BTP basati sulle Tasse come soluzione

 

  By: polipolio on Venerdì 26 Novembre 2004 15:41

"tasse:le facciamo pagare a tutti, ma TUTTI TUTTI, eh!su tutto l'imponibile reale " Bardamu, questo è impossibile. Per questo la riduzione (vera, non questo papocchio) delle tasse è una misura di giustizia sociale: riduce l'impatto dell'evasione/dell'elusione.

 

  By: gianlini on Venerdì 26 Novembre 2004 15:31

Xtol, io proprio non capisco perchè non la smettiamo di considerarci un paese da G8 e ci autodeclassiamo a paese di terzo mondo, così poi ci passiamo la mozione di annullamento del debito e rimuoviamo la fonte principale dei problemi. E poi visto che se presti soldi allo stato, ti da a malapena il 3 % non mi sembra che da parte dei creditori ci sia una grande "apprensione"..... Mai sentito parlare di volano per la ripresa economica?

 

  By: gianlini on Venerdì 26 Novembre 2004 15:29

qualcosa come 5-6 volte quello che prenderò io al mese in più se mi abbassano le tasse. --------------------------------------- forse hai dimenticato tre zeri 5000-6000 volte quello che prenderai in più ..... diciamo fra i 200.000 e i 300.000 euro l'anno?

 

  By: XTOL on Venerdì 26 Novembre 2004 15:21

primo paese al mondo che si prepara allo sciopero perchè gli si abbassano le tasse. -------------------------- magari il fatto che abbiamo un debito pubblico allucinante ispira un po' di sana diffidenza nei regali del regno di bengodi... xtol

 

  By: Bardamu on Venerdì 26 Novembre 2004 15:14

altro metodo indolore per abbassare le tasse:le facciamo pagare a tutti, ma TUTTI TUTTI, eh!su tutto l'imponibile reale, ok? alzi la mano chi smetterà di evadere/eludere (tra quelli che lo fanno, pochi ovviamente e sicuramente non sono tra quelli che possono rispondermi su questo forum) le tasse adesso che gliele hanno abbassate!!!! poi, visto che solo ora ho tempo e me ne ricordo, ne approfitto x dire che sono parzialmente d'accordo con Zibordi sui pentiti. Io un mafioso tipo Brusca lo avrei ammazzato nel giro di 30 minuti, così ci risparmiavamo anche di mantenerlo in galera. Non so quanto costi un carcerato al giorno ma credo qualcosa come 5-6 volte quello che prenderò io al mese in più se mi abbassano le tasse.

 

  By: Moderator on Venerdì 26 Novembre 2004 14:28

entreremo nel guinness world records : primo paese al mondo che si prepara allo sciopero perchè gli si abbassano le tasse. Suppongo record di tutte le galassie , mai battibile in futuro

 

  By: gianlini on Mercoledì 24 Novembre 2004 14:55

Grande norton! grandissimo!! PS ieri sera parlottavo con un conoscente di corso di salsa che fa l'autista ATM che mi diceva : "prima di uscire ho guardato 10 minuti ballarò, la solita discussione inutile sui tagli delle tasse, tutti soldi che non esistono, una balla del nostro governo." ...lo stesso aveva contribuito a bloccare milano per 2-3 o 4 gg non ricordo, rischiando sentenze credo anche penali, per 50 euro in più al mese o giù di lì.... ma l'argomento "taglio delle tasse" gli fa schifo..... la cosa fa coppia con una mattinata di qualche tempo fa, in cui ascoltavo Radio Popolare (è sempre divertente)...alla quale, naturalmente, dileggiavano la proposta di Berlusconi, con l'intervento anche di un sindacalista di rango medio-elevato.... una persona distratta (come si è quando si ascolta la radio, spesso in auto o al lavoro), che avesse fatto più caso al tono che non ai contenuti e al senso dei contenuti (non fosse riuscito cioè a concentrarsi sulla banconota da 50 euro che alla fine del mese si sarebbe trovato in più nel portafoglio), alla conclusione del programma avrebbe potuto benissimo dire: "ecco! Berlusconi sta facendo la sua solita porcata, per fortuna c'è Radio Popolare a segnalarmelo".

 

  By: Moderator on Mercoledì 24 Novembre 2004 14:24

Altro metodo indolore sulle tasse , visto che l'Italia è divisa in due su questo argomento: Si riducono a tutti , tranne a quelli che si sono dichiarati contrari.:-) (Così si può raddoppiare l'entità della detrazione a quelli che sono favorevoli )

 

  By: lanci on Martedì 23 Novembre 2004 17:41

parliamo di S.C.V. (Servizio Civile Volontario) Circa 35.000 giovani ne usufruiscono ogni anno, per progetti di assistenza e aiuto alle situazioni di marginalità, ma anche per un percorso di formazione personale e introspezione interiore. Si va da una generica disponibilità di 25 ore settimanali per aiutare gli anziani a pulirsi il c*** (i più s****ti) all'impiego di 25 ore settimanali per formare il volontario civile al commercio internazionale (i più accorti) - SIC! - Lo Stato paga il simbolico obolo mensile di 433,00 Euro. Calcoliamo: 35.000 x 433 x 12 = 181.860.000,00 Euri per annum (leggasi centoottantaunomilioniottocentosessantamilavirgolazerozero) Cfr. anche alla voce "deficit pubblico" oppure "nonsappiamodoveanadareaprendereisoldipertagliareletasse"

 

  By: pana on Martedì 23 Novembre 2004 14:54

le ho prese dal sito di DarioFo( qua e' tutto un magna magna !!!) Nel '89, 8,3 miliardi per un progetto di salvaguardia del centro storico di Sana'a nello Yemen del nord; 101,39 miliardi per iniziative in Mozambico che vanno dallo sviluppo agro-zootecnico di aree rurali alla costruzione di infrastrutture, fino all'assistenza tecnica per la "pesca artigianale di Maputo". Questo e' bello ma 8,3 miliardi sono tanti per un Paese gia' indebitato.In Somalia abbiamo mandato camionate e camionate di cibo e medicine... scadute e avariate. Poi abbiamo mandato duemila silos per conservare il grano... siamo stati molto generosi... in fibra di vetro!... Si sono sciolti!... In India, qui siamo stati spiritosi: migliaia e migliaia di giacche a vento! La Polizia di Stato ha comprato 5 milioni di cartucce da una societa' austriaca nel 1996. Abbiamo munizioni per 238 anni. Peccato che dopo 25 anni le cartucce si debbano buttare per instabilita' chimica: deperiscono e c'e' il rischio che ti scoppino nella canna della pistola o del fucile.

Hamas leader Khaled Meshaal exclusive interview - BBC News - YouTube

 

  By: GZ on Martedì 23 Novembre 2004 14:28

Dicono che non trovano i soldi per ridurre le tasse nemmeno di 5 miliardi di euro su un bilancio dello stato di 550 miliardi (sarebbe lo 0.9% e quale famiglia o impresa non riesce a ridurre le spese di un 0.9% ?) Per cui bisogna che il cittadino dia una mano con dei suggerimenti utili su dove risparmiare. Ecco un idea. Anche quest'anno lo stato spende per circa 1.200 pentiti più i loro famigliari più di 100 milioni di euro (sugli 85 mila euro a pentito in base ai numeri che ho letto). Soldi che vanno a personaggi come Balduccio Di Maggio,il "testimone oculare" del bacio tra Andreotti e il capo della mafia che dopo aver avuto mezzo miliardo dallo stato per la collaborazione è stato trovato ad organizzare di nuovo omicidi, ma non ha più ridato indietro i soldi. Ma non è un caso isolato anzi è tipico: è tramite centinaia di pentiti beneficiari di milioni di euro che vengono messi in piedi dozzine processi in cui l'unica e sola prova è la loro testimonianza (pagata). I risultati sono del genere del famoso Marino Mannoia che ha accusato metà dei giudici siciiani avendo avuto l’immunitá garantita per legge. Quando poi tutti i processi basata su un simile personaggio a uno a uno crollano, come questo contro il giudice Giuseppe Prinzivalli assolto un mese fa, non lo leggi sui giornali. ---------------------------------------------------------------- Giuseppe Prinzavalli giá presidente di Corte d’Assise a Palermo e poi procuratore a Termini Imerese, assolto con formula piena, «per non aver commesso il fatto», venerdí sera dalla corte d’Appello di Caltanissetta. Leonardo Sciascia lodava le sue sentenze, ma alla Procura di Palermo lo chiamavano giá il «Carnevale secondo». Prinzivalli aveva presieduto il maxiprocesso ter e aveva mandato assolti molti degli imputati perché si era rifiutato di credere alle accuse dei «pentiti» che erano senza prove e senza riscontri: «Non puó essere consentito al giudice - aveva scritto nelle motivazione della sentenza - lo stravolgimento delle regole probatorie da applicare solo ai processi di mafia. Necessita sempre un serio e rigoroso controllo di tutti gli elementi del reato, le prove devono assumere carattere di certezza e gli indizi devono essere concordanti e univoci. Non c’è ingresso nel processo penale ai semplici sospetti e a generiche opinioni». Sciascia richiamó la sentenza di Prinzivalli nella sua famosa polemica contro i «professionisti dell’Antimafia» e commentó: «Sono parole che credo nessuna persona onesta e intelligente rifiuterá di sottoscrivere». I pm bollarono a fuoco Sciascia e processarono Prinzivalli. «Non ce ne voglia l’illuminato uomo di cultura Leonardo Sciascia - scrissero - se per questa volta, con tutta la nostra forza lo collochiamo ai margini della societá civile... Certo, caro Sciascia, vivere nella tranquillitá bucolica è cosa ben diversa che vivere nell’angoscia della probabile vendetta mafiosa. Certo, cosí vivendo, si rischia molto meno: ma si diventa, a poco a poco dei quaquaraquá». E per Prinzivalli spuntó subito il «pentito» che lo accusava. Spuntó in piena notte a New York, alle 4 e 30 del mattino del 4 aprile del 1993, come documenta il verbale dell’interrogatorio. E Francesco Marino Mannoia, che per tutti questi anni è stato la riserva americana del pentitismo italiano ed è stato anche 1’unico «pentito» che ha avuto l’immunitá garantita per legge. Nel suo contratto sottoscritto negli Stati Uniti, sta scritto che, qualsiasi cosa dica e contro chicchessia, non puó essere chiamato a rispondere di calunnia in Italia (lo ha ricordato di recente in Senato Giulio Andreotti, un’altra vittima di Mannoia). Quella notte Mannoia parla con i sostituti del procuratore di Palermo Giancarlo Caselli e racconta di aver saputo in carcere da un tale Puccio (che non fa in tempo a essere interrogato e a confermare il racconto perché subito dopo viene ammazzato in cella, massacrato a colpi di bistecchiera) che Michele Greco detto «il Papa», per aggiustare un processo in cui era imputato e che era presieduto da Prinzivalli, si era rivolto a Totó Riina perché mandasse il suo fido Giuseppe «Piddu» Madonia a parlare con Corrado Carnevale, il presidente della prima sezione penale della Cassazione. Corrado Carnevale (il «Carnevale primo»), che in effetti in quel processo, appunto il maxi ter, assolse il «Papa». I sostituti di Caselli erano andati a New York a sentire Mannoia proprio perché puntavano su Corrado Carnevale, punto di passaggio obbligato per processare Giulio Andreotti, per conto del quale aggiustava, secondo l’accusa, i processi di mafia. Prinzivalli resta impigliato nella rete tesa a Carnevale: nessuno ha mai potuto provare che Carnevale e Prinzivalli si frequentassero e che almeno si conoscessero, ma per i professionisti dell’Antimafia i due giudici, Carnevale primo e Carnevale secondo, erano accomunati dallo stesso «delirio garantista». E anche se non c’è la minima traccia di contatti diretti di Prinzivalli con la mafia, egli ha aggiustato il processo e ha assolto Michele Greco per «simpatia» culturale e ideologica con Carnevale, maestro di diritto e di plagio. A ottobre c’è l’avviso di reato, il solito concorso esterno in associazione mafiosa, e il decreto di perquisizione, che reca anche due firme illustri, quella di Fausto Cardella, il Pm che poi andrá a Perugia a processare Andreotti per l’omicidio Pecorelli, e quella di Ilda Boccassini, il pm che è discesa in Sicilia per indagare sull’assassinio di Giovanni Falcone e che fará in tempo a interrogare il «pentito» Salvatore Cancemi ponendo la prima pietra dell’inchiesta su Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi quali presunti «mandanti esterni» della strage. La perquisizione non approda a niente. Prinzivalli si autosospende dalle funzioni e chiede di essere arrestato, rifiuta anche l’udienza preliminare e il Gip, chiede di essere processato pubblicamente e subito, sollecita il rito abbreviato. Ma quelli devono intanto pensare ad Andreotti e a Carnevale primo, e Carnevale secondo puó aspettare: il dibattimento comincerá soltanto nel novembre del 1995, e per fortuna che il rito è abbreviato, cosí il processo dura soltanto due armi e mezzo, e in due anni e mezzo trovano il tempo per celebrare soltanto 65 udienze, nemmeno una per settimana, nel corso delle quali sentono settanta testimoni e undici «pentiti». Il protagonista del processo non è l’imputato, ma il presidente, la signora Antonina Sabatino, un magistrato che ha due fondamentali caratteristiche: è stata una collaboratrice, in pratica una dipendente, del presidente Prinzivalli, con il quale non è andata sempre d’accordo, e presiede da qualche tempo una specie di «tribunale speciale», nel senso che è specializzato nel processare a Caltanissetta i magistrati. Prima di Prinzivalli, la signora Sabatino ha giá condannato due giudici, Giuseppe Urso e Salvatore Sanfilippo, e ne sta processando un quarto, Pasquale Barreca, che condannerá come gli altri tre (ma che in appello sará assolto). Un quinto giudice, Giovanni Barrile, lo aveva per la veritá assolto, ma nella sentenza con cui lo assolveva, aveva lanciato un anatema contro la magistratura siciliana: «Una intera generazione di magistrati - aveva scritto nella sentenza - è stata collusa con la mafia». I giudici siciliani della generazione precedente a quella della Sabatino, anche se singolarmente non furono corrotti dal danaro o piegati dalla paura, lo fecero per «adesione ideologica», della mafia avevano un’idea romantica, la consideravano una garanzia per l’ordine sociale, ne erano come affascinati. Povero Prinzivalli, esponente di spicco di una generazione di giudici «affascinati» dalla mafia, processato dalla nuova generazione dei giustizieri dell’Antimafia, e per giunta da una sua ex collaboratrice sottoposta, la prima volta nella storia processuale del mondo intero: gli avvocati la ricusano, tantoppiú che per i trascorsi rapporti tra la Sabatino e il «principale» potevano esserci motivi di astio, ma la Corte d’appello respinge l’istanza. E la Sabatino dimostra subito che non è tipo da complessi di inferioritá: accoglie tutti i testimoni richiesti dall’accusa e massacra la lista dei testi della difesa, dice di sí al Pm e di no agli avvocati, ostacola i loro tentativi di controinterrogare i «pentiti» e di mettere in evidenza le imprecisioni, le reticenze, le menzogne. Fino a che, dopo due anni di questo tormentone, i difensori di Prinzivalli non ce l’hanno fatta piú e hanno rimesso il mandato. Si sono tolti la toga dalle spalle, l’hanno deposta sui banchi e sono usciti dall’aula. La Sabatino ha chiesto all’imputato: vuole nominare un altro difensore? L’imputato: non ci penso nemmeno. La Sabatino gli ha nominato l’avvocato d’ufficio. Questi ha dato un’occhiata alle carte del processo (50mila pagine) e ha chiesto un paio di mesi di tempo per leggerle. La Sabatino gli ha concesso tre giorni. Dopo tre giorni, l’avvocato d’ufficio, ascolta la requisitoria del pm. Si è alzato e ha detto tre parole: «chiedo l’assoluzione dell’imputato» e si è riseduto. Questo di Prinzivalli è stato il primo processo di mafia, e finora l’unico che si è concluso senza l’arringa della difesa. L’accusa ha puntato sostanzialmente su due «pentiti»: il primo è il Mannoia di New York che ha riferito la confidenza di quel Puccio ucciso con la bistecchiera prima che potesse confermare, e che poi non si è presentato al dibattimento, si è dato malato per una, due, tre volte, e che quando, dopo la perizia del medico, è stato trascinato nell’auto, si è seduto e ha dichiarato: «Mi avvalgo delle facoltá di non rispondere». Il secondo «pentito», quello su cui si è basata la sentenza di condanna, è stato il famoso Salvatore Cancemi, quello che ha accusato Dell’Utri e Berlusconi di aver incontrato Totó Riina alla vigilia della strage di Capaci e di essere stati in pratica i mandanti dell’assassinio di Giovanni Falcone. Cancemi ha dichiarato il contrario di quanto aveva detto Mannoia. Secondo questi, non ci sarebbe stato nessun contatto diretto tra Prinzivalli e la mafia, sarebbe stato Riina a mandare Madonia a parlare con Carnevale, e Carnevale sarebbe intervenuto su Prinzivalli per convincerlo ad assolvere Michele Greco. Cancemi ha invece raccontato che è stato Totó Riina a trattare direttamente con Prinzivalli e a ricompensarlo con «‘na vurza piena di piccioli (una borsa piena di soldi)». Quanti soldi è stato chiesto a Cancemi? E Cancemi: io non li ho contati, non li ho nemmeno visti, e in veritá non ho visto nemmeno la vurza... E allora? E Cancemi: non ho visto niente, ma lo posso immaginare, perché io conosco il «linguaggio immaginifico» di noi uomini d’onore... Sarebbe? «Parlare per immagini - ha spiegato Cancemi rientra nello stile di noi uomini d’onore, specialmente se siamo di rango elevato... Se Riina mi ha parlato di una vurza, e mi disse che ‘u sauru (Riina chiamava cosí Prinzivalli per via del colore della pelle e dei capelli) si futtiu una vurza piena di piccioli, e parlandone, ha alzato le mani e gli occhi al cielo voleva dire che i soldi erano tanti, proprio tanti...». Quando si sono resi conto che le dichiarazioni dei «pentiti» stavano in piedi e si contraddicevano a vicenda, sono passati a processare non piú il giudice, ma direttamente la sentenza. Prinzivalli, hanno detto, non sará plagiato da Carnevale, come aveva detto Mannoia, non sará stato corrotto da Riina con la vurza piena di piccioli, ma alcuni boss gli ha assolti, a cominciare da Michele Greco, e di ció deve comunque rispondere. Ma Prinzivalli non è un giudice monocratico, non era solo in Camera di Consiglio, con lui c’erano due giudici togati e sei giudici popolari... Bene, sentiamoli tutti. Vogliamo sapere come hanno votato ciascuno di loro per ciascuno dei 125 imputati del processo maxi ter, come e di che cosa si è discusso, che cosa è stato detto, chi ha votato a favore e chi contro... Ma il segreto della Camera di Consiglio non è piú il sacro e inviolabile dei segreti, e mai nessuno ha osato chiederne conto? Non importa, ha decretato la signora Sabatino come in una bolla papale, io vi sciolgo dal segreto, parlate... Due giudici togati e sei giudici popolari, spaventati e umiliati, hanno alla fine raccontato tutto, e per filo e per segno... E per l’accusa è stata la débácle: si è scoperto che il presidente Prinzivalli, non solo aveva comunque inflitto agli imputati del suo processo sette ergastoli e 350 anni di carcere, ma che in Camera di Consiglio era stato il piú severo nelle richieste, e che piú volte era stato messo in minoranza, e che aveva chiesto piú anni di carcere e almeno due ergastoli in piú... A questo punto è stato raggiunto il punto piú basso dell’amministrazione della giustizia nei processi di mafia di questi dieci anni, anche piú basso e scandaloso di quello dei processi a Contrada, a Carnevale, a Mannino, a Musotto, a Andreotti. Dopo essere passati dal processo all’imputato al processo alla sentenza, sono passati a processare le motivazioni della sentenza: va bene, avrai anche chiesto in Camera di Consiglio piú condanne, piú anni di carcere, piú ergastoli, ma hai anche assolto, e con quali motivazioni hai assolto quelli che hai assolti? Questo è il vero reato commesso da Prinzivalli (come è stato quello rinfacciato a Carnevale), come ha motivato le assoluzioni. Prinzivalli, come Carnevale, possono anche non aver voluto favorire questo o quel mafioso, ma con le motivazioni delle loro assoluzioni, demolendo i grandi teoremi dell’Antimafia, come il teorema Buscetta e quello della Cupola, della Commissione di Cosa nostra che tutto sa e tutto decide e di tutto deve rispondere, hanno in definitiva favorito Cosa nostra nel suo complesso. Nel caso di Prinzivalli e della sua sentenza, non è vero nemmeno questo, Prinzivalli non ha contestato nella sua sentenza l’organizzazione verticistica e accentrata di Cosa nostra, ma ha detto un’altra cosa: «I membri della Cupola – ha scritto nella sentenza del maxi ter – non possono essere condannati per un certo delitto in mancanza di un consenso, di una partecipazione, di una decisione da loro presa in merito al delitto stesso». Non sono parole per qualsiasi persona onesta e ragionevole, come aveva detto Sciascia, sottoscriverebbe? Non le ha sottoscritte il tribunale presieduto dalla signora Sabatino, che per queste parole ha condannato Giuseppe Prinzivalli a dieci anni di galera. Era l’aprile del 1988. Due anni dopo, in appello, gli hanno fatto uno sconto e gli hanno ridotto la pena a otto anni. Poi la Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio e l’anno scorso il processo è tornato in appello. E venerdí scorso Prinzivalli è stato assolto per non aver commesso il fatto. «Sono stati spazzati via - ha dichiarato uno degli avvocati di Prinzivalli, che ormai è in pensione e ha atteso la sentenza a casa perché ancora convalescente da una grave malattia - quindici anni di maldestre congetture e illazioni di un giudice onesto». Peccato che l’hanno saputo in pochi.

I sindacalisti ricevono la pensione senza aver versato contributi - kaiser soze  

  By: kaiser soze on Sabato 25 Ottobre 2003 15:41

SINDACALISTI IN PENSIONE: TUTTI I PRIVILEGI Tra i beneficiari Cossutta, Del Turco, Marini, D’Antoni, Larizza, Occhetto, Napolitano Grazie alla legge Mosca in 40 mila ricevono l’assegno senza aver versato contributi. Nel ’96 l’Ulivo ha introdotto per loro il doppio vitalizio. Un costo per l’Inps di 10 miliardi di euro -4 Ottobre 2003, Fausto Carioti -- il velino ---- Paradosso tutto italiano: a guidare le migliaia di pensionati e pensionandi che oggi attraverseranno le principali città italiane per protestare contro la riforma della previdenza ci saranno i privilegiati che andranno (o sono già andati) in pensione senza che per anni fosse stata versata una sola lira di contributi in loro favore. Pensionati molto speciali, insomma, i cui assegni gravano o graveranno su chi la pensione se l'è sudata sino all'ultimo spicciolo, tutto grazie a una legge risalente al 1974, che prende il nome da Giovanni Mosca, deputato socialista e, in precedenza, leader della Cgil. II copione è di quelli già visti: “la leggina" fu presentata come un provvedimento destinato a sanare la situazione di qualche centinaio di persone, che nei decenni successivi al dopoguerra avevano lavorato per sindacati o partiti politici più o meno in nero, cioè senza che a loro nome fossero stati versati all'Inps i contributi dovuti. Bastava una semplice dichiarazione del rappresentante nazionale del sindacato o del partito e si potevano riscattare, al costo dei soli contributi figurativi, interi decenni di attività, a partire dagli anni Cinquanta. Piatto ricco, mi ci ficco; proroga dopo proroga (l'ultima è scaduta nell’aprile del 1980) la legge Mosca è diventata un bastimento sul quale sono saliti quasi 40mila lavoratori - reali o presunti - di sindacati e partiti politici. Pensioni facili, facilissime. Che hanno procurato alle casse dell'Inps un aggravio valutato in 10 miliardi dì euro. Tra i beneficiari della legge Mosca, molti bei nomi della politica e del sindacato, gran parte dei quali ancora in attività: Armando Cossutta, Achille Occhetto, Giorgio Napolitano, Sergio D'Antoni, Pietro Larizza, Franco Marini, Ottaviano del Turco, la scomparsa Nilde lotti. Pensioni che si sono andate ad accumulare a sostanziosi vitalizi parlamentari o ad altri trattamenti previdenziali. Accanto a questi personaggi noti, un esercito di funzionari più o meno oscuri. Chi è ricorso alla maxi-sanatoria previdenziale - perché di questo, in fin dei conti, si è trattato -sono stati soprattutto il Pci e la Cgil. Botteghe Oscure regolarizzò la situazione di circa 8mila funzionari, mentre il sindacato rosso sanò le posizioni dì ben 10mila dipendenti. Ovviamente, come lecito attendersi in questi casi, molti ne hanno approfittato per farsi una pensione gratis senza averne diritto. Le tante inchieste avviate dalle procure di mezza Italia tra il 1995 e il '96 portarono alla luce casi clamorosi, come quelli di funzionari che dichiaravano di aver iniziato a lavorare sin dalla tenera età di cinque anni, oppure quando il loro sindacato o il loro partito ancora non esistevano. Non solo. Un'altra leggina, votata ai tempi dell'Ulivo, garantisce ad alcuni sindacalisti la possibilità di vedersi moltiplicare per due i contributi pensionistici e quindi, di fatto, di ottenere una pensione doppia. Lo statuto dei lavoratori prevede che ai dipendenti in aspettativa per lo svolgimento di incarichi sindacali siano versati, a carico dell'Inps, i soliti contributi figurativi, calcolati sulla base dello stipendio non più versato dall'azienda di provenienza. Un decreto legislativo del '96, firmato dall'allora ministro del Lavoro Tiziauo Treu, uomo vicino alla Cisl, prevede però che i sindacalisti in aspettativa possano godere di un ulteriore versamento da parte del sindacato. Lo steso privilegio è garantito ai sindacalisti distaccati: quelli, cioè, che continuano a percepire lo stipendio dell’azienda privata o dall’ente pubblico di provenienza pur lavorando esclusivamente per il sindacato. I base agli ultimi dati disponibili, a godere di questo regime speciale di doppio contributo - in vista di una pensione moltiplicata per lo stesso fattore - sono 1.793 sindacalisti, dei quali ben 1.278 fanno capo alla Cgil. Le pensioni non sono il solo caso in cui i sindacati e i loro rappresentanti si trovano a godere di regole sociale calibrate su misura. Alle organizzazioni sindacali, per citare l'esempio più clamoroso, non si applica l'obbligo di reintegro previsto dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. In altre parole, i sindacati sono liberi di licenziare i loro dipendenti senza correre il rischio di doverli riassumere se un giudice dovesse decidere che il licenziamento è avvenuto senza una giusta causa. Inutile ricordare che la Cgil e le altre sigle, in difesa di quell'articolo 18 che a loro non si applica, hanno scatenato una vera e propria guerra di religione.

 

  By: gianlini on Giovedì 02 Ottobre 2003 20:34

io credo che non si debba confondere una certa "reazione" di Berlusconi quando pensa di essere stato offeso, reazione di tipo personale e caratteriale e probabilmente dovuta alla consuetudine a circondarsi di "signor sì" con calcoli di tipo politico quand'anche non interpretasse quello che moltissima gente che lo ha votato pensa e vuole, e cioè che con i soldi propri (leggi canone) non si debbano pagare persone che fanno pura propaganda politica di parte e faziosa Fede non lo paghiamo noi, Luttazzi e Santoro, alla RAi sì!

 

  By: Noir on Giovedì 02 Ottobre 2003 19:16

"ma vorrei capire come si fa a mettere sullo stesso piano Biagi, Luttazzi e Santoro e d'alema dall'altro" concordo! Infatti si tolgono dal video quelli pericolosi! e questi tre lo sono molto + di d'alema. Si attacca Prodi, Dini e co. non il tipo che ha contribuito alla vittoria del nano, che gli ha fatto il favore della bicamerale etc.... Se santoro porta voti alla destra perchè il Berl non lo ha lasciato in video?...ah già, lui è Buono e Giusto! :-D

 

  By: gianlini on Giovedì 02 Ottobre 2003 19:06

potrei scrivere lo stesso ma vorrei capire come si fa a mettere sullo stesso piano Biagi, Luttazzi e Santoro e d'alema dall'altro oppure si è talmente poco convinti delle proprie idee che le deve esprimere "un grande vecchio" come Biagi perchè ci si possa credere?