Il divieto di cantare in playback però non è sbagliato - gz
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By: GZ on Giovedì 25 Agosto 2005 15:40
Il divieto di cantare in playback però non è sbagliato.
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....sulla piazza centrale di Ashgabat, la capitale del Turkmenistan, c’è una statua rotante di 12 metri, issata su una torre di 23, che si orienta sempre sul sole e raffigura Saparmyrat Niyazov, presidente a vita del Paese, in arte il Turkmenbashi, ossia «leader di tutti i turkmeni». Nella più grottesca dittatura del pianeta, incastonata in Asia centrale fra Uzbekistan e Iran, ogni minimo aspetto della vita sociale è scandito dal culto e dalle regole del Turkmenbashi.
L’ultimo editto è di questi giorni e vieta l’uso del playback: niente musica preregistrata in tutti i pubblici eventi, dal vivo o in tv, matrimoni compresi. «Basta con i vecchi cantanti senza voce che muovono solo le labbra», ha tuonato Niyazov in Consiglio dei ministri: occorre proteggere «la vera cultura, incluse le tradizioni musicali e canore del popolo turkmeno».
Non è questa la prima incursione artistica del Turkmenbashi: in passato erano già stati banditi dal Paese opera e balletto, perché «non necessari».
Ma altri proclami scendono ben più nel privato dei cittadini: nel 2001 è stato imposto ai giovani di non portare capsule dentarie d’oro ed è stato ordinato di scoraggiare con vigore le barbe e i capelli lunghi.
Problemi anche per gli automobilisti: gli aspiranti patentati non devono solo districarsi fra le norme del codice stradale, ma necessitano anche di superare un esame di conoscenza degli scritti filosofici del Turkmenbashi, raccolti nell’immortale opera denominata Rukhnama, o Libro dell’Anima. L’esame sul Rukhnama, agile testo di 400 pagine, «è necessario per educare i futuri conducenti agli alti principi morali della società turkmena», spiegano i funzionari governativi.
Niyazov ha scritto il Rukhnama come breviario spirituale per i suoi sei milioni di sudditi. Una copia del volume è esposta accanto al Corano in tutte le moschee di questo Paese a maggioranza musulmana, così che i fedeli possano toccarlo all’ingresso. Brani del Rukhnama incombono dai cartelloni lungo le strade e lo studio del libro è obbligatorio nelle scuole e nelle università, mentre agli adulti è richiesta la lettura settimanale, di sabato. Non è questa l’unica fatica letteraria del Turkmenbashi: si ricordano anche «Sia benedetto il popolo turkmeno» e «Cinque secoli di spiritualità turkmena».
Accanto ai precetti morali praticamente ogni grande edificio del Turkmenistan esibisce un ritratto o un busto d’oro di Niyazov. Il contributo del Turkmenbashi all’architettura locale è stato altrettanto rimarchevole. Negli ultimi anni intere aree residenziali della capitale sono state rase al suolo per far posto a boulevard alberati e a monumenti in onore del presidente e dei suoi familiari: al centro, una nuova, smisurata piazza dominata dalla cupola d’oro del palazzo presidenziale. Ma la trovata edilizia più singolare è il palazzo di ghiaccio, progettato sulle montagne di fronte ad Ashgabat, una zona desertica fra le più calde della terra.
Il mese scorso i turkmeni hanno festeggiato il Giorno del Melone, istituito in onore del frutto nazionale. Puntuale è giunto l’augurio del Turkmenbashi: «Che la vita di ogni turkmeno sia bella come i nostri meloni».