By: GZ on Sabato 26 Novembre 2005 14:09
Il Corriere scandalizzato tratta uno dei maggiori filosofi europei da razzista alla LePen perchè si azzarda a dire la verità (in un intervista in inglese ad un giornale israeliano perchè nessun giornale francese glielo consentirebbe)
Se leggi l'^intervista originale di Alain Finkielkraut#http://www.haaretz.com/hasen/spages/646938.html^ vedi che in modo meno passionale dice le stesse cose della Fallaci e come lei è messo al bando dai media
Ormai occorre essere un filosofo come Finkielkraut per riuscire a fare ragionamenti come:
"... l'unico modo di fermare la violenza è arrivare fare vergognare delle loro azioni quelli che la compiono, fargli sentire il biasimo della comunità per il fatto che distruggono le scuole, gli autobus, le auto...
Invece sui media c'è la gara a trovare giustificazioni e ragioni per la ribellione, dipingerli come "giovani ribelli" contro ingiustizie e discriminazione, rinvangare persino il colonialismo anche se si tratta di gente nata in Francia i cui genitori hanno fatto di tutto per venirci.....
Se fossero in condizioni intollerabili ora cercherebbero di emigrare invece di incassare il sussidio del welfare francese e non distruggerebbero scuole e autobus che dimostrano il contrario, che nelle loro periferie ci sono infrastrutture...la verità è che crescono in una cultura fatta di Al Jazeera, Rap del tipo "piscio sulla francia", esaltazione dei palestinesi e della resistenza irakena... che odia l'occidente e quindi anche la Francia e i media li incoraggiano "
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Polemiche e critiche dopo le dichiarazioni dell’intellettuale. E il Movimento anti-razzismo lo denuncia
^Francia, scoppia la bomba Finkielkraut#http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=ESTERI&doc=APRE^
Il filosofo accusa: «Le rivolte nelle banlieues? Colpa di arabi e neri islamici»
Gli stessi intervistatori di Haaretz sono stupiti: «Queste parole non vengono da Jean-Marie Le Pen, ma da un filosofo un tempo considerato uno dei più eminenti esponenti della sinistra francese». Da decenni ormai Alain Finkielkraut ha abbandonato la sinistra e imboccato la strada del politicamente scorretto, ma le sue dichiarazioni al giornale israeliano segnano il passaggio a un livello superiore di furore polemico: «L’anti-razzismo si sta trasformando in un’ideologia menzognera, sarà il comunismo del XXI secolo»; «La Nazionale di calcio francese è ormai composta solo da neri, tutta l’Europa ci ride dietro»; «La rivolta nelle periferie non è sociale né economica ma etnico-religiosa, opera di islamici arabi e neri». Dopo queste frasi Finkielkraut è stato denunciato ieri per «incitamento all’odio razziale» dal Mrap, il «Movimento contro il razzismo e per l’amicizia tra i popoli» presieduto da Mouloud Aounit, francese algerino. Finkielkraut evoca l’opprimente clima culturale francese, il fatto che «di questi tempi è impossibile, forse persino pericoloso, dire queste cose in Francia». Con gli inviati del giornale straniero il filosofo parigino, figlio di immigrati polacchi deportati ad Auschwitz, invece si sfoga: «Se i teppisti fossero stati bianchi, come a Rostock, in Germania, tutti avrebbero evocato il "fascismo". Ma quando è un arabo a incendiare una scuola, allora è "ribellione"». L’attacco arriva dopo mesi (anni) di polemiche e denunce incrociate: da un lato la sinistra radicale dei movimenti per i diritti umani e anche di Dieudonné, il comico che ha definito la Shoah «pornografia della memoria»; dall’altro il filosofo e altri intellettuali, come Pierre-André Taguieff, che denunciano il pregiudizio anti-occidentale e spesso antisemita del «pensiero unico» terzomondista, e per questo vengono bollati come «nuovi reazionari».
Oggi Finkielkraut prosegue nella lotta con toni ancora più duri, e qualche alleato inaspettato come il presidente di Sos Racisme, Dominique Sopo, di origine togolese: «L’antirazzismo benpensante è pericoloso, beatifica lo straniero lasciando il campo libero a tutte le derive». «Certo, alcuni francesi non amano arabi e neri - continua Finkielkraut -. Li ameranno ancora meno adesso che conoscono il loro odio. Se gestisci un ristorante e un ragazzo delle periferie si propone come cameriere, non lo assumi, perché non usa buone maniere e non parla in modo corretto». Per Finkielkraut, i musulmani non cercano l’integrazione. «Perché parlano in quel modo? Accento, parole, sintassi: è un francese massacrato».
Nel 1996 il leader di estrema destra Jean-Marie Le Pen fece scandalo insultando la gloriosa nazionale di calcio black-blanc-beur (nera-bianca-araba) come «artificiale». Oggi Finkielkraut la definisce black, black, black : «Dirlo può costarti la galera, ma in Nazionale ormai giocano quasi solo i neri». Il Mrap chiede che Finkielkraut venga sospeso dalla radio France Culture, parte del servizio pubblico. Domani alle 9.10, salvo fulminei interventi dell’organo di controllo Csa, il filosofo che si vanta di «chiamare gatto un gatto» risponderà dai microfoni della sua trasmissione Répliques . Titolo della puntata: «Il malessere francese».