By: Mr.Fog on Giovedì 11 Ottobre 2007 10:45
Si parla di utili, di crescita, di mercato globale, di...questa volta e' diverso; ricordarsi quello che e' capitato negli ultimi 100 anni puo' parere uno stupido gioco.
I mercati evolvono ma a muoverli sono sembre le solite due forze: debito e speculazione.
L'economia...beh quella va bene per le discussione sui forum.
Crisi economica del 1873-1895
Era la prima manifestazione di una crisi economica moderna. Mentre infatti le crisi dell' ancien regime si manifestavano sotto forma di carestie (quindi crisi da sottoproduzione), il nuovo tipo di crisi che il mondo andava sperimentendo era una crisi di sovrapproduzione. L'indice più vistoso della crisi fu la caduta dei prezzi.
La crisi può essere spiegata grazie a tre fattori:
- progresso tecnologico
- ampliamento dei paesi industrializzati
- imposizione di bassi salari.
Crisi del 1929
« "Le banche avevano ritirato improvvisamente dal mercato diciottomila milioni di dollari, cancellando le aperture di credito e chiedendone la restituzione" »
L'economista John Kenneth Galbraith ha individuato almeno cinque fattori di debolezza nell'economia americana responsabili della crisi:
- Cattiva distribuzione del reddito
- Cattiva struttura delle aziende industriali e finanziarie
- Cattiva struttura del sistema bancario
- Eccesso di prestiti a carattere speculativo
- Errata scienza economica
Crisi energetica del 1973
Fu dovuta principalmente ad un’improvvisa e inaspettata interruzione del flusso dell’approvvigionamento di petrolio dai paesi appartenenti all’Opec
Crisi energetica del 1979
Si intende il brusco rialzo che si verificò nel mercato internazionale del petrolio a seguito della rivoluzione iraniana del 1979.
Il rovesciamento del regime dello scià Reza Pahlavi bloccò la produzione petrolifera del paese innescando forti movimenti speculativi. Il petrolio arrivò a quotare 80$/barile (valore riportato a dollari 2005) creando grandi difficoltà di approvvigionamento energetico in tutto il mondo occidentale.
Giappone 1990
Le politiche fiscali e monetarie espansionistiche, adottate dal governo nel 1986 e nel 1987 per incrementare la domanda di investimenti, riuscirono a scongiurare una recessione ma portarono anche ad un'eccessiva ed incauta espansione del credito. I nuovi prestiti furono utilizzati in prevalenza per investimenti immobiliari ed azionari ai quali le società, le famiglie e gli speculatori si rivolsero sia per investimento che per opportunità di guadagni. Ciò provocò una spettacolare rivalutazione dei prezzi degli immobili e dei valori delle azioni dando vita al fenomeno conosciuto come Heisei boom o bolla economica. Purtroppo il governo mantenne troppo a lungo le politiche espansionistiche e non ne controllò adeguatamente gli effetti. Quando, nel maggio 1989, la Banca del Giappone finalmente intervenne alzando il tasso ufficiale di sconto, i valori delle azioni e degli immobili iniziarono una rapida discesa, culminando nei primi anni '90 nello scoppio della bolla.
Messico-Russia-Argentina
Motivi simili in contesti assai diversi:L'aumento del debito estero, pubblico e privato,
Asia 1997
La crisi asiatica è stata soprattutto una crisi finanziaria, con una riduzione massiccia ed improvvisa di flussi di capitali dall'estero combinata ad un deflusso rapido di capitali in fuga. La fragilità di un insieme di sistemi economici locali la cui crescita era sostanzialmente fondata sul credito e sulla continua circolazione di capitali è emersa con tutta chiarezza e i fattori che avevano alimentato la crescita veloce sono diventati fattori di blocco: corruzione, aleatorietà del sistema legale, esposizione del settore bancario, indebitamento delle imprese, perverso intreccio di potere tra politici, imprenditori e banchieri.
2000-2001
Ciò che ha provocato la recessione è stato un crollo della domanda di investimenti. L’investimento non immobiliare – la domanda di
stabilimenti e macchinari da parte delle imprese – in quell’anno è diminuito del 4,5%.
Nella seconda parte degli anni Novanta, le imprese erano state estremamente ottimiste circa il futuro, e di conseguenza il tasso di investimento aveva raggiunto livelli molto elevati.
Tra il 1995 e il 2000, il tasso di crescita medio annuo degli investimenti aveva superato il 10%. Tuttavia, nel 2001 era divenuto
evidente che le imprese erano state eccessivamente ottimiste e avevano investito troppo.
Ciò le ha portate a tagliare gli investimenti, causando un calo della domanda e, attraverso il moltiplicatore, un calo del PIL.
La pericolosità della crisi è stata percepita in ritardo. Il ciclo espansivo più lungo di tutti i tempi aveva fatto diffondere nell'economia trainante, gli Stati Uniti, e di conseguenza nel mondo, una visione miracolistica, che celebrava l'avvento di una nuova era di crescita continua, e la fine del concetto stesso di ciclo economico, grazie alla rivoluzione della cosiddetta nuova economia: su tali basi, la recessione non poteva essere prevista.
Le tappe sono state quelle tipiche delle crisi di sovrapproduzione così frequenti fino alla prima metà del secolo. Un'ondata di innovazioni tecnologiche ha consentito la riorganizzazione radicale della struttura economica, con l'accelerazione della produttività, specialmente negli Stati Uniti. La diffusione su scala planetaria del pc e di internet hanno dato l'illusione dell'avvento di una nuova era.
Contrariamente alla visione dominante, il libero mercato non ha mostrato alcuna capacità di autoregolarsi. Si è invece generata, per un effetto imitativo, legato alla paura di restare fuori dal gioco, una corsa senza precedenti agli investimenti in nuova tecnologia, nella quale le nuove iniziative costituivano la clientela degli attori precedenti, in una sorta di catena di Sant'Antonio dell'hi-tech. Centrale, nel circolo vizioso, il ruolo di una borsa che ha continuato a drenare capitali anche quando la sua valutazione aveva ampiamente superato ogni criterio ragionevole.