By: giorgiofra on Sabato 02 Febbraio 2013 00:30
Vincenzo, piccolo è bello.
E' chiaro che se il metro con il quale si pretende di misurare ogni cosa è il profitto, la globalizzazione è il migliore dei mondi possibili.
Ma per le persone normali la globalizzazione è una vera sciagura, perchè le persone normali misurano le cose con metri diversi dal semplice profitto.
Le persone normali vogliono vivere senza essere obbligate ad inseguire il lavoro in altre nazioni o in altri continenti. Le persone normali amano ritrovarsi al bar e cazzeggiare del più e del meno, senza il tarlo della competitività a tutti i costi. Le persone normali amano vivere nella comunità in cui sono nate, in cui conoscono tutti, nelle quali si sentono protette e dove sanno di poter confidare sui familiari, sugli amici e sui conoscenti. Le persone normali imparano un mestiere o una professione, e si aspettano di non doversi reinventare ogni cinque anni. le persone normali si aspettano che invecchiando possano far tesoro dell'esperienza acquisita, e non essere considerate vecchie e fuori mercato.
Le persone normali vogliono tornare a casa la sera, nella casa di loro proprietà, e cenare con la moglie ed i figli, e chiacchierare e litigare.
Le persone normali vorrebbero avere i figli sempre vicini, anche allorquando si sposeranno, e viziare gli eventuali nipotini.
Le persone normali non vogliono che sia il mercato di Chicago a determinare il prezzo della loro fatica in campagna.
Le persone normali non desiderano che lo "spread" decida del loro futuro.
Le persone normali vorrebbero essere felici, semplicemente.
Ho tanti amici che, dopo la laurea, hanno trovato lavoro nelle multinazionali. Gran parte di loro è tornata al paese a fare dei lavori in cui guadagnano in terzo di quanto guadagnavano prima. Quelli che l'hanno fatto giustificano questa scelta con lo stress e la conseguente infelicità che quel tipo di vita comportava. La pressione continua, l'insicurezza, il dover competere incessantemente ed essere sempre disponibili: una vita d'inferno. Naturalmente esistono tanti altri che amano quel tipo di vita, e giustamente vi trovano le loro gratificazioni.
Questo per dire che la cosiddetta globalizzazione crea grandi vantaggi ad alcuni, e grandissimi svantaggi alla maggioranza delle persone.
Non mi importa nulla se un televisore costa 500 euro piuttosto che 300. Visto che lo cambio una volta ogni dieci anni, la differenza non mi pesa. Ma quello che risparmierei acquistando il televisore a 300 euro lo pagherei diversamente, ad iniziare dal lavoro e dai redditi che verrebbero a mancare nella mia comunità, e che in qualche modo mi sarebbero ritornati.
Il progresso è una cosa bellissima, ma non è necessario che prenda la velocità che ha preso. Meno innovazione, meno competizione, meno insicurezza, meno precarietà, e vivremmo tutti meglio, ad esclusione, naturalmente, di coloro che da tutto questo traggono enormi vantaggi: finanza, corporation, plutocrazie.
Piccolo è bello, e ne sono sempre più convinto.