la domanda di auto è distrutta

 

  By: mauart1 on Martedì 01 Febbraio 2011 11:03

RAPPRESENTARE I CONSUMATORI, UN’ALTRA CHANCE PER IL SINDACATO Se il Sindacato sta dove sta il lavoro, l’incontro con i Consumatori individua inedite opportunità di azione . Già, il Sindacato, quell’organismo di addetti a garantire gli interessi di chi lavora e contrattare il valore di quel lavoro in un tempo dell’economia che vede l’esercizio del consumo sopravanzare quello della produzione nella generazione della ricchezza… Ma andiamo con ordine: Nel mercato del lavoro, dove l’automazione dei processi produttivi riduce l’offerta e le migrazioni dal sud al nord del mondo aumentano la domanda, c’e meno da fare, troppi a farlo. Il costo delle retribuzioni si contrae, la forza dell’esercizio sindacale pure. La potenza di quel mercato, oramai globale, impone le sue regole: si rescindono contratti di lavoro, si declassano contratti nazionali ad aziendali. Nel mercato delle merci, compresso da un eccesso di capacità di offerta e/o da insufficienza del reddito che smaltisce, tuttun’altra musica: hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare. Gli AD dell’industria automobilistica, affetti da un 30% di surplus produttivo che ingolfa il magazzino, si danno un gran da fare ad aumentare la produzione per tornare all’utile. Nei due mercati questo quel che si mostra; scrutando ancora si scorge il nuovo: la crescita economica rende la pratica del consumo indifferibile; l’acquisto ben oltre la necessità. Un obbligo d’esercizio per gli operatori. Occhio: lì c’è lavoro da contrattare, chi vi lavora da rappresentare; accordi da negoziare, compensi da accreditare. C’è anche chi, per dare ristoro a quel proprio bisogno, dovrà mettere sul piatto i propri averi: quel profitto, da redistribuire, buono per tenere attiva quella funzione consumo che migliora gli utili d’impresa. Per il sindacato l’occasione per uscire dal guado mediando la debolezza con la forza di quel lavoro incomprimibile esercitato da lavoratori instancabili. Lavoro già tassato, con l’Iva sugli acquisti e la Tarsu sul consumato, non retribuito; da retribuire per aumentare il potere d’acquisto e andare oltre la crisi. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Lunedì 24 Gennaio 2011 11:01

I CONSUMATORI SONO AL SERVIZIO DELL’ECONOMIA REALE Orsù ai Clienti e pure agli Acquirenti. Si insomma a tutti i Consumatori: occorre “valorizzare chi sta al servizio dell’economia reale”. A dirlo Giuseppe Mussari presidente dell’Abi: c’è da credergli. Sbaglia chi pensa che il presidente stesse chiedendo l’applauso dei suoi rappresentati per i risultati conseguiti dalla Ditta. Il Nostro sa che non è più tempo di rivendicare la supremazia dei suoi coscritti nel surrogare con il credito redditi insufficienti a far crescere l’economia. Sempre il Nostro conosce, eccome, chi siano quelli che forniscono valore all’economia reale. Essì conosce chi, cliente di tutto, vive al mercato; chi con l’acquisto genera ricchezza; chi consumando l’acquisto smaltisce il prodotto per far riprodurre, dando continuità al ciclo; chi feconda così la crescita economica. Più realista del re, sa del dis-credito in cui versa l’industria finanziaria che dovrà abdicare al governo del capitalismo. Anzi, presago del tempo che verrà, tenta l’accredito fornendo credito di ruolo ai nuovi governanti: tutto qui! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Lunedì 17 Gennaio 2011 11:23

LA POLITICA ED IL CAPITALISMO DEI CONSUMATORI La crisi incombe e la politica parla d’altro? E se costringessimo lor signori a parlare che so…del Capitalismo dei Consumatori ? Fa sorridere, inquieta una tal prospettiva? Si, se come insegnano i sociologi il consumatore è un imbelle senza limiti. Si, se sa far solo quello. Si, se spende e spande senza tregua indebitandosi. Si , se nel consumare inquina. No, se con gli acquisti genera i 2/3 del Pil. No, se consumando l’acquistato fornisce l’input per nuovamente produrre. No, se come operatore di mercato l’imbelle trasforma la merce in ricchezza e fa crescere l’economia. No, se la crescita economica, così dipendente dagli acquisti, fa i consumatori forti. Ancor no, se a fronte di uno strutturale eccesso di capacità produttiva, che ingolfa il mercato, rivendica un idoneo tornaconto economico per poter smaltire l’eccesso di offerta. Essipperchè hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare. Essipperchè il centro della crisi sta nell’alterazione del rapporto di scambio domanda/offerta; nell’eccesso di merci e in un consumo insufficiente che il debito ha tentato di surrogare fino a fare sboom. Essipperchè i redditi da lavoro erogati dai produttori risultano insufficienti ad acquistare quanto prodotto. Si scorge la necessità di un cambio di rotta nel meccanismo economico per uscire dal guado? Certo per far questo i consumatori dovranno dotarsi di adeguate competenze professionali: Professional Consumer, appunto, altro che dilettanti allo sbaraglio. Avranno di che vantarsi e avvantaggiarsi fino a farsi lobby, la lobby più forte di tutte le altre. Insomma: la domanda comanda! Per la politica, oltre l’inerzia, si apre lo spazio per tornare a prendere parte, a farsi parte. La crisi? Altro che terra incognita! Mauro Artibani Autore del libro: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com mauart1@libero.it

 

  By: mauart1 on Lunedì 10 Gennaio 2011 11:52

APPROFITTIAMO DEL PROFITTO Per i Consumatori che hanno bisogno di sprone l’occasione la fornisce il mercato, quello efficiente. La parola d’ordine: approfittare del profitto. Andiamo a dare un’occhiata. Per buona parte del novecento i Pro dell’economia capitalista e quelli di quella socialista hanno “dibattuto” sulla liceità del profitto: botte da orbi. La caduta del muro di Berlino mette fine alla tenzone. Poi un lungo tragitto di gloria. Nell’economia lineare ed aperta, quel profitto remunerava il rischio d’impresa; oggi, dentro quella circolare e continua, intrappola risorse che sfiancano il meccanismo dello scambio. Dentro le filiere produttive, che producono il prodotto, si trovano ficcati il titolare del prodotto, i fornitori di materie e quelli dei materiali; chi fornisce i macchinari, i designer, nonché quelli della pubblicità e quelli del marketing; ci stanno i fornitori di credito, pure quelli della logistica, giù fino ai commercianti: tutti in credito di rischio, tutti reclamano profitto. Nell’Economia dei Consumi, proprio dove l’esercizio dell’acquisto e della consumazione chiudono il cerchio dando continuità al ciclo produttivo, viene sottratto rischio all’impresa e ai loro profittatori. Quel remunero del rischio, redistribuito per dare sostegno alla domanda, tiene attiva la funzione consumo, rende efficiente la gestione dei fattori della produzione garanti dell’utile d’impresa; fa scendere il prezzo delle merce, rende competitivo il prodotto. Il rendimento apprezzabile! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: Esteban. on Lunedì 03 Gennaio 2011 13:06

Purtroppo sarà un bagno di sangue ... Il nostro governo si è premurato di far considerare il risparmio Italiano nei conteggi dell'economia del bel paese . pratica alla "Irlandese" tiriamo a campà ... ma quale reddito se dall'altro lato si sta assistendo ad un aumento dell'indebitamento . Ci si renderà conto solo alla fine , in un attimo, che siamo in default ... ^Crisi: cresce l’indebitamento delle famiglie italiane. Sale a quasi 20 mila euro. La situazione#http://www.notizievideoblog.it/economia-finanza/crisi-cresce-lindebitamento-delle-famiglie-italiane-sale-a-quasi-20-mila-euro.html^

 

  By: mauart1 on Lunedì 03 Gennaio 2011 10:49

I CONSUMATORI FANNO CRESCERE IL P.I.L. SEPPUR SENZA APPEAL Il Pil misura il rendimento dell’attività economica principalmente quella svolta dai consumatori Diamo un’occhiata: Il consumo privato delle famiglie, che fa i 2/3 dell’attività economica complessiva, a questo si aggiunge il consumo generato dalla pubblica amministrazione, poi il saldo tra esportazioni ed importazioni di prodotti di consumo finali; gli investimenti, con l’aggiunta delle scorte, chiudono il cerchio. Tal misuratore certifica il contributo fornito dai Consumatori alla generazione della ricchezza nonché il carico di responsabilità assunto per la crescita economica del paese. Nel contesto però di un sistema produttivo affetto da sovraccapacità e/o insufficienza reddituale la formula che addiziona mostra i segni del tempo. Quell’insufficienza mostra il volume delle scorte di magazzino inverso al volume delle merci consumate? Eppure il Pil somma. Ennopperchè le scorte, in presenza di una strutturale riduzione del ciclo di vita dei prodotti e di una deflazione implicita che scorribanda, debbono intendersi valore in stand by; sospensione, se non sottrazione, della ricchezza. La somma della ricchezza, espressa dalle componenti del Pil, può essere pertanto uguale ma anche inferiore al valore complessivo delle merci prodotte. Se si sbircia il Pil come somma delle remunerazioni di tutti i fattori impegnati nel processo produttivo emerge la stessa incertezza. Un’anodina rappresentazione non lascia scorgere come la distribuzione tra i soggetti economici, del remunero, risulti sperequata: se aumentano le scorte e si riempiono i magazzini perché manca il reddito che acquista si contraggono pure gli investimenti, viene a ridursi la capacità del sistema economico di utilizzare per intero le risorse produttive. Per rendere massimo il rendimento del processo economico il valore prodotto deve poter essere acquistato e così trasformato per intero in ricchezza. La condizione risulta dalla possibilità che i redditi acquistino la sufficienza per acquistare quanto prodotto. Per far che questo avvenga occorre integrare il reddito da lavoro con la remunerazione di quella funzione consumo, certificata dal Pil, che smaltisce le merci offerte. Ma questa è tuttunaltra storia! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org