come fa un neofita a battere il mercato? - karim
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By: karim on Martedì 14 Settembre 2004 15:45
Scusatemi se creo un nuovo topic, ma non sapevo esattamente dove postare. Inoltre vorrei che fosse dedicato uno spazio specifico alle strategie meccaniche basate sui fondamentali, in quanto credo possano risultare molto interessanti.
Il tema che vorrei proporre è il seguente: può una persona qualunque, che non ha pressoché alcuna conoscenza finanziaria, riuscire in qualche modo a battere la stragrande maggioranza degli esperti che affollano Wall Street contanto solo sulle proprie forze?
Per la mia esperienza personale la risposta è sì, lo può fare.
Incrociando diverse strategie proposte dal alcuni grandi investitori, come Benjamin Graham, Warren Buffet, Peter Lynch, Geraldine Weiss ed altri, ci si dovrebbe facilmente accorgere che queste strategie, nonostante presentino molte differenze, obbediscono a dei principi che sono identici e di facile attuazione.
I principi che fanno da minimo comun denominatore sono i seguenti:
1) Acquistare titoli di qualità decente
2) Cercare di pagarli un prezzo inferiore al loro valore
3) Mantenere un buon livello di diversificazione
Questi tre semplici principi ne contengono altri impliciti come:
1) Mantenere una posizione fissa sul mercato indipendentemente dalle aspettative sull’economia
2) Non tentare il “timing” in nessun modo, né sul titolo, né sul mercato
3) Dare all’investimento il tempo necessario, evitando di guardare ogni giorno le quotazioni e soprattutto non valutare la bontà della proprie scelte sul movimento a breve dei prezzi.
COME OTTENERE UNA SELEZIONE DI QUALITÀ
Bisgnerebbe imparare a riconoscere la qualità di un titolo. La qualità è un mix di fattori quali:
1) la dimensione aziendale
2) la solidità finanziaria
3) la redditività e l’efficienza
4) la stabilità degli utili nel tempo
5) la crescita dei risultati nel tempo
Il metodo più semplice per selezionare un certo numero di titoli, che nel loro insieme possano costituire una selezione di qualità , consiste nel porre un limite ad ognuno dei cinque fattori elencati.
Nonostante ognuno di questi limiti rappresenti un puro arbitrio, ciò non toglie che rispettando i limiti imposti, ci si assicura di muoversi su un livello qualitativo più o meno alto a secondo di quanto severi siano stati i limiti richiesti.
A mo’ di esempio si potrebbe procedere in questo modo:
1) Il titolo deve avere una capitalizzazione di mercato superiore a 1 miliardo di dollari
2) Il rating obbligazionario deve essere almeno una BBB
3) Il ROA medio degli ultimi 10 anni superiore a 5%, il ROE medio superiore a 15%, i margini netti sul fatturato superiore a 5%. (fanno eccezione i titoli finanziari-assicurativi per i quali non teniamo conto del ROA)
4) Il titolo ha riportato negli ultimi 10 anni bilanci sempre positivi
5) La crescita dei risultati negli ultimi 10 anni ha superato il 5%
Ognuno può variare questi limiti a piacere in maniera da renderli più o meno severi, oppure applicando altri indicatori adeguati.
A CHE PREZZO COMPRARE?
La finanza ortodossa dice che il valore di un titolo è uguale al flusso futuro di Cash Flow scontato per l’eternità ad un tasso adeguato (che a sua volta dipende dal Beta futuro). Se avete a disposizione una sfera di cristallo, nulla di più facile da calcolare. (Benjamin Graham: L’analista senior dovrebbe ponderare i tassi di crescita passati in modo da cogliere gli sviluppi futuri. Ma come ponderare questi dati ? NON NE ABBIAMO LA PIU PALLIDA IDEA, ed ognuno dovrà far appello al proprio buon senso)
Senza ricorrere a definizioni teoriche, belle dal punto di vista formale, ma assolutamente inutili dal punto di vista pratico, si può comunque cercare un “valore teorico” con metodi più semplici ed empirici.
Un esempio di calcolo che ritengo abbastanza buono potrebbe essere questo:
Valore teorico = (20xROA5 – 6xD/A + lg(cap) +0,35xB/EPS5+2,65)xEPS5
Le variabili utilizzate sono le seguenti:
EPS5 = stime di consenso IBES utile previsto a 5 anni (2008)
ROA5 = il Return on Asset medio ottenuto dall’azienda negli ultimi 5 anni. Se questo supera il 18% tenere come valore massimo 18. Va espresso in decimali. Per esempio se il ROA = 7% nella formula va scritto 0,07
D/A = rapporto fra debiti totali e capitale totale
Lg(cap) = logaritmo in base 10 della capitalizzazione di borsa
B = Book value
Facciamo un esempio pratico:
McDonald’s ha un
EPS5= 2,41
ROA5 = 7%
D/A = 50%
capitalizzazione = 33,855 miliardi
book = 10,08
Inserendo nella formula
(20 x 0,07 – 6 x 0,5 +10,5 + 0,35 x 10,08/2,41 + 2,65) x 2,41 = 31,4.
Confrontanto il valore con il prezzo si vede subito che sono molto vicini, e quindi su McDonald’s per il momento c’è poco da arraffare.
Va notato che il calcolo si riferisce solo in parte ad uno sviluppo futuro (i prossimi 5 anni). Non vengono prese in considerazione le aspettative di crescita che superano questo arco temporale. Queste ultime infatti hanno un valore scarsissimo, anche se il mercato vi pone grande attenzione.
E’ abbastanza logico supporre che il settore delle biotecnologie si svilupperà più rapidamente del settore tabacco.
E’ vero, ma proprio perché è vero, il numero di aziende che investono nel biotecnologico cresce ad un ritmo molto più forsennato di quelle che investono nel settore tabacco, e quindi le ottime aspettative sulla DOMANDA non fanno altro che creare CONCORRENZA NELL’OFFERTA, con margini di profitto sempre più risicati per aziende pagate a prezzi stratosferici. Quindi è bene sapere in anticipo che la crescita media aziendale non sarà uguale alla crescita del settore in quanto la torta, seppure appetibile, dovrà essere divisa con un numero crescente di avversari sempre più agguerriti.
Se consideriamo le stime di consenso a 5 anni, queste rappresentano la sintesi da decine di società di analisi, ognuna delle quali utilizza un armamentario statistico-matematico attraverso il quale setacciare tutte le variabili possibili, eppure sono appena leggermente migliori rispetto a un metodo meccanico orientato al passato basato su una ipotesi di random walking degli utili (che tradotto in italiano significa fare una media e tirare una linea che parte dall’utile più recente).
Aswath Damodaran: “Ci sono poche prove a sostegno del fatto che gli analisti forniscano migliori previsioni degli utili quando ci si riferisce al lungo termine. In un vecchio studio di Cragg e Malkiel sono state confrontate le previsioni di lungo termine fatte da cinque società finanziarie nel 1962 e 1963 con la crescita effettiva registrata nei tre anni successivi, concludendo che le stime degli analisti erano poco attendibili. Questa visione è contestata da Vander, Weide e Carleton (1988), i quali hanno trovato che la previsioni di IBES di cinque anni di crescita risulta migliore delle misure di crescita orientate al passato. Esiste una base intuitiva per dedurre che le previsioni dei tassi di crescita fatte dagli analisti debbano essere migliori dei modelli basati su serie temporali o altri dati storici: semplicemente gli analisti usano più informazioni. La prova dei fatti comunque indica che questa superiorità è sorprendentemente piccola per le previsioni a lungo termine (5 anni)”
Però le società che vendono le loro analisi scontano il flusso di cassa per i prossimi 100 anni, quindi dovrebbe essere intuitivo di come la formazione dei prezzi si basi prevalentemente su aria fritta.
Comunque sia, una volta calcolato il valore teorico tenendo il più possibile i piedi per terra, non si fa altro che guardare allo scarto esistente con il prezzo di mercato. Generalmente si pone un limite a questo scarto, per esempio si può acquistare un titolo solo se il rapporto fra valore e prezzo supera 1,5. Questo scarto rappresenta il cosiddetto “margine di sicurezza”. (Buffet: se dovete costruire un ponte che deve reggere 30 tonnellate fate in modo che riesca a sopportarne 60. E’ lo stesso principio usato nel mondo degli investimenti.)
MANTENERE UNA BUONA DIVERSIFICAZIONE
Può succedere che interi settori siano scambiati a prezzi ridicoli o troppo elevati, secondo le mode dell’epoca. Una selezione puramente meccanica potrebbe portare ad una concentrazione eccessiva su un solo settore. Sarebbe consigliabile non acquistare più di uno o due titoli appartenenti allo stesso sub-settore. Complessivamente posizionarsi su 20-30 titoli su più settori possibili, escludendo quelli dove orami non rimane nulla da sgranocchiare.
Più di un anno fa avevo creato un portafoglio virtuale su marketocracy basato su una selezione puramente meccanica secondo le seguenti regole.
1) Solo titoli dello S&P500 (già questo dovrebbe assicurare un minimo di qualità)
2) Negli ultimi 5 anni utili sempre positivi (ulteriore filtro per escludere titoli con qualche problema di bilancio)
3) Valore calcolato secondo la formula precedente
4) Sono stati selezionati i primi 50 titoli aventi il maggiore divario valore/prezzo.
I risultati riportati nel grafico in basso mi sembrano buoni, almeno io ci metterei subito la firma per mantenerli sempre così: a distanza di un tempo relativamente breve, lo S&P500 e il DJ lo vedono ormai solo con il cannocchiale, e cominciano ad arrancargli dietro anche il Nasdaq e l’ M100 (i migliori 100 fondi di Marketocracy). Dal grafico dovrebbe anche risultare che non si tratta di un portafoglio particolarmente rischioso rispetto agli altri indici.
Sono sicuro che suggerimenti preziosi possono venire da molti frequentatori di questo forum, e si potrebbe costruire insieme dei portafogli meccanici virtuali da seguire nel tempo. Certamente si può imparare molto da questo tipo di confronto.
Bisogna però aggiungere che i portafogli funzionano bene finché sono rimangono virtuali. Quando si passa al portafoglio reale, a meno di non essere degli esperti di guerra psicologica e di trappole di mercato, si finisce quasi sempre col rimetterci. E’ difficile mantenere delle posizioni quando iniziano i sudori freddi e si hanno titoli in portafoglio sui quali Merril Lynch o qualcuno dello stesso livello ha appena raccomandato uno strong sell. La bontà dei metodi meccanici sta proprio nel fatto di non tener conto di nient’altro, se non le pochissime variabili elencate.
Se uno emotivamente è troppo coinvolto, alla prima discesa di mercato sente la fiducia cominciare a traballare. Poi magari apre per caso il sito di Zibordi, legge qualche quadrata analisi macroeconomica di stampo prussiano, e si convince che presto gli cascheranno in testa i fulmini dal cielo. Quindi si precipita a vendere tutto tirando un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo.
C’è da aggiungere ancora che la maggior parte delle persone è convinta che se una cosa semplice funziona bene, una cosa complicata deve per forza funzionare meglio. Di qui la tendenza ad integrare analisi dei fondamentali, analisi tecnica, analisi macroeconomica e geopolitica, informazioni riservate e chi più ne ha più ne metta, nella ferma convinzione che apportando più informazioni si hanno necessariamente più guadagni.
Riguardo questo punto vorrei riportare un passaggio di Graham nel suo libro “L’investitore intelligente”:
“L’arte dell’investimento ha una caratteristica che raramente viene riconosciuta. Un risultato decente, senza essere spettacolare, può essere realizzato da un neofita che vi dedica solo un minimo di tempo e di competenza. Però superare questo livello di risultati facilmente raggiungibile, richiederà una quantità enorme di sforzi e di saggezza. Ogni volta che cercherete di aggiungere alla vostra strategia un po’ più di intelligenza e un po’ più di conoscenza, vi accorgerete che i vostri risultati invece di essere migliori della media, diventeranno presto ben peggiori”
Saluti
Karim
Arancio = portafoglio virtuale
Verde = S&P500
Rosso bordeaux = DJ
Blu = Nasdaq
Marrone = M100 ( i migliori 100 fondi di Marketocracy)