di MoVimento 5 Stelle
Tutti lo sanno, nessuno lo dice. Eppure è l'anomalia dell'informazione italiana. La stragrande maggioranza dei principali giornali italiani a tiratura nazionale è posseduto da editori in pieno conflitto di interessi. Cosa vuol dire? Vuol dire che non sono dediti solo all'informazione, come avviene nei paesi anglosassoni per esempio, ma che hanno più interessi in altri settori (energia, cliniche private, cemento) e addirittura nella politica. Questo comporta che l'informazione fatta da questi giornali deve sempre sottostare agli interessi che ha l'editore nel business e nella politica, due questioni che per anni si sono intrecciate in maniera perversa e anomala. Anziché informare i cittadini, l'obbiettivo diventa orientare l'opinione pubblica dando poca rilevanza a certe notizie, o non pubblicandole, rilanciare notizie tendenziose e in alcuni casi promuovendo vere e proprie fake news per soddisfare gli interessi affaristici o politici dell'editore. Questa non è libertà di informazione, è inquinamento del dibattito pubblico.
Di seguito riportiamo i top 5 giornali italiani con i conflitti di interesse grossi come una casa, ma su cui tutti fanno finta di nulla. La loro informazione, secondo voi, è libera?
La Repubblica, Marco De Benedetti - interessi industriali - figlio di Carlo De Benedetti, tessera numero uno del Pd
La Stampa, Marco De Benedetti (idem come sopra)
Il Giornale, Paolo Berlusconi - fratello di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia
Il Messaggero, Francesco Gaetano Caltagirone - interessi industriali
Libero Quotidiano, Antonio Angelucci - interessi industriali
In post successivi approfondiremo il profilo di ogni singolo editore citato, quindi gli interessi industriali e gli intrecci con il partito di riferimento, e anche di altri che non sono affrontati in questa sede. E' importante infine ricordare che quasi tutti questi editori possiedono anche molte testate locali, ma anche questo sarà occasione di approfondimento successiva.