By: lutrom on Lunedì 18 Aprile 2005 16:40
E' di nuovo fuga dal Mezzogiorno
da Repubblica.it
I trasferimenti verso il settentrione crescono a ritmi da anni
Quasi il 50% dei cambi di residenza interregionali ha origine nel Meridione
Boom dell'emigrazione verso Nord
E' di nuovo fuga dal Mezzogiorno
Nei dati Istat sull'ultimo decennio riemerge un fenomeno che sembrava superato
di MARCO PATUCCHI (15 aprile 2005)
ROMA - Non sono quelli disperati e malinconici, con le valigie tenute insieme dallo spago. Oggi si tratta per lo più di giovani con laurea o diploma: navigano su Internet, non disdegnano le lingue straniere e sono alla ricerca di un luogo dove sia possibile esprimere il proprio talento. A loro, come sempre, si aggiungono le forze lavoro meno qualificate, con la stessa speranza di trovare altrove quello che la loro terra non gli può dare.
Eccoli i nuovi emigranti italiani, giovani e meno giovani che sempre più numerosi hanno ricominciato a lasciare il Sud per cercare lavoro al Nord. "Le migrazioni interne dal Mezzogiorno e verso l'Italia centro-settentrionale - spiega l'economista Nicola Rossi, deputato dei Ds ed ex consigliere economico del governo D'Alema - dopo essersi pressoché annullate alla metà degli anni Ottanta si sono attestate intorno a poche decine di migliaia di unità per poi riprendere a crescere significativamente a partire dalla metà degli anni Novanta e superare le 70mila unità. Un livello molto prossimo a quello registrato sul finire degli anni Cinquanta e che non era stato osservato fin dalla metà degli anni Settanta".
Sono i dati più recenti dell'Istat a dare sostanza statistica a un fenomeno che, spesso con intenti strumentali, è stato al centro della campagna elettorale per il voto regionale. Si tratta delle cifre sui trasferimenti di residenza in Italia, elaborate alla fine del febbraio scorso e relative al decennio 1993-2002: ebbene, l'Istat rileva "la tendenza nell'ultimo decennio alla ripresa delle migrazioni di lungo raggio lungo le direttrici tradizionali. Tra il 1993 e il 2002, infatti, i trasferimenti tra regioni diverse sono aumentati dellƇ,8% annuo, a fronte dello 0,7% dei trasferimenti intraprovinciali e dellƇ% fatto registrare da quelli tra provincie della stessa regione".
I numeri degli ultimi dieci anni, oltre a confermare la prevalenza degli spostamenti da Sud verso Nord (97mila il saldo netto annuo, isole comprese, nel ྙ salito a 130mila nel 2002), evidenziano che si è decisamente rafforzata l'emigrazione verso le regioni del Nord-est (con un aumento di oltre il 50% di iscritti da altre regioni) e che è cresciuto in misura sostenuta il numero dei cancellati dalle regioni meridionali e dalle isole (+25% circa).
"In termini assoluti - rileva ancora l'istituto di statistica - quasi il 45% dei trasferimenti interregionali (151mila, pari al 44,8%) ha origine nel Mezzogiorno: nonostante l'accresciuta importanza del ruolo del Nord-est, questi flussi si distribuiscono prevalentemente nelle regioni del Nord-ovest (32,1% del totale dei trasferimenti dal Meridione), ma anche nel Nord-est (27,4%) e nel Centro (26,5%). Solo il 14% dei cancellati dalle regioni del Sud rimane nel Mezzogiorno".
Secondo Nicola Rossi, siamo di fronte a fenomeni migratori di natura diversa rispetto a quelli intervenuti nel dopoguerra: "Emigrano, in particolare, i più giovani, fra i 20 e i 35 anni, ma soprattutto emigrano in misura crescente i meridionali con i livelli più elevati di istruzione. Sono loro, accanto ai loro coetanei che rimangono nel "sommerso" al Sud, i primi sintomi di malfunzionamento di un mercato del lavoro che ben pochi vantaggi ha tratto dalle scelte di politica regionale degli ultimi anni".
Una ripresa delle emigrazioni Sud-Nord riconosciuta anche da Marco Vitale, economista e consulente aziendale, che però privilegia una chiave di lettura meno pessimistica di Rossi: "Il fatto che i giovani, e soprattutto i più intraprendenti, vadano a cercare esperienze e fortuna in altri luoghi non è sempre negativo. Molti di loro non se ne vanno solo alla ricerca di uno stipendio, ma come rifiuto di una società o, meglio, di una classe dirigente che non amano. Cercano una società più libera, più meritocratica, meno corrotta, meno politicizzata, meno violenta. E non mancano - conclude Vitale - giovani meridionali che, fattesi le ossa altrove, ritornano preparati a svolgere compiti dirigenziali nel Mezzogiorno".