Dati: ottimi e abbondanti, MA.... - polipolio
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By: polipolio on Sabato 02 Agosto 2003 07:01
Per un contributo a leggere in chiave negativa gli stessi dati che il buon UnGiornoFosseOrso Zibordi vede sotto una luce positiva ("Poveri Orsi, i Dati Ora Escono Tutti Robusti";"Scommettere Contro L'economia American Non Paga";Tutti i Giorni Ora Sembra Che Piovano Dati Buoni"; "sfondando il massimo degli ultimi...")
(en passant sono Toro pure io, ma mi picco di non avere fette di salame sugli occhi)
(già che ci sono, posso sommessamente segnalare ai partecipanti al forum, incluso il sanguigno GZ (sei emiliano, mica romagnolo, che càspita) che non è indispensabile insultarsi, per reazione in maniera diretta (vero Tkopf, Rael) o per irritazione in maniera indiretta (vero GZ?) per rendere più interessante la discussione?)
Il quesito dei mercati. Si tratta di accumulazione o distribuzione ?
Di Salvatore Rovito
Venerdì 1 Agosto 2003, 21:30
Ai più attenti osservatori (ma anche a tutti gli altri oramai) sta sembrando quantomeno snervante e avvilente la fase di congestione iniziata dalla metà di giugno(fino ad allora si era assistito ad un mercato ben direzionato, e soprattutto equilibrato, in base all'analisi intermarket) su tutte le piazze mondiali. Considerando che dal marzo 2000 ad oggi quello partito il 12 marzo 2003 rappresenta il secondo serio tentativo messo in atto dai mercati di invertire il trend di medio lungo periodo (il primo si era visto subito dopo gli attentati dell'11/9, anche lì con tre mesi di trend ben definito e poi con altri 3 mesi di congestione), si capisce bene quanto l'incertezza sia predominante, con i soliti interrogativi tipici di queste fasi in cui ci si chiede se si tratti di accumulazione o distribuzione.
Cerchiamo di analizzare attentamente le differenze di questi due movimenti per capire se possono emergere alcuni elementi per schiarirci un po' le idee. Sicuramente la forza relativa del Nasdaq (NASDAQ: notizie) , che ha fatto da guida a tutti gli altri mercati (nella precedente occasione invece era stato il primo a dare segnali di debolezza), e il sel loff abbattutosi sui bonds (a differenza di quanto era accaduto in passato, in cui si era visto subito una ripresa dei sottostanti, con contestuale discesa dei rendimenti) da quando è iniziata la fase di congestione, senza quindi per ora assistere a uno spostamento sull'equity, rappresentano gli elementi nuovi nel movimento recente: se il primo è sicuramente da giudicare positivamente, il secondo invece deve far riflettere, soprattutto alla luce di quanto le banche centrali siano state responsabili in entrambi i casi, seppur con esiti diametralmente opposti, almeno finora, rispetto a quelli sperati. Perché se è vero che l'obiettivo primario era quello di ridare fiducia ai consumatori (veri elementi cruciali per sperare in una ripresa) e imprese (che hanno fatto il possibile, visto quanto emerso con le trimestrali, con tagli dei costi, licenziamenti e annullamento degli investimenti), gli strumenti utilizzati in maniera vigorosa come non mai rispetto al passato, ossia politica monetaria fortemente espansiva ed accomodante, e soprattutto immissione sproposita di liquidità nel sistema (siamo arrivati a un più 11,3% su base annua) hanno contribuito a far emergere chiaramente ancor di più gli squilibri “di sistema” su cui si stanno appoggiando queste aspettative positive di svolta nell'economia reale.
Sembra chiaro quindi che in un contesto come quello in cui ci si è trovati negli scorsi mesi, con mercati obbligazionari e immobiliari in piena bolla speculativa(e sembra che quella sull'obbligazionaria sia già scoppiata!), tutta la liquidità immessa nel sistema altro non ha potuto fare che riversarsi sull'equity, visto che i rendimenti delle obbligazioni erano diventati insignificanti visto i rischi di perdite enormi in conto capitale, come i fatti hanno poi dimostrato(sul decennale americano si è passati da una quotazione di più di 120 a 106 in poche settimane), tanto da preferire nettamente corporate bonds, e la situazione sul mercato immobiliare si era fatta insostenibile.
Da notare poi che la Fed ha lanciato lo spauracchio della deflazione proprio con la speranza di tenere bassi i tassi il più a lungo possibile ( e quindi paradossalmente alimentando essa stessa la bolla sull'obbligazionario), in attesa che la ripresa economica si concretizzasse ed evitasse quindi il crollo di obbligazionario e immobiliare. Il problema è che l'azione della Fed può avere efficacia sulla parte a breve della curva, ma non su quella a lungo termine. Ed ecco così che abbiamo assistito, anche a causa di alcune dichiarazione contraddittorie, ma allo stesso tempo rivelatorie da parte di alcuni membri della Fed e dello stesso Greenspan, al selloff in pochissimi giorni sul decennale e sul trentennale, e a una contestuale ripresa dei tassi velocissima, che ha visto il tasso a 10 anni passare dal 3,25% al 4,5% e oltre, con tutto quello che ciò comporta per chi sperava di continuare a finanziare i consumatori americani tramite la rinegoziazione dei mutui. Tutto questo in un contesto in cui le aziende continuano ad espellere forze lavorative (sono di oggi i dati sui nuovi occupati non agricoli, attesi a +10.000 e usciti a -44.000 unità, per non parlare di quelli del settore manifatturiero), e a rimandare a data da destinarsi qualsiasi forma di investimento (ricordiamo poi che la capacità di utilizzazione degli impianti è tuttora ai minimi storici).
La domanda è: come può riprendersi davvero l'economia, che ha dato solo un piccolo sussulto se confrontato con gli immensi stimoli dati da banche centrali e istituzioni dopo tre anni di contrazione prima e stagnazione poi, se i consumatori-lavoratori continuano a perdere il posto di lavoro e ora faranno fatica anche ad aumentare il loro debito, già notevolissimo, visto l'innalzamento dei tassi ?
Risulta difficile credere che la fiducia potesse rimanere alta in tale contesto, e infatti non ha sorpreso più di tanto il dato uscito in settimana sulla Consumer confidence nettamente al di sotto delle attese (si aspettava 85:è uscito 76,9).
Come concludere quindi: se osserviamo solo i fattori tecnici, ci sarebbe di cosa essere positivi per il prossimo futuro, ma il fatto stesso, che le correzioni sui mercati azionari abitualmente durano lo spazio di mezza giornata (con i dati negativi praticamente ignorati se non nell'immediato, e quelli positivi enfatizzati al massimo), la dice lunga sulla solidità e sulla qualità di questo corposo rialzo partito nel marzo scorso. La correzione arriverà, prima o poi, ma sicuramente quando probabilmente non ci crederà più nessuno (e mentre le trappole continuano a distruggere i trading system ). Si dice che i mercati nel medio lungo rappresentano lo specchio dell'economia reale: vero. Ma nel breve termine puntualmente e ciclicamente si ha la riprova che mai frase fu più falsa.
In ogni caso, a differenza di quanto proclamato da banche d'affari e dalla stragrande maggioranza degli analisti istituzionali, consigliamo estrema cautela nell'approccio a questo mercato, oltre che di prendere profitto degli eventuali guadagni fin qui eventualmente realizzati e aspettando una correzione degna di tale nome per (ri) entrare con nuove posizioni. Consapevoli che quanto più questa tarderà ad arrivare, tanto più violento e impulsivo sarà il movimento che ne scaturirà, con la speranza che non si tratterà dell'ennesimo bagno di sangue di cui abbiamo avuto una riprova più volte negli ultimi 3 anni.
*Salvatore Rovito è consulente indipendente e curatore dell'UpDown Report