Da leggere:
Compagni in fabbrica, leghisti fuori: se l’operaio solidale diventa xenofobo
Non esiste più un luogo di ricomposizione di identità coerenti. L’io è «multiplo e malleabile»:, alterna con disinvolutura l’una e l’altra versione di sé stesso. L’operaio allineato alla cultura sindacale sul lavoro, al bar mette in scena il suo contrario
......Secondo i dati Ipsos elaborati da Nando Pagnoncelli, la quota di operai che a marzo ha dichiarato di voler votare Matteo Salvini è arrivata al 42,6%, ben sette punti sopra la media degli elettori. Superano le tute blu solo le casalinghe mentre restano dietro, di poco, commercianti e artigiani. A suo modo è un sorpasso storico perché mai in passato gli operai si erano collocati più a destra dei commercianti.
..........Il boom dei consensi alla Lega fatti registrare nei sondaggi successivi al 4 marzo lo si deve alla scelta del vicepremier Salvini sui porti chiusi ed è questa la carta che gli ha visto anche mietere consensi tra gli operai. In fabbrica il razzismo non esiste, dicono tutti i sindacalisti, eppure gli operai stranieri sono tanti e le cronache non offrono episodi crudi. La manodopera extracomunitaria si addensa in alcune zone del Nord come Brescia e in ambiti come siderurgia e fonderie e comunque laddove ci sono lavorazioni a maggior rischio ambientale come trattamenti galvanici, zincature o cromature. Nelle Pmi, poi, spesso c’è il caporeparto italiano e sotto di lui anche sei-sette operai tutti stranieri. «Non siamo mai dovuti intervenire per scritte o volantini a sfondo razzista», racconta Mirco Rota, lombardo e coordinatore nazionale Fiom-Cgil per la siderurgia, «anzi siamo riusciti a coinvolgere gli stranieri, soprattutto i senegalesi, e la partecipazione al sindacato è apprezzata dagli operai italiani».
.....................
https://www.corriere.it/sette/attualita/19_maggio_17/compagni-fabbrica-leghisti-fuori-se-l-operaio-solidale-diventa-xenofobo-8cb6fd8e-7728-11e9-8bcc-bbf4d7708d31.shtml