Re: Ologrammi di vita reale ¶
By: gianlini on Domenica 28 Marzo 2021 20:52
Curiosamente, proprio questo pomeriggio, avevo scritto a Anti, Oscar e Tuco un paio di messaggi whatsapp in cui accennavo alla qualità di vita di Milano di riflesso ad un paio di flash durante la sessione di lavoro
«A Federica Bosco, che se ne va, spiego perché Milano è la città dove vivere»
Luca Barabino, fondatore e ceo di Barabino & Partners (azienda leader in consulenza di direzione in Comunicazione d’impresa): «Innovazione, capacità di cambiare e resistenza. Abito qui da oltre 30 anni e ho compreso cosa sia e cosa sarà Milano»
Federica Bosco, che personalmente stimo e apprezzo come scrittrice, abbandona Milano e ha scelto di dichiararne le motivazioni, dopo sette anni vissuti qui. E parla di un «rutilante mondo dell’editoria milanese, tra un evento ed una presentazione», laddove era il tempo di «vedere gente e fare cose» e ancora laddove la scrittrice «ha fatto di tutto per essere giusta per questa città», per essere «to fit», dedicandosi a yoga, palestra, running, ma anche counseling, meditazione e volontariato in una «Milano che gioca a Trivial con gli amici e mette i gelsomini sui balconi».
Con modestia da lettore e cittadino che vive questa città da «foresto», venendo dalla vicina Genova (che certamente è naturalisticamente più bella, ma purtroppo ben meno attraente). Abito qui da oltre 30 anni e credo di aver compreso cosa sia e forse cosa sarà Milano. E che Milano ha visto, Bosco? E adesso non riesce a vedere la Milano di domani? È possibile se si hanno occhi diversi e lenti multifocali, ben concentrati su presente e futuro. Perché fare di tutto per essere giusta in una città in cui puoi fare tutto essendo te stesso? Perché «caricaturare» Milano, raccontarne gli eccessi e non la normalità vecchia e soprattutto nuova? Questa città è diversa dal pre pandemia (come non potrebbe esserlo!) ma manifesta e pulsa di concretezza, di linfa vitale, di avanguardie e tendenze, di stili di vita, di architetture e ripensamenti del paesaggio urbano, unici al mondo.
E poi la cultura, la storia: c’è chi all’apericena ha sempre preferito la Pinacoteca di Brera, la Triennale, il Teatro alla Scala o l’Orchestra Sinfonica de la Verdi, o gli Arcimboldi, il musical di piazza Piemonte o il Teatro Parenti, il Nuovo e quello dialettale, il Manzoni, Zelig e il Ciak e molto altro. Questa città oggi vive di energia nel ripensarsi, nella voglia di fare, nel riscatto perché ha serbatoi di intelligenza e cultura, di solidarietà e avanguardia.
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Basta alzare gli occhi e vedere che Milano non si è fermata e, nel cambiamento, si fa più bella: oggi la nuova Brera, Isola, Garibaldi, Porta Nuova e la zona Tortona, la nuova Bocconi, il Parco e la Fondazione Feltrinelli. Domani lo studentato in Bocconi, il progetto del Trotto a San Siro, quello di Porta Vittoria e di Bosco Navigli. L’opera progettuale di De Lucchi, Boeri, Herzog, AraAssociati e molte altre archistar pervadono e ricostruiscono Milano. Sono le più belle riprogettazioni dei centri storici, di architetture e habitat che il mondo ci invidia.
Così come la solidarietà di Pane Quotidiano, Banco Alimentare o Opera San Francesco sono avanguardia sociale che tutelano non solo gli ultimi, ma anche i penultimi. Milano è una città che da quando ha preso consapevolezza che l’Expo sarebbe stato un volano di crescita (2012/13), non ha smesso di investire nel cambiamento. Con giunte e rappresentanti politici diversi, ma uniti nell’intento di una Milano più smart, sociale solidale, aperta, innovativa. Una citta che riparte, dove la ristorazione (che poteva essere distrutta dalla pandemia) è impresa, «affrontata da imprenditori», dove le vie dello shopping – lontano dallo sfavillio degli eccessi – offrono le vetrine più eleganti del mondo. È gusto e tendenza forse antesignana al punto di anticipare il futuro che ad alcuni sfugge.
È una città che se la butti giù si tira su. Non è la città dello yoga e delle 12 ore di call e poi di una festa al Salone del Mobile. Mentre è certamente vero che il Salone del Mobile è l’evento fieristico più smart, innovativo e di tendenza al mondo: nessuna città internazionale ha saputo creare un evento così cool e portare in strada 20 milioni di persone che… nelle prossime stagioni torneranno.
E c’è anche la Milano Digital Week di IAB, l’omologa «wine» e perfino quelle degli ordini professionali come la «LegalCommunity Week». Basta osservare, comprendere la Milano che muta. Perché al centro della vita di Milano c’è e ci sarà sempre una cosa: la relazione. La relazione è l’unico elemento che ha «resistito» al cambiamento, alle nuove abitudini della collettività: la relazione sarà al centro delle nostre vite. Qui di «relazione si vive», e Milano è una delle città più relazionate al mondo. Sono cambiati anche i milanesi. Cambiano i linguaggi: aggettivi più misurati, toni di voce essenziali e non eccessivi, si è più asciutti, essenziali. E dobbiamo avere occhi per vedere che è cambiata la narrazione, il racconto. Ma la città è viva, proattiva, pronta a rimettersi in gioco. E con un grande traguardo che si avvicina e di cui inizierà a beneficiare a breve: le Olimpiadi Milano-Cortina 2026.
Last edited by: gianlini on Domenica 28 Marzo 2021 21:06, edited 2 times in total.