Ologrammi di vita reale

 

  By: XTOL on Lunedì 25 Ottobre 2004 18:57

:-D

 

  By: gianlini on Lunedì 25 Ottobre 2004 18:45

Xtol, vedi che i filtri mentali sono sempre dannosi! 1996-2004, cioè 5 anni di ulivo e tre di berlusconi quindi al 62,5 % ho fatto propaganda di dx e solo per il 37,5 % di sinistra

 

  By: XTOL on Lunedì 25 Ottobre 2004 18:14

gianlini, basta con la propaganda di sx. l'italia è in pieno boom economico da 4 anni. il nuovo miracolo è sotto gli occhi di chiunque. se per caso dovessimo ammettere che non è proprio del tutto completamente esattamente evidentemente così... è tutta colpa dell'euro! xtol

Dal 1996 stipendi congelati in italia - gianlini  

  By: gianlini on Lunedì 25 Ottobre 2004 18:02

Ebbene, in Italia gli stipendi netti sono rimasti pressoché fermi. Come se il tempo non fosse mai trascorso. Basta guardare ai dati nel dettaglio. Nel 1996 un single senza figli riceveva uno stipendio netto di 16 mila e 393 euro l’anno. Nel 2002 la sua busta paga è rimasta "gelata": 16.426 euro (vedi tabella). Il fatto desta preoccupazione e allarme soprattutto perché la dinamica di tutti gli altri paesi europei è stata molto diversa. Livelli di crescita significativi si sono infatti registrati in paesi come il Regno Unito (+ 21,6%), in Olanda (+27,3%) e in Francia (+23,4%). Senza parlare dell’Irlanda dove lo stipendio netto del single è cresciuto del 31,5%. Male sono andate anche le retribuzioni complessive di una coppia con due figli (vedi tabella). In questo caso a incidere sulla busta paga netta ci sono anche le politiche di sostegno alle famiglie attraverso gli assegni famigliari e gli sgravi fiscali. Anche qui l’Italia ha la maglia nera dove la retribuzione complessiva è cresciuta tra il 1996 e il 2002 solo del 3,4%. Se si guarda poi ai dati messi a punto dall’Istat nell’ultimo Rapporto Annuale si ha la triste conferma dello stato delle cose (vedi tabella). Secondo questi lo stipendio medio lordo del lavoratore italiano è di mille e 700 euro ma quasi un terzo dei dipendenti prende uno stipendio mensile inferiore ai 1.300 euro e l’8,6% di questi si ritrova in tasca meno di mille euro al mese. Solo il 24,7% porta a casa uno stipendio lordo che oscilla tra i mille e 600 euro e i 2 mila euro. Sono le aziende con più di 250 dipendenti a dare lo stipendio medio più alto: 2 mila e 174 euro. Ma è proprio in queste realtà più consolidate che si è verificato il peggior andamento nel tempo. Tra il 1996 e il 2001 lo stipendio è addirittura diminuito dello 0,6%. Le grandi imprese, dicono i ricercatori dell'Istat “possono aver operato sul fronte della ristrutturazione della forza lavoro sostituendo personale ad alto costo con personale a basso costo".

 

  By: GZ on Martedì 21 Settembre 2004 19:45

....^Vivete in Emilia Romagna? Allora siete ricchi#www.panorama.it/economia/imprese/articolo/ix1-A020001026889^ In Emilia il reddito pro capite è di 17mila euro contro i 9.800 della Campania. Il reddito delle famiglie meridionali nel periodo tra l '95 e il 2002 cresciuto di più rispetto alla media nazionale: 31,6% contro un incremento medio nazionale del 28%; decisamente più debole il ritmo di crescita del Nord Ovest, con il 25,3%. In testa Molise, Campania, Sardegna È in Emilia Romagna che vivono gli italiani più ricchi. Il reddito procapite disponibile supera infatti i 17 mila euro contro i 9.800 della Campania, fanalino di coda nella classifica delle regioni italiane. A tracciare il quadro sui redditi delle famiglie è l'Istat che ha scattato una fotografia della distribuzione della ricchezza nelle varie regioni. Tra il '95 e il 2002 il reddito disponibile delle famiglie si è concentrato per circa il 53% al Nord, per circa il 26% al Mezzogiorno e per il restante 21% al Centro. La ricchezza resta dunque in gran parte raccolta nelle regioni settentrionali che hanno però perso un punto percentuale nel corso dei sette anni a tutto vantaggio di quelle meridionali. Il Sud rosicchia dunque quote, mentre le regioni centrali restano sostanzialmente stabili nel periodo. IL REDDITO DISPONIBILE Rispetto a un incremento medio nazionale del 28% dal 1995 al 2002, il Mezzogiorno ha registrato la crescita più sostenuta (31,6%), mentre quella più debole si riscontra nelle regioni del Nord Ovest (25,3% in sette anni). Molise, Campania e Sardegna fanno segnare i tassi di crescita più elevati (rispettivamente 35,1%, 34,6% e 34,2%). Il Piemonte è invece la regione con la crescita più bassa (22,1%). Il gap tra famiglie del Nord-Ovest e quelle meridionali resta comunque nel 2002 dell'84%. AL SUD PIù IMPOSTE MA MENO PRESTAZIONI SOCIALI Le imposte correnti hanno subito in 7 anni un aumento del 37,7% a livello nazionale, e i contributi sociali del 15,3%, contro un aumento del 38,8% delle prestazioni sociali. Il Mezzogiorno è l'area in cui l'aumento di imposte e contributi sociali risulta più marcato e al di sopra della media nazionale (rispettivamente 48,8% e 22,8%). L'aumento più contenuto si verifica nel Nord-ovest, dove le imposte crescono del 31,4% ed i contributi sociali del 18,1%. Dal 1995 al 2002 è quindi cresciuta la quota di gettito fiscale e contributivo pagata dalle regioni meridionali rispetto al totale nazionale (dal 21,3 al 22,2%), mentre diminuisce l'apporto delle regioni nord-occidentali (dal 34,8 al 33,9%). Il Mezzogiorno registra, invece, il più basso tasso di crescita delle prestazioni sociali ricevute (37,2%), che crescono in maggior misura nel Centro (40,5%). LOMBARDIA E LAZIO PIù TARTASSATE DAL FISCO la pressione fiscale più elevata è quella del Nord e la più bassa quella del Mezzogiorno: in particolare la Lombardia e il Lazio sono le regioni che registrano i valori più alti, la prima passando dal 14,7% nel 1995 al 15,3% nel 2002 e la seconda dal 14% del 1995 al 15,2% del 2002. La Calabria, invece, registra la pressione fiscale più bassa (passando dall'8,8% al 10,5%). Tuttavia la forbice tra Nord e Sud va gradualmente riducendosi, proprio a seguito della diversa dinamica delle imposte: la distanza era, infatti, di 4 punti nel 1995 e si è ridotta a 3,4 nel 2002. IN EMILIA ROMAGNA I REDDITI PIÙ ALTI L'analisi dell'Istat sui redditi procapite si ferma al 2000. In quell'anno i cittadini più ricchi sono risultati quelli emiliani: 17.700 mila annui in media. Segue il Trentino Alto Adige (17.500 mila euro), la Valle d'Aosta (17.300) e la Lombardia (17.200). Ultima in classifica la Campania con un reddito procapite di 9.800, preceduta da Calabria, Sicilia e Puglia.

 

  By: GZ on Mercoledì 11 Agosto 2004 15:27

Il Corriere della Sera due giorni dopo ^segue il nostro Beartheadvance#www.cobraf.com/forumf/cool_r_show.asp?topic_id=0&reply_id=44027^ (usare "loris" o "chicco" come nickname sarebbe più agevole...) e mette ora in prima pagina la messa fuorilegge dei cocomerai in centro a Milano. MILANO - Hanno messo fuorilegge le fette d’anguria. Nella Milano d’agosto la crociata igienico-sanitaria della Asl sembra una barzelletta di Gino Bramieri. Il copione recita così: la vendita è vietata se i chioschi non sono provvisti di spogliatoi, se manca l’allacciamento alla rete idrica, se i bagni non sono collegati con le fognature. È facile fare dell’ironia, ma la storia sta diventando maledettamente seria. I tre baracchini multati dalla Asl hanno dovuto chiudere. I gestori hanno chiesto aiuto al Comune. Il Comune ha risposto che non può disubbidire alla Asl. I gestori andranno in Procura e chiederanno se c’è un giudice a Milano capace di ripristinare il diritto della libertà d’anguria per tutti...... ^L’Asl chiude i chioschi per l’igiene. I venditori non obbediscono. E si finisce in Procura#http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=PRIMA_PAGINA&doc=COCOM^

 

  By: GZ on Martedì 23 Dicembre 2003 22:07

il ciclo di Kondratieff e' stato inventato da uno che aveva studiato i cicli economici del 1800, basati sui raccolti in agricoltura perche' mai dovrebbe funzionare ora, visto che il turismo da solo pesa pie' dell'agricoltura nell'economia mondiale ?

 

  By: davide on Martedì 23 Dicembre 2003 14:07

Potremmo essere entrati nell'inverno di Kondratieff. Scenario che prevede: 1. l'essere preceduto da un rally azionario di 10/15 anni circa (1982-2000) 2. tassi in rialzo 3. deflazione 4. collasso del debito 5. discesa (a volte crollo a volte stagnazione) dei mercati azionari. Ricordo che ogni stagione ha una durata media di 15 anni.

 

  By: michelino di notredame on Martedì 23 Dicembre 2003 01:28

riprendendo il filo: - l'aumento delle materie prime (innescato dalla Cina) porta aumento dei prezzi x beni di largo consumo di produzione locale (a volte importarli costa meno). questo perche' il costo delle materie prime - solo subito, non provocato - si somma a un alto costo della manodopera locale. - l'inflazione su certi beni di largo consumo modifica la spesa delle famiglie. ci si ritira dal voluttuario e si va sull'essenziale. la classe media guarda un pochino meno al brunch e un po' di piu' ai discount. - il brunch cala di prezzo, e i discount diventano costosi anche loro (questo davvero e' deprimente). la merce di qualita' costa meno. quella mediocre e' sempre piu' cara. - in pratica, l'inflazione ha una corrente di ritorno deflazionistica. alcuni settori dell'economia non riescono a stare nelle spese, e alzano i prezzi, fagocitando la domanda degli altri settori. i quali perdono clienti, e i loro prezzi li devono abbassare di continuo. - i primi sono sempre meno competitivi, e rimangono sul mercato. i secondi sempre piu' competitivi (tagliano i costi fino all'osso), e vengono buttati fuori. ma c'e' una soluzione. cioe' in pratica basta che le famiglie modifichino la base della dieta, eliminando il formaggio e introducendo qualche lettore dvd. no scusa. cos'ho detto?

 

  By: michelino di notredame on Lunedì 22 Dicembre 2003 19:05

un colossale trasferimento di ricchezza. se la Cina tira, paghiamo i metalli di piu' anche noi, che pure abbiamo un'economia debole. questo dirotta risorse e appesantisce i consumi. quindi hai un flusso principale inflattivo e uno di ritorno deflattivo. un certo tech di consumo x esempio ora te lo tirano dietro. ma c'e' qualcuno in Cina che sta molto meglio. hai voluto la globalizzazione? adesso pedala.

i Brunch costano meno ora (perche' si produce troppa roba) - gz  

  By: GZ on Lunedì 22 Dicembre 2003 17:52

Questo che riporta Giannini del brunch che costa ora meno e' un esempio di qualche cosa di vero e che non viene capito molto. I media parlano delle le verdure che con l'euro i grossisti hanno fatto salire del 20% e di tutto quello che sarebbe salito al dettaglio appunto con la moneta unica (soprattutto in Italia pero'). I report di borsa inoltre parlano di un boom delle materie prima dall'oro al platino allo zinco, allumi nio, coton, mais, soya.. (petrolio gas...) a causa del boom asiatico e anche della ripresa americana. E di conseguenza ora si parla di un AUMENTO DEI TASSI di interesse (e di conseguenza di un calo dell'obbligazionario) INEVITABILE PERCHE' CON LA RIPRESA MONDIALE.... (parlavo sabato con un amico di infanzia che ora e' responsabile di non so quanti gestori e che mi diceva che stanno uscendo dal reddito fisso) Ma e' vero ? In tutto il resto dell'economia invece c'e' ECCESSO DI OFFERTA cioe' troppi beni vengono prodotti rispetto al potere d'acquisto effettivo del pubblico, di conseguenza c'e' la cosiddetta DEFLAZIONE (cioe' il calo dei prezzi), in molti settori dei beni industriali e anche del consumo (basta vedere gli ultimi dati americani di beni all'ingrosso che erano dei bei -0.3% nonostante il dollaro sia calato del -15% e quindi in teoria paghino tutto quello che importano di piu'). Il motivo dei brunch che costano meno e di tanti sconti e promozioni e tante forme di finanziamento per indurre al consumo e' che si sono fatti troppi investimenti, perche' c'era troppa liquidita'...e quindi si produce troppa roba...e quindi non si sa come sbolognarla... E infatti le obbligazioni non calano ladies and gentleman. I bund e bonds nell'ultimo mese stanno in realta' leggermente risalendo

 

  By: gianlini on Lunedì 22 Dicembre 2003 11:37

Ieri pomeriggio sono passato per caso davanti ad un locale abbastanza alla moda di milano dove eravamo soliti 4-5 anni fa consumare il brunch domenicale. Mi ricordo che non tutti i miei amici erano d'accordo sul locale e soprattutto alcuni di essi "furbescamente" si inventavano estemporanei impegni presentandosi in tarda ora, e scroccando così qualcosa senza pagare.. Il tutto perchè era un brunch considerato "caro" viaggiando intorno alle 30.000 lire.... Ai tempi voleva dire circa il doppio della serata in pizzeria. Oggi con 16 euro te la cavi, a stento con pizza birra e caffè! non so più cosa possa costare il brunch (anzi ora vado a vedere se lo trovo in internet ....un attimo...non ho trovato..mi informo e vi dico...)

 

  By: gianlini on Giovedì 18 Dicembre 2003 15:02

Eppure gli iraniani, ex-persiani, dovrebbero rappresentare, nel mondo arabo un'area fra le più raffinate e colte..... Teheran, 18 dic 2003 - 13:08 Tassista iraniano rischia la pena capitale per un adesivo In Iran un tassista rischia di essere condannato a morte perché sul finestrino dell'auto aveva un adesivo con la scritta "L'era dei governanti arroganti è finita". Si chiama Akbar Najafi, ha 27 anni, era stato arrestato nel giugno scorso e, secondo quanto detto dal suo avvocato, è stato tenuto al buio, in cella di isolamento, per quasi due mesi. Dopo aver pagato una cauzione il giovane tassista è stato rilasciato e ora sta aspettando il processo. (red)

La logica dov'è per dire che c'è ripresa - gz  

  By: GZ on Mercoledì 17 Dicembre 2003 18:51

Ricordo anche io fino a qualche anno fa, per non parlare di quando facevo l'università, che ogni studio sul risparmio nel mondo tra i primi dava gli italiani. Ora il 75% della popolazione non risparmia più e quindi presumibilmente avrà qualche debito, e simultaneamente, come tutti sanno, negli ultimi due anni la spesa per consumi è calata tra l'1 e il 2%. Quindi sempre meno risparmio e anche meno consumo (!?). Come si è riusciti in questo miracolo ? Se i dati di spesa che escono in Italia quest'anno uscissero a Wall street il Dow Jones invece che a 10.000 sarebbe a 6.000. Il buffo è che se "i dati Usa di vendite al dettaglio" escono a +3% invece che +4% l'indice di borsa italiano magari perde e viceversa se escono a +4% invece che a +3%.., ma di quello che accade da noi A BREVE TERMINE se ne infischiano tutti. Ma si dice: "tanto per Milano quello che conta è solo quello che succede in america..". Solo che intanto oggi l'euro batte 1.24 sul dollaro per cui anche la celebre Spesa per Consumi Americana, l'entità mitica su cui fa perno tutto il mondo finanziario, mondiale magari si rivolge di meno alle merci in euro. E intanto tutti i report e i gestori dicono che la ripresa è ormai certa in Italia. La logica dov'è?

il 75% delle famiglie italiane non riesce più a risparmiare - Moderatore  

  By: Moderatore on Mercoledì 17 Dicembre 2003 18:18

--- Scompare il popolo dei risparmiatori: Tre su quattro: è impossibile riuscirci ---- (corriere della sera 17/12) ROMA - Più che un dato statistico questa dell’Istat è un’amara constatazione: il 74,9% delle famiglie italiane ha dichiarato al nostro istituto di statistica di non essere più in grado di risparmiare o, almeno, di non riuscire a metter da parte che pochi spiccioli. «E’ una percentuale davvero forte e preoccupante», commenta il sociologo Franco Ferrarotti. E garantisce: «Fino a tre anni fa noi italiani eravamo, insieme con i giapponesi, il paese che risparmiava di più al mondo». Adesso no. Risparmiamo poco, spendiamo di più. Eppure consumiamo meno. Per capire: la spesa mensile italiana è, in media, di 2.194 euro, salita di circa 16 euro rispetto allo scorso anno. In percentuale, però, i consumi sono diminuiti dell’1,8%. «E’ una conseguenza inevitabile di tutta questa situazione economica», sostiene Franco Ferrarotti. E spiega: «La verità è che in Italia tutto è cambiato da quando è arrivato l’euro. Attenzione, però, non dobbiamo dare la colpa alla nuova moneta: in questo sono d’accordo con gli economisti e con il presidente della Repubblica che è un economista anche lui. Il problema dell’euro in Italia è una peculiare viscosità nel rapporto tra produttore e consumatore». Franco Ferrarotti ha le idee chiare su questo punto: secondo lui nel nostro paese esiste un «collo di bottiglia» nel passaggio tra la produzione e il consumo, un passaggio dove l’equivalenza tra l’euro e la lira è diventata nel rapporto di uno a uno (un euro mille lire), invece che di uno a quasi due (un euro 1.936,27 lire). «Non saprei dire in quale passaggio questo succeda esattamente, non ci sono stati studi e sarebbe opportuno farle. Di certo posso dire che esiste una zona tra l’ingrosso e il dettaglio dove il prodotto tende ad aumentare il suo prezzo di almeno cinque volte. Serve trasparenza e razionalizzazione». E’ tutto italiano, dunque, il danno dell’euro secondo Ferrarotti. «E non è un danno da poco, visto che la tradizione dell’Italia è quella della formica e non certo della cicala».