By: Roberto964 on Venerdì 01 Febbraio 2013 18:01
Questo è quanto ho sentito di scrivere dopo aver fatto una lunga chiacchierata con un
giardiniere rumeno, in Italia da 11 anni....moralmente è dedicato a chi, come lui, si è spostato per cercare condizioni di vita migliori.
La REPRESSIONE SALARIALE in EUROPA
L’inizio della globalizzazione
La repressione salariale in Europa è stata attentamente studiata e pianificata, la messa in opera di tale piano è stata concertata e voluta da: multinazionali, corporation e dal grande trust della finanza globale per poter veder crescere a dismisura i loro profitti alle spalle dei lavoratori, delle famiglie e dei ceti più deboli in generale.
Per attuare tale piano, pronto all’uso da chissà quanto tempo, è stato necessario aspettare che implodesse l’impero real-socialista della ex Unione Sovietica (che ebbe il suo epilogo con la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989), disarmando i partiti comunisti europei del ricatto ideologico e verosimilmente cooptandoli all’interno di coalizioni di centro-sinistra, infiltrando in quest’ultima uomini adatti all’uopo e, soprattutto, l’idea del liberismo e dello svincolo obbligato dallo Stato sociale e dal welfare che avevano caratterizzato l’Europa occidentale dagli anni settanta in poi e che avrebbe portato, negli anni a venire, al loro FINE ULTIMO: la privatizzazione a vantaggio delle loro “controllate” dei servizi essenziali per le comunità che avrebbe potuto rivendere ai cittadini alla cifra meglio desiderata poiché avrebbero operato in regime monopolistico.
Nello stesso periodo si iniziarono ad aprire tutte le frontiere dei Paesi dell’est Europa che erano sotto l’influenza politico-economica dalla URSS, ecco, questo era il momento che ardentemente e pazientemente aspettavano da anni per mettere in opera il loro perfido progetto: la schiavizzazione dei lavoratori di tutta Europa per mezzo di quella massa di nuova manodopera a bassissimo salario che potevano varcare, più o meno liberamente, le frontiere in cerca di un salario maggiore e, di conseguenza, di una migliore qualità della vita.
Queste scelte possono sembrare democratiche e miglioriste per le condizioni di vita dei popoli della ex cortina di ferro ma, come vediamo, la spinta è stata così poderosa e veloce nella sua dinamica da creare un vero shock sui mercati del lavoro occidentale.
Tale immane integrazione doveva essere gestita in tempi notevolmente più lunghi per minimizzare l’impatto nefasto che ha provocato, sta provocando e provocherà ai lavoratori di tutto il continente ma, evidentemente, questo era il loro progetto: destabilizzare al massimo la legge di mercato offerta-richiesta per poter imporre, via disoccupazione e sottoccupazione di massa, la logica del RIGORE e di conseguenza la moderazione salariale accompagnando il tutto da una serie di provvedimenti e riforme del lavoro che dovevano sembrare logiche conseguenze atte a tamponare la situazione.
In pratica, non si fece altro che applicare alla lettera “la curva di Philipps”, immettendo sul mercato del lavoro milioni di unità a bassissimo costo che avrebbero creato i presupposti per innescare il “solito” meccanismo di domanda-offerta e calmierare le crescenti pretese dei lavoratori che volevano, sempre di più, partecipare agli utili sempre crescenti delle industrie che avrebbero visto assottigliarsi i loro pur giganteschi profitti.
Dal lato finanziario, sin dalla metà degli anni ’70, si accelerava già sul bisogno di avere “più Europa” e il progetto di una futura moneta unica si andava materializzando, si costringevano gli Stati a dividere la Banca Centrale Nazionale dal Ministero del Tesoro obbligando lo Stato a finanziare il suo fabbisogno sul mercato dei capitali, inaugurando –de facto- la speculazione della rendita da denaro, ovvero, prestare liquidità allo Stato in cambio di un interesse più o meno elevato.
In Italia, il “divorzio” fu fatto nel 1981 e la giustificazione che addussero a questo “esproprio” fu quella di mettere un limite alla spesa pubblica, responsabilizzare la politica “sprecona” e dare un taglio netto all’inflazione che cresceva prepotentemente.
Come vi faccio notare, l’inflazione NON cresceva solo in Italia o in Europa ma in TUTTO il mondo industrializzato e la colpa non era affatto dei motivi suesposti ma del prezzo del petrolio che in quegli anni ebbe impennate vertiginose, quadruplicando il suo valore nel ’73 (guerra del Kippur) e triplicando il suo prezzo nel ’79 (fuga dello scià di Persia e successiva guerra Iran-Iraq) ma questa era un’ OTTIMA scusa e venne usata come tale.
In Italia si fece il divorzio e di pari passo si iniziò ad indicare nella “scala mobile” l’altro responsabile dell’impennata inflattiva, confondendo grossolanamente la causa con l’effetto, o meglio, è quello che ci hanno voluto far credere: che, a posteriori, lo si “leggesse” come un errore marchiano e non come un complotto vero e proprio, ordito ai danni dei lavoratori che vedevano svanire i benefici di riappropriarsi di quella parte di salario erosa dall’inflazione.
L’inflazione, a partire dal 1982 iniziò gradualmente a scendere e continuò a farlo sino al 1986, chiaramente non si disse che tale evento fosse sempre da addurre al prezzo del petrolio che dal 1980 sino al 1986 SCESE del 75%, tornando al di sotto delle quotazioni dei primi anni ’70 ma, più verosimilmente, si disse che era il FRUTTO del divorzio nonché dell’abolizione della scala mobile che vide prima un taglio del 4% (governo Craxi, 1984) e poi, dopo un referendum perso, fatto per l’abolizione di tale norma (fu voluto fortemente dal PCI di Berliguer nel 1985), la S. M. fu definitivamente abolita dal governo Amato nel 1992.
Come vediamo, la “globalizzazione” ha avuto le sue radici in Europa e, a mio modo di vedere, nacque in Germania.
Quale migliore occasione si poteva presentare per sperimentare "sul campo” l’impatto che avrebbe avuto sul mercato del lavoro l’integrazione dei lavoratori tra le due germanie ?
Una quantità immane di nuovi lavoratori che avevano voglia di vivere e guadagnare all’occidentale non la si poteva sprecare e, una volta visto che l’esperimento aveva funzionato alla grande, si è “esportato” al resto dell’Europa lo stesso modello con il plauso dei soliti attori che io chiamo “affettuosamente” <il grande parassita>.
Possiamo vedere in ogni momento della nostra vita che se rifiuti un lavoro perché ti sembra che ti stiano sfruttando ci sono migliaia di richieste per svolgere tale mansione alla metà o, addirittura, ad un terzo di quello che sarebbe il giusto.
Per poter fare questo è fondamentale che ci sia SCARSITA’ di lavoro, o meglio, che vi sia ABBONDANZA di richiesta, o meglio ancora, che ci siano ENTRAMBE le variabili: in questo modo puoi sottomettere e manovrare il mercato del lavoro a tuo piacimento, ed è quello a cui stiamo assistendo.
La UE e l’EURO sono complementari a tutto ciò e la politica e le leggi che ci stanno imponendo dall’alto ed in modo autoritario, ci stanno sempre di più spingendo verso il baratro, imbottendoci ed imbonendoci con la disinformazione di massa attraverso il loro POTENTISSIMO mainstream mediatico che filtra accuratamente cosa far sapere agli utili idioti, senza sembrare antidemocratico, anzi!
Non so chi abbia tratto il maggior vantaggio tra gli attori che compongono “il grande parassita” da queste condizioni a cui stanno sottoponendo noi tutti ma, di SICURO, vi posso indicare chi ci sta unicamente rimettendo: TUTTO il POPOLO EUROPEO.
Roberto