By: traderosca on Lunedì 08 Luglio 2013 15:59
"Oscar è al solito il più equilibrato e vicino alla realtà;
innanzitutto in economia molte cose sono del tutto casuali; io sono ad esempio dell'idea ad esempio che il boom italiano degli anni '50 -'60 sia stato tutto tranne che intenzionale; una fortunata coincidenza di eventi che si è innestata sulla voglia di riscatto degli italiani dopo il disastro della guerra."
Gianlini,
quel dotto e bravuomo di Zibordi ha un piccolo difetto,legge solo e si
documenta su scrittori,storici,filosofi,economisti che si avvicinano più al suo
pensiero a volte a dir poco stravagante,tipo:il negazionismo,la versione
da fantascienza sull'attentato delle torri gemelle,seguire una setta "che basta
stampare moneta che si risolvono i problemi dell'umanità" oppure seguire gli
esaltanti nazionalismi di alcuni individui pericolosi.........ecc.ecc.ecc.
Se si vuole criticare in un dibattito profondo l'arte moderna o contemporanea,
bisogna conoscere la storia dell'arte le sue evoluzioni ed i contesti storici
che hanno dettato i cambiamenti a volte rivoluzionari di espressione dell'arte.
Anche in economia per analizzare i momenti positivi o negativi attuali bisogna
fare uno sforzo il più possibile oggettivo dei periodi passati che frequentemente
sono le cause dei boom o declini attuali che non sono mai responsabilità di un
solo punto preso in considerazione da chi fa analisi imparziali e soggettive con
esclamazioni di tipo:la causa dei nostri problemi derivano dal divorzio della
banca d'italia col tesoro oppure si andava meglio quando si poteva evadere!!!
ecc.ecc.ecc.nemmeno prendere in considerazione periodi di altre ere,greci,romani,
medioevo,ecc.Se si vuole analizzare le cause dei nostri problemi,possibilmente
non solo leggendo testi di storici a volte faziosi,ma facendo tesoro quando è
possibile dai ricordi ed esperienze vissute in modo diretto,bisogna partire
dal dopoguerra in poi e farne tesoro per poter attualizzare in chiave moderna
i periodi positivi e rimuovere le cause negative.
Gianlini,sicuramente gli eventi che determinano i boom o i declini di una economia
sono in prevalenza del tutto casuali,ma spetta ai popoli,ai singoli individui,
ai governanti,sfruttare le circostanze favorevoli oppure accelerare il declino.....
Gli anni 50-60 furono caratterizzati da un boom economico incredibile e forse
irripetibile dovuto a diversi fattori e concomitanze che sintetizzo certo di
saltare qualche passaggio.
1)Dopo la seconda guerra mondiale l’economia globale aveva cominciato a crescere rapidamente, trainata dalla locomotiva americana.
2)Agli inizi degli anni 50 il nostro paese era molto più povero dei grandi paesi
occidentali,un operaio guadagnava un sesto rispetto all'operaio,tedesco,francese,ecc.
3)Il Welfare quasi inesistente:le pensioni erano poche e insufficienti,gli anziani
venivano accuditi dai parenti,non esistevano ricoveri per anziani,asili per bambini,
non esisteva cassa integrazione i disoccupati facevano la fame,gli ospedali erano
da anteguerra ed i ricoveri solo in casi gravi,la scuola era per pochi,le
infrastrutture da anteguerra..................quindi uno stato con pochissimi
debiti,ma con leggi fiscali tipo IGE,Vanoni che colpivano con aliquote pesantissime
i redditi se fossero stati denunciati!!!ma pagare le tasse era un optional per molti,
l'evasione era quasi totale,anche i dipendenti venivano retribuiti parzialmente
"fuori busta" ............
4)il basso costo del petrolio (tra i 2 e i 3 dollari al barile) permetteva un basso costo dell’energia. Il basso costo dell’energia, sommato alla particolarita’ italiana dei bassi salari e il basso welfare ci dava un vantaggio competitivo, eravamo i cinesi d’Europa. In questo modo il nostro Pil comincio’ a crescere piu’ velocemente degli altri, la crescita del Pil italiano supero’ quella del Pil della Francia e della Germania sei volte negli anni ’50 e cinque volte negli anni ’60. Una situazione favorevole che permise all’Italia tra il 1950 e il 1973 di triplicare i redditi degli italiani e di sviluppare il settore industriale e gli investimenti.
5)Il potere di acquisto aumentò sensibilmente,elettrodomestici,tv,auto,stavano
diventando un fenomeno di massa,ma i maggiori benefici li ottennero i lavoratori
autonomi,dal più piccolo commerciante,artigiano,industriale,l'incremento dei
ricavi e dei profitti erano notevoli e senza pagare tasse,in quel periodo si
crearono patrimoni ingenti che fu poi una delle cause principali del declino
degli anni successivi,sino ai nostri giorni.
6)i governi erano prevalentemente monocolore DC con una forte opposizione comunista
che avendo il controllo sui sindacati alimentava la protesta con rivendicazioni
salariali ed un welfare sempre più pressante.
7)gli anni 70 segnarono il declino inesorabile e la fine della competitività
Cominciarono alla fine degli anni ’60 e agli inizi degli anni ’70 le rivendicazioni salariali e gli scioperi. In questo modo tra il 1968 e il 1973 il livello dei salari degli operai raddoppio’ e triplicò quello dei lavoratori statali,bancari,ecc.Il secondo fattore produttivo che incremento’ il suo costo fu l’energia. Il prezzo del petrolio al barile passa in breve tempo da 3 dollari a 12 dollari.
Furono gli anni della prima grande impennata del debito pubblico. Il paese era attraversato dalle rivendicazioni sociali, la protesta studentesca si andava saldando alle rivendicazioni operaie creando un’atmosfera molto tesa. Erano gli “anni di piombo”, e per superarli i politici italiani fecero una cosa semplice: cominciarono a distribuire soldi. Chiunque avesse delle rivendicazioni otteneva qualcosa: è in questo decennio che inizia il vero dissesto dei conti pubblici italiani, perché la spesa pubblica comincia ad aumentare in maniera vigorosa per assicurare la pace sociale ma, dall’altro lato, le
entrate non aumentano,l'evasione è ancora altissima,la crescita economica del paese subisce un grosso stop.
Lo Stato emette bot (e altri certificati del tesoro) e raccoglie la liquidità di cui ha bisogno per finanziare strumenti perversi.Si fanno i debiti, ma si trasferisce nel futuro la responsabilità di pagarli.
Svaniscono cosi’ i vantaggi dell’Italia.L’Italia a questo punto ha due strade da percorrere, operare una pesante riforma strutturale, cercando una nuova strada per la crescita, cercando di trovare la sua competitivita’ in altri fattori ad esempio, puntando alla soluzione dei suoi problemi. Oppure non affrontare il problema. Ovviamente sceglie la seconda strada, piu’ facile nel breve periodo, ma che si dimostrera’ disastrosa nel medio-lungo periodo.
L’inizio della fine
Se le imprese non possono piu’ affrontare costi di energia e lavoro cosi’ alti, arriva l’intervento pubblico a salvare chi strilla di piu’, o chi porta piu’ voti. Che siano essi pensionati, operai, piccole imprese,abitanti del Sud o evasori. Interventi che finiscono per pesare sul bilancio dello Stato. Ad aggravare il tutto vi era una classe dirigente formata da un partito di maggioranza relativa (Dc) che di volta in volta non potendo governare da sola si alleava con socialisti e socialdemocratici. In piu’ Dc e Psi erano grossi partiti formati da fazioni interne e correnti piu’ o meno forti, che pero’ minavano la stabilita’ delle maggioranze, riducendo di molto la vita media dei governi. Quindi una politica debole, che per reggersi doveva accontentare tutti e non scontentare nessuno. Rimandando all’infinito quelle riforme necessarie ma impopolari.
Ecco dunque la grandiosa idea, usare la svalutazione della lira come vantaggio competitivo. Svalutando la lira si poteva riconquistare competitivita’ sui costi confronto ai Paesi in cui esportavamo i nostri prodotti. Recuperammo in questo modo competitivita’ e margini di profitto. Ma si tratta di un trucco che dura poco, basta infatti che lo utilizzino anche altri Paesi nostri concorrenti ed ecco svanire il vantaggio. Cosi’ con l’inflazione da una parte e la svalutazione dall’altra l’Italia riusci per qualche anno a continuare la sua crescita truccata accontentando tutti, imprese e lavoratori. Ma c’erano comunque imprese che non ce la facevano, dunque per loro aumentarono gli aiuti statali, con la cassa integrazione guadagni e i prepensionamenti. Anche le piccole imprese ricevettero forti aiuti, sotto forma di incentivi. Imprese che avevano vantaggi a restare piccole. In questo periodo, tra la meta’ degli anni ’70 e la prima meta’ degli anni ’90 nacquero e si diffusero anche le pensioni non coperte dai contributi. Che aggravarono ulteriormente la gia’ drammatica situazione del bilancio pubblico.
ed ecco gli edonistici e favolosi......anni 80!!!