' determinata essenzialmente o dal defici con l'estero o dalla dinamica salariale, e siccome a noi preoccupa soprattuto il secondo fattore, che ne dice di stabilire per legge che gli utili d'imprese, d'ora innanzi, si calcolano AL NETTO DEGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI? E che i dipendenti hanno diritto a vedere il loro stipendio tratto dagli utili sulla base di criteri stabiliti dalle legge (per capirci: in una multinazionale gli stipendi si spartiranno il, poniamo, 60% degli utili, in una panetteria il garzone prende il 5%, per esempio). Mi sembra ovvio che la dinamica salariale non produrrebbe piu' inflazione: gli stipendi crescerebbero solo al crescere del fatturato e degli utili, e nessun imprenditore scaricherebbe piu' sui prezzi gli aumenti salariali concessi. Inoltre tutti lavorerebbero meglio, perche' davvero il proprio lavoro, per quanto umile contribuirebbe agli utili e quindi DIRETTAMENTE al proprio stipendio. Siccome il paese ha un problema di produttivita'... E poi i rischi inflativi in caso di collasso dell'euro non possono essere del tutto esclusi, specialmente se si dovessero scegliere strade demenziali.

 

  By: lmwillys on Martedì 11 Novembre 2014 15:55

La forza vera della Germania è iL SISTEMA FINANZIARIO e come adattano la politica monetaria alle circostanze senza farsi condizionare troppo dal sistema "anglo-americano" dell'indebitamento ----- ottimo il caso jap comincia con la crisi immobiliare del 1989, le case crucche sono sempre state a buon mercato oggi in troppi precipitano nella trappola della liquidità, stamo tutti coi tassi a zero e zero crescita, il grano non può risolvere un kazzo e la continua iniezione di liquidità delle bc non farà altro che sfasciare completamente il sistema monetario

La forza vera della Germania è iL SISTEMA FINANZIARIO - Moderatore  

  By: Moderatore on Martedì 11 Novembre 2014 15:29

e basta con queste 'azzate! #F_START# size=4 color=black #F_MID#I giapponesi producono più beni con dentro tecnologia dei tedeschi e allora come mai hanno accumulato un debito pubblico del 240% del PIL, il triplo della la Germania (all'80%) ?#F_END# (e il doppio dell'Italia) ? E' perchè i giapponesi non sono capaci di produrre BMW ? E non producono le Lexus e due terzi dei microcomponenti di un Iphone ? Perchè allora hanno svalutato del -40% verso l'euro negli ultimi due anni e se il marco fosse stato da solo avrebbero svalutato del -60% ? E' il sistema monetario e finanziario che fa la differenza L'Italia non produceva BMW anche negli anni '50, negli anni '60, negli anni '70 e l'Italia in media è cresciuta più della Germania... era così anche nel XIX secolo...ehi...eravamo meno efficienti anche in nord-africa e in grecia durante la guerra, senza i tedeschi ci avrebbero ributtati a mare in un mese. Ma dal punto di vista economico, finanziario e commerciale da sempre facciamo come e meglio di loro (salvo quando veniamo occupati da potenze straniere come accade adesso) La forza vera della Germania è iL SISTEMA FINANZIARIO e come adattano la politica monetaria alle circostanze senza farsi condizionare troppo dal sistema "anglo-americano" dell'indebitamento 1) non gonfiano le bolle immobiliari come il resto del mondo e non hanno poi tutti i danni enormi creati dal crollo degli immobili quando si sgonfiano 2) hanno un sistema di banche locali piccole pubbliche e semipubbliche che finanziano l'economia reale e tradizionalmente le banche tedesche partecipano anche direttamente nelle aziende, invece di limitarsi a prestare soldi e poi tagliarli il credito quando sono in difficoltà. Dal XIX secolo la Germania ha sempre seguito un modello finanziario alternativo da quello "anglo" 3) sono flessibili e intelligenti, non sono stupidi ai vertici. Quando hanno dovuto finanziare l'unificazione della Germania Est lo hanno fatto stampando moneta sostanzialmente, mica indebitandosi! Hanno accettato l'Euro di malavoglia solo perchè Mitterando li ricattò e disse che avrebbe posto il veto all'unificazione. Ma poi lo hanno usato a loro favore. Quando hanno visto il rischio di Target2 hanno chiesto l'austerità per gli altri, ma mica hanno detto che era per quello che lo chiedevano e i beoti che qui in Italia ci governano hanno obbedito Smettete di sparare 'azzate da bar, andate al bar

 

  By: shabib on Martedì 11 Novembre 2014 15:25

ma perche' l'industria e' esente dai condizionamenti economico-monetari e fiscali ?

 

  By: pasco on Martedì 11 Novembre 2014 15:19

Il problema è che loro hanno Volkswagen (secondo produttore al mondo di auto dopo Toyota) + Bmw + Mercedes + Audi noi invece abbiamo la Fiat che come modelli di successo ha solo la 500 e la Panda!! lo vuoi capire che la questione è industriale e non monetaria/finanziaria?!?

La Germania è migliore degli altri (nei confronti del problema del debito) - Moderatore  

  By: Moderatore on Martedì 11 Novembre 2014 15:03

#i# Gentile GZ, francamente non sarei cosi' rilassato all'idea che un aumento del deficit commerciale NON sia un problema per via delle norme sui pagamenti nell'eurozona. Non stiamo forse presupponendo una fine inevitabile dell'euro? Se e quando cio' accadra', cadranno queste norme e quel deficit diventera' rilevante eccome, temo. #/i# ----- Questa è una cosa che è stata discussa alla morte e provo a introdurre un dato di cui non parla quasi mai nessuno. I tedeschi negli anni dell'euro hanno effettivamente ridotto il loro indebitamento (complessivo), sono stati praticamente l'unico paese occidentale al mondo a farlo. Adesso comprensibilmente in Italia si tende a parlare male dei teutoni, ma guarda qui... #ALLEGATO_1# La Germania è diversa! E' migliore degli altri da questo punto di vista dell'indebitamento Il motivo vero per cui i tedeschi sembrano così "cattivi" cioè così ossessivi nell'opporsi a politiche monetarie espansive (deficit...) è che loro si procurano moneta producendo ottime merci che in buona parte vengono poi godute da stranieri i quali in cambio gli mandano dei soldi che loro poi non spendono, ma accumulano. Cioè fanno sacrifici per avere questi soldi ottenuti con l'export di BMW e non vogliono condividere parte di questi soldi con chi non esporta BMW. Se i paesi del sud-europa vanno in deficit estero, all'interno dell'euro automaticamente devono finanziarne i deficit, loro producono le BMW, qui le compriamo e tramite Target2 la Bundesbank accumula crediti verso Banca d'Italia per finanzarci il deficit... Quando i tedeschi si sono accorti nel 2010 di questo sono diventati delle bestie, tutti, quelli di sinistra come di destra e da allora vogliono austerità e austerità per quelli che non esportano BMQ (tu dirai: perchè non se ne sono accorti molto prima del 2010 ? Perchè prima le loro banche e fondi compravano debito pubblico del sud-europa a manetta, per lucrare il differenziale di interesse. Quindi finanziavano sempre loro indirettamente i deficit esteri del sud-europa, solo che prima pensavano non ci fosse rischio ...) Il problema di fondo è che esportare beni e merci all'estero per procurarsi dei soldi che mancano in Italia è un sistema molto costoso. Lavori e produci per mandare le tue merci all'estero in cambio di soldi che, in condizioni come quelle attuali, puoi stamparti senza causare problemi anzi... Ma all'interno dell'Euro ti metti in conflitto con chi si è fatto il c.ulo per accumulare valuta e ridursi il debito come la Germania. **** Ma lasciamo perdere questo e andiamo sui fatti basilari Il deficit estero ce l'hai solo SOLO DENTRO L'EURO, con una moneta svalutata no. Uscendo dall'euro vai in surplus con l'estero, stando nell'euro vai in surplus solo se deprimi l'economia. Il nord-europa è tuttora l'area di import ed export numero uno per l'Italia. Se aumenti i soldi che circolano in Italia abolendo l'austerità e tagliando molto le tasse, ti ritrovi un deficit estero con Germania a soci perchè, rimanendo dentro l'Euro, hai un cambio Italia versus nord-Europa sopravvalutato del 30% o 40% e bene o male se immetti 100 mld nell'economia la maggior parte vengono spesi.... Con il ritorno alla Lira avrai un cambio Italia versus nord-Europa che scende del -30% almeno, ma può anche all'inizio esagerare e andare giù del -50%, per cui il deficit estero verso di loro scompare e diventa un suprlus. E verso le altre aree valutarie, verso le quali già ora l?Italia se la cava pure avrai dei surplus... ----- #i# D'altro canto, non credo che un severo taglio fiscale a parita' di spesa pubblica debba per forza terremotare i conti con l'estero....#/i# ---------- idem con patate, stiamo parlando di farlo DENTRO L'EURO ? Se uno, rimanendo nell'Euro, taglia soprattutto le tasse che gravano sulle imprese, "cuneo fiscale" e Irap e magari anche l'IVA allora hai un effetto simile a quello di una svalutazione, le imprese diventano più competitive. Ma non sarebbe giusto tagliare in prevalenza le tasse alle imprese per farle esportare di più, bisogna tagliare le tasse ai lavoratori perchè ci sia più potere d'acquisto in Italia.... E inevitabilmente una parte di questo potere d'acquisto va, all'interno dell'euro, all'estero e crea deficit esteri...e poi i nordici si inbufaliscono... Ma quello che sostengo è che l'Italia deve infischiarsene, capire il meccanismo dell'euro bene e utilizzarlo per risollevare l'economia stampando moneta DENTRO L'EURO e se andiamo in deficit con l'estero e i tedeschi non lo sopportano (anche giustamente dal loro punto di vista) saranno loro a romperlo...

 

  By: pasco on Martedì 11 Novembre 2014 14:56

Invece di perdere tempo con le stronzate auritiane (dopo i rettiliani sono venuti fuori gli auritiani) chiediamoci come possiamo convincere gli imprenditori (con le buone o con le cattive) ad essere meno ***AVIDI*** ("greed is good!"), a riportare le fabbriche in patria. Del tipo: io ministro dell'economia convoco te ruffini-moncler a quattr'occhi e ti dico che, se non riporti la produzione dei tuoi piumini in Italia, ti mando la GDF nei tuoi uffici per due anni di seguito. E tu ruffini lo sai che lo posso fare... E lo stesso vale per marchionne e il resto degli stronzoni...

 

  By: pasco on Martedì 11 Novembre 2014 14:28

Sono perfettamente d'accordo con Giovannib quando dice "i) rimpatrio obbligatorio delle attivita' delocalizzate, ii) assunzione prioritaria dei disoccupati italiani, iii) nuova immigrazione zero, iiii) gestione draconiana del "made in Italy" che impedisca a chi produce all'estero di abusare di tale rinomato marchio". Se anche uscendo dall'euro aumentassero le esportazioni (dopo qualche anno), dato che molte aziende hanno DELOCALIZZATO, non ci sarebbe chissà quale aumento dell'occupazione! Se non si affronta il problema dal lato INDUSTRIALE non si andrà mai da nessuna parte!! Voi (GZ in testa) volete risolverlo coi giochini monetari/finanziari, e non capite che c'è stata una rivoluzione industriale (DELOCALIZZAZIONE) che ha cambiato completamente l'Italia. 5 capi di abbigliamento su 10 che vengono venduti sono prodotti all'estero, te capì?!?!? Quando spendi 500 o 1000 euro per un giubbotto del ca**o della moncler, quasi tutto il guadagno va a finire nelle tasche del ruffini e qualche soldo va a finire in Transnistria. La Gabanelli te l'ha fatto vedere per bene, perchè ti perdi ancora dietro alle stronzate monetarie/finanziarie?!?!?

 

  By: pasco on Martedì 11 Novembre 2014 14:20

1) parlate di "ritorno alla lira": la lira non esiste più! E non è un fatto di forma, è un fatto di sostanza!! Mi sembrate dei bambini di due anni, che pensano che si possa tornare indietro... 2) parlate di "controlli ai capitali e nazionalizzare le banche"... ma siamo per caso in un paese comunista?!?!?

 

  By: giovannib. on Martedì 11 Novembre 2014 13:05

gentile GZ, francamente non sarei cosi' rilassato all'idea che un aumento del deficit commerciale NON sia un problema per via delle norme sui pagamenti nell'eurozona. Non stiamo forse presupponendo una fine inevitabile dell'euro? Se e quando cio' accadra', cadranno queste norme e quel deficit diventera' rilevante eccome, temo. D'altro canto, non credo che un severo taglio fiscale a parita' di spesa pubblica debba per forza terremotare i conti con l'estero. Certo, se il taglio riguardasse l'IRPEF sarebbe proprio cosi'. Ma se NON riguardasse affatto l'IRPEF ma solo IRES e IRAP? Si ridarebbe competitivita' al sistema industriale nazionale senza rendere piu' "ricchi" i consumatori interni. In altri termini, a fronte di un aumento moderato dei consumi interni (perche' comunque ci sarebbe un boom dell'occupazione) ci sarebbe una esplosione dell'export. In un secondo momento (ossia non appena la germania facesse saltare l'euro come massive retaliation alla nostra indisciplina di bilancio)potremmo passare al taglio dell'IRPEF (sempre a parita' di spesa pubblica), anche perche' le politiche mercantiliste sono moralmente tollerabili solo nel breve periodo, direi. Va da se' che il taglio di IRES e IRAP andrebbe sottoposto a condizioni ben precise da farsi al sistema imprenditoriale italiano, tra cui: i) rimpatrio obbligatorio delle attivita' delocalizzate, ii) assunzione prioritaria dei disoccupati italiani, iii) nuova immigrazione zero. Cui aggiungerei una gestione draconiana del "made in Italy" che impedisca a chi produce all'estero di abusare di tale rinomato marchio... Giusto per cominciare

Uscire dall'euro ok, ma se segui i prof. ti rovini - GZ  

  By: GZ on Martedì 11 Novembre 2014 03:51

#F_START# size=3 color=darkmagenta #F_MID#"[all'interno dell'Euro]....se aumentassimo il deficit pubblico (per ridurre le tasse...) distruggeremmo l'unica cosa buona che ha fatto Monti, mettere a posto i conti con l'estero..."#F_END# #F_START# size=3 color=darkmagenta #F_MID#"Se si ritorna alla Lira...nel primo anno inflazione al 3% e nel medio periodo al 2%..."#F_END# Questo dice il prof. di economia che oggi è considerato l'alfiere del ritorno alla lira e a cui ad es Salvini e Meloni guardano come esperto (Grillo non so, ma si vedono ora analisi dell'euro sul blog copiate da Bagnai) C'è stato ^il convegno a Pescara#http://goofynomics.blogspot.it/^ organizzato da Bagnai con una quindicina di economisti italiani tra cui Gawronski, Borghi, Boldrin (che è pro-euro) ed esteri, giornalisti come Giordano del Giornale e politici come Salvini, Meloni, Bertinotti (ho imparato così che è ancora vivo). Una bella cosa che si discuta di euro e di macroeconomia. Guardo nei video se c'è qualcosa che spiegi COME SI TORNA ALLA LIRA, perchè come ho intitolato il capitolo sull'Euro: "Il problema dell'Euro è come uscirne", cioè è ovvio che l'Euro non poteva funzionare, la questione è quella di come venirne fuori senza subire un tracollo del sistema finanziario Qui vedi Bagnai che indica ^la sua simulazione su come funzionerà il ritorno alla lira#https://www.youtube.com/watch?v=hSo9E4ohG7o^ (dal minuto 2:00 in poi e in particolare dal 2:22 in poi) e il discorso resta errato, come ho notato altre volte. 1) non vede grossi problema di inflazione, di tassi di interesse dei BTP, di crash dei titoli di stato, fuga di capitali, crac delle banche.. perchè...immagina che il cambio si muova del -10% verso dollaro e del -20% verso marco se torni alla lira, dicendo che le oscillazioni di breve periodo non si considerano e si guarda a cosa succede dopo cinque anni.... per cui la sua analisi parla appunto di dove si stabilizzerà il cambio dopo degli anni !!! grazie al 'azzo come diceva Keynes... ovviamente...se fingi che non esista il mercato finanziario e che l'economia funzioni come nei libri per cui fai una simulazione di cinque anni in avanti salti tutti i problemi pratici....Ma che bello eh... Ehi.. il problema è il panico nei primi giorni !!! E questo arriva perchè tutta Londra (intesa come piazza finanziaria) vede il cambio della nuova lira muoversi (verso il marco) intorno al-50%, da 1,26$ attuali noi andiamo a 0,80$ e la Germani forse 1,70$... Ma guarda anche solo il "trend" storico da quando esistono i cambi flessibili (1971), cosa ti dice ? da 1000 lire andrai a 1,600 probabilmente #ALLEGATO_1# Chiaro che se esci dall'euro e non tagli le tasse forse va diversamente, perchè se lasci l'economia stagnante l'impatto finanziario su inflazione, tassi e deficit estero è minore. Ma se esci dall'euro e aumenti i deficit di 100 miliardi per uscire veramente dalla depressione, allora avrai tassi di interesse all'8% e costo del debito pubblico che raddoppia, crash dei BTP e delle banche con loro, a mano che Bankitalia non stampi moneta e compri BTP a mani basse ... a quel punto il cambio va giù che è una bellezza, più di quello del Giappone che ha fatto un -40%... e quindi devi avere un piano per mettere controlli ai capitali e nazionalizzare banche...(cristo, l'economista della LePen, Sapir, lo dice per la Francia che è più robusta di noi) Se fingi invece come si fa all'università che svalutiamo del -10% verso dollaro e del -20% verso marco, (a medio termine, perchè studiando l'esempio del 1992 e inserendo parametri nella regressione...) chiaro che non ci sono problemi...ma grazie ... Comunque va dato atto al convegno di aver fatto intervenire due che lo contraddicono molto bravi. Subito dopo Bagnai, arriva un italiano anziano molto efficace e chiarissimo che insegna ad Oxford, ^Andrea Boltho#http://www.magd.ox.ac.uk/member-of-staff/andrea-boltho/^., che parla subito dopo di lui e fa un quadro invece realistico dello sconquasso (^dal minuto 2:40 in poi#https://www.youtube.com/watch?v=hSo9E4ohG7o^). L'intervento di Andrea Boltho è corretto nello spiegare il ritorno alla lira, ascolta quello! Anche l'altro subito dopo, ^Francesco Lippi (dal minuto 3:00 in poi)#https://www.youtube.com/watch?v=hSo9E4ohG7o^, critica tecnicamente Bagnai in modo corretto sulla simulazione del ritorno alla lira "indolore" che il prof. immagina. E' curioso che inviti due altri professori, Andrea Boltho e Francesco Lippi che lo contraddicono in modo amichevole, ma molto efficace. Uno che ascolta bene Bagnai e poi questi due parlare si convince che l'uscita dall'Euro è uno sconquasso e penserebbe che Bagnai avendoli sentiti cambi il suo discorso...Non so l'effetto finale sul pubblico perchè non ho ascoltato l'intera sessione, ma questi due interventi di Boltho e Lippi ti dicono in sostanza che può peggiorare sicuramente le cose "nel breve periodo". Solo che in un paese già in depressione non vorresti peggiorare ancora... Il difetto di Boltho e Lippi è che non hanno idee su cosa fare, ragionano in termini di produttività e dicono che l'Italia non è produttiva e fa un poco schifo...e dobbiamo suicidarci come paese 2) Bagnai #F_START# size=3 color=blue #F_MID#dice che se aumentiamo i deficit pubblici all'interno dell'euro in modo da ridurre le tasse... non serve!#F_END# E perchè mai ? perchè andiamo poi in deficit con l'estero avendo l'euro... (^"...se aumentassimo il deficit pubblico (per ridurre le tasse...) distruggeremmo l'unica cosa buona che ha fatto Monti, mettere a posto i conti con l'estero..")#https://www.youtube.com/watch?v=hSo9E4ohG7o^ Cioè continua a non capire che i deficit esteri all'interno dell'euro sono l'unico problema che NON esiste, grazie al modo in cui funzionano i pagamenti in euro tra banche e banche centrali. Come dice Mosler sembra che gli economisti non capiscano i meccanismi monetari e bancari. Qui davanti ad altri economisti che non obiettano dice che tornare alla lira è la condizione necessaria per avere "spazio fiscale", cioè aumentare la domanda (ridurre le tasse, aumentare la spesa) e insomma fare qualunque cosa per l'economia. Se all'interno dell'Euro si sforasse il limite del deficit del 3%, ad esempio facendo un deficit del 10% o più che consenta di ridurre le tasse, questo non farebbe lo stesso aumentare la domanda alla fine. Cioè, anche se per un miracolo di Lourdes la UE consentisse ad un deficit pubblico italiano molto maggiore, magari facendolo finanziare dalla BCE, lo stesso non servirebbe. Perchè ? Perchè per Bagnai andresti in deficit con l'estero, di bilancia commerciale.... Sì, certo che aumentare la domanda all'interno dell'euro manda la bilancia commerciale dell'Italia in deficit. E allora ? Bagnai non capisce come funziona il meccanismo dei pagamenti nella UE, diciamo che come quasi tutti gli economisti non presta attenzione ai meccanismi monetari tra banche e banche centrali. Come ho spiegato tante volte, se hai dei deficit esteri in un paese dell'eurozona gli altri sono obbligati automaticamente a finanziarglielo tramite crediti ad esempio dalla Bundesbank alla Banca d'Italia, il meccanismo chiamato "Target2" Il problema non è tanto che il ritorno alla Lira è guidato da Grillo, Salvini e Meloni, quanto che gli esperti che dovrebbero guidarli sono fuori dal mondo

 

  By: Moderatore on Martedì 11 Novembre 2014 03:35

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  By: Moderatore on Giovedì 06 Novembre 2014 18:30

#i# Nel 2013 il Fisco ha eseguito a campione 2.981 accertamenti, e di questi 2.923 sono risultati positivi per l’Agenzia, che ha portato alla luce imposte non pagate per 1,668 miliardi di euro...#/i# In pratica ogni volta che vanno in azienda le fiamme gialle non se ne vanno senza inventarsi qualche cosa

 

  By: Moderatore on Giovedì 30 Ottobre 2014 18:00

deve essere successo qualcosa a grillo e casaleggio perchè ^da un mese o due si pubblicano sul Blog di Grillo solo analisi intelligenti dell'economia#http://www.beppegrillo.it/2014/10/fuoridalleuro_litalia_il_malato_morente_delleuropa_-_the_spectator.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+beppegrillo%2Frss+%28Blog+di+Beppe+Grillo%29^ ---- Nicholas Farrell, The Spectator ----- "Le recenti ondate di panico sui mercati azionari globali hanno ricordato al mondo intero la vulnerabilità dell’euro, e questa settimana i commentatori della stampa britannica hanno discusso molto sul possibile fallimento della Francia. Quasi nessuno si affligge più per l'Italia, sebbene la settimana scorsa la sua borsa abbia subito il tonfo più importante dopo quello della Grecia: l’irreversibile declino dell’Italia è ormai una certezza, vista la situazione disperata del paese. L’esperienza italiana dell’unione monetaria europea è stata particolarmente dolorosa: gli italiani sono entrati nell’euro come sonnambuli, senza un serio dibattito, ed erano talmente favorevoli a firmare che hanno accettato un tasso di scambio con la lira talmente elevato che alla fine li ha strozzati. Il prezzo dei prodotti di prima necessità, quali sigarette, caffè e vino è raddoppiato improvvisamente, mentre i salari sono rimasti statici, sebbene allora fosse relativamente facile trovare lavoro e ricevere prestiti. Ma dopo il crac, l’Italia, prigioniera di un’unione monetaria senza unione politica, non poteva più fare niente, neanche ricorrere alla tradizionale medicina della svalutazione della moneta. L’unica possibilità di ripresa ammessa da Bruxelles e Berlino — quella dell’austerity — si è rivelata controproducente, perché è stata solo superficiale. Se l’austerity deve stimolare la crescita, deve farlo fino in fondo, il che comporta inevitabilmente terribili sofferenze e il rischio di agitazioni popolari, e nessun politico italiano riesce a digerire questa circostanza. Tuttavia l’Italia non può attribuire tutti i suoi problemi all’unione monetaria: l‘euro non ha causato la catastrofe, ma ha privato il Paese dei mezzi per combatterla, esponendolo alle sue fatali debolezze strutturali. Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 43 percento, il più alto mai registrato. Tale cifra non tiene conto del mercato del sommerso, che ha raggiunto proporzioni tali che il governo italiano sta pensando di includerne alcune parti, quali prostituzione, traffico di stupefacenti e contrabbando di vario genere, nei dati ufficiali del PIL: si ritiene che il loro contributo abbia dimensioni tali da portare il paese fuori dalla sua terza recessione entro sei anni. Occorre ricordare che le aziende italiane ricevono denaro dallo Stato per pagare i dipendenti per non lavorare, evitando di doverli licenziare: attualmente circa mezzo milione di lavoratori è in cassa integrazione. Il reale tasso di disoccupazione in Italia deve pertanto essere pari ad almeno il 15 percento, e tale cifra non include tutti coloro che hanno ormai rinunciato a cercare un lavoro. Solo il 58 percento degli italiani in età da lavoro ha un impiego, rispetto alla media del 65 percento del mondo sviluppato. Ma anche includendo cocaina e bunga-bunga, non si risolve la straordinaria stagnazione dell’economia italiana, che perdura dal 2000: negli ultimi cinque anni si è addirittura verificata un’ulteriore contrazione del 9,1 percento. Ancora peggio, il mese scorso il Paese è entrato in deflazione, fenomeno temutissimo da tutti, ancora più dell’iperinflazione, e che ha causato una stagnazione dell’economia giapponese per 20 anni. Dalla defenestrazione di Silvio Berlusconi, avvenuta nel novembre 2011 in conseguenza dello scandalo bunga-bunga e del mostruoso spread tra bond italiani e tedeschi, l’Italia ha avuto tre primi ministri non eletti. L’ultimo di essi, Matteo Renzi, di sinistra, è considerato il Tony Blair italiano perché è riuscito a costringere il suo partito, il Partito Democratico post-comunista, a dimenticare il passato e affrontare il futuro. Inizialmente, ha promesso che avrebbe realizzato tutte le necessarie riforme strutturali entro 100 giorni, ma ovviamente non l’ha fatto, e oggi afferma di avere bisogno di 1.000 giorni. Il “rottamatore”, come viene definito Renzi, ha appena imposto una legge di riforma che ha suscitato un grande clamore e addirittura risse in Senato. La leggi di Renzi intende abolire il leggendario articolo 18, che rende virtualmente impossibili i licenziamenti in aziende con un numero di dipendenti superiore a 15, tuttavia, trattandosi dell’Italia, se la legge entrerà in vigore sarà sicuramente tanto annacquata da perdere il proprio significato. I sindacati hanno promesso un “autunno caldo” per proteggere i loro più preziosi e indiscutibili principi. È la solita storia: indipendentemente da chi è al potere in Italia, è quasi sempre di tutto fumo e niente arrosto, il che è dovuto in parte al sistema elettorale, che costringe a governi di coalizione, e in parte al fatto che la Costituzione, per paura dei regimi dittatoriali, concede al primo ministro uno scarso potere esecutivo. La televisione italiana trasmette ogni genere di talkshow politico (la maggior parte dei quali di orientamento sinistrorso, anche sulle reti di Berlusconi) ma anche questo tipo di programma è in crisi: gli italiani, fatalmente disillusi, non si preoccupano più di guardare la televisione. Nel frattempo, il debito sovrano italiano continua a crescere in maniera esponenziale, arrivando a toccare 2.2 trilioni di euro, che equivalgono al 135 percento del PIL: è il terzo debito sovrano a livello mondiale, dopo quello di Giappone e Grecia. E maggiore è la deflazione italiana, maggiori sono il debito e i suoi costi in termini reali. In Italia, come in Francia, dopo la Seconda Guerra Mondiale la filosofia predominante è stata quella dirigista: il governo è gestito come un racket delle protezioni, e il denaro si insinua in ogni angolo dell’economia. Tutti i giornali ricevono sovvenzioni pubbliche, e questo spiega anche il loro numero così elevato. Chiunque lavori nel settore privato, in quelle attività a conduzione famigliare che hanno reso il paese celebre in tutto il mondo, si trova in una condizione di svantaggio. Secondo il Sole 24 Ore, l’Italia ha il più elevato onere fiscale totale di tutto il mondo sulle proprie aziende, pari al 68 percento, seguita dalla Francia, con il 66 percento, contro il 36 percento della Gran Bretagna. Avviare un’attività in Italia significa entrare in un incubo burocratico kafkiano, che può addirittura peggiorare; significa anche dover corrispondere allo Stato almeno 50 centesimi per ogni euro pagato ai propri dipendenti. Se a ciò si aggiunge un sistema giudiziario bizantino, politicizzato e dotato di poteri terrificanti, si comincia a comprendere perché nessuna azienda estera voglia stabilire la propria sede in Italia. Per circa un decennio, fino a un anno fa, ho lavorato per un giornale locale, La Voce di Romagna, come rubricista, ma ho rinunciato dopo che il mio datore di lavoro, pur ricevendo cospicue sovvenzioni di denaro pubblico, non mi ha pagato per tre mesi. Non avevo titolo per richiedere il sussidio di disoccupazione perché ero un libero professionista; i dipendenti con contratto possono ricevere il sussidio, ma solo per un anno, all'incirca. Molti dei miei colleghi non hanno ricevuto il loro stipendio addirittura per un intero anno. Adesso, La Voce sta per dichiarare fallimento e chiudere, e non scommetterei neanche un euro sul fatto che i miei ex colleghi riescano a ricevere il denaro che spetta loro. Sì, c’è un’altra Italia, quella finanziata dallo Stato, dove tutto sommato la vita, sebbene non tutta rose e fiori, è ancora vivibile, anche se i licenziamenti del Teatro dell'Opera di Roma hanno causato qualche ansia. I parlamentari italiani sono i più pagati del mondo civilizzato, il loro stipendio è pari a quasi il doppio di quello dei loro colleghi britannici. I barbieri che lavorano all’interno del Parlamento possono arrivare a guadagnare €136.120 lordi l’anno. Tutti i dipendenti statali ricevono una favolosa pensione pari quasi al loro salario a fine carriera: non è pertanto difficile comprendere la rabbia del lavoratore italiano medio del settore privato, il cui reddito lordo annuo è pari a circa €18,000. La parola “inimmaginabile” rispecchia alla perfezione il dorato mondo del dipendente statale italiano, specialmente nel Mezzogiorno, il disperato sud del paese. La Sicilia, ad esempio, ha un esercito di 28.000 guardie forestali, più grande di quello del Canada, e 950 autisti di ambulanza, che non hanno alcuna ambulanza da guidare. Un governo italiano serio opererebbe urgenti e drastici tagli non solo al tronfio, parassitario e corrotto settore statale, ma anche a tasse, costo del lavoro e burocrazia. Tuttavia, a oggi, solo Beppe Grillo e la Lega Nord chiedono che l’Italia esca dall’euro. Ma gli italiani ancora non capiscono: l’euro è il problema, non la soluzione, a meno che non accettino una vera austerità, di proporzioni ben maggiori, e non l’accetteranno a meno che non vengano minacciati con le armi. L’Italia, più della Francia, è il grande malato dell’Europa, ed è anche il malato morente. Le donne italiane erano quelle che avevano più figli in tutta Europa: era frequente incontrare uomini anziani di nome Decimo. Tuttavia da decenni il tasso delle nascite in Italia è il più basso di tutta Europa, e se non ci fosse l'immigrazione, la popolazione sarebbe in calo. Che le donne italiane rifiutino di avere figli, è un chiaro segno di una società malate terminale."