By: Roberto964 on Lunedì 14 Gennaio 2013 10:06
Pubblico solo adesso questo mie riflessioni, all'indomani del conferimento dell'improbabile nobel.
Ottobre 2012 -Abbiamo vinto il NOBEL!!!!!-
Ecco che quello che sembrava impossibile –e ridicolo- è accaduto.
Il premio Nobel per la pace è stato assegnato all’Unione Europea, ovvero, a quell’entità che ha evitato catastrofi e guerre (????) ed ha assicurato una pace duratura all’ Europa.
A parte il fatto che non mi sembra che l’area balcanica ed il Kosovo in particolare si trovino al di fuori dell’Europa, non riesco a capire che nesso abbia un’istituzione fondata non più di 30 anni orsono col fatto che in Europa non ci sono stati più conflitti –in pratica- dalla fine della seconda guerra mondiale e, anzi, la tragedia balcanica è avvenuta -anche per le colpe intrinseche di un’istituzione, la Ue appunto, che fondamentalmente mirava a tutelare soprattutto interessi economici e di influenza politica in detta area - e aggiungerei anche che tutte le guerra che gli europei non hanno combattuto sul suolo del vecchio continente sono state di fatto combattute all’esterno, ogni qualvolta gli USA ne avessero avuto voglia e bisogno.
In pratica, il valore di questo Nobel lo associo a quello avuto dall’abbronzatissimo presidente Obama all’epoca del suo insediamento alla casa bianca che prontamente –e come forma di ringraziamento- ha inviato ingenti rinforzi in Afghanistan nel totale silenzio generale.
Come ben sappiamo la pubblicità è l’anima del commercio e questo Nobel alla UE mi da proprio quest’impressione: si faccia la maggior pubblicità possibile con l’aiuto della grancassa mediatica mainstream rimbambendo ancora di più –se possibile- i sudditi…….pardon, i cittadini europei che l’unica e vera strada percorribile è quella di un’unione politica europea per competere a livello globale con i giganti asiatici e non solo. Questo è il “sogno” che ci stanno propinando e vendendo a buon mercato, facendoci credere che sia indispensabile e vitale alla sopravvivenza dell’Europa stessa.
A questo punto la domanda sorge spontanea: siamo consapevoli, noi cittadini (o sudditi?) europei che per affrontare e vincere questa sfida globale dovremo adeguare i nostri salari e stipendi ed emolumenti in genere a quelli dei paesi emergenti? Ovvero, siamo consapevoli sino in fondo che dovremo adeguarci a quanto mediamente guadagna un cinese, un indiano o un brasiliano? Ecco, se siamo consapevoli di questo potremo affrontare –ed eventualmente vincere- questa sfida col mondo globalizzato, con l’immane vantaggio per i soliti noti, corporation, multinazionali ed oligarchie finanziarie che vedranno crescere in modo esponenziale i loro già immani profitti, togliendoci un po’ per volta tutti i diritti acquisiti negli ultimi 2 secoli e passa.
Qualcuno di voi ha idea di come si possano realizzare i famigerati “Stati Uniti d’Europa”?
Come si eleggeranno i rappresentanti del popolo? Come e chi sarà eletto alle più alte cariche che decideranno il futuro di 350 milioni di abitanti? Chi deciderà in tema di programmazione economica e di fiscalità?
Non è che per caso -alla fine- deciderà chi ha il maggior peso economico-politico e guarda caso, anche il maggior numero di abitanti per nazione singola? In questo caso il nome da farsi è uno solo: la Germania, che si prenderà quest’onere (?) di pensare –a suo modo- allo sviluppo dell’intero continente, appoggiata da una pletora di politicanti che supinamente accetteranno tutti i dikdat che verranno indicati al richiamo delle sirene “ce lo chiede l’Europa”.
Quanti di voi sanno che è stata creata –alla bisogna- una nuova forza di polizia trans-nazionale che è già operativa e che obbedisce soltanto all’oligarchia di questo nuovo ordine politico e che in nessun modo risponderà a nessuna magistratura nazionale e che, laddove servisse, potrebbe restaurare la pena di morte o lo stato di assedio?
Una volta, questo tipo di polizia veniva chiamata GESTAPO, essa rispondeva solo ad Hermann Goring ed Hitler, ora si chiama EUROGENDFOR ed ha gli stessi identici principi ispirativi.
Ad uno ad uno ci sfileranno dalle mani pezzi di autonomia democratica e di sovranità nazionale, poco alla volta, senza far rumore, passando di fatto a quella che potremmo definire una dittatura moderna di stampo industrial-finanziario, dove le leggi saranno fatte da individui non eletti a suffragio universale, appoggiati da quelle elite che dovremmo combattere, nell’assordante silenzio di un’opinione pubblica ammaestrata e rimbambita, ormai ridotta ad assistere impassibile alle privazioni a cui saremo costretti da un non più “ce lo chiede l’Europa” ma da un più realistico “ce lo ordina l’Europa”.
Quante volte abbiamo sentito negli ultimi periodi che l’EURO è irreversibile?
L’ha detto più e più volte Mario Draghi, a cui faceva eco l’immarcescibile presidente Napolitano ed altri facenti parte della “casta” di primo livello.
Se fosse davvero irreversibile non ci sarebbe alcun bisogno di cantarlo ai quattro venti ogni tre per due, poiché di fatto irreversibile NON LO E’, ce lo ripetono come una litania facendo così in modo che la gente non possa farsi un’opinione diversa.
Anche l’ultima puntata sulla Grecia, a cui hanno concesso ancora 2 anni per rimettere a posto i conti, fa parte della farsa, infatti, il presidente Mario Monti, oltre la famosissima frase “il successo più grande dell’euro è la Grecia”, ha detto a chiare lettere, a margine dell’ultima riunione della UE che la Grecia mai potrà lasciare l’euro, anche se lo desiderasse e che faranno di tutto per tenercela anche forzosamente.
Sono convinto che se anche un paese minuscolo (il PIL della Grecia è il 2% del PIL europeo) dovesse lasciare l’euro, avremmo un effetto a catena sui debiti interbancari dell’euro-zona che porterebbe la moneta unica ad implodere miseramente unitamente al sogno degli “Stati Uniti d’Europa”.
Il fallimento della UE è racchiuso tutto nella crisi Greca, quando non si fece nulla per tamponare e mettere in sicurezza una situazione che poi e sfuggita di mano e che ci ha portato dove sappiamo.
Il fallimento della UE è racchiuso negli scioperi ad oltranza con morti e feriti in mezza Europa a cui possiamo assistere quotidianamente.
Il fallimento della UE è racchiuso nell’unilateralità delle scelte di politiche deflazionistiche che stanno ammazzando i consumi, gli Stati Sociali ed il welfare di tutta Europa in nome del DIO “spread”, lo spauracchio a cui siamo sottoposti quotidianamente mediante un bombardamento mediatico mai visto.
Il dibattito politico italiano oramai è imperniato tutto sulla corruzione, sugli sprechi, sull’evasione fiscale e su scandali vari, ma anche se tutto questo è importante ed ingiusto si sta perdendo di vista la realtà: le politiche fiscali ed economiche che ci ha imposto la moneta unica.
Spesso capita di sentire tecnici (quelli insediati al governo senza mandato elettorale) e politici (quelli che appoggiano i tecnici) che bisognerà vendere pezzi dello Stato e privatizzare aziende statali o addirittura usare le riserve auree per ripagare il debito pubblico, di cui la metà è fatto solo di interessi accumulati; ebbene, nell’immensa storia dell’umanità sarebbe la prima volta che ciò accadrebbe, lo so, un’affermazione del genere vi sconvolgerà, ma vi assicuro che è la pura e semplice verità, confutabile da chiunque voglia approfondire un pochino l’argomento.
Si parla spesso dell’efficienza germanica e sui roboanti salari dei tedeschi, senza sapere che un terzo dei lavoratori teutonici ha emolumenti che non raggiungono i 500 euro/mese, grazie alla politica di repressione salariale e alla riforma denominata HARTZ IV concertata con tutti i sindacati ed accettata supinamente dalla popolazione, possiamo tranquillamente affermare che il mini-job l’hanno esportato loro..
Il potere d’acquisto reale dei tedeschi è calato del 7% negli ultimi 10 anni, cioè da quanto abbiamo l’euro.
A questo punto, vi chiederete a chi possa aver fatto bene l’euro, se è così difficile immaginare i beneficiari, vi posso indicare a chi di sicuro ha fatto malissimo: a tutta la popolazione europea.
Per esempio, ha fatto di sicuro bene agli industriali di tutta Europa che ricattando -de facto- sindacati e maestranze con possibili spostamenti di intere industrie in territori dove avrebbero potuto speculare meglio, stanno operando alla revisione di contratti collettivi già acquisiti con lo scopo di pagare il meno possibile la manodopera, asservendola totalmente ai bisogni dell’industria, senza possibile contraddittorio o trattativa tra le parti e come abbiamo potuto vedere con la FIAT a Pomigliano d’Arco chi non ci sta perde il lavoro ed i diritti acquisiti.
Ecco a chi sono serviti, servono e serviranno la moneta unica e la globalizzazione: alle elite industrial-finanziarie ed ai loro profitti.
Solo l’informazione potrà salvarci.
Roberto.