By: GZ on Martedì 21 Agosto 2007 13:06
No, è un asino, in economia dato che tutti usano solo parole e qualche dato a caso può sembrare che due discorsi sono simili, ma se guardi i dettagli noti se uno capisce qualcosa o ripete solo degli slogan
dice che in america avrai iperinflazione perchè "la stampa di moneta, che sta accelerando visibilmente", ma dove, come, quando ? ripetere lo slogan "...stanno stampando moneta..." sono capaci tutti, ma in Germania negli '20 aumentavano i biglietti in circolazione del 100% ogni mese...
la crescita di M2 e M3 che sono quello che si intende più o meno come "moneta" oggi è in europa identica a quella in america, sul 12-13% anno in entrambe per cui se ci sarà "iperinflazione" ci sarà in tutte e due (per non parlare di India e Cina che hanno dei +25%)
questo non capisce i meccanismi basilari e le definizioni elementari dei libri di testo del primo anno di economia
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Negli USA si sono precostituite le condizioni che potrebbero portare
ad un iperinflazione. Innazitutto la stampa di moneta, che sta
accelerando visibilmente . Inoltre il fatto che tutte
le categorie del paese sono piene di debiti, ed hanno un fortissimo
incentivo a vederseli svuotare di valore; è diffuso in tutta la
società americana, esattamente come accadde in Germania, dove i più
la vedevano con favore. Certo ci dicono che
l’inflazione senza tenere conto delle case, delle azioni, delle
materie prime, del petrolio e degli alimentari, è al 2%.
Peccato che ciò sia dovuto, come spiegato più volte, a una media
statistica tra i prezzi dei servizi che salgono in molti casi del 5%
e passa all’anno, e quella dei prodotti manufatti che sotto
l’incalzare della concorrenza asiatica scendono. Ma ciò consente
di dire, come i tedeschi dell’epoca, che non ci sono
problemi di eccesso di moneta perché i prezzi crescono meno; e poi
si dirà che ce ne vorrà altra di moneta, quando i prezzi inzieranno a
salire più di quest’ultima (come in parte già per case,
azioni, etc.) Infine, il governo ha lanciato una campagna bellica
pluriennale che rende necessario trovare una fonte di finanziamento
enorme. Certo potrebbe aumentare le tasse, ma il solo dirlo pare già
ridicolo, molto più facile stampare dollari.
Naturalmente manca la condizione essenziale per scatenare
l’iperinflazione. La perdita di fiducia nel dollaro. A tutt’oggi,
gli americani hanno fiducia nel dollaro e nei propri governanti. Di
fronte a situazioni di disastro finanziario come quello in
california, arrivano a eleggere un attore, la politica spettacolo li
galvanizza e li fa correre numerosi alle urne. Vuol dire che ancora
hanno fiducia, pur nei limiti intellettuali che questo popolo mostra
ogni giorno che passa,e credono sia un gioco a lieto fine comunque
vadano le cose. Ma ha fiducia anche il resto del mondo che continua
ad accumulare dollari in cambio delle propie merci. Come abbiamo
visto credono al momento che questo sia il minore
dei mali, che sia ancora nel loro interesse. Fino a quando, i
cittadini americani e l’estero continueranno ad avere fiducia
nonostante vedano le presse di fort knox stampare sempre più pezzi
di carta verdi? Nessuno può dirlo, perché abbiamo a che fare con la
psicologia delle masse. Anche in Germania fino all’ultimo avevano
resistito, ma appunto l’esperienza storica mostra che poi arriva il
giorno fatale. A meno ovviamente che non ci si fermi in tempo.
Secondo i benpensanti ci si fermerà non appena sarà ripartita
l’economia e l’occupazione; non hanno capito che in breve tempo dopo
un eventuale restrizione creditizia il paese sprofonderebbe in
recessione perché ha accumulato troppi debiti; pertanto non si
fermeranno in tempo.
Dopo la fase iperinflazionistica, il dollaro scomparirà dalla scena;
può darsi che si seguirà la strada tedesca (nuova banca centrale,
nuova moneta ancorata a beni reali) o può darsi che date le
dimensioni, si arrivi a più monete federali (già oggi i singoli
Stati hanno molte autonomie fiscali), perché più facilmente
controllabili dai cittadini com’era in Europa prima dell’euro.
A proposito e L’europa? L’inflazione vera (loro la
chiamano “percepita”) è già al 6%, ma il rischio di iperinflazione
al momento non esiste perché il controllo della moneta è saldamente
in mani tedesche, la cui memoria appunto garantisce che
difficilmente si possa ricadere nello stesso errore. Purtroppo però
l’Europa dovrà subire le conseguenze del disastro americano, cioè
meno esportazioni che si