UKRAINA e SANZIONI

 

  By: GZ on Martedì 08 Gennaio 2002 13:19

è impressionante vedere come tutti i canali e pubblicazioni finanziarie internazionali da due giorni parlino con preoccupazione della situazione in Italia dopo le dimissioni di ruggiero come se fosse un evento tragico che può destabilizzare i mercati ti da veramente l'impressione della regia concertata sotto

Il modello argentino è fra noi - quarterback  

  By: quarterback on Martedì 08 Gennaio 2002 13:13

Il modello argentino è fra noi.Pochi gruppi feudali aggrappati come zecche sulla pecora della classe media .L' unica cosa che ha impedito finora l' implosione di tipo argentino sono state le ripetute svalutazioni e la straordinaria forza della nostra classe media che con tutti i mezzi cerca di sottrarsi al destino cui " gli arciduchi " e i loro vassalli l' hanno destinata.Ora abbiamo la nostra eurizzazione che viene propagandata con lo stesso entusiasmo che accompagnò la dollarizzazione argentina.le privatizzazioni sono state condotte dal trio prodi amato ciampi con lo stesso stile del tanto vituperato menem.I cosidetti gioielli di stato non sono finiti nelle mani degli stranieri solo perchè non è ancora il momento .Il fatto che siano ora nelle mani degli arciduchi italici significa che essi prima della cessioni definitive avranno il diritto feudale di farci la cresta.E' bello assaporare le dichiarazioni dell' avvocato agnelli di questi giorni. Da vero "re sole " aveva tentato di salvare il paese dal tragico errore di essersi scelto un presidente del consiglio tramite il barbaro e obsoleto rituale delle elezioni. Subito il pio sovrano dalla erre moscia aveva avvertito il pericolo ponendo al fianco (ma pronto a prenderne il posto al primo incespicar) del bizzarro principe bauscia, uno dei suoi cavalieri della tavola rotonda. Ora che il nobile vassallo è stato disarcionato e rispedito alle natie terre sabaude ,il sovrano è triste e vede nubi addensarsi sul futuro della suo regno. Ma non sarei così pessimista.In fondo Berlusconi se non è risucito a ancora a risolvere il problema del suo conflitto di interessi ,licenziando Ruggero ha fatto un buon passo per risolvere quello dell' avvocato agnelli ( " Caporal Motors " come viene definito nell' ambiente dei costruttori d' auto). Modificato da - quarterback on 1/8/2002 12:15:18

 

  By: GZ on Martedì 08 Gennaio 2002 13:03

sì, ma sull'Italia bene o male se ne sa di più devi solo fare dei ragionamenti un poco più politici, fidarti meno dei numeri di bilancio e di previsione e dare più retta ai rumor (il post copia il pezzo di turani di oggi, turani secondo me vale molto di più dei report degli analisti di caboto o goldman sachs e così massimo muchetti dell'espresso)

 

  By: massimo on Martedì 08 Gennaio 2002 12:40

In relazione alla tua conclusione ti riporto una frase di BUffett che dice di non aver mai visto fallire aziende che si riducono mentre ne ha viste fallire tante che si allargano, rispondendo a quelli che lo criricavano per non scegliere aziende con prospettive enormi secondoi tutti gli analisti e proprio una settimana fa gli ho sentito dire con la solita ironia che wera inutile chiedergli quali aziende stava coimprando poerchè avrebbero annoiato tutti e citava di aver appena acquistato una vecchia azienda(quindi che non si espande come le teach stocks), che costruisce cornici per quadri e state certi che ci guadagnerà anche se tanti comprano solo cose alla moda dai prodotti attraenti senza vedere se produrranno utili, ciao massimo peppe

 

  By: massimo on Martedì 08 Gennaio 2002 12:34

Complimenti per il post, questo evidenzia perchè è sconsigliabile investitre in Italia dove si guadagna solo se si ha un monopolio o si può fare una speculazione e non c'è la cultura del valore come in america, ma solo dello sfruttamento a cui i deboli non possono che soccombere, allafaccia del cuore d'ora che si imputa agli italiani, mentre in USA dove tutto sembra più crudele in realtà è tutto più sano e si persegue la valorizzazione delle imprese e conseguentemente delle persone dando un'ooportunità a tutti quelli che vogliono fare impresa, che invece in Italia hanno solo la possibilità di essere nellegrazie di un politico e il valore non viene apprezzato a nessun livello, ciao massimo peppe

I Bilanci italiani secondo Mediobanca - gzibordi  

  By: GZ on Martedì 08 Gennaio 2002 11:55

la lettera finanziaria di Turani commenta sempre il famoso rapporto mediobanca sullo stato dei bilanci delle aziende italiane e il quadro che da conferma il perchè in media il nostro indice resti indietro rispetto agli altri Gli analisti di R&S hanno messo a confronto i primi nove mesi del 2001 (i bilanci definitivi non ci sono ancora) con i primi nove mesi del 2000 per i 31 maggiori gruppi industriali italiani. Risultato? Utili in discesa del 10,7 per cento. E notare che tutto sommato nei primi nove mesi dlel'anno non c'è stata grossa crisi (quella, semmai, è venuta dopo). Ma si scopre, ad esempio, che l'insieme di questi 31 gruppi industriali ha visto salire i propri oneri finanziari (gli interessi pagati alle banche) del 91,8 per cento. Insomma, sono raddoppiati. E i debiti finanziari, sia pure in un anno congiunturalmente non tremendo, sono saliti del 22 per cento. E questi sono i gruppi industriali. Poi ci sono le banche. R&S ha messo insieme i conti degli 11 maggiori gruppi bancari italiani. Risultato? Rispetto ai primi nove mesi del 2000 gli utili sono in discesa del 15,6 per cento: hanno fatto peggio delle industrie. E gli esperti di R&S fanno notare che ci sono stati alcuni provvedimenti fiscali favorevoli alle banche, altrimenti i conti sarebbero stati ancora peggiori. Ma a preoccupare non sono tanto questi risultati (pessimi) quanto il fatto che, ad esempio, le perdite su crediti sono aumentate, nei primi nove mesi del 2001, del 34,8 per cento rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. Insomma, nel giro di un anno i soldi "bruciati" da clienti inaffidabili sono aumentati di oltre un terzo. Forse, queste banche dovrebbero assumere qualche investigatore privato o chiedere informazioni al parroco prima di concedere prestiti. Ma gli esperti della R&S sono andati oltre. Hanno preso in esame, ad esempio, i dividendi delle società che nel 2001 hanno distribuito (sui bilanci 2000, ovviamente) più di 50 milioni di euro di dividendi. Ne hanno trovate 28. E quindi hanno fatto un po' di conti. In totale questi 28 gruppi hanno distribuito poco più di dieci mila milioni di euro di dividendi. Ebbene, la parte che riguarda aziende industriali vere e proprie è poco più di 1600 milioni di euro, meno del 16 per cento. Insomma, nel capitalismo italiano i dividendi arrivano per l'85 per cento da aziende non industriali. Esiste infatti un capitalismo delle bollette. Se si guarda l'elenco dei 28 gruppi che hanno distribuito i maggiori dividendi, si vede che a distribuire più di un miliardo di euro di dividendi sono state quattro società in tutto: Telecom Italia, Eni, Tim e Enel. Da sole, queste quattro società (bollette o semplice distribuzione di prodotti petroliferi) hanno versato più di metà dei dividendi dei grandi gruppi nel 2001. L'Italia è piena di imprenditori, ma quando si vanno a fare i conti si vede che l'unico capitalismo che remunera i suoi azionisti è quello delle bollette: Tim, Telecom, Enel. La definizione di capitalismo quasi-straccione data all'inizio può sembrare eccessiva. Ma i numeri sono quello che sono: secondo gli esperti di R&S (che lavorano su bilanci non su ipotesi) il rapporto debiti/patrimonio per i maggiori 11 gruppi quotati è del 120 per cento contro una media europea del 70 per cento. Insomma, adesso la moneta è unica, ma in Italia i debiti sono quasi il doppio rispetto all'estero. In questo panorama un po' desolato, esiste qualcosa che funziona? Per scoprirlo, R&S ha elaborato cinque criteri di eccellenza (crescita, profitti, ecc.) e poi ha fatto le sue brave tabelline e ha deciso che le migliori aziende sono quelle presenti in almeno quattro dei cinque criteri. Risultato? Le migliori aziende italiane sono queste: Buzzi Unicem, Omnitel e StMicroelectronics. La prima, Buzzi Unicem, è una brava azienda di cementi (e qui siamo nell'old-old economy). L'Omnitel è un'azienda di telefonia mobile (oggi posseduta dagli inglesi di Vodafone). STM è un'azienda di chips molto quotata in tutto il mondo. Può essere curioso notare che tanto Omnitel che STM nascono da una costola della vecchia Olivetti, per la serie quando la classe non è acqua [85] E sempre dalla Olivetti viene fuori anche Infostrada, altra azienda indicata dalla R&S come meritevole di una citazione. Ma perché i conti di questo capitalismo italiano sono così brutti? Perché al suo interno (o meglio: nella testa dei suoi big) circola una spirale infernale: poiché il denaro costa poco, allora compriamo altre aziende. Solo che così crescono i debiti. E i nuovi debiti si mangiano, come è accaduto adesso, gli aumentati margini operativi. Insomma, gli uomini delle officine fanno il loro lavoro e sono anche bravi, ma poi quelli sopra spendono, spandono, si allargano, si indebitano. E i conti non tornano più. (O8 gennaio 2002)