Autonomia, Secessione e Indipendenza

Crisi, il peggio viene adesso (Penati) - Moderatore  

  By: Moderatore on Domenica 13 Febbraio 2011 00:29

Le borse sono salite e le economie sono migliorate perchè sono stati pompati in tre anni circa 3.000 miliardi di spesa pubblica adddizionale in USA e circa 2.000 miliardi in Europa e in più le banche centrali hanno pompato circa 2.000 miliardi in USA e circa 1.200 miliardi in Europa. In aggiunta la Cina ha pompato circa 1.500 miliardi di credito spingendolol anche lei a tavoletta. Ne hanno beneficiato l'Asia, i paesi produttori di materie prime (Brasile, OPEC, Russia, australia, canada...), il nord-europa germanico che esporta macchinari e tecnologia complessi e le multinazionali del Nasdaq tipo Apple e Intel. Questo tsunami di circa 10.000 miliardi di dollari in tre anni circa sono però DEBITO o moneta stampata addizionale (che va riassorbita vendendo debito). Di conseguenza NON C'E' PIU SPAZIO PER CHI HA MOLTO DEBITO da finanziare, perchè la montagna del debito è aumentata invece di diminuire, grazie all'escamotage delle le banche centrali che stampavano moneta per comprare debito (al posto dei privati che non lo compravano a questi rendimenti) Appena le banche centrali smettono di pompare moneta (per comprare debito) chi ha molto debito e ha molto debito ESTERO sarà il primo ad andare sotto. Ecco qui spiegato da Alessandro Penati oggi: l'ITALIA HA UN DEFICIT DI MOVIMENTI DI CAPITALE DEL 4% DEL PIL, la Spagna del 7-8% del PIL. Gli investitori esteri ci finanziano per circa 50-60 miliardi di euro l'anno. Prima dell'euro avevamo un enorme debito pubblico ma anche un saldo positivo dei capitali verso l'estero. Ora abbiamo metà debito pubblico in mano a stranieri e un deficit dei movimenti di capitale con l'estero "...a metà 2010, ^837 miliardi di titoli pubblici italiani su 1.587, erano in mani straniere#http://espresso.repubblica.it/dettaglio/crisi-il-peggio-viene-adesso/2141617/10/1^: un dato che amplifica la possibilità di una crisi di fiducia nella capacità dello Stato di tassare i propri cittadini per onorare gli impegni con gli investitori esteri. .... ....Le nostre maggiori banche rimangono sottocapitalizzate al confronto con l'Europa: su 91 banche esaminate dallo stress test di giugno, Mps, Ubi, e Banco Popolare erano, rispettivamente, al 79, 70 e 67 posto per dotazione di capitale nello scenario avverso; Intesa, non andava oltre il 49 posto. Eppure ^gli aumenti di capitale sono osteggiati dalla determinazione a preservare l'attuale struttura di proprietà e controllo del nostro sistema bancario#http://espresso.repubblica.it/dettaglio/crisi-il-peggio-viene-adesso/2141617/10/1^ (e dalla ferma volontà dei vertici di mantenere la poltrona). ... --------------- ^Crisi, il peggio viene adesso di Alessandro Penati#http://espresso.repubblica.it/dettaglio/crisi-il-peggio-viene-adesso/2141617/10^, Espresso La recessione europea non è finita. E per noi i rischi sono più alti, perché abbiamo un debito pubblico tornato ai livelli di vent'anni fa. L'allarme di un docente di Finanza (04 gennaio 2011) Alessandro Penati Alessandro PenatiIl 2008 e 2009 sono stati gli anni della crisi dei mutui Usa e delle banche. Il 2010 quello del debito pubblico dell'Eurozona. E il 2011? A tenere banco in Europa saranno ancora i titoli di stato. E se finora la crisi ha lambito solo marginalmente l'Italia, c'è il rischio che il prossimo anno anche il nostro Paese possa essere investito dal ciclone. Sembra un contagio che, partito dalla Grecia, si diffonde per via dell'euro, mettendone in pericolo la sopravvivenza. L'unione monetaria non è però fonte di virus, né meccanismo di trasmissione. Se le finanze pubbliche dell'Arkansas, che ha un peso economico negli Stati Uniti paragonabile a quello della Grecia nell'Eurozona, fossero in dissesto, nessuno si preoccuperebbe della tenuta del dollaro. Ma la Grecia ha messo in luce crepe e difetti strutturali dell'euro, scatenando una pericolosa tempesta. Prima di annunciare il cessato allarme, questi difetti devono essere risolti. In questo, Italia e Spagna sono in prima linea. Il Fondo di stabilità finanziaria (Fsf), varato a inizio maggio per la Grecia (e poi per l'Irlanda), il Meccanismo di stabilizzazione europeo (Mse), deciso dal vertice europeo di metà dicembre, che a partire dal 2013 ingloberà il Fsf, rendendolo permanente, e gli interventi della Banca centrale europea (Bce), hanno solo tamponato la crisi: i tassi sul debito greco rimangono allo stesso livello di maggio, segno che i governi non hanno ancora restituito fiducia agli investitori. Fiducia che si va gradualmente erodendo anche per i titoli italiani: lo spread tra i nostri Btp decennali e quelli tedeschi da inizio 2008 ha continuato a salire gradualmente, fino all'1,6 per cento di dicembre (0,2 per cento in media nei sette anni precedenti); e dopo ogni crisi (Lehman, Grecia, Irlanda) è sempre rimasto più elevato di prima (vedi grafico a pag. 83). Banche e assicurazioni italiane sono bersaglio di vendite a ogni cenno di crisi, più perché detengono tanti nostri titoli di Stato, replicandone così il rischio finanziario, che per loro demerito. l secondo squilibrio è dato dall'eccesso di indebitamento complessivo. Nonostante si dica il contrario, anche l'Eurozona ha vissuto in una bolla di debito. Dati della Bce mostrano livelli di indebitamento complessivo (famiglie, imprese, Stati e istituzioni finanziarie) simili a quelli Usa (3,5 volte il Pil); cresciuti in pari misura (2,5 volte nel 1999). Siamo dunque solo all'inizio di un inevitabile processo di delevering, pubblico e privato, necessariamente lungo e recessivo. Ecco perché la crisi dell'Eurozona investe paesi come Spagna (bolla immobiliare; debito privato), Irlanda (eccessivo debito delle banche), o Italia (eccessivo debito pubblico). C'è stato un effetto sostituzione tra debito pubblico e privato che ha reso simili situazioni inizialmente diverse: Spagna e Irlanda avevano uno stock di debito pubblico molto basso, che cresce rapidamente perché lo Stato si è accollato i debiti di banche e privati; l'Italia ha un disavanzo pubblico relativamente contenuto, ma parte da uno stock di debito enorme. A fine 2010 supereremo i 1.800 miliardi, più di Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda messi assieme. Quasi il 120 per cento del Pil: siamo tornati intorno ai livelli del 1993-95, subito dopo il crollo della lira, prima degli anni del rigore per entrare nell'euro. E tutte le manovre e i tagli? Hanno soltanto rallentato la crescita della spesa pubblica. Per il futuro, non possiamo contare sui minori oneri finanziari, che invece avevano facilitato il risanamento fiscale al momento dell'ingresso nell'euro; o sulla crescita robusta, dopo un decennio anemico; o sulle imposte, visto che la pressione fiscale quest'anno ha già raggiunto livelli record. Come nel gioco dell'oca, siamo tornati alla casella da cui siamo partiti quasi 20 anni fa: un segno dell'incapacità di risanare durevolmente le finanze pubbliche; e di riportare il debito verso quel 60 per cento del Pil previsto da Maastricht, che i mercati prima o poi potrebbero richiedere in cambio del rinnovo della fiducia; e il governo tedesco comincia a pretendere in cambio del suo sostegno. La crisi del debito pubblico nell'Eurozona è dovuta alla sfiducia nella capacità di alcuni paesi di risanare le finanze pubbliche: lo dimostra il fatto che Stati Uniti e Giappone stanno peggio, ma la crisi dei titoli di Stato è scoppiata qui. Un recente studio del Fondo monetario internazionale ha infatti stimato che gli Stati Uniti avrebbero bisogno di un aggiustamento fiscale di quasi 12 punti percentuali del Pil nel prossimo decennio per poter stabilizzare il debito al 60 per cento e il Giappone 13 per portarlo all'80 per cento; ma soltanto 5,5 punti, nel suo complesso, l'Eurozona per rientrare al 60 per cento. Il terzo squilibrio sono le banche. La crisi del debito pubblico di Eurolandia è in realtà una crisi del suo sistema bancario. Il salvataggio della Grecia è stato deciso nel momento in cui il default sul debito pubblico greco rischiava di far fallire le sue banche e mettere in crisi quelle più esposte verso la Grecia. Così il piano di salvataggio è stato accompagnato da uno stress test del sistema bancario europeo. Ancora più evidente il caso dell'Irlanda: un enorme disavanzo pubblico (30 per cento del Pil) ammassato per ricapitalizzare le banche irlandesi sull'orlo della bancarotta. Più che lo Stato irlandese, sono state salvate le sue banche. E ora si parla di nuovi stress test. Senza contare che una parte del sistema è ancora incapace di reggersi senza il sostegno della Bce. Il salvataggio di una banca è compito delle autorità di quel paese. Ma la crisi ha ampiamente dimostrato che le banche possono essere troppo grandi anche per gli Stati, che rischiano il loro dissesto se si accollano quello delle banche che tentano di salvare. Soprattutto se la crisi è determinata da perdite sui titoli di Stato. È il cane che si morde la coda. Servirebbe invece un meccanismo di salvataggio organizzato e finanziato a livello europeo. Che non esiste, neanche sulla carta. Si dice che il sistema bancario italiano abbia superato la crisi finanziaria meglio degli altri, grazie al maggior radicamento territoriale, meno finanza e più attività tradizionale. Ma la Borsa non sembra apprezzare le apparenti virtù dei nostri banchieri: i nostri maggiori istituti sono tra i più penalizzati proprio dall'inizio della crisi greca: meno 19 per cento in media rispetto all'indice di settore europeo. Le nostre maggiori banche rimangono sottocapitalizzate al confronto con l'Europa: su 91 banche esaminate dallo stress test di giugno, Mps, Ubi, e Banco Popolare erano, rispettivamente, al 79, 70 e 67 posto per dotazione di capitale nello scenario avverso; Intesa, la più solida nel test, non andava oltre il 49 posto. Eppure gli aumenti di capitale sono osteggiati dalla determinazione a preservare l'attuale struttura di proprietà e controllo del nostro sistema bancario (e dalla ferma volontà dei vertici di mantenere la poltrona). Questi squilibri strutturali devono essere affrontati con decisione se si vuole superare definitivamente la crisi del debito in Europa. Di fatto, tutti gli interventi fin qui decisi dai governi europei, e quelli proposti, affrontano la crisi come se fosse prevalentemente di liquidità, ovvero la difficoltà di alcuni paesi a finanziarsi sul mercato, se non a tassi proibitivi: finanziare temporaneamente i paesi in crisi, a tassi più bassi del mercato, è infatti la logica che accomuna il Fsf al futuro Mse, e ai Bond europei. Ma se i governi dei paesi colpiti dalla crisi non riescono a imporre politiche di austerità fiscale, per quanto amare e impopolari, che diano credibilità alla loro determinazione di rendere sostenibile il debito pubblico, la crisi diventa di insolvenza. Ma mancano le istituzioni e le regole a livello europeo che sarebbero necessarie per gestirle in modo ordinato e coordinato; come le ovvie ripercussioni sul sistema bancario europeo. Né, per ora, sono in agenda. Il 2011 promette dunque austerità fiscale per i cittadini; e per gli investitori una vera odissea nello spazio del debito pubblico: la vecchia definizione di "attività priva di rischio" appare oggi quanto mai inappropriata. Alessandro Penati è professore di Finanza aziendale all'Università Cattolica

 

  By: antitrader on Lunedì 10 Gennaio 2011 23:30

Giova', preferisco il quaquaraqua'. Se mi davi dell'analista allora si che avrei potuto offendermi. Il quaquaraqua' (o ritenuto tale) ha consgliato (e fatto lui stesso) il ribasso sul mib dall'inizio del 2010. Ci sono decine di post al riguardo. Invece almeno il 99.99% degli "analisti" che prevedono il come e il quando ci ha lasciato pure le mutande, la borsa del 2010 non e' stata una passeggiata. La fortuna di quelli (gli analisti) e' che in genere non operano, se la fanno addosso solo all'idea di passare un ordine vero. Ti ripeto: non so se ci mettera' un anno o due, ma il mib a 4 cifre lo vedi, e dimmi se' e' poco. P.S. Anche la sanita' veneta e' praticamente in bancarotta (in fase di commissariamento), in pratica tosi ha fatto la fine di un vendola qualsiasi. Per non parlare di quella lombarda ormai oggetto di spartizione tra esponeti della 'ndrangheta come da recenti fatti di cronaca.

 

  By: Giovanni-bg on Lunedì 10 Gennaio 2011 22:17

Anti. Ti ringrazio della precisazione, la differenza tra un analista e un quaquaraqà è che l'analista non ti dice che il mercato andrà su o giù (quello prima o poi lo fa sempre nei due versi quindi chiunque prima o poi ha sempre ragione) ma ti dice ANCHE QUANDO andrà giù e QUANDO andrà su. Quindi direi di pinnare (mettere un pin o come cavolo si dice in italiano) questo tuo post che rileggeremo volentieri il 31/12/2011 semprecchè internet funzioni ancora a quella data (io per sicurezza l'ho stampato non si sa mai). In ogni caso io ho già seguito i Consigli di J. Titor ovvero 1) mi sono trovato due amici fidati nel raggio di 20 Km 2) mi tengo in grado di percorrere 20 Km in bici in meno di 2 ore 3) ho imparato ad usare un'arma e a cambattere a mani nude 4) mi sono procurato una radio a bassa frequenza 5) ho imparato a coltivare la terra. Per cui ritengo che sono discretamente a posto comunque vadano le cose. PS Per il caso Vendola non mi riferivo alle assunzioni ma alla spesa sanitaria.

 

  By: antitrader on Lunedì 10 Gennaio 2011 20:13

"Detto ciò però uno quando prevede cataclismi è meglio che metta anche una data (anche approssimativa) vicino alle proprie previsioni" Giova' (alla napoletana), Temo che il tempo stia per scadere e che nel corso del 2011 il cataclisma lo vediamo per davvero. L'epicentro del cataclisma sara' proprio il (ex) belpaese. Gli altri in qualche modo si stanno aggiustando, in particolare l'America sta migliorando anche se solo in relazionE a quelli che sono gli sciagurati standard capitalisti. Il danno fatto al paese dopo 20 anni di cultura forza-fascio-padanara e' ormai irreversibile ed e' diventato inevitabile un passaggio catastrofico per mettere le cose al loro posto. Non e' affatto vero che sono tutti uguali, gente come Prodi, Padoa Schioppa, Visco, Bersani sapevano quello che facevano, questi di adesso brancolano nel buio piu' pesto e vanno avanti (si fa per dire) piu' o meno a caso. Del resto se metti il paese in mano a personaggi strambi e zoccolame assortito qualche prezzo lo dovrai pur pagare, o no??? La cosa piu' bizzarra e' il comportamento della lega: di fatto quella (la lega) e' servita a infinocchiare quelli del nord e a tenerli buoni con la leggenda del santo federalismo. Il proposito dei capi (si fa per dire) leghisti non era questo ma quando non hai il fisico ottieni risultati piu' o meno casuali. Guarda al caos al comune di Roma, Veltroni almeno in qualche modo amministrava E SICURAMENTE NON RUBAVA. Giova', il problema non puo' essere Vendola che assume qualche dipendente di troppo, ti potrei rispondere che a nord si sistemano trote e igieniste mentali, tieni presente che il salario di un impiegato comunale ormai e' assimilabile a un sussidio di disoccupazione. Come ho scritto infinite volte il problema sono le gigantesche ruberie da parte di un'accozzaglia che non ha il minimo senso dello stato, insomma un gigantesco banchetto per molti intimi. Il ponte di Messina e' gia' costato 500 milioni di euro senza comprare nemmeno le zappe e le vanghe per cominciare a spianare, stessa fine faranno le centrali atomiche, quelle ci costeranno miliardi senza vederne nemmeno l'ombra. Quelli della lega, almeno nelle intenzioni, farebbero anche qualcosa di positivo, purtroppo pero' non ne hanno le capacita' e restano aggrappati solo a una parola che dopo 20 anni non signiifica piu' un c...! No buono, Giova'! SELL, SELL, SELLLLLLLLLLLLLLLL!

 

  By: Giovanni-bg on Lunedì 10 Gennaio 2011 17:20

eliminato duplicato

 

  By: Giovanni-bg on Lunedì 10 Gennaio 2011 17:18

Anti parli sempre di crisi imminente e di cataclisma dietro l'angolo non è che sei un testimone di Geova? Scherzi a parte quando leggo certe cose tipo le nuove assunzioni fatte in regione Sicilia o la bella gestione di Vendola in Puglia mi viene da sperare che arrivi un giorno in cui vedremo gli elicotteri volare sopra le teste e la gente nelle strade come hai detto in un altro post. Detto ciò però uno quando prevede cataclismi è meglio che metta anche una data (anche approssimativa) vicino alle proprie previsioni se no fa veramente la figura del testimone di Geova vecchio stampo (premetto che non ho nulla contro i testimoni di Geova salvo il fatto che fino ad alcuni anni fa prevedevano catastrofi imminenti cosa che ora fortunatamente non fanno più) Per quanto riguarda il mutuo: sicuramente a tasso fisso in questo momento. Se uno proprio proprio lo vuole fare variabile a tutti i costi almeno lo faccia variabile ma con rata fissa e numero di rate variabile.

 

  By: pana on Lunedì 10 Gennaio 2011 17:03

altro che ne usciremo meglio degli altri..la confcommercio parla di "PAUROSO SALTO ALL INDIETRO"..vediamo come risolve il miglior premier della storia ... http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/10/le-accuse-ai-pessimisti-e-le-promesse-sulle-tasse-le-strategie-di-berlusconi-per-rilanciare-i-consumi/85655/

Hamas leader Khaled Meshaal exclusive interview - BBC News - YouTube

 

  By: lutrom on Mercoledì 05 Gennaio 2011 00:01

Grazie, Alberta, per il consiglio (interessante), ma non faccio più trading, semplicemente perché non ho più liquidità (nella vita bisogna fare delle scelte...). Scusa, però, non mi è chiaro per quale motivo avrei il risparmio fiscale a mio favore: se non sbaglio (ma ancora non sono molto informato su queste cose...), si può detrarre dalle tasse una parte di quello che paghiamo come interesse per il mutuo, ma deve essere il mutuo della prima casa (e nel mio caso non può essere mutuo per acquisto prima casa...), o forse mi sbaglio??

 

  By: alberta on Martedì 04 Gennaio 2011 23:10

Lutrom, fai un variabile... poi tanto sei sui mercati... quindi il derivato di copertura te lo fai da solo... se e quando dovesse servire....e ti metti neutrale, con il risparmio fiscale sempre a tuo favore..... Se dovessi smettere con il trading, solo allora passa al tasso fisso.....

 

  By: Gano* on Lunedì 03 Gennaio 2011 22:50

Anch'io farei un tasso fisso, o se fai un variabile, fallo con un cap.

 

  By: antitrader on Lunedì 03 Gennaio 2011 22:36

Fa il tasso fisso. mutui al 4% fisso sono il calssico cigno nero, non li troverai mai piu'! Oltretutto l'importo e' modesto, su 20 anni credo che paghi poche decine di euro in piu' sulla rata. Ad ogni modo se fossi in Germania farei il tasso variabile, ma in Italia no! Devi mettere in conto il rischio default ed uscita dall'euro, se ti pizzicano indebitato a tasso variabile poi son c.... e non credere che fai in tempo a convertirlo, sarebbe come voler inseguire un titolo quando comincia a fare +10% al giorno. Se poi viene veramente il caos (cosa che ritengo probabile al 90%) ti puo' anche succedere che il debito viene letteralmente polverizzato dalla svalutazione. Se concedessero facilmente mutui di liquidita' mi indebiterei al 4% fin sopra le orecchie, credo che la migliore difesa contro quello che sta per succedere e' fare quanti piu' debiti possibile a tasso fisso!

 

  By: lutrom on Lunedì 03 Gennaio 2011 21:40

Grazie per le risposte! Alberta, la banca che ho è Fineco, è quasi tutto on-line (come saprai) e quindi faccio tutto da me (sono anni). Prima (quando avevo liquidità) facevo trading on-line (ma non con Fineco), inizialmente con risultati negativi, poi avevo iniziato ad andare in pareggio, ma ho dovuto lasciar perdere perché i soldi mi sono serviti per acquistare auto nuove (necessarie), per altre spese ed ora per allargare casa (decisamente troppo piccola): il trading on-line (pur con tutte le incognite che porta con sé!...) mi piace perché ti permette di guadagnare (e perdere...) per quello che sai fare (o non sai fare), in quanto raccomandazioni, conoscenze e impiccetti vari contano poco (al contrario del mio lavoro statale: infatti i posti statali sono fatti proprio per far perdere la voglia di lavorare anche a chi ne ha...). Lelik, ho pensato anche io quello le cose che mi dici tu, però è anche vero che i tassi di interesse così bassi è più facile che salgano piuttosto che scendano e in effetti, come si dice anche nell'articolo citato da Paolo qui sotto, attualmente i migliori mutui a tasso fisso stanno intorno al 4% (che comunque non è molto): uno, così, spende qualcosa in più ma dorme tranquillo. Però, visto che prevedere il futuro non è facile, vorrei farti (farvi) una domanda: ci sono difficoltà a cambiare il mutuo?? Cioè, se vedo che l'inflazione inizia a salire, quanto mi costerebbe passare da un mutuo a tasso variabile ad uno a tasso fisso, anche se il tasso allora non sarà più al 4%??

 

  By: Lelik on Lunedì 03 Gennaio 2011 10:20

Lutrom, valuta bene varie proposte sia con che senza cap di protezione sui tassi. Io giusto pochi mesi fa ho fatto un mutuo a semplice tasso variabile. Per il cap, le banche che lo praticano alla fine chiedevano uno spread ben più alto sul tasso. Quindi ho fatto qualche conto simulando aumenti di tasso progressivi, ma per recuperare la differenza di spread (che pesa ovviamente di più all'inizio del mutuo quando gli interessi passivi sono sull'intero capitale) alla fine ne occorreva di tempo o di rialzi di tassi, anche perchè poi il cap parte già piuttosto alto in genere. Magari oggi i valori sono cambiati ancora, ma io ho preferito fare così. E se proprio i tassi partissero come un siluro al rialzo, potrai valutare più tardi se vendere la tua proprietà per estinguere anticipatamente il mutuo. Lo spread che ho ottenuto è stato dell'1,10% sull'Euribor a 3 mesi, con la sola ipoteca sull'oggetto del mutuo (con l'aggiunta di una propria "assicurazione" a parte, la banca arrivava anche all'1%, ma non ne valeva la pena, preferivo la mia assicurazione).

 

  By: alberta on Lunedì 03 Gennaio 2011 02:39

Considerato che certo la mia situazione non è da disperato, cosa mi consigliate per il mutuo/prestito?? A chi rivolgermi?? Come devo comportarmi con le banche?? La mia idea sarebbe di fare un mutuo/prestito a tasso variabile (ma con un tetto massimo per quanto riguarda il tasso) della durata di circa 7-9 anni: che dite?? Va bene questo tipo di mutuo/prestito?? Consigli?? (come ultimissima ipotesi -molto difficile, ma non è una ipotesi proprio impossibile da realizzare- metterei comunque anche quella di vendere la casa con terra dove non abito...) _______________________________ Buonasera o buonanotte , Lutrom.... Così di primo acchitto... dalla descrizione che hai fatto.... dovresti avere la coda di venditori di qualunque cosa, denaro compreso, fuori dalla porta di casa, appena farai un fischio..... Immagino che tu non abbia avuto precedenti negativi, nè abbia impegni finanziari onerosi... del tipo automobile a rate da 100.000 Euro appena acquistata con minimo anticipo... intendo dire che hai le idee chiare e penso nessun problema ad ottenere almeno 100.000 Euro da qualunque banca... senza dover vendere proprio niente... al contrario ... Anzi, dovresti poter agevolmente scegliere la proposta più conveniente... certo che quando leggo queste mail... mi viene una immensa curiosità di sapere di quale cavolo di banca tu sia cliente ed il nome di colui che NON ti segue nelle tue esigenze finanziarie..... di modo di potergli fare una lezioncina...... Se ti serve... ma non credo... la mail la vedi qui di lato al post... due chiacchere via mail sono sempre piacevoli..... good night and good luck

 

  By: lutrom on Domenica 02 Gennaio 2011 23:32

Grazie per la risposta, Paolo, e auguroni a tutti per un eccezionale 2011! Sulla convenienza dell'operazione per me non ci sono dubbi: nella zona dove ho il negozio da affittare (negozio che dovrei ristrutturare), si affitta con facilità, negozi vuoti quasi non ce ne sono, se non chiedi un affitto eccessivamente alto (il vero rischio, a quello che vedo, è che poi non ti paghino l'affitto perché l'attività non va bene: tra l'altro, causa crisi e industrie chiuse, molti si improvvisano commercianti, non sapendo cosa altro fare...): comunque, negozio a parte, sono quasi costretto a ristrutturare perché la casa dove abito, senza ampliamenti, è piccolina e scomoda per la mia famiglia. Il problema si pone però sul tipo di mutuo da fare (a tasso fisso oppure variabile, anche se secondo me la cosa migliore sarebbe un mutuo a tasso variabile con un tetto massimo per quanto riguarda il tasso stesso, tetto che dovrebbe essere del 5,60% circa -da quello che vedo in giro-). Poi l'altro problema sarebbe se mi conviene (eventualmente) vendere l'altra casa con terra (dove non abito), e quindi non fare il mutuo: però, per saperlo, credo che ci vorrebbe la palla di cristallo...