Sweet Home Bahrain

 

  By: Joseph on Venerdì 03 Gennaio 2003 17:10

A questo punto bisogna informare Stoccolma sulla scarsezza intellettuale di G.Grass e trasferire il premio Nobel ad un acutissimo Sig. Gianlini onde rendere giustizia alla profondità intellettuale. Comunque ecco un'altra considerazione estratta dal Corriere della Sera, che riporta un articolo del quotidiano Usa Washington Post, che non è insignito da premio Nobel ma : WASHINGTON POST Ma l’arsenale proibito è «made in Usa» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON - La denuncia del Washington Post è bruciante. «Una inchiesta del Senato nel '94 stabilì che gli Stati Uniti negli Anni Ottanta fornirono all'Iraq grandi quantità di sostanze utilizzabili per la produzione di armi chimiche e batteriologiche, dall’antrace agli insetticidi», proprio quegli ordigni che oggi George Bush giura di distruggere. Quelle forniture comprendevano anche armi «convenzionali» ma non meno letali cone le «bombe a grappolo». Il giornale di Washington, che ieri titolava a tutta pagina «Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo chiave nel riarmo iracheno», spiega che la svolta - prima i due Paesi non avevano relazioni diplomatiche - avvenne con la direttiva 114 del 26 novembre dell'83 del presidente repubblicano Ronald Reagan. E precisa che a realizzarla fu Donald Rumsfeld, l'attuale ministro della Difesa, capofila della corrente dell’amministrazione Bush che vuole annientare Saddam, allora uomo d'affari ed emissario occasionale della Casa Bianca: il suo incontro con il raìs a Bagdad nel dicembre 1983 condusse alle forniture militari e alla normalizzazione dei rapporti tra gli Usa e l'Iraq. Conclude il Washington Post : «Bush giustifica la guerra con il riarmo iracheno, ma non prende atto che esso cominciò quando Saddam era un prezioso alleato degli Stati Uniti». Il retroscena non è del tutto nuovo. Lo sono tuttavia i documenti su cui il giornale basa le sue rivelazioni: che le bombe a grappolo furono inviate all’esercito iracheno attraverso una società cilena, la Cardoen; che l'antrace gli fu fornita dal Pentagono; che fra le ditte fornitrici di pesticidi ci furono la Union Carbide e la Honeywell, due giganti dell’industria Usa. La direttiva 114, spiega il Washington Post , resta segreta. Ma non lo sono più le deposizioni di alcuni protagonisti minori dell'alleanza Stati Uniti-Iraq di quel tempo. Una svela che la Superpotenza «concesse milioni di dollari di credito a Saddam Hussein, lo aiutò con lo spionaggio e i consiglieri militari, e gli garantì i mezzi necessari a vincere il conflitto con l'Iran». Il tutto pur sapendo che nei combattimenti contro gli iraniani «venivano usate armi chimiche quasi quotidianamente». I l Washington Post è critico verso la politica di Bush nei confronti di Bagdad. E nella sua ricostruzione si concentra su Rumsfeld, che oggi sostiene che nell'83 diffidò il raìs dall’impiego di armi di distruzione di massa: «Non risulta dalle minute del loro incontro di 90 minuti» protesta il giornale. Che racconta anche come Bush padre, che assunse la presidenza nel gennaio '89, continuò sulla linea tracciata da Reagan, sebbene la Cia gli avesse presentato le prove che il dittatore iracheno usava le armi chimiche anche contro la popolazione curda nel Nord dell’Iraq. Un memorandum del dicembre di quell'anno del ministero del Commercio autorizza la Dow Chemical a vendere pesticidi all'Iraq per un milione e mezzo di dollari «anche se fortemente tossici per gli esseri umani». Tutto perché l'Iran dell’ayatollah Khomeini, all’apice della rivoluzione islamica, era ritenuto il più pericoloso nemico dell'America, una potenza destabilizzante che, con l’obiettivo di esportare la rivoluzione islamica, poteva fare crollare i pilastri del Golfo Persico e del Medio Oriente, dall'Arabia Saudita alla Giordania. IL NEMICO COMUNE Nell’80 l’Iraq attacca l’Iran degli ayatollah. Nell’82 gli Stati Uniti cominciano a fornire a Bagdad servizi di intelligence sul campo per impedire una vittoria iraniana L’INCONTRO 1983: l’allora inviato Usa in Medio Oriente Donald Rumsfeld (oggi ministro della Difesa) vola a Bagdad per incontrare Saddam Hussein DIPLOMAZIA 1984: vengono ristabilite piene relazioni diplomatiche tra Usa e Iraq L’INCIDENTE 1987: un missile iracheno colpisce per errore la nave da guerra Usa Stark I GAS 1988: l’Iraq fa uso di gas nervino e uccide migliaia di civili curdi. Gli Stati Uniti chiudono un occhio E. C.

 

  By: gianlini on Venerdì 03 Gennaio 2003 16:56

tanto per fare un esempio "vedo quest'uomo un pericolo per la pace mondiale..." quale pace??? quella in Cecenia, o quella in Kosovo? quella in Tibet o quella nelle Filippine? quella in Angola o quella in Costa d'Avorio? quella in Colombia? quella a Timor est? quella in Burundi e Ruanda? quella interna in Algeria? quella a Cipro? quella nel Kashmir al confine fra Pakistan e India? quale è la pace mondiale a cui questo signore pensa? che sia quella dei salotti televisivi a cui viene invitato e in cui parlerà senza risparmiare il proprio fiato di pace, umanità, fame e aiuti ai più bisognosi, incassando qualche migliaio di euro a volta su qualche conto in Svizzera?

 

  By: gianlini on Venerdì 03 Gennaio 2003 16:48

certo che ormai il premio nobel lo danno a persone con proprio scarsa vena intellettiva e di immaginazione.... come si fanno a scrivere tante banalità e luoghi comuni senza alcuna radice di fondamento come queste? è come se dicessi che sono brutto perchè Megan Gale è bella....

 

  By: Joseph on Venerdì 03 Gennaio 2003 15:39

Dal Corriere della Sera, uno stralcio del tagliente giudizio dello scrittore tedesco G.Grass : «Attenti al sogno shakespeariano di Bush Dire al padre: ho completato la tua opera» Günther Grass, il romanziere, poeta, saggista ed artista tedesco, che nel 2001 è stato insignito del premio Nobel per la letteratura, è da decenni una delle voci più critiche e più ascoltate della sinistra tedesca. Signor Grass, che impressione le fa il presidente George Bush? «Vedo quest’uomo come un pericolo, una minaccia per la pace mondiale. Mi ricorda uno di quei personaggi dei drammi storici di Shakespeare la cui unica ambizione è forse quella di presentarsi al padre, il vecchio re defunto, dicendo "Guarda, ho portato a compimento la tua opera". E’ determinato a portare al culmine la prima guerra del Golfo dichiarandone un’altra. Bush junior è animato da motivi privati, familiari; è spinto da pulsioni ereditarie. Anche gli interessi economici della famiglia Bush svolgono un ruolo: quella famiglia è inestricabilmente coinvolta negli affari petroliferi. In questa dichiarazione di guerra all’Iraq, dunque, gli interessi politici sono sottilmente mescolati alle aspirazioni commerciali. Il terzo motivo è, naturalmente, lo status degli Stati Uniti in quanto unica superpotenza onnipotente della terra. La superpotenza che vuole controllare e dirigere il resto del mondo, ma ne conosce così poco: non ne sa praticamente niente». Questa alleanza di cui lei parla tra interessi economici e politici punta nella direzione di un vincolo stretto tra il neo-liberismo, tutto orientato a difendere il libero mercato, e la cosiddetta lotta al terrorismo? «Di sicuro. Immediatamente dopo quell’orrenda aggressione dell’11 settembre, ho sottolineato come l’origine di quell’assalto fosse radicata nella rabbia e nell’odio del cosiddetto Terzo mondo nei confronti del ricco Primo mondo. A meno che e finché non verranno sradicate le ragioni di questa rabbia inveterata, e giustificata, continuerà il terrorismo. Tanto tempo fa, negli anni ’70, lo statista tedesco Willy Brandt segnalò ripetutamente alla nostra attenzione l’atroce ineguaglianza che deturpa la terra, quella profonda divisione tra abbienti e non-abbienti. Predisse che, se non fossimo riusciti ad istituire un equo nuovo ordine economico mondiale, la violenza sarebbe esplosa. Quella violenza, sotto forma di terrorismo, ci sta colpendo adesso. Ci sono, naturalmente, parecchie altre ragioni - culturali, regionali, storiche, ed altre ancora - ma quella principale, la devastante diseguaglianza, non dev’essere sottovalutata. Sogno un ordine mondiale in cui i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo siedano alla stessa tavola e condividano anche le risorse del mondo, la tecnologia ed il capitale nella maniera più equa. Finché questo sogno non resterà che un sogno, la pace mondiale resterà impossibile da realizzare. «Di chi è la colpa di questo sfacelo? Del Nord e dell’Ovest. Il nostro atteggiamento egocentrico, la corsa ad arricchirsi è, ovviamente, il prodotto della teoria e della pratica neoliberista, che si rifiuta di vedere oltre il proprio naso. Ne consegue che, se Bush ripetesse l’esperienza dell’Afghanistan da qualsiasi altra parte del mondo, sarebbe lo sponsor di un’altra generazione di terroristi»

 

  By: Noir on Giovedì 19 Dicembre 2002 18:46

Dai giovanni che c'è il Filadelfia Fed esce buono tieni duro

 

  By: Noir on Giovedì 19 Dicembre 2002 16:24

Aspetta i dati delle 16.00 e forse non crolla già adesso..

 

  By: GZ on Giovedì 19 Dicembre 2002 16:10

Fine Gennaio, ripetono fine gennaio ma crolla gia adesso ? Certo che una volta non si faceva pubblicità a ogni mossa di preparazione Modificato da - gz on 12/19/2002 15:18:49

 

  By: banshee on Venerdì 13 Dicembre 2002 17:18

Francamente, nonostante tutto, preferisco che le bombe atomiche ce le abbiano israele e gli USA piuttosto che Saddam e i Cinesi. ___________________________________________ Anch'io! E penso sia lo stesso per chiunque qui dentro. Basta che non li si dipinga come cavalieri senza macchia e senza paura che combattono impavidamente il Male. E che li si possa criticare quanto si vuole, senza che per questo il genio di turno venga su a tacciarmi di simpatie naziste, o con la stronzata della visione rossa della Storia. D'altra parte, io mi scandalizzo e mi indigno per ogni abominio da chiunque commesso in qualsiasi parte del mondo, ma se l'abominio lo fa un Paese democratico, o peggio il mio Paese, allora mi inca.zzo come una donnola che trovi chiusa la porta del pollaio. Perchè io al buon nome della famiglia ci tengo! P.S. - In ogni caso, se passa il pacchetto legislativo sulla Sicurezza nella forma attuale, in America di democratico rimarrà ben poco.

 

  By: panarea on Venerdì 13 Dicembre 2002 16:54

L'articolo provacatorio può essere anche interessante come spunto di riflessione ma ricordiamoci tutti che: 1 - La cina non è un paese democratico: i leader non sono eletti dal popolo e tutti dubitano della regolarità dei processi penali che possono portare anche alla pena di morte. 2 - L'Iraq è governato da un sanguinario desposta 3 - Israele è, nonostante tutto, un paese democratico, Sharon può essere discutibile, ma è stato liberamente scelto. Non c'è pena di morte (qualcuno però obbietta che i raid anti-bombaroli talvolta sia omicidi mirati senza processo ma al tale si potrebbe far notare la ferocia e l'impossibilità di fermare i kamikaze in altro modo) 4 - USA.Paese democratico (anche se ormai il presidente è una carica ereditario come da noi i notai). C'è la pena di morte con alcuni dubbi sulla regolarità di alcuni processi penali (vedi il film Hurricane). Francamente, nonostante tutto, preferisco che le bombe atomiche ce le abbiano israele e gli USA piuttosto che Saddam e i Cinesi. Nel mondo purtroppo non esistono i buoni e i cattivi, i manichei sono scomparsi. peggio.

 

  By: banshee on Venerdì 13 Dicembre 2002 16:11

C'è l'utopia e la realtà _____________________________________ ..........e la realtà è piena di stronzi!!!

 

  By: Leofab on Venerdì 13 Dicembre 2002 13:53

C'è l'utopia e la realtà

 

  By: Noir on Venerdì 13 Dicembre 2002 13:48

Leggi questo Le analogie sono difficili data la realta' dello stato naturale delle cose, tuttavia vi prego di considerare quanto segue: "Un'agenzia della stampa cinese ha dichiarato oggi che il governo della Cina ha deciso di rimuovere il presidente americano George W. Bush. Non ci saranno dialoghi. La Cina ha deciso che i programmi di difesa nucleare, chimica e biologica degli Stati Uniti rappresentano un rischio troppo grande per la sicurezza mondiale. I servizi di intelligenza cinese hanno comunicato al capo del governo la strategia di guerra contro gli Stati Uniti: manovre segrete di invasione, sabotaggio, conflitto d'informazione e bombardamenti a tappeto. Il capo del governo e' entusiasta." Oppure potremmo considerare: " Un'agenzia della stampa irachena ha dichiarato oggi che Saddam Hussein ha deciso di rimuovere il primo ministro Ariel Sharon. Hussein ha deciso che i programmi di difesa nucleare, chimica e biologica sono una minaccia troppo grossa per la stabilita' della regione. I servizi di intelligenza irachena hanno presentato ad Hussein la strategia di guerra contro Israele: manovre segrete di invasione, sabotaggio, conflitto d'informazione e bombardamenti a tappeto. Il presidente e' entusiasta." Mettendo da parte l'implausibilita', e malgrado gli elementi di verita' che saremmo costretti a riconoscere in entrambi i casi, a questi due scenari reagiremmo con la revulsione morale. Questi due articoli sono stati fabbricati. L'articolo vero lo ha pubblicato Reuters il 13 febbraio e dice, "Il presidente Bush ha deciso di rimuovere il leader iracheno saddam Hussein, la Cia ha presentato a Bush il progetto di guerra, bombardamenti a tappeto, il presidente e' entusiasta, ecc. ecc.". Disgraziatamente, gli articoli finti contengono ragioni piu' valide dell'articolo statunitense - ragioni che noi, giustamente, rifiuteremmo. Chi rifiutera' le dichiarazioni di Bush? Nel mondo reale gli Stati Uniti presentano veramente una minaccia nucleare, chimica e biologica per il resto del mondo, molto piu' dell'Irak - la stessa minaccia, fra l'altro che presenta Israele per il Medio Oriente - tuttavia i congressisti americani marciano al comando di un leader debole e sanguinario. Nel caso degli articoli finti le persone con principi sani e morali si chiederebbero, "quale diritto ha la Cina (o l'Irak) d'iniziare una campagna di guerra, con tanto di manovre segrete e bombardamenti a tappeto, programmati per rimuovere il presidente americano (o il primo ministro d'Israele)?" La risposta e', "nessuno. La Cina (o l'Irak) non hanno nessun diritto." Nella nostra nazione di buoni cristiani si ricorre raramente agli insegnamenti del "buon libro" per imparare, ad esempio, cos'e' l'ipocrisia. Per evitare l'epiteto "ipocrita", il "buon libro" dice che dobbiamo applicare a noi stessi gli stessi ragionamenti e gli stessi principi morali che applichiamo agli altri. Ipocrita e' colui che nota la pagliuzza nell'occhio del suo nemico ma ignora la trave che ha davanti ai suoi occhi. Quindi cerchiamo di non essere ipocriti e facciamoci una domanda ovvia, "che diritto hanno gli Stati Uniti d'imporre un'operazione clandestina di sabotaggio, diffamazione e bombardamenti contro i civili iracheni?" La risposta: "Gli Stati Uniti e George Bush non hanno nessun diritto di bombardare l'Irak o qualsiasi altra nazione!" Siccome "l'ipocrisia costa cara, la verita' mendica". Riserviamoci dunque almeno i commenti sull' "entusiamo del presidente" per quello che riguarda la violenza sulle masse, i massacri e la morte, e aggiungiamo che, "l'ipocrita e' un sepolcro, bianco fuori e pieno di corruzione, sporcizia e morte dentro." "Bush ha deciso che i programmi di difesa nucleare, chimica e biologica dell'Irak rappresentano un rischio troppo grande per la sicurezza degli Stati Uniti. Non ci sara' dialogo." (Reuters) Certo che non ci sara' dialogo, perche' gli ispettori non sono d'accordo con Bush. Scott Ritter, USA marine e ispettore dei programmi di difesa per conto delle Nazioni Unite ha detto e ripetuto - per lo piu' incontestatamente (fuori dalla casa Bianca) - che, "alla domanda, 'L'Irak e' in possesso di armi nucleari, biologiche o chimiche che potrebbe effettivamente usare?' La risposta e' un 'no' secco e deciso. E' 'no' per tutte le varianti. Quindi, da un punto di vista qualitativo l'Irak e' stato disarmato." Qui abbiamo il conflitto standard tra "la verita'" di Bush e "i fatti", e i fatti, naturalmente, sono sempre irrilevanti. Naturalmente le domande ovvie non si fanno - per le ovvie ragioni: perche' danno le risposte "sbagliate". Per esempio, "che diritto hanno gli Stati Uniti d'imporre tanta violenza in tante parti del mondo; guerra chimica e violenza militare in Colombia, un embargo brutale contro Cuba; migliaia di Irakeni morti prima con i bombardamenti e poi con le sanzioni?" La risposta e': il diritto che gli Stati Uniti si arrogano, violando convenzioni, leggi internazionali e le risoluzioni dell'ONU. Il mandato di forza prevale. Sembra che la leadership americana ha ancora voglia di sangue iracheno. Che diritto hanno gli Stati Uniti di versare sangue iracheno? Nessuno. Che diritto hanno d'imporre sanzioni economiche che provocano la morte di 4,500 bambini sotto i cinque anni, ogni mese (come riportato dall'UNICEF)? Nessuno. Che diritto hanno d'interferire con la crescita e lo sviluppo dei bambini iracheni che sopravvivono? Nessuno. Che diritto hanno di esporre al cancro contaminando l'ambiente con armi che contengono uranio impoverito? Nessuno. Che diritto hanno di continuare a bombardare l'Irak dopo aver ucciso e mutilato qualche migliaio di iracheni a seguito dell'attacco del 1991? Nessuno. "Ha'aretz" riporta che Ariel Sharon e il ministro della difesa Benjamin Ben-Eliezer, a Washington, hanno detto che gli Stati uniti sono decisi ad agire contro l'Irak "malgrado l'opposizione mondiale ... il sentimento internazionale ... la pubblica opinione araba ... e le risoluzioni dell'ONU." (Los Angeles Times) Che diritto hanno gli Stati Uniti di agire contro l'Irak andando contro l'opinione mondiale e dell'ONU? Nessuno. Il segretario di stato Colin Powell ha detto che il presidente Bush (il quale con tutta probabilita' non saprebbe riconoscere il Medio Oriente nemmeno sulla cartina geografica) sta esplorando "l'insieme piu' serio di opzioni immaginabili" che non manchera' di "mettere sottosopra persino i sassi." Le bombe e le sanzioni economiche hanno gia' ucciso, secondo le statistiche, un milione e mezzo di iracheni e oltre mezzo milione di bambini. Uno puo' solo immaginare a che cosa porteranno "le serie opzioni" ad un popolo, gia' traumatizzato, come quello iracheno. Che diritto hanno gli Stati Uniti di ridurre l'Irak in rovina? Nessuno. Per ricapitolare: una applicazione non selettiva delle ragioni che giustificano l'attacco all'Irak da parte degli Stati Uniti (armi ad alto grado di distruzione, repressione, minaccia per la regione, severe procedure di controllo, mancanza di adempimento alle risoluzioni dell'ONU, ecc. ecc.), in altre parole una posizione non ipocrita, porterebbe a una spiacevole conclusione - gli Stati Uniti dovrebbero bombardare Israele e l'America. I mandati di legge non possono essere selettivi. E il mandato di forza? Le vittime - i cadaveri - non dicono niente. Lo scopo della violenza di massa e' la brutalizzazione, la traumatizzazione e la distruzione di vite umane, e gli effetti sono moltiplicati all'infinito. Il nostro scopo e' quello di abolire le condizioni e trasformare le istituzioni che favoriscono la violenza militare, economica, emotiva, ambientale, psicologica, ideologica ecc. ecc. Parafrasando Noam Chomsky viene da farsi altre domande: chi si rifiuta di ascoltare le grida agonizzanti dei bambini morti di fame o di malattia a risultato delle direttive degli Stati Uniti? Chi si rifiuta di vedere i volti rigati dalle lacrime, le mani tremanti e le vite spezzate delle madri che vedono i loro bambini morire a causa di quelle direttive violente e crudeli? Chi rimane in silenzio - garantendo quindi la persistenza e il peggioramento della barbarica miseria e delle orribili sofferenze - e non fa niente per prevenire l'intensificazione di questi crimini? Chi si unira' alla moralistica (a senso unico) giustificazione dei crimini contro l'umanita' e all'arrogante lode per il "nostro" nobile compito di assicurare la liberta' e il rispetto dei diritti umani, voltando la faccia per non vedere citta' in rovina, corpi schiacciati, la mostruosa sofferenza e l'enorme violenza che abbiamo imposto, che imponiamo e che continueremo ad imporre se non ci adoperiamo a prevenirla? Chi sono i veri terroristi? Io voglio dire un presidente che vuole fare veramente del bene perchè non prova ad aprire un dialogo attraverso gesti umani, come togliere l'embargo, inviare viveri, giocattoli, costruire scuole ospedali o che ne so invece di morte e distruzione. Chi avrebbe i coraggio di fronte a qualcuno che ti fa del bene a lanciare Gas chimici o Bombe sporche ? No non è possibile.. ha ragione il papa quando ha detto che DIO è disgustato.

 

  By: Leofab on Venerdì 13 Dicembre 2002 13:30

Noir: c'era o no la guerra fredda? Si cercava , anche con errori, di combattere il comunismo allevando un Saddam Hussein, fornendo armi ecc. Ma chi lo nega ? Come gli errori in Vietnam. Dall' altra parte mai nessuna presa di posizione per la cecenia, per l' Afghanistan ai tempi dei russi ecc. L'impero sovietico non c'è più da dieci anni...non molto. Adesso è un'altra storia.

 

  By: Noir on Venerdì 13 Dicembre 2002 13:23

Hanno fatto la no - fly Zone x difendere i curdi _____________ Il guaio è, rileva «The Bulletin of the Atomic Scientist», la prestigiosa rivista dei fisici americani impegnata per il disarmo, che gran parte di questa "sporca guerra" l'esercito di Ankara la sta combattendo con armi regolarmente e ufficialmente messe a disposizione dagli Stati Uniti d’America. Una situazione imbarazzante. Tanto che molti americani, compresi autorevoli membri del Congresso si chiedono come tutto ciò sia possibile in una nazione, gli Usa, che, per vocazione e per esplicito mandato popolare, fonda la sua politica, anche militarmente attiva, di unica superpotenza mondiale sulla difesa dei diritti democrazia. D’altra parte i fatti (accertati) parlano chiaro. Primo fatto: l’arsenale militare turco, il più grande tra i paesi Nato dopo quello Usa, è al 75% di provenienza americana. A partire dal 1980 gli Stati Uniti hanno venduto alla Turchia armi (compresi autoblindo, carriarmati, elicotteri, aerei) per oltre 15 miliardi di dollari (27.000 miliardi di lire). Solo tra il 1992 e il 1993, secondo un registro ufficiale tenuto dalle Nazioni Unite, gli Usa hanno "regalato" all'esercito di Ankara 15 armati, 54 aerei da combattimento, 28 elicotteri moderni e pesantemente armati. Armi fino ad allora dispiegate in Europa e che, in base al trattato sulla riduzione delle forze convenzionali nel nostro continente del 1990, avrebbero dovuto essere distrutte. Secondo fatto: l’esercito di Ankara impiega tutte queste armi americane nella guerra contro i Curdi. Autoblindo per rastrellare, elicotteri d'attacco "Cobra" e "Sikorsky Black Hawk" per fare improvvise incursioni nei villaggi di montagna del Kurdistan; carriarmati (compresi i moderni M-48 e M-60) e cacciabombardieri (compresi i sofisticati F-16) per bombardare e radere al suolo. Nella guerra della Turchia in Kurdistan, rileva William Hartung, esperto del commercio delle armi del "World Policy Institute" di New York, si verifica il più vasto uso al mondo di armi americane da parte di forze armate non americane. Inoltre gli USA forniscono istruttori all’esercito turco per l'addestramento dei "Commando di montagna". Quegli stessi commando che vengono utilizzati per la guerra di montagna contro i Curdi. L'uso combinato di queste armi e di queste istruzioni di fonte americana da parte dell'esercito turco, sostiene l'articolo del "Bulletin" ha causato alla popolazione Curda di Turchia danni paragonabili a quelli provocati ai Curdi dell'Irak dalla famigerata campagna "Anfal" scatenata negli anni '80 da Saddam Hussein. Anche quest'ultima finaziata dagli Stati Uniti Leo pure con te è meglio parlare di mercato.. Che fa sale o scende ? Modificato da - Noir on 12/13/2002 12:26:25

 

  By: Leofab on Venerdì 13 Dicembre 2002 13:17

..........isola di Tonga. ____________________________________________ Bhè allora...................... Auguri