By: giorgiofra on Martedì 24 Settembre 2013 23:19
Giovannni, viviamo in un sistema folle, costruito a beneficio di pochi, i quali sono riusciti a convincere tutti che quello attuale sia il migliore dei sistemi possibili. Sappiamo benissimo che non è così. Il fatto che la vita di ognuno di noi dipenda dalle decisioni di un banchiere, dai capricci di un qualunque governo o dall'andamento della borsa di hong kong, dovrebbe essere il segno evidente che qualcosa è andato storto.
Oramai, che tu lavori bene o male, che ti impegni o che sia approssimativo, che investa ed innovi, oppure che ti adagi sugli allori, ha poca importanza. In un mondo globalizzato, dalla competizione portata all'estremo, e quindi con una velocità di mutazione dei contesti talmente rapida da risultare incontrollabile, abbiamo perso ogni certezza, ogni punto di riferimento.
Il fatto stesso che vogliono convincerci ad essere mobili, e quindi a non avere alcun legame con nessuna comunità in particolare, a cambiare mestiere più volte nella vita, ad inseguire incessantemente nuovi traguardi quasi sempre irrangiungibili, vuol dire che hanno bisogno di una sterminata massa di individui privi di quei valori che hanno consentito, nel corso dei secoli, l'emancipazione dell'uomo dalla fatica, dalla schiavitù e dall'ignoranza.
E quello che sta accadendo, per chi riesce a vedere, è un regresso dell'umanità, anche se tale regresso viene nascosto dall'aumento dei consumi, dalla enorme disponibilità di beni, dai progressi della medicina. Mentre appaghiamo il nostro edonismo, producendo e consumando una massa gigantesca di beni in gran parte inutili, consumiamo sempre più psicofarmaci, segno evidente che qualcosa, nel nostro io, si sta rompendo.
Eppure, come un immenso gregge, siamo diretti verso la catastrofe, seguendo dei capibranco che ci stanno ingannando.
Mi viene da ridere quando sento parlare di un aumento della produttività, mentre milioni di italiani, giovani in particolare, sono inattivi. Un aumento della produttività comporta la necessità di avere consumatori sempre più famelici, oppure sempre più disoccupati, dal momento che occorre sempre meno lavoro per produrre gli stessi beni. Ma se tutti abbiamo una casa, una macchina, abiti ed elettrodomestici, e tutto quanto ci occorre per vivere nel confort, cosa *** dobbiamo ancora produrre di più. Siamo certi che la gente vuole più cose, oppure preferirebbe avere più tempo, più sicurezza, più tranquillità?
La verità è che gli interessi delle plutocrazie e quelli della gente normale non coincidono. Sono le plutocrazie che non possono fare a meno della crescita continua, quasi parossistica, tale da aumentare incessantemente le loro rendite ed i loro guadagni. La gente comune, dopo aver soddisfatto i bisogni essenziali, la casa, la salute, il cibo, vorrebbe semplicemente godersi la vita, stare con gli amici, con la famiglia, passeggiare, leggere, andare in vacanza, guardare il calcio.
Ed allora si ritorna alla solita questione: è un problema di distribuzione. Di ricchezza ve ne è a sufficienza per consentire a tutti una vita libera e dignitosa. Ma nei fatti pochissimi hanno tantissimo, pochi hanno molto, molti hanno poco, moltissimi sono disperati. Il fatto che negli ultimi 30 anni la ricchezza della parte più ricca della popolazione sia aumentata, mentre quella della classe media sia diminuita, è il segno più lampante dei risultati della globalizzazione e del liberismo estremo. Ovvero è il segno che il sistema attuale beneficia una minoranza, mentre la maggioranza vive nell'illusione di poter, un giorno, accedere nel territorio di una ricchezza dalla quale, in realtà, sarà perennemente esclusa.
I giochi e le spartizioni si fanno all'interno della ristretta cerchia dei plutocrati, solidali nell'operare affinchè tutto vada nella direzione a loro più congeniale: la fine dei diritti degli individui attraverso l'abbattimento degli stati, e l'imposizione di un governo mondiale controllato dalla finanza e dalle grandi corporation.