Per quanto le larghe intese siano gradite ai vertici UE, i soggetti attuatori di questo proposito (Renzi e Berlusconi) non abbisognano di alcun incoraggiamento in tal senso, avendo già deciso durante il parto del Rosatellum, di fare fronte comune.
La fittizia sfida elettorale di coalizioni destinate a non vincere permetterà l’intesa trasversale postuma al voto, senza alcuna necessità di ricorrere al bis elettorale che taluni guru mediatici paventano (Mieli).
Lo specchietto per le allodole del confronto sugli opposti programmi irrealizzabili terra in caldo gli elettori fino al 4 marzo, dopodiché l’inevitabile nulla di fatto consentirà di prescindere sia dalla volontà degli elettori, sia dalle false promesse.
Prodigi della legge elettorale.
L’unica variabile è rappresentata dal chi dovrà offrire la stampella al “sofferto” (nella finzione mediatica) accordo fra PD e FI essendo improbabile che i due riescano ad ottenere il 51% dei seggi sia alla Camera che al Senato.
L’astio delle elite (più ancora di PD e FI) per la Lega, dovrebbe favorire l’accordo postumo con Liberi Uguali, quasi sicuramente sufficiente ad abbordare la fatidica maggioranza, e sicuramente ben accetto dall’astuto Pietro Grasso.
In fondo la vera competizione avviene fra PD-FI-LU da una parte e Lega-FDI-M5S dall’altra, con un vantaggio non incolmabile dei primi.
Gli elettori non lo sanno e sicuramente non apprezzano, ma in fin dei conti ai contendenti frega assai poco.