la domanda di auto è distrutta

 

  By: pana on Mercoledì 31 Agosto 2011 11:55

George Magnus, il top economista senior di UBS dice "date a Marx la chance di salvar l'economia mondiale," aveva gia previsto tutti anni ed anni ed anni fa !! http://www.bloomberg.com/news/2011-08-29/give-marx-a-chance-to-save-the-world-economy-commentary-by-george-magnus.html

Hamas leader Khaled Meshaal exclusive interview - BBC News - YouTube

 

  By: mauart1 on Lunedì 29 Agosto 2011 11:59

SOTTO L’OMBRELLONE GIOCHIAMO AL GIOCO DELLA CRISI. Massì, ad agosto, per chi si attarda sotto l’ombrellone, cosa c’è di meglio che giocare con la crisi? Un giochino facile facile: Può governare il meccanismo economico chi per mestiere produce beni, che con la sovraccapacità che si ritrova ne produce troppi; che retribuisce poco chi lavora - quegli stessi che dovrebbero acquistarli - che così facendo viene svalutato il valore di quei beni bruciando ricchezza? Che per uscire dal guado ha dovuto cedere pezzi di sovranità a chi ha fornito credito per sostenere quei redditi insufficienti che smaltiscono l’eccesso e tenere in piedi la baracca? Possono governare il meccanismo economico quei nuovi governatori che, oliando con il credito il meccanismo dello scambio offerta/domanda, hanno reso possibile generare ricchezza con il debito e che a fronte di cotanto fare hanno meritato bonus? Ecchè bonus! Quegli stessi che hanno giocato a rimpiattino, nascondendo il debito in ogni dove, fino a quando ha fatto sboom infettando il mondo? Possono governare il meccanismo economico quelli che, disponendo delle risorse finanziarie adeguate, acquistano pure l’eccesso restituendo valore alle merci; consumandole ne consentono la riproduzione fornendo continuità al ciclo e sostanza alla crescita? Tre domande, una la risposta giusta: orsù non è difficile! Altro giro, altro quiz: chi possiede quelle risorse finanziarie da distribuire a chi non ne dispone? Ad occhio e croce proprio quelle aziende che hanno retribuito poco e con la risorsa del credito hanno pure venduto l’eccesso, senza ridurre il prezzo delle merci, facendo lauti profitti. Tra queste, secondo Standard & Poor's, solo le prime 500 aziende americane per capitalizzazione avevano liquidità per 963 miliardi di dollari alla fine del primo trimestre, in progresso rispetto agli 837 mld di un anno fa. Quelli del credito che, avendo in pancia 6.300 mld di $ di titoli finanziari più o meno “tossici”, non fanno più credito. Le finanze pubbliche di quegli stati che per salvare quelli del credito sono oramai al collasso. Facile no? Già, ma quante risorse finanziarie occorrono? Quelle necessarie per acquistare tutto quello che sta oltre il bisogno e le emozioni che lo “stile di vita” confeziona e che il reddito disponibile manca di poter acquistare. Quelle insomma che necessitano per acquistare l’invenduto. Già, proprio quell’invenduto che svalutato brucia ricchezza bruciando pure i profitti di quelle aziende. Facile no? Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Martedì 16 Agosto 2011 11:52

CAVOLO: TRA LE PARTI SOCIALI NON CI SONO I CONSUMATORI Nell’incontro tra Governo e “parti sociali” per scacciare la crisi si recita a soggetto. Personaggi ed interpreti: Il Governo, quello governato dai diktat europei per governare il debito e la crescita. La Confindustria, quelli che mal governano i fattori della produzione; che producono troppo, retribuiscono poco. I Sindacati, quelli che rappresentano chi lavora per produrre e che non riceve redditi sufficienti per acquistare quanto prodotto. Le Associazioni bancarie, quelle che hanno messo il credito per surrogare quei redditi insufficienti e fare il debito fino allo sboom e che non hanno più credito per fare altro debito. Già, tutti insieme appassionatamente. Proprio quelli che non hanno governato la crescita, dicono il già detto, rivendicano ragioni, distribuiscono torti. Ma porcoggiuda! Ci sono tutti su quel palcoscenico tranne i Consumatori e le loro ragioni. Si, i Consumatori, proprio quelli che per statuto di ruolo occupano il centro della scena economica; quelli che acquistano trasformando il valore delle merci in ricchezza, che consumando l’acquistato forniscono l’input per far nuovamente produrre dando continuità al ciclo e sostanza alla crescita. Già, proprio quelli che, disponendo di reddito adeguato, garantiscono i 2/3 di quella crescita e, quando inadeguato, confezionano la decrescita: si svaluta il valore delle merci, si brucia ricchezza, si riduce l’occupazione, pure il prelievo fiscale, aumenta il debito. Si riduce insomma la produttività del sistema economico. Già quella produttività che si declama sulla bocca di tutti; pure dei Professional Consumer inascoltati. Danno loro un consiglio a Lor Signori: se, perché non si vende, si teme di investire nella nuova produzione i lauti profitti sottraendoli alla crescita, li si investa per smaltire quanto prodotto. Date da spendere a chi acquista, acquisteranno tutto; occorrerà nuovamente produrre. La produttività delle imprese andrà alle stelle, ci sarà nuova occupazione, nuovi redditi, nuova crescita, un maggiore prelievo fiscale; si ridurrà il debito. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Lunedì 08 Agosto 2011 11:46

PUNTO E DACCAPO: FLOP DELLE POLITICHE MONETARIE E MERCATO ALTERATO Con la crisi ci risiamo. Si, siamo punto e daccapo: le politiche monetarie, quelle fiscali, nonché quelle keynesiane, hanno fatto flop. Fare opera di reflazione non è servito a sostenere gli acquisti: il meccanismo dello scambio domanda/offerta sta lì ancora inceppato, l’equilibrio del mercato alterato; quelle politiche non più spendibili da stati indebitati. Vestali dell’efficienza, coriacei della concorrenza, integralisti del laissez faire, dove eravate ieri ed oggi dove siete? Ortodossi della prima ora, dove sta quel mercato che a tutto rimedia? Perché quella domanda di acquisto, unico bene scarso sul mercato, non trova acquirenti. Perchè la sola merce di valore, ecchè valore, in barba a tutti gli altri beni offerti in eccesso non fa prezzo? Eppure vagoni di profitto, buoni da investire per ri-produrre, non investiti perché privi di quella domanda che possa smaltire il prodotto, giacciono inerti nelle casse aziendali, sottratti alla crescita. Cortesi mercatisti, il tempo stringe. Occorre sollecitare i detentori di quel tesoretto ad investire i loro guadagni nell’acquisto proprio di quella maledetta domanda per poter poi vendere l’offerta e così nuovamente produrre. Un modo questo per rinverdire l’efficienza del mercato, sbloccare quello stramaledetto meccanismo dello scambio e riprendere a crescere. In fretta però! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Martedì 02 Agosto 2011 11:41

IL BILANCIO DELLA FAMIGLIA RISCHIA IL CRAC Quando arriva il tempo in cui l’offerta supera la domanda, al mercato cambiano la regole del gioco. Quel consumare, ormai satollo, perde lo statuto di variabile indipendente, viene cooptato nel processo produttivo, dovrà darsi da fare, ricominciare daccapo. Eggià, la crescita economica rende indifferibile l’acquisto, obbligato l’esercizio di consumazione. I Consumatori devono riorganizzare la propria azione; la Famiglia, il proprio statuto per farsi Impresa. Il meccanismo produttivo ospita questi nuovi addetti e, da lineare aperto, si fa circolare e continuo. Impresa costituita da addetti che abitano sotto lo stesso tetto. I familiari adulti concorrono con il lavoro a generare reddito, tutti agendo sulla domanda lo spendono; chi lavora produce merci e servizi, tutti impiegano il tempo libero per acquistare quanto prodotto. Impresa che acquista quel tutto trasformando il prodotto in ricchezza. Non paga, da’ corso alla consumazione della spesa, magari facendo ingrassare, vestire alla moda che passa di moda gli addetti, epperchennò sprecando pur di far nuovamente produrre, dare continuità al ciclo produttivo e sostegno alla crescita economica. Investe nella prole per garantire la riproducibilità tecnica dell’impresa: più bocche da sfamare aumentano la quantità della domanda; l’ istruisce, la cura, l’assiste, l’attrezza di capitale umano per migliorare la qualità di quella domanda; con la paghetta attrezza la loro capacità di spesa e ne retribuisce l’esercizio. Flessibile quanto basta per stare sul mercato: quando il costo d’esercizio degli addetti riduce il potere d’acquisto viene ridotta la dimensione aziendale; la contraccezione contrae le nascite riducendo la domanda. Alta la produttività d’esercizio: genera i 2/3 del Pil. Bassa la redditività: redditi insufficienti, risparmi allo stremo, debito fuori controllo per tenere il potere d’acquisto e fornire input all’intera filiera produttiva. Ligia al dovere fiscale, sui redditi da lavoro paga fino all’ultimo cent; non paga, accetta di vedere tassato, ancorchè non retribuito, l’esercizio di ruolo con l’Iva sugli acquisti, la Tarsu sul consumato. Encomiabile nell’impiego delle risorse aziendali utilizzate sul mercato per gestire la domanda: Il Tempo libero, quello fatto a pezzi, impiegato per acquistare il prodotto, per smaltire il prodotto, trattenuto dai “suggerimenti pubblicitari”; quel che resta per riposare per poi ricominciare. L’Ottimismo, lo stesso di chi sbircia di sera il rosso del cielo per sperare buon tempo, che ristora la sete in bicchieri mezzi pieni, quello che acquista senza se, senza ma. L’Attenzione, quella necessaria a dipanare le merci, l’informazione sulle merci e smerciare le merci. Il Denaro, quello impiegato per acquistare ben oltre il bisogno, oltre la capacità di spesa. Risorse queste spese, pur esse non retribuite. Nel sistema circolare della produzione, insomma, tal valore impiegato nell’esercizio del consumare non trova adeguato remunero; ancor meno quando la condizione precaria del lavoro riduce ancor più i margini di redditività del reddito disponibile, proprio mentre balzi di produttività aumentano quell’offerta di prodotto che necessita di maggiori volumi di domanda. In sede di bilancio si rischia il crac: i flussi di cassa risultano insufficienti a smaltire l’offerta del mercato, viene alterata la produttività dell’intera filiera di sistema. Si mostra così l’inefficace allocazione delle risorse nel meccanismo economico. Eggià, non basta per uscire dal guado alzare il tetto al debito. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Lunedì 18 Luglio 2011 11:50

I PROTAGONISTI DELLA CRISI E QUELLI DELLA CRESCITA Nella commedia della crisi si recita a soggetto. Personaggi ed interpreti: Produttori e Consumatori. I primi soffrono di un eccesso di capacità produttiva, al mercato portano beni in eccesso; non paghi, retribuiscono il lavoro che produce con un reddito insufficiente a smaltire il prodotto. Viene così svalutato il valore delle loro merci. Con questi Tizi, ed i loro vizi, si brucia ricchezza non si incontra la crescita. I secondi acquistano, ben oltre il bisogno, magari a debito, trasformando quelle merci in ricchezza; consumando l’acquistato forniscono l’input per nuovamente produrre. Con le virtù di questi Cai viene fornita continuità al ciclo economico, sostegno alla crescita. Quando però il credito, che rifocilla quei redditi insufficienti, si mostra inattingibile siamo alla crisi. A fronte di tutto questo ora tutti, ma proprio tutti, invocano la crescita. Beh, a conti fatti, visto che sembra esserci ficcato più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre, si rende necessario estrarre questo valore. Per farlo si potrebbe trasfondere liquido monetario, prelevato da Tizio, nell’esercizio svolto da Caio ed ops i secondi potranno tornare ad esercitare le loro virtù; i primi vendendo l’eccesso vedrebbero mondati i vizi del loro fare. Così la crescita potrebbe ripartire, appagando pure gli invocanti. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Lunedì 11 Luglio 2011 11:27

GIOCHIAMO CON LA CRISI, PRENDIAMO IN GIRO IL MECCANISMO PRODUTTIVO Con la crisi l’occasione si fa ghiotta, prendiamo in giro il meccanismo produttivo. Pronti, via! Chi ha denaro e vuole investirlo dovrà avere la ragionevole certezza che potrà ottenere utili da tale pratica. Chi, pur ricevendo tal incentivo, produrrà merci e darà occupazione solo se avrà la possibilità di vendere il prodotto. Chi lavorerà a quella produzione, lo farà a fronte di un compenso che remuneri adeguatamente l’esercizio. Chi , al mercato, nonostante abbia fatto acquisti per soddisfare i bisogni e magari pure le passioni, finanche le emozioni, si troverà senza le risorse economiche adeguate per acquistare il resto che è stato prodotto, impallerà il meccanismo, l’economia pure. La merce resterà invenduta, si brucerà ricchezza. Chi ha investito disinvestirà, chi ha prodotto non riprodurrà, chi ha lavorato mancherà di lavorare. Et voilà, la crisi mostra quanto valore vi sia nell’esercizio del consumare. Esercizio che per potersi esercitare dovrà trovare conveniente remunero per compensare quei redditi insufficienti, quelli erogati in un mercato del lavoro sovraffollato e rifocillare quella capacità di spesa che smaltisce l’invenduto, che fa ri-produrre fino a rendere conveniente nuovamente investire. Fornire, insomma, sostegno ed efficienza al meccanismo produttivo e garantire la crescita economica. Si, reddito, non molto, quanto basta per acquistare quel resto che blocca il meccanismo dello scambio domanda/offerta e impalla il mercato. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com

 

  By: mauart1 on Lunedì 04 Luglio 2011 12:13

CORTESE ONOREVOLE, LA CERCO MA NON LA TROVO Cortese onorevole Veltroni, dopo 347 giorni, 180 dei quali spesi in inutili tentativi di poter stabilire con Lei un contatto, ritento. Sono Mauro Artibani, un Consumatore, uno tra i tanti, attrezzato di competenza economica, mentore del Professional Consumer, capace di sottrarsi alla vulgata che fa di noi gli insipienti. Uno che reclama la possibilità di interloquire con la politica sui temi della crisi del meccanismo economico. Dopo aver chiamato e richiamato la sua segreteria, ricevendo dilazioni temporali imperscrutabili o cortesi dinieghi, al mio insistere mi si para innanzi, un suo collaboratore, il cortese dott. DiBartolomei che si dichiara incompetente a valutare quanto avessi da dire rimandandomi ad un contatto con l’On. Causi, mai verificatosi. Stanco dello scorrere del tempo, tutt’altro che reale, delle e-mail tento di confezionare l’incontro vis-à-vis: alle ore 9 del 7 ottobre dello scorso anno, brandendo la mia disabilità, riesco a varcare i tornelli all’ingresso della Camera dei Deputati per poterla incontrare. Dopo un’ ora: toh, ancora DiBartolomei, che mi chiede di ritirarmi in buon ordine che tanto.. prima o poi….. Alle 13 stanco, stacco, torno a casa. Quel poi diventa mai! Passano ancora giorni nei quali tento di contattare la segreterie, in ordine alfabetico, Bersani, Franceschini, Letta; quest’ultima mi rimanda a Fassina che mi fa dire: “non risponde né al telefono, nè alle e-mail”: gulp! Non pago, tento con le fondazioni, quella di Letta, quella di Bersani: dinieghi! Poi con il Centro Studi PD, pure qui niente. Persino You Dem latita. Abbasso il tiro, mitigo le pretese, provo con la sezione romana del PD, con la federazione provinciale, con la sezione “campo de fiori” poi con i Giovani del PD, arrivo fino alla CGIL: non si cava un ragno dal buco! Poi un giorno a Ciampino, Lei presenta un suo libro, vengo. Per non interrompere il suo dire, attendo in fila per una dedica in copertina e poterla incontrare. D’un tratto mi si para dinnanzi un altro suo collaboratore che si mostra premuroso nell’intrattenermi, possibilista alla mia richiesta. Mi dota di un biglietto da visita, mi dice di richiamarlo. Nei giorni a venire lo faccio. Dopo tanto provare lo becco; al telefono mostra meno premura e mi rifila l’alternativa: parlare con l’On. Causi, che non riuscirò mai a trovare. Orbene, la faccio breve, vengo al dunque: in mezzo alla crisi Lei non manca di ribadire, utilizzando i prodromi di un vetusto paradigma, caro alla scienza economica: “i Produttori generano ricchezza…..” Onorevole, usa lo stesso precetto che evidentemente forma il pensiero del Ministro Tremonti, quando, in sede istituzionale, ama ripetere: “la crisi è terra incognita”. Questo dice, non il ministro dell’istruzione, nemmeno quello degli interni, quello invece dell’economia, che Lei non fischia nè invita a dimettersi. Eggià incognita, Onorevole con tal principio non si comprende la crisi, figuriamoci i modi per poterla superare. Questo principio ha funzionato finchè ha potuto avere il sostegno ed il concorso delle tecniche e delle politiche di reflazione, proprio quelle che ora non tengono più. Ecco. Di questo vorrei parlare con Lei. Di quali altri modi si lasciano intravvedere per indagare la crisi, di quali strade altre vanno percorse per uscirne. Mi perdoni ma, dal momento che la Politica non sembra avere molto da dire, di fronte ad una crisi tutta interna al funzionamento del meccanismo produttivo, abbia almeno la pazienza di ascoltare. PS: le persone, in sua vece, da me contattate hanno avuto il pregio di farmi percepire un postulante. Onorevole, non ho da chiedere, ho da dare. Grazie Mauro Artibani Studioso dell’Economia dei Consumi www.professionalconsumer.splinder.com

 

  By: mauart1 on Martedì 28 Giugno 2011 11:22

CHI CONSUMA TIENE IN PIEDI QUESTO PAESE! “La riforma fiscale va fatta diminuendo il carico sui lavoratori e le imprese che tengono in piedi questo Paese». Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, insiste sulla necessità di «abbassare le tasse» e sulla possibilità di «spostare il peso sulle cose. Si può fare a parità complessiva di pressione, aumentando gradualmente l'Iva. I soldi incassati si usino per abbassare l'Irpef sui lavoratori e diminuire i costi del lavoro sull'Irap» per le imprese. Un prelievo fiscale, insomma, che avvantaggi capitale e lavoro, svantaggi il consumare. Sorbole! Ma se l’insufficienza del reddito che retribuisce il lavoro fa il paio con la sovraccapacità di offerta delle imprese nello zavorrare la crescita e, se l’unica funzione attiva nel meccanismo della crescita risulta quella di consumazione che genera i 2/3 del PIL, risulta lecito tassare questo esercizio? Proprio lì, dove si consuma, c’è valore da estrarre per far si che si possa tornare poi ad investire, produrre, creare lavoro, distribuire reddito, proprio lì si insinua il fisco? C’è chi sostiene: detassare Irap ed Irpef racimola competizione sui costi per le imprese, capacità di spesa per chi lavora quando acquista. Non mi è dato sapere se e quanto, per questa via, possa aumentare la capacità delle imprese di stare sul mercato; per il lavoro dipendente, si dice in giro, che nel migliore dei casi riducendo l’Irpef, aumentando l’Iva si farà una operazione a somma zero. C’è ancora una chicca: la capacità di consumare degli individui, è noto, risulta inversa alla capacità di spesa. Chi guadagna meno, insomma, spende percentualmente più di chi ha più. Aumentare l’Iva sugli acquisti tassa meno chi ha più; più chi ha meno. Per questa via si viola pertanto il precetto costituzionale che regola la progressività del prelievo fiscale in rapporto al reddito disponibile; si riduce ancor di più la capacità di spesa di chi ha meno: non è un bel sentire, ancor meno un bel fare! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Lunedì 20 Giugno 2011 12:31

PRODUTTORI E CONSUMATORI SI DANNO UN GRAN DA FARE MA…. Quando funziona l’economia funziona pressappoco così: Produttori e Consumatori si danno un gran da fare, c’è chi fa tutto quel che può per mettere merci sul mercato e chi fa ancor di più per acquistarle. Si, insomma, c’è chi impiega risorse per produrre merci che vendute diventano ricchezza e chi spende quella ricchezza, con la spesa, per smaltire quelle merci e dare continuità al ciclo produttivo. Risultato: tutti hanno tutto, pure la natura depredata, la terra inquinata: non è un bel vedere! Quelli che producono cercando il profitto, non sanno far altro; sono per la crescita senza se, senza ma. Noi Consumatori pure ma, disponendo del potere della Domanda, possiamo fare di più e meglio. Con la domanda possiamo imporre ai Produttori cosa e come produrre, quali risorse impiegare, quali confezioni adottare per limitare lo smaltimento epperchènno contrattare il prezzo. Giustappunto Operatori di Mercato, in barba alla vulgate che ci vuole scemi, potremo meglio amministrare la produttività, quella civile, delle nostre azioni e non solo. Eggià, migliorando la convenienza del nostro fare prendiamo in carico la responsabilità del nostro ruolo, salvaguardiamo la risorse naturali, puliamo l’ambiente e miglioriamo la redditività del nostro smilzo reddito: bingo! Ecco, si, Professional Consumer, cos’altro sennò! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Lunedì 13 Giugno 2011 11:56

AAAA: CERCO GENTE PER FARE BUSINESS CON LA CRISI C’è chi crede che si possa far girare l’economia in direzione contraria per uscire dalla crisi? Si può credere che per farlo chi, fin ieri, ha venduto oggi debba acquistare e chi, fin quì, ha acquistato possa alfin vendere per rifocillare il proprio reddito? La crisi mostra come abbiano più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare. Mostra pure come sia la Domanda la reginetta delle merci appetibili sul mercato. Occorre mettere a profitto questo vantaggio. La domanda comanda: qui sta il business! Chi crede che questo sia possibile e abbia competenze nella gestione di Social Network, nel web marketing, nel web design, nel settore commerciale, in quello legale e quello finanziario si faccia avanti. Cerco gente per fare squadra e per fare business. Mauro Artibani Studioso dell’Economia dei Consumi Mauart1@libero.it 069495423

 

  By: mauart1 on Lunedì 06 Giugno 2011 11:38

REDISTRIBUIRE LA RICCHEZZA PER ANDARE OLTRE LA CRISI Per uscire dalle nebbie della crisi comincia a farsi strada la necessità di ripristinare la capacità di acquisto dei Consumatori. Viene in mente che per farlo occorra redistribuire in altro modo la ricchezza che il meccanismo economico genera. Al solo bisbigliarne la possibilità politici di sinistra divagano; quelli di destra nicchiano, quelli di centro.. boh! Già, la politica, tutta fuoco e fiamme, parla d’altro mentre la crisi rigurgita crisi. Bene, diamo un’occhiata: nel sistema economico i redditi vengono distribuiti in funzione del contributo fornito dagli agenti economici alla produzione del Valore. Funziona pressappoco così: i Produttori producono ed incassano profitto, quelli che lavorano alla produzione percepiscono reddito; i Consumatori quel reddito lo spendono. Quando sul mercato stazionano più merci di quelle che il reddito disponibile dei Consumatori consente di smaltire, quell’eccesso svaluta il valore di quella produzione, riduce il contributo dei Produttori, brucia ricchezza. Così si entra nella crisi. Se invece i Consumatori dispongono di reddito adeguato a smaltire, viene restituito valore a quelle merci; quelle merci, ancorchè consumate, debbono essere ri-prodotte generando nuovo valore, nuovo lavoro e crescita economica: così si da’ una stoccata alla crisi. Qui si mostra il pasticcio: nell’economia dei consumi questo straordinario contributo, fornito alla produzione del valore, non trova remunero. Et voilà l’opportunità: riallocare le risorse economiche generate per remunerare quest’esercizio del consumare buono a garantire la crescita. Una scommessa che la politica, quando smetterà di parlar d’altro, dovrà giocare tuttodunfiato per andare oltre la crisi e chessò, magari, ritrovare pure credito di ruolo. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com

 

  By: mauart1 on Lunedì 23 Maggio 2011 18:36

QUELLI DELLA PUBBLICITA’ HANNO SCIPPATO ADAMO In principio fu Adamo. Si proprio Lui “the first”che, fornito della divina onomathesia, ha imposto il nome alle cose. Così ci venne consegnato un mondo distinto, interpretato; dove le cose potessero accadere, dare loro esistenza: senso. Poi è toccato a filosofi, poeti, artisti, religiosi. In ultimo, nei pressi del mondo contemporaneo, ai pubblicitari che mostrano straordinarie abilità nel perseguire cotanto compito. Quelli della pubblicità hanno scippato Adamo. Non solo informano: danno Nomi e Norme, ordinano Fatti, confezionano Emozioni, dispongono Significati. Impacchettano dentro pakaging impeccabili Esperienze, altro che prodotti; Senso, altro che merci. Là, dove tutto è merce, la pubblicità previene poi provvede quando, come, dove, perché delle cose che accadono e noi con-formati e con-vinti, senza remore, facciamo del nostro peggio. Esecrabili, disdicevoli? Loro no, noi si. Loro fanno del loro meglio. Chi meglio di loro propone domanda di consumo? Chi meglio di loro olia i meccanismi dell’acquisto? A noi, orfani della domanda, non resta che acquistare fino allo stremo; fino a confondere la fisiologia dello stare nel mercato per produrre ricchezza, con la patologia del consumare che ci alberga come Fine. Fino a generare patenti diseconomie: sprechi, monnezze, debito in eccesso, allucinate solitudini. Non è un bel vedere, dobbiamo cambiare registro. Per non farla troppo lunga e noiosa si può cominciare da un giochino: “interferenza culturale” si chiama. Un sagace passatempo per smontare il meccanismo pubblicitario: quello affisso sui muri, quello degli spot televisivi, quello esposto nei giornali, quello che ci pesca nella rete delle reti. Guardare dentro il massaggio di sguincio, capovolgere, modificare, come fare i baffi alla Gioconda così da alterare quelle risoluzioni di senso e scardinare le nostre inerzie; separare l’informazione dalla sublimazione, la conoscenza dal Senso. Quelli del Culture Jamming già lo fanno con risultati esilaranti. Si potranno separare così i mezzi dai fini; sconnettere gesti fin troppo automatici, limare retoriche imperscrutabili che affannano e , mi voglio rovinare, così rinvigoriti ed informati poter andare al mercato per Offrire DOMANDA, contrattare l’OFFERTA fare il PREZZO Questo il nostro mestiere, vieppiù un ricostituente per la nostra mente. Mauro Artibani www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

 

  By: mauart1 on Lunedì 16 Maggio 2011 11:15

CORTESE MARCEGAGLIA LEI SBAGLIA Onore al merito. Lei svolge con solerzia, passione e competenza il compito d’istituto. Accredita ruoli, rivendica la responsabilità degli associati nel fare impresa: “Noi lo teniamo in piedi questo paese, tutti i giorni noi facciamo qualcosa per il Paese, visto che contribuiamo per il 70% alla crescita del Pil''. Ai Consumatori tocca porre in dubbio questo suo dire: Il valore delle merci e dei servizi venduti, non quelli prodotti, generano quel Pil. Solo con l’acquisto il valore di quei beni, altrimenti svalutati, viene trasformato in ricchezza. Questa ricchezza generata dalla spesa privata, da quella pubblica e da quella spesa oltre frontiera che acquista le vostre esportazioni va ben oltre il 70; il resto resta ai vostri investimenti e alle vostre scorte, quando non sono zavorra. Questa ricchezza retribuisce i redditi da capitale, quelli da lavoro; rifocilla le scassate casse pubbliche. Produrre , insomma, risulta condizione non sufficiente per sostenere lo sviluppo; occorre acquistare quel prodotto, trasformarlo in moneta ed ancora consumarlo per dare input ad un nuovo produrre, fornire continuità al ciclo, sostanza alla crescita economica. La prova del 9: a fronte di una riduzione delle crescita del Pil, i gestori delle politiche reflattive somministrano potenti ricostituenti in grado di sostenere la domanda, non l’offerta. Tutti conoscono il giochino, tutti sollecitano quelle politiche, Lei non può non conoscerlo. Giaccheccisono mi consenta una chiosa: i fatti mostrano come vi sia più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre. Apprezzi quel valore, quel ruolo, quella responsabilità ed ancor più lasci che il mercato ne faccia il prezzo. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com

 

  By: mauart1 on Martedì 10 Maggio 2011 10:58

O CRESCITA O MORTE DICONO GLI INDUSTRIALI O crescita o morte, dicono gli industriali. La Marcegaglia di Confindustria, più soft, precisa: “con una crescita troppo lenta, di un + 0,8 o un + 1,0 non si và da nessuna parte. Si deve tornare a crescere almeno al 2%”. Minacciano e imprecano la crescita, Loro. Ma come, ma porc… stanno abdicando? Loro, per definizione, produttori di valore, di occupazione; quelli che danno lavoro, quelli che retribuiscono reddito, quelli che insomma generano la crescita. Proprio loro la reclamano. Già, da chi? Vuoi vedere che si scoprono gli altarini? Vuoi vedere che siamo finalmente punto a capo? La crescita insufficiente è figlia di un meccanismo dello scambio offerta/domanda impallato. Le merci, non acquistate, perdono valore, l’economia rallenta. La colpa: il reddito insufficiente. Chi altri sennò? Già, quel reddito da lavoro, erogato dai Produttori per produrre merci, insufficiente ad acquistare quanto prodotto. Quell’insufficienza che, surrogata dal debito, per decenni ha consentito di oliare il meccanismo dello scambio facendo funzionare la macchina economica, generando appunto crescita. Quel reddito surrogato, ma impallato, che oggi non sostiene più quell’acquisto che fa ri-produrre, lavorare, crescere l’economia. Eggià Signori miei, la spinta alla crescita non proviene più dall’impresa ma dalla spesa: vi è più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre. Tal ruolo dovrà essere remunerato da un reddito, giustappunto sufficiente e non surrogato, a generare altra crescita, magari al 2%. Et voilà, il mondo alla rovescia! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com