“BEATO CHI HA FIDUCIA NELLA GIUSTIZIA PERCHÉ SARÀ GIUSTIZIATO” - Moderatore
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By: Moderatore on Venerdì 14 Agosto 2015 20:49
Il problema numero uno dell'Italia ? L'Euro, l'immigrazione... mah.. ci si dimentica della magistratura avida di potere che usa i pentiti per stravolgere il diritto
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Frank Cimini, ex-extraparlamentare di sinistra, da 36 anni cronista giudiziario a Milano, che ha fondato su Internet un seguitissimo blog dal titolo coerente, ^Giustiziami.it#www.Giustiziami.it^
Il primo giornalista al mondo a venir querelato da DiPietro e dall' intero pool di Mani pulite, nelle persone di Francesco Saverio Borrelli, Gerardo D' Ambrosio, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo.
«Era il 28 aprile 1993. Avevo scritto che Cesare Romiti non era stato arrestato perché i manager della Fiat si erano accordati con i magistrati per non finire in galera. Il pool reagì con causa civile e richiesta di danni: 400 milioni di lire. Vinse in primo grado. L' astuto Di Pietro preferì incassare un adeguato indennizzo dal mio editore. I suoi colleghi persero in appello. Come sia finita in Cassazione, non lo so».
«Militando nella sinistra extraparlamentare, cominciai a occuparmi di carceri. Entrai in Soccorso rosso. Dirigevo Controinformazione. Dopo l' arresto del responsabile Emilio Vesce, prestai anche la firma ad Autonomia, la testata del gruppo padovano di Toni Negri».
Ma nei giornali veri come ci arrivò?
«Con una sostituzione estiva di due mesi al Gazzettino di Venezia, diretto dal democristiano Gianni Crovato. E poi con un contratto come corrispondente da Milano per l' Aga, l' agenzia di stampa legata a Confindustria».
Bella serpe in seno, si sono allevati.
«Scopro la giudiziaria grazie a Marco Borsa, che mi assume nel neonato Italia Oggi. Primo scoop: un paginone dedicato a ex militanti di Lotta continua che aprivano locali sui Navigli, tipo Le Scimmie, pagando in nero i dipendenti. Pasquale Nonno nel 1987 mi assume al Mattino di Napoli, dove rimango, con base a Milano, fino al 2012».
Come manovale prestato al giornalismo che studi ha avuto?
«Ho abbandonato il liceo scientifico in quarta. Per iscrivermi all' albo ho dovuto sostenere l' esame di cultura generale. E dire che Di Pietro è meno intelligente di me. Stiamo parlando di un arrampicatore sociale che s' è trovato al posto giusto nel momento giusto. Ambiva a far carriera ed è stato usato dalla sua corporazione per accontentare le masse, vogliose di vedere in prigione i politici ladri. La magistratura ne ha approfittato per prendersi il potere. Dopodiché, Di Pietro si è candidato guardacaso nell' unico partito uscito indenne dalle sue indagini. I magistrati non sono meglio dei politici. Anzi, la mia personale opinione, dopo averli visti all' opera, è che siano molto peggio».
Se ho ben capito, secondo lei certa magistratura non sarebbe faziosa per pregiudizio politico bensì per avidità di potere.
«Esatto. Non c' entrano né le toghe rosse né l' ideologia. I magistrati puntano solo ad avere un potere superiore a quello dei parlamentari. Per conquistarlo, hanno ottenuto lo stravolgimento dello stato di diritto con la legge sui pentiti, una vergogna che ha esteso i suoi effetti perversi dai processi di mafia a quelli politici.
Persino Alfredo Rocco, guardasigilli del governo Mussolini e autore del codice penale tuttora vigente, era contrario alle leggi premiali perché sosteneva che non bisogna favorire la delazione nemmeno fra scellerati.
Che poi 'sti pentiti sono furbissimi. Leggono i giornali, guardano la tv, capiscono al volo ciò di cui i magistrati hanno bisogno e gli scodellano su un piatto d' argento che dietro le stragi c' erano Silvio Berlusconi e Marcello Dell' Utri».
Ha seguito tutte le traversie giudiziarie del Cavaliere?
«Fin dai tempi della contesa con Carlo De Benedetti per la Mondadori. Avevo chiesto che fosse affidato in prova ai servizi sociali presso il nostro sito. Almeno in sala stampa ci saremmo divertiti a parlare di *** . Ma lui ha preferito andare dai vecchietti».
«Ci piace lo sberleffo. Ma i contenuti sono seri. Siamo stati gli unici a scrivere che la Procura ha applicato una moratoria sull' Expo, con tanti saluti all' esercizio obbligatorio dell' azione penale.
Eppure si tratta di un' inchiesta ben più rilevante di Mafia capitale. È evidente che, a Expo in corso, i magistrati hanno preferito astenersi per carità di patria in base a una valutazione di tipo politico».
Che cosa glielo fa dire?
«Non lo dico io. Se lo dicono fra di loro.
Di recente la Procura di Brescia ha prosciolto Bruti Liberati per aver archiviato l' esposto di un esponente della Lista Bonino-Pannella, scrivendo che "alcune remore del procuratore appaiono caratterizzate da valutazioni di natura squisitamente politica". Più chiaro di così».
Esiste una categoria che abbia più potere dei magistrati?
«No, neppure l' alta finanza, perché loro sono gli unici che possono sbatterti in galera e tenertici a vita. Usano i codici come se fossero carta igienica. Colpa della sinistra, la quale da decenni pensa che il mondo debba cambiarlo la magistratura. Ma quando mai il diritto ha modellato la società? Tocca alla politica farlo. Invece la politica è assente. È un gravissimo deficit di democrazia».
Mi sembra puerile ritenere che le toghe spadroneggino solo in Italia.
«Infatti la giustizia ha i suoi problemi ovunque. Ma la politicizzazione che esiste da noi non ha paragoni in Occidente. Con l' aggravante che viene negata. Negli Stati Uniti i magistrati sono eletti, quindi rispondono al popolo.
Ma qui a chi rendono conto, visto che sono assunti per concorso?».
Rimedi?
«Abolire l' obbligatorietà dell' azione penale e separare le carriere di pubblici ministeri e giudici. Campa cavallo».
L' avrà pure incontrato un magistrato simpatico, in tanti anni di lavoro.
«Antonio Bevere. Adesso è in Cassazione. A Milano invitava i cronisti a casa sua e ci cucinava pizza e pasta».
Che doti deve avere un cronista giudiziario?
«Deve pensare con la propria testa, essere autonomo dai magistrati. Oltre a separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, bisognerebbe separare quelle di magistrati e giornalisti, che spesso procedono di pari passo. Tant' è che i processi si celebrano prima sulla stampa che in tribunale».
Comoda la vita del cronista che può attingere ai faldoni della Procura.
«Basterebbe una riformina semplice semplice: se da una Procura escono carte che sono a disposizione della sola accusa, il magistrato titolare dell' indagine subisce un procedimento disciplinare davanti al Csm. E poi si dovrebbe proibire la pubblicazione dei nomi dei Pm sui giornali. Così cesserebbero le smanie di protagonismo di certe toghe».