By: Trucco on Mercoledì 06 Luglio 2011 22:10
GZ: "In pratica ci sono 4 probabilità su 5 che le banca guadagni e il cliente perda"
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beh, non è del tutto esatto,
in primis il compratore di un certificato non è detto che perda così spesso, anzi, nel caso degli express certificate, dove si guadagna un certo profitto (ad esempio il 7% dopo un anno) se non è stato toccato "l'evento barriera", il cliente ha più probabilità di guadagnare che non di perdere, il problema è che il massimo guadagno magari è il 7% mentre la massima perdita magari è il -70%... Per fare una similitudine neanche troppo avventata (di fatto è il meccanismo che sottostà agli express certificates) è come vendere opzioni, la probabilità di incassare il premio a sbafo è prevalente, ma se dovesse capitare che il compratore dell'opzione ha ragione di me potrei dovergli pagare un importo pari a N volte il premio da me incassato!
ma a prescindere dalle probabilità che il cliente ha di perdere o guadagnare, la banca ci guadagna in 5 casi su 5, e precisamente il suo ricavo è dato dal caricamento implicito del 4%, poiché essa ha semplicemente assemblato un mix di titoli ed opzioni (o premi incassati dalla vendita di opzioni a valere sul mix assemblato come nel caso dei certificati con barriera, come quello citato da GZ), il cui valore di mercato è 96, e vende quel veicolo, che può apparire sexy finché si vuole, ma vale pur sempre 96, a 100. con i certificates i costi hanno il vantaggio, rispetto alle commissioni di entrata dei fondi ad esempio, di essere meno "appariscenti", specialmente quando c'è un valore finale garantito di 100, ma in ogni caso per il fatto che la prestazione finale è pur sempre parametrata a 100 (ad esempio se il sottostante sale del 20% tu guadagni il 20% su 100 investiti, non sui 96 effettivamente rimasti dopo il caricamento), per cui il sottoscrittore, a meno che venga informato bene sui reali costi (che talvolta non conosce neppure l'addetto che gli propone il prodotto però) ha la sensazione di non pagare nessun balzello. Insomma sono un prodotto ideale da collocare a quei clienti riottosi a pagare quelle necessarie commissioni che servono alle banche per fare i loro margini, e visto che gli stessi promotori hanno vita più facile nel collocarli, la banca ne approfitta anche per trattenere una fetta maggiore del costo pagato dal cliente per se, invece di erogarlo sotto forma di provvigioni ad esempio. sarebbe più difficile giustificare un 4% di costo nel collocare dei titoli, per cui le banche si sono cimentate in fantasiose creazioni per realizzare margini anche su quei clienti che magari non hanno mai sposato il risparmio gestito, e che vanno in filiale o dal promotore con un titolo azionario in mente da comprare, salvo poi lasciarsi affascinare da strategie apparentemente più allettanti dell'investimento diretto sul titolo. I certificates poi sono talvolta proposti direttamente alla clientela retail in alternativa allo stesso risparmio gestito, poiché hanno il beneficio per la banca di generare il ricavo tutto subito (e solitamente di scadere non troppo in là nel tempo), ed in questo coinvolgimento della clientela retail si realizza un effetto pratico che ha un non so che di buffo: di fatto se io volessi proteggermi da un ribasso del titolo ENI sotto 12,23 € e comprassi un'opzione put, sarebbe alquanto singolare pensare che la controparte che mi elargisce questa protezione è la casalinga di Voghera cui la banca ha appioppato il bonus certificate su ENI!