By: pastrocchio on Giovedì 03 Novembre 2005 10:49
anche in italia se uno compra i fondi immobiliari quotati in borsa fa dei discreti affari, pessimo affare invece chi sottoscrive al collocamento visto che in genere i fondi trattano a sconto.
per maggiori new anche
http://www.norisk.it/index.php/filemanager/download/3932/Prospetto Confronto Reddituale NEW.pdf
dal corriere economia:
Contro i Btp vincono, ma non stravincono. Secondo un’elaborazione di CorrierEconomia sulla base delle relazioni fornite dalle società di gestione del risparmio, i fondi immobiliari retail , per i piccoli investitori, quotati in Italia finora hanno pagato, in media, dividendi del 3,6% netto l’anno, il doppio dei Bot e più di un Btp decennale. Ma alcuni fondi sono stati ancora più generosi come Alpha di Fimit che ha staccato cedole medie dell’11,5% e Tecla di Pirelli del 6,5%. Se si considera il pay back totale, cioè il ritorno dato dalla somma dei dividendi pagati, al netto delle imposte e di eventuali restituzioni anticipate di capitale, in testa c’è ancora il fondo Alpha, con il 37,1% in circa tre anni e quattro mesi (è operativo dal marzo 2001 ma è stato offerto al pubblico a giugno 2002). Segue Securfondo, con il 21,7% in poco meno di sei anni.
Chi sta conservando fino a scadenza i propri fondi (e si tratta della grande maggioranza degli investitori) non ha in genere motivo di lamentarsi (e potrà fare i conti solo alla chiusura). Chi invece volesse smobilizzare in anticipo l’investimento, però, deve prepararsi a subire perdite anche pesanti sul capitale impiegato: lo sconto medio della quotazione di Borsa rispetto al prezzo di collocamento è infatti dell’11,9%. Sono a premio soltanto il fondo Alpha (?17,9%) e Securfondo (?0,8%), mentre Nextra Immobiliare Europa ha una quotazione inferiore addirittura del 37,6% rispetto al prezzo di collocamento.
La voragine si amplia se il confronto con il prezzo di Borsa viene fatto con il Nav pro-quota, ovvero il valore teorico del portafoglio stimato da valutatori indipendenti: lo sconto medio è del 26,91%, con dati che variano dal -8,95% di Estense distribuzione al -39,5% di Nextra Immobiliare Europa.
I valori di Borsa, più che dalla rivalutazione del Nav appaiono influenzati dal rendimento immediato del portafoglio, ovvero dal rapporto tra valore storico degli immobili e canoni di locazione pagati dagli inquilini: per restare ai due estremi della classifica degli sconti, Alpha dichiara in media una redditività da canoni del 9,5% mentre Nextra Immobiliare Uno del 3,1%.
Le quotazioni di Borsa scontano l’estrema «esiguità» del mercato secondario. Il numero di quote che ogni giorno passano da Piazza Affari è infatti molto limitato: il titolo più scambiato è Tecla, con un controvalore medio giornaliero di 154.000 euro, pari a circa 310 quote.
Ma proprio lo scarso numero di quote trattate va letto in maniera positiva: è evidente che i sottoscrittori hanno compreso che l’investimento in fondi immobiliari va visto in una logica di redditività a medio lungo termine, tipica del mattone. Un'ottica che hanno tutti i fondi retail presenti sul mercato italiano.
C’è invece, forse, il problema di far conoscere meglio i prodotti a chi dovrebbe venderli. Allo sportello delle banche difficilmente si trova chi sia in grado di spiegare al cliente in che cosa consista un fondo immobiliare e come funzioni. E riuscire a comperare un fondo al lancio, fuori dalla rete di promotori che lo collocano, può risultare complicato.
Il problema è che il comparto è ancora lontano dal raggiungere la «massa critica», indicata dagli analisti attorno ai 40-50 miliardi di euro. Anzi, dopo anni di crescite a due e tre cifre nel primo semestre 2005, il patrimonio dei fondi, secondo l’ultimo rapporto Assogestioni, ha avuto un incremento soltanto del 3,6%, passando da 8.084 a 8.390 milioni di euro. Cresce di poco anche il dato delle attività, cioè il valore del patrimonio considerando anche l’indebitamento, salito da 12,2 a 12,6 miliardi di euro nel semestre.
Questi numeri si possono spiegare con la concomitanza di almeno due fattori: il primo è che le società di gestione del risparmio hanno cominciato a dismettere immobili (sul mercato ci sono fondi ormai arrivati a metà della loro vita). Infatti, per la prima volta, il monte vendite nel semestre (379,3 milioni di euro) ha superato gli acquisti (350,2 milioni, 42 dei quali appannaggio dei fondi appena avviati).
Il secondo fattore è che i segnali di rallentamento della congiuntura immobiliare si stanno facendo sentire, anche se i mercati di riferimento per i fondi (il non residenziale e i particolare il mercato degli uffici) sono tendenzialmente più stabili dell comparto abitativo. Una conferma è data anche dall’aumento della liquidità, passata in sei mesi dal 10% all’11,4%: tendenza che, se si confermasse in futuro, porterebbe ad abbassare i rendimenti.