By: panarea on Martedì 27 Settembre 2005 17:01
"ii) quando compri un azione investi in una società che ha già pagato le tasse, mentre quando investi in una pizzeria o in un altra attività le paghi una sola volta, in quanto proprietario o socio"
io ho un ingrosso di mele, in un anno le compro 10 a 1 euro l'una e le rivendo a 1.5 euro al dettaglio
sul profitto di 0.5 x 10 = 5 euro devo pagare il 50% di tasse
il mio vicino campa tradando future sui cambi, in un anno, poichè è bravo, ottiene 5 euro di profitto, su cui paga il 12.5% di tasse
tutte e due compriamo e rivendiamo "roba". io però vengo tassato 4 volte tanto. non è giusto.
per il resto "viva la speculazione", che non so cosa sia; a livello logico e teorico chi compra per rivendere a di più non è altro che un normale e razionale attore del libero mercato. Semmai alcuni investitori hanno una predilizione per un rapporto rischio/rendimento atteso maggiore di altri, sono + propensi al rischio come si dice oggi, ma hanno soltanto quel piccolo di diverso che rende possibile gli scambi nei mercati azionari (se fossimo tutti investitori a bassa propensione non ci sarebbe un mercato). tutto qui
alcuni politici non capiscono che nel mondo globalizzato la ricchezza la produce il capitale (la proprietà di mezzi, soldi e idee) e non il lavoro. E' sempre successo. succedeva prima del 1945 e dopo il 1989 è tornato a succedere. è la norma non l'eccezione. è il sale di un economia, che per l'appunto, si chiama capitalistica.
allora come si fa? semplice un politico serio dovrebbe fare un bel discorso in tv e annunciare che i nati dopo il 1965 avranno un tenore di vita piu bassi dei loro padri, che lavorare 35 ore la settimana e avere pagato scuola/pensione/ospedale è impossibile in un mondo dove altri 10 sono disposti a fare lo stesso lavoro 60 ore la settimana senza avere pagato scuola/pensione/ospedale. la torta del mondo è sempre stata la stessa, dopo il 1989 sono aumentati a dismisura i commensali, ergo a ciascuno tocca una fetta + piccola.