VACCINI e MORTI IN ECCESSO

in Danimarca ti pagano se accetti un fido dalla banca ora - Moderatore  

  By: Moderatore on Lunedì 02 Marzo 2015 23:28

In Danimarca la banca ti paga lei qualcosa di interesse se accetti un fido per aprire un attività. Questo articolo del NY Times di oggi ha scelto (comprensibilmente) come esempio questa signora che ha aperto un sito di terapia del sesso e ^ha ricevuto un prestito dalla banca ad un tasso negativo, cioè la banca la paga#http://www.nytimes.com/2015/02/28/business/dealbook/in-europe-bond-yields-and-interest-rates-go-through-the-looking-glass.html?ref=dealbook&_r=1^ (-0,5%) per accettare i soldi in prestito. Non lo fanno però solo alle bionde che si buttano nel business della terapia sessuale, ma a tutti ora per cui dal punto di vista finanziario è un poco sensazionale e la TV danese l'ha intervistata (anche la TV comunque, dovendo scegliere un imprenditrice rappresentativa di questo fenomeno finanziario, ha pensato bene di mettere la signora Eva...) #ALLEGATO_1# In Europa ci sono oggi quasi 2 mila miliardi di titoli di stato che trattano o vengono emessi a tassi di interesse negativi, per cui chi compra questi bonds in teoria farebbe meglio a prendere delle banconote da 500 euro e 1,000 franchi e metterle in cassetta di sicurezza. Un noto gestore ha detto ieri che se si comincia a interdire l'uso di questi tagli di banconote vuole dire che le autorità si aspettano che i tassi di interesse diventeranno ancora più negativi. Ci sono dozzine di articoli ora sul tema in giro e in pratica ti raccontano come gli stati e le corporations che sono ritenute sicure in Europa vengono pagate per accettare soldi a prestito. Come dice questo direttore di JP Morgan è la prima volta che accade nella storia dell'umanità: “This is obviously a once-in-a-lifetime and once-in-history phenomenon,” said Heather L. Loomis, a managing director at JPMorgan Private Bank, who specializes in bonds, “and it is hard to make sense of it.”

 

  By: GZ on Lunedì 02 Marzo 2015 23:22

,

 

  By: DOTT JOSE on Sabato 28 Febbraio 2015 11:43

nella classifica mondiale delle teste di m..a (sempre piu affollata) il governatore del Wisconsin arriva primo, paragona i dimostranti ai terroristi dell Isis, come se protestare per avere condizioni di lavoro migliori fosse uguale a decapitare civili superfluo dire che il losco figuro abbia pronunciato simili esresia ad una conferenza di vecchi babbioni ultradestri( e ultrastronxxi) http://www.wsws.org/en/articles/2015/02/28/walk-f28.html compared the working class and student protesters who thronged the streets of Madison in 2011 to ISIS terrorists. “If I could take on 100,000 protestors,

10 febbraio 1947 MATERIALI DI RESISTENZA STORICA GIORNO DEL RICORDO FOIBE dieci febbraio | MILLENOVECENTOQUARANTASETTE

 

  By: Roberto964 on Domenica 08 Febbraio 2015 12:14

Prossima fermata: deflazione globale? Questi Paesi sotto elencati sono le prime 15 Nazioni al mondo (G15) per Prodotto Interno Lordo (PIL nominale 2012) espresso in miliardi di dollari USA; Nella prima colonna c’è il rendimento dei titoli di debito statale (Bond) a 10 anni del marzo 2013; Nella seconda i dati relativi agli stessi titoli aggiornati al 5 febbraio 2015. PIL mondo 2012 $72216 miliardi; popolazione mondiale 2012 7,2 miliardi ca. TAB 1 Posizione .Stato….. marzo 2013…………05/02/2015 1)……….USA…………1,850%……………….1.766% 2)……….Cina…………3.460%……………….3.471% 3)……… Giappone……0.570%……………….0.360% 4)……… Germania……1,290%……………….0,343% 5)……….Francia……….2,030%……………….0,563% 6)……….UK… ………..1.780%……………….1,510% 7)……….Brasile………10.100%……………..12.205% 8)……….Italia…………4.780%……………….1,604% 9)……… Russia…………6.910%……………..13,430% 10)………India………..11.960%……………….7.702% 11)……..Canada………..1.240%……………….1.282% 12)……..Australia………3.400%……………….2,426% 13)……..Spagna…………5.070%……………….1,460% 14)……..Messico………..4.880%……………….5,380% 15)……..Korea sud………2.800%……………….2,278% Il PIL del gruppo G15 è pari a $54076 miliardi ed equivale a quasi il 75% dell’intero PIL mondiale, mentre la popolazione complessiva è di 3,940 miliardi di abitanti che corrisponde a quasi il 55% di quella mondiale. TAB 2 differenza di rendimenti tra le 4 maggiori economie di €Z Posizione .Stato….. marzo 2013…………05/02/2015 4)……… Germania……1,290%……………….0,343% 5)……….Francia……….2,030%……………….0,563% 8)……….Italia…………4.780%………………1,604% 13)………Spagna………..5.070%………………1,460% I PIL delle 4 maggiori economie facenti parte della moneta comune sono pari a $9400 miliardi, ovvero il 13% del PIL mondiale, con popolazione complessiva di 260 mln, pari al 3,61% del totale. TAB 3 Differenza di rendimenti tra i Paesi avanzati Posizione .Stato….. marzo 2013…………05/02/2015 1)……….USA…………..1,850%……………….1.766% 3)……… Giappone……0.570%……………….0.360% 4)……… Germania……1,290%……………….0,343% 5)……….Francia……….2,030%……………….0,563% 6)……….UK… ………….1.780%……………….1,510% 8)……….Italia…………..4.780%……………….1,604% 11)……..Canada………..1.240%……………….1.282% 12)……..Australia……….3.400%……………….2,426% 13)……..Spagna…………5.070%……………….1,460% 15)……..Korea sud………2.800%……………….2,278% Il PIL complessivo dei paesi avanzati è di $38570 miliardi, pari al 53,5% del PIL mondo, mentre il numero degli abitanti è pari a 862 milioni ca, ovvero il 12% ca di quella mondiale. TAB 4 Differenza di rendimenti tra gli emergenti Posizione .Stato….. marzo 2013…………05/02/2015 2)……….Cina…………..3.460%……………….3.471% 7)……….Brasile………10.100%……………..12.205% 9)……… Russia………..6.910%……………..13,430% 10)………India………..11.960%……………….7,702% 14)………Messico……..4.880%……………….5,380% Le 6 economie emergenti del G15 hanno un PIL complessivo di $15506 mld, pari al 21.5% del PIL globale, mentre gli abitanti sono 3,075 mld, ovvero il 42,7% del mondo. Il PIL globale dei Paesi avanzati, compresa l’intera Unione Europea e la Nuova Zelanda ammonta a $43535mld ed è pari a circa il 60,5% del PIL mondiale, mentre la popolazione è di 1,020 miliardi, pari al 14,7% della popolazione globale. È evidente che una frenata economica dei Paesi avanzati corrisponde ad una contrazione globale piuttosto marcata, incidendo pesantemente sia sulla crescita dei Paesi emergenti che su quella globale: è così è stato e così sarà. Il rendimento medio dei Bond del gruppo di Paesi nella TAB 2 oggi è dello 0,9925%, in calo di un esponenziale -3% da quello registrato meno di 2 anni fa, pari al 3,925%. E state pur certi che alla fine del Q€ (fine 2016) sarà ancora più basso, se non pari o addirittura inferiore allo 0%. Il rendimento medio dei Bond decennali del gruppo della TAB 3 è pari al 1,360% e se da essa escludessimo Australia e Corea del sud (PIL complessivo di $2670 mld, con popolazione di appena 73 milioni), arriveremmo ad un modestissimo 1,112%. Nel 2013 la stessa media era del 2,48%. Considerando che, tranne gli USA che l’hanno appena chiuso, sono operativi -o lo saranno a breve- QE (riacquisto di debito pubblico da parte delle Banche Centrali) pari a $196 miliardi/mese ($80 mld Giappone + $47 mld UK + $69 mld €Z) i rendimenti continueranno a scendere ancora, regalando all’area di maggior peso economico mondiale un lungo periodo di deflazione, che come un’infezione letale si sta già propagando in diverse altre aree. Di converso possiamo notare che nel gruppo degli emergenti della TAB 4 i rendimenti medi sono cresciuti, soprattutto a causa di Russia e Brasile, passando dal 7.462% al 8,438%. A causa della crisi economica molti emergenti sono costretti a svalutare la moneta (non dopo aver difeso strenuamente il cambio con le riserve di valuta pregiata) e ad aumentare i tassi di interesse nella speranza (spesso vana) di continuare ad attrarre investitori che prestano loro denaro, mettendo allo stesso tempo un freno ai residenti desiderosi d’indebitarsi. Non è un caso che nella sola India i tassi siano scesi considerevolmente (-4,26%): stiamo parlando del Paese tra i più poveri e popolosi in assoluto (PIL nominale procapite di appena $1500 ca) e la loro crescita è legata soprattutto ad un consumo maggiore di alimenti che, evidentemente vengono prodotti e consumati in loco, senza però trascurare un saldo negativo di bilancia commerciale perenne che, spero, stiano servendo soprattutto per investimenti strutturali che daranno i loro frutti nel medio-lungo periodo. Le maggiori Banche Centrali mondiali hanno tutte saggi di interesse prossimi allo ZERO (BCE 0.05%, FED 0/0.25%, BoE 0,25%, BoJ 0.10%): questo doveva servire a far ripartire il credito necessario per stimolare la crescita. Ma evidentemente non è servito, così come non sono serviti gli interessi negativi sui depositi delle banche presso la BCE: non c’è fiducia in una zona dove i prestiti incagliati e/o inesigibili sfiorano il 15%. Non sono passati inosservati i vari tagli dei saggi d’interesse operati da molte altre BC che in diversi casi si sono orientate verso tassi negativi: oramai quasi il 17% dei Bond mondiali (sia governativi che corporate) sono negativi (in pratica paghi tu interessi a loro). Un’evenienza MAI ACCADUTA prima di oggi. Il brusco calo delle Materie Prime (petrolio, rame e materie ferrose sono ai minimi degli ultimi 10 anni) ci dovrebbe far capire molte cose: è la cartina di tornasole che ci conferma un incombente lungo periodo di deflazione aggregata. È la prima volta nella breve Storia del mondo che capita: la capacità produttiva supera almeno del doppio la capacità di assorbimento: per riequilibrare le cose dovranno cessare l’attività il 50% dei siti di stoccaggio, delle fabbriche, dei negozi e di tutte le attività in genere, con gli indubbi risvolti che ne seguirebbero: MASSE di SENZA LAVORO, pronte a seguire in qualsiasi modo e a qualsiasi costo un qualsiasi individuo capace di motivarle. Non dimentichiamo che la crescita globale degli ultimi 20 anni è stata trainata dal DEBITO. Se ne è concesso troppo e troppo facilmente: in pochi anni il debito aggregato planetario è diventato il 300% del PIL globale. A tutto ciò c’è una spiegazione ma è difficile che chi ci ha condotto sin qui l’accetti: il denaro, mezzo nato per facilitare gli scambi (eliminando la fatica del baratto), è diventato esso stesso merce (a volte rarissima in certe zone e altre volte in sovrabbondanza in certe altre), creato da banche private inumane e senza scrupoli che adesso vogliono mutuarlo in questo banalissimo modo: distribuendo le LORO immani perdite all’intera popolazione mondiale. Sarebbe bastata un’inflazione media superiore al 4/5% nei Paesi avanzati a scongiurare tutto ciò: il denaro generato dall’interesse, NON rimborsabile perché inesistente (se mi presti 100 e devo renderne 105 è chiarissimo che quei 5 di interesse non ci sono), avrebbe “limato” l’interesse stesso, pareggiandolo quasi. Una inflazione stabile sopra al 4/5% come la si ottiene? Nel modo più semplice in assoluto: dando un buon lavoro ben retribuito a chi lo richiede. Questo dovrebbe essere il VERO DIRITTO INALIENABILE dell’uomo: tutto il resto conduce alla schiavitù. Ci sarebbero tanti modi per mettere in pratica una cosa simile, ma semplicemente, NON LO SI VUOLE: la bramosia umana è immensamente più forte della ragione. Chi ci ha condotto sul ciglio del baratro ha un UNICO desiderio: avere masse di disperati ridotti in semi-schiavitù, imboniti e guidati da una finta democrazia proprietaria dei migliori mezzi di distrazione di massa. A leggere a mente sgombra, considerando le prospettive di crescita reale che sono ben al di sotto di quelle propinateci dal FMI, deduco che avremo due situazioni distinte e contrapposte: 1) I Paesi avanzati attraverseranno un periodo di deflazione tipo Giappone che si trasformerà in diversi casi in stagdeflazione (stagnazione economica + deflazione). 2) I Paesi in via di sviluppo invece potrebbero avere una situazione ancor più preoccupante: la stagflazione (stagnazione economica + alta inflazione), cosa che ha già colpito in pieno la Russia, il Venezuela e forse anche il Brasile. Le possibili vie d’uscita sono essenzialmente due: 1) La rottura dell’area €uro che porterebbe ad una revisione completa dell’intero vecchio continente; 2) La TERZA GUERRA MONDIALE. Spero che non siano così pazzi da prendere in considerazione la seconda che ho detto e, soprattutto, spero di sbagliarmi, ora più che mai. Roberto Nardella http://scenarieconomici.it/prossima-fermata-deflazione-globale/

 

  By: Kurtinaitis on Giovedì 05 Febbraio 2015 22:07

Buonasera Zibordi, non conosco fondi nella situazione descritta, onestamente non credo nemmeno di conoscere il tipo di strumento di cui parla. I fondi di investimento classici (aperti) sono valorizzati in una sorta di mark to market quindi chi li sottoscrive paga una quota che sconta già l'eventuale rivalutazione in conto capitale dei titoli in portafoglio. Discorso diverso per i fondi chiusi, le cui quote non vengono acquisite tramite sottoscrizione (tranne che alla nascita del fondo) ma sono negoziate sul mercato come un normale titolo azionario, e sono fondi che (a differenza dei primi) hanno una scadenza. In questo caso però il buon affare si può fare solo se c'è una corrente di venditori che hanno necessità di realizzare o non riescono a prezzare bene lo strumento. Inoltre i fondi chiusi che conosco investono in immobili oppure in azioni di società non quotate; quindi questi fondi di cui parla (con bond hy in portafoglio) sono strumenti di investimento ancora più particolari che non conosco proprio in quanto tali. A proposito delle gestioni separate aggiungo, a titolo di curiosità e tanto per capire di che cifre stiamo parlando, che nel 2013 una gestione separata "normale" (cioè che investe in titoli di stato denominati in euro per oltre il 70% delle proprie disponibilità) ha reso tra il 3,5% e il 4%. Da questo rendimento vanno sottratti i costi di gestione, che per questi strumenti girano intorno all'1,5%. Quindi, ammettendo di evitare (grazie a una promozione di qualche tipo) le commissioni di sottoscrizione della polizza, stiamo parlando di un 2-2,5% di rendimento lordo atteso annuo che, magari, nei prossimi anni si ridurrà di qualche decina di centesimi per effetto del meccanismo prima descritto. Diciamo che per qualche anno ancora, si potrà puntare ad ottenere da queste polizze un rendimento medio lordo vicino al 2%. Per ottenere lo stesso rendimento investendo oggi in Btp (che poi è la stesso titolo che finisce per lo più nelle gestioni separate) bisogna impegnare il capitale su titoli a scadenza oltre i 12 anni, con la differenza che la polizza la puoi smontare tra 3 o 4 anni e recuperi il capitale più gli interessi, mentre il Btp dopo che l'hai comprato, se vuoi realizzare devi fare i conti col mercato e potresti anche restare incastrato o dover vendere ad un prezzo che annulla o porta in negativo il rendimento ex-post (anche considerando le cedole staccate nel frattempo). E' chiaro quindi che, anche nel caso delle polizze, stiamo parlando comunque di rendimenti molto modesti... si tratta di strumenti inefficienti che hanno recuperato un minimo di interesse grazie al fatto che il quadro del reddito fisso è a dir poco desolante.

 

  By: Bullfin on Giovedì 05 Febbraio 2015 21:51

A me risultano esistere polizze con capitale garantito...sicchè....comunque dove vi sono obbligazioni è *** secca (come dice Hobi)....

FULTRA 10 MARZO 2020: Qui sotto la fotocopia dal vero "cialtrone medio italico" : Antitrader. Fatene una copia del pensiero per i posteri e quando tra 50 anni vorranno capire perchè l' talia sia finita miseramente

 

  By: GZ on Giovedì 05 Febbraio 2015 20:35

tutto giustissimo a questo priposito, mi dicevano che l'ideale ora sarebbe comprare un fondo che abbia ad esempio obbligazioni ad altro rendimento, ma che sia in liquidazione (il fondo), ad esempio abbia già che al 31/12 2015 o 2016 chiude. In questo modo hai che non può comprare più niente e si tiene invece dentro i titoli che ha comprato bene anni fa! se ne conosci di fondi in liquidazione dimmeli, me ne hanno detto uno finora

 

  By: Kurtinaitis on Giovedì 05 Febbraio 2015 19:20

>Le banche italiane hanno smesso di remunerare chi gli porta soldi anche se glieli vincola per tre anni, ti offrono solo di metterli ora in polizze che promettono rendimento (ma non garantito). E nessuno capisce come facciano ad avere un rendimento l'anno prossimo visto che appunto tutti i bonds sono arrivati al tetto come prezzo e al fondo come rendimento. Ma dato che l'anno scorso c'è stato ancora un apprezzamento per ora le vendono...< La circostanza che i rendimenti delle polizze siano tuttora ampiamente positivi dipende dal fatto che le gestioni separate valorizzano i titoli che hanno in portafoglio al costo storico. Questo meccanismo è utilizzato per togliere volatilità alla serie storica dei rendimenti ed evitare di premiare eccessivamente alcuni sottoscrittori a danno di altri che investono nel momento sbagliato. Quindi banalmente la polizze in questo momento rendono benino perché anche chi ci investe oggi beneficia del fatto che le gestioni separate hanno acquistato i btp trentennali a condizioni di estremo favore negli anni scorsi, diciamo almeno fino al 2012. Ovviamente la grande raccolta corrente è preludio inevitabile di un calo di rendimenti futuri, infatti con i soldi versati oggi le gestioni vanno a comprare titoli che rendono molto meno che in precedenza e questi nuovi acquisti entrano a fare media (al ribasso) nella determinazione del risultato di gestione.

 

  By: Moderatore on Giovedì 05 Febbraio 2015 16:11

la Danimarca ora ha diverse banche che fanno pagare qualcosa se bi depositi e ha tassi negativi sui titoli di stato, così come Finlandia, Svezia, Germania, Austria (credo)... in Europa su circa 6,900 miliardi di titoli di stato sul mercato ^ce ne sono ora qualcosa come 1,700 mld con tassi negativi#http://www.marketwatch.com/story/more-than-25-of-euro-bond-yields-are-negative-but-that-could-change-2015-02-02^ e ^nel mondo ci sono 4,600 mld di dollari#http://www.wallstreetdaily.com/2015/01/28/negative-yielding-bonds/^ (molti giapponesi) che costano invece di rendere qualcosa. (vedi anche ^"ESPLOSIONE DEFLATTIVA OVUNQUE"#http://icebergfinanza.finanza.com/2015/02/05/machiavelli-2015-esplosione-deflattiva-ovunque/^, Iceberg finanza) Come si sarà letto ora ci sono dozzine di multinazionali tipo Nestlè, Roche e simili che pagano ZERO, emettono bonds a cinque anni che pagano 0,1% ad esempio. Dato che il debito costa sempre meno ovviamente se ne produce sempre di più, vedi Apple che pur avendo quasi 180 mld di cassa si indebitava ieri per 5,6 mld visto che non paga praticamente niente. Io ho un mutuo di liquidità fatto nel 2006 a tasso variabile con spread del 1,1% sull'Euribor e dato che questo è zero pago appunto 1,1% l'anno. Le banche italiane hanno smesso di remunerare chi gli porta soldi anche se glieli vincola per tre anni, ti offrono solo di metterli ora in polizze che promettono rendimento (ma non garantito). E nessuno capisce come facciano ad avere un rendimento l'anno prossimo visto che appunto tutti i bonds sono arrivati al tetto come prezzo e al fondo come rendimento. Ma dato che l'anno scorso c'è stato ancora un apprezzamento per ora le vendono... In pratica fuori dai bonds greci e russi il resto del mondo è vicino a zero come rendimenti del reddito fisso. Perchè ? Di solito diresti che è la domanda e offerta, se molti vogliono comprare debito e pochi lo offrono...il prezzo (i tassi) scendono. Il fatto che le Banche Centrali abbiano comprato 11mila mld di bonds nel mondo sicuramente ha avuto un grosso impatto, questa è domanda sul mercato. Poi però c'è l'eccesso di capacità produttiva in Asia che deprime i prezzi delle materie prime e in generale dei prodotti industriali per cui il mondo ha ora il tasso di inflazione globale più basso della storia (o perlomeno del dopoguerra) Persino Repubblica oggi si accorge dell'esplosione del debito che ha accompagnato l'"austerità" cioè il fatto che il debito totale, pubblico e privato, è salito di 50mila miliardi e rotti dal 2008 e raggiunge ora i 200mila miliardi. Certo che ne è passato di tempo da quando nel medioevo l'usura era vietata e la gente essendo autosufficiente con l'agricoltura e non dovendo pagare rate di ogni genere si dedicava a costruire cattedrali e duomi ---- ...dall'esplosione della crisi finanziaria globale, nel 2007, ad oggi IL DEBITO TOTALE NEL MONDO è cresciuto di circa 57mila miliardi di dollari, raggiungendo quasi la soglia di 200mila miliardi e superando di gran lunga l'andamento dell'espansione economica. Tanto che - in rapporto al Pil - si è passati a un incidenza del 286 per cento, rispetto al 270 per cento del passato. Sono i numeri snocciolati in un report di McKinsey di cui dà conto il Financial Times, nel quale si passano in rassegna i conti di 47 Paesi. Per l'Italia, il cambio di passo negli anni della crisi è evidente ma non così devastante come altrove: l'incremento del rapporto tra debito (famiglie, aziende e governo) e Prodotto interno lordo è di 55 punti percentuali tra il 2007 e il 2014. Il boom maggiore è dell'Irlanda, con 172 punti, poi Grecia, Portogallo e Cina (83 punti) seguita dalla Spagna (72 punti). Davanti al Belpaese anche Svezia, Francia, Giappone, Olanda e Belgio. La Germania ha 8 punti in più, l'India gli stessi e l'Argentina 11 in meno, ma la sua storia di haircut è unica. "Nel complesso, il peso del debito sul Pil è più grande oggi - nella maggior parte delle nazioni - di quanto non lo fosse prima della crisi", dice il report citato dal quotidiano della City. E questi livelli mettono a rischio la stabilità finanziaria. Anche perché "ci sono poche indicazioni circa il fatto che l'attuale curva di crescita dell'indebitamento possa invertirsi". Il rapporto cita alcuni casi in cui a preoccupare è il debito delle famiglie: Olanda, Corea del Sud, Canada, Svezia, Australia, Malesia e Thailandia. Mentre le banche hanno tagliato molto le loro esposizioni, resta il caso limite della Cina. Il suo indebitamento totale, incluso quello del settore finanziario, è quadruplicato dal 2007 in poi fino all'equivalente del 282% del Pil. Un livello superiore a quello degli Usa, che getta ombre nel settore dell'immobiliare, sulla finanza locale e sulla rapida espansione dello shadow banking, il sistema finanziario che si sviluppa al di fuori dei normali canali regolamentati.

 

  By: hobi50 on Giovedì 05 Febbraio 2015 14:50

Anche la Svezia ha emesso oggi a tassi negativi ... Hobi

 

  By: hobi50 on Mercoledì 04 Febbraio 2015 16:03

"Finland has sold €1bn of five-year bonds at a negative yield for the first time on record, as investors continue to gobble of eurozone government debt ahead of the European Central Bank's quantitative easing programme starting in March." La Finlandia non può emettere carta a 5 anni a tasso zero o giù di li. Due casi. 1) la situazione del mercato finanziario in Europa è in uno stato precomatoso. 2) le banche si stanno preparando alla grande abbuffata e la BCE ,per portare a termine il QE ,sarà costretta a comprare a caro prezzo gli assets schiacciando ancora i rendimenti ed operando nel frattempo un ulteriore trasferimento di ricchezza. Di quanto questa situazione sia assurda basta pensare agli Usa che ,nonostante 3 round di QE ,hanno tassi ampiamente positivi, mentre l'Europa ,prima di un poderoso QE ,ha già tassi negativi. Forse perché in Europa ci sono mine vaganti come Grecia ,Italia,Spagna ,Portogallo (quindi caso 1)...e negli Usa no ? Hobi

 

  By: XTOL on Giovedì 29 Gennaio 2015 19:31

bel post di armstrong: ^The Paradox of Inflation/Deflation#http://armstrongeconomics.com/2015/01/29/the-paradox-of-inflationdeflation/^ #i#We are all victims of how we were taught to think in a linear fashion. It is a difficult thing to let go of this archaic thinking process and many people simply cannot make that step forward to see the dynamic world that exists around them. They will forever remain captive of their linear world trapped in a paradox they cannot escape. Those linear people tend to be people who gravitate toward government. ... The cornerstone is what the public believes. Lowering interest rates to NEGATIVE will not cause people to borrow and invest rekindling the economy while you simultaneously hunt down loose change raising every tax possible and piling on more regulations. This line of linear thinking that lowering interest rates will manipulate society is BRAIN-DEAD. It has NEVER worked a single solitary time in history and there is ZERO evidence anyone can point to without ignoring everything else.#/i#

 

  By: Roberto964 on Giovedì 29 Gennaio 2015 17:22

I telescopi di Confindustria Ieri è stata diffusa una nota proveniente dal Centro Studi di Confindustria sull’economia italiana, essa dice testualmente che: «Minore prezzo del petrolio, euro più debole e calo dei tassi a lunga scadenza legato alle misure di Quantitative Easing della Bce, assieme al più vivace commercio mondiale, tendono a dare una spinta del 2,1% del Pil quest’anno e di un altro 2,5% il prossimo». Negli ultimi anni abbiamo già visto in quali macroscopici errori di valutazione sia incorsa CONFINDUSTRIA, rendendo sempre previsioni completamente sballate e questa rischia di essere l’ennesima volta: vedere un PIL in crescita del +2.1% nel 2015 significa crescere ad un ritmo maggiore del + 0.5% a trimestre di media, cosa che non accade da parecchi anni. Anche laddove il PIL italiano dovesse crescere (cosa non del tutto scontata) lo farà per meno della metà di quanto indicato dal centro studi di via dell’Astronomia: vedere una crescita sarebbe già di per se quasi un miracolo. L’errore maggiore è relativo alla visione distorta che Confindustria ha dello sviluppo dell’economia mondiale: è di pochi giorni fa l’ennesima revisione al ribasso delle stime di crescita globale da parte del FMI. Il vantaggio di avere un €uro più debole avrà ricadute positive quasi esclusivamente dal commercio verso gli USA: è l’unico Paese (già nostro importante partner commerciale) con un certo peso di popolazione ad aver avuto una crescita marcata e faccio altresì notare che è stato soprattutto il Dollaro USA a rivalutare verso tutti. Esclusivamente verso la moneta statunitense l’€uro si è svalutato del -18%, mentre contro sterlina UK -8% e contro Yen giapponese -5%. Se da un lato il calo del prezzo delle materie prime (quasi tutte denominate in USD) viene visto in modo positivo (minor costo per produrre energia e manufatti), dall’altro bisogna considerare che la forte diminuzione è dovuta ad una domanda globale relativamente scarsa (relativa saturazione del mercato). Se il Petrolio, il rame e i metalli ferrosi sono a meno della metà rispetto al prezzo di 5 anni fa un motivo dovrà pur esserci. Per giunta, i tassi di interesse in quasi tutti i Paesi avanzati schiacciati verso lo ZERO mi raccontano di un’aspettativa deflazionistica globale appena cominciata e i segnali provenienti da Cina, Brasile, Turchia, Russia ecc ne sono la cartina di tornasole. Ci sarebbero mille altri motivi diversi perchè quanto affermato da Confindustria resti una chimera ma prenderò solo in esame il caso che vi sottopongo. Il PIL italiano che sale del 2.1% nel 2014 porterebbe 32 mld ca di ricchezza nominale aggiuntiva. Considerando da che punto partiamo e di come siamo messi oggi, per far si che il PIL italiano possa salire del 2,1%, ad essere ottimisti, almeno i 2/3 della crescita dovrebbero provenire dall’export, ovvero l’1,4%. Partiamo dai numeri: nel 2014 la Bilancia commerciale italiana (differenza tra esportazioni – importazioni) è stata grosso modo pari a + 45 miliardi di €uro ca. Un punto % di PIL italiano è pari a circa €16 miliardi, ergo 1.4 punti % di PIL sono pari ad €22,4 mld. Per arrivare a tale somma vorrà dire che le esportazioni italiane dovranno complessivamente aumentare del +50%. Sarà possibile un tale exploit, considerando che i nostri maggiori partner abituali (Germania e Francia) sono europei e lì la svalutazione non darà alcun risultato? E faccio anche notare che abbiamo perso rilevanti quote di export a causa delle sanzioni alla Russia, da sempre nostro partner commerciale d’eccellenza. Di conseguenza, per ambire a quei risultati, significa che la crescita extra UE dovrà essere almeno pari al +100%!!! Questi sono degli INGUARIBILI OTTIMISTI e come sempre verranno smentiti puntualmente dalla matematica. Consiglierei loro due cose: 1) cambiare di corsa i telescopi di “via dell’Astronomia”; 2) consultare il divino Otelma. Roberto Nardella http://scenarieconomici.it/i-telescopi-confindustria/

 

  By: temistocle2 on Giovedì 29 Gennaio 2015 11:43

Quel Rogoff famoso insieme a Reinhart per aver giustificato l'austerità come ricetta per l'Italia utilizzando un modello pieno di errori (casuali o voluti?): "Un famoso paper di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, tra i più citati negli ultimi anni, nel quale si evidenziava l’esistenza di una correlazione tra un alto rapporto debito/PIL (maggiore del 90%) e la bassa crescita, è inficiato da gravi problemi metodologici e addirittura da un banale errore nel foglio di calcolo, tanto che su twitter si parla di #excelgate. Eppure, anche sulla base di questo studio, è stata giustificata l’austerità, il pareggio di bilancio e il “rimettere a posto i conti”, al di qua e al di là dell’Atlantico."

 

  By: foibar on Martedì 27 Gennaio 2015 22:24

Roberto, riprova sarai più fortunato.