By: lutrom on Martedì 29 Aprile 2003 17:45
Si attendono commenti.
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da: http://ilmessaggero.caltanet.it
Stipendi a confronto: bancari e broker i più ricchi
Per gli intermediari finanziari il reddito lordo medio è di 54 mila euro l’anno. Ultime le colf: 11.700 euro
ROMA - Non è proprio una novità, ma una conferma significativa. Nel vastissimo e quanto mai variegato mondo del lavoro dipendente, quelli che "stanno meglio" sono i bancari, gli addetti all’intermediazione finanziaria e, in genere, i cosiddetti "broker", cioè il personale degli studi che assistono la clientela nelle operazioni di investimento e di collocazione del denaro. In Italia il reddito medio dei dipendenti è di 30.478 euro l’anno. Ebbene, queste categorie primatiste superano, e di molto, il livello-standard, poiché sfiorano i 55.000 euro, per la precisione 54.809. Dunque, anche se la Borsa continua a riservare modeste soddisfazioni a chi insiste a scommetterci su, anche se i fondi d’investimento offrono guadagni alquanto risicati (e del resto i Bot non fanno meglio), chi opera su questi terreni poco redditizi per i risparmiatori il suo raccolto riesce comunque ad assicurarselo, ed è un raccolto soddisfacente, dal momento che supera i 100 milioni delle vecchie lire.
La fotografia di come si distribuiscono le retribuzioni la scatta la Relazione trimestrale sulla situazione economica del Paese. Al secondo posto in classifica si piazzano i dipendenti delle imprese che producono e distribuiscono energia elettrica (in sostanza l’Enel, l’Acea e le altre aziende che gestiscono questo servizio essenziale), con uno stipendio medio annuo di 49.712 euro. Si tratta, con ogni evidenza, di una "aristocrazia" operaia, che nel tempo ha saputo strappare alle controparti contratti di tutto rispetto, grazie anche alla buona salute delle aziende (non a caso l’Enel continua a essere uno dei pilastri della nostra Borsa). In terza posizione, ma molto distanziate, due maxi-categorie: sanità e pubblica amministrazione. I rispettivi redditi si fermano a 36.864 e 36.664 euro. Qui però le medie vanno prese con cautela, perché settori così ampi comprendono al loro interno differenze enormi. Tra i ministeriali la retribuzione di un ambasciatore non è paragonabile con quella di un commesso e così tra gli ospedalieri un primario guadagna ben di più di un portantino.
Le cose vanno ancora un po’ peggio per dipendenti costretti dallo Stato a stringere la cinghia: gli insegnanti. Le centinaia di migliaia di presidi, professori e maestri elementari sono fermi a 34.643 euro, al di sotto dei lavoratori delle industrie minerarie, con i loro 34.741 euro. Anche qui, comunque, nessuna sorpresa. I conti pubblici del nostro Paese non sono mai stati brillanti e i bassi stipendi del personale della scuola fanno parte della tradizione. Sopra quota 30.000 euro, poi, si collocano settori di dimensioni cospicue, tipo gli oltre 4 milioni di addetti alle aziende manifatturiere (tra cui i metalmeccanici), i lavoratori dei trasporti, delle comunicazioni, della ricerca, dell’informatica e dell’immobiliare. Sotto la soglia dei 30.000 scivolano i dipendenti del commercio all’ingrosso e al dettaglio, oltre ai riparatori di auto, moto e beni per la casa. Ancora più in basso vanno gli occupati negli alberghi e ristoranti, con 25.600 euro di media, e gli operai delle costruzioni, a 24.427 euro. Questi ultimi comparti vengono penalizzati anche dai fattori stagionali, che spesso non consentono un’attività continua. Gli stessi fattori che non favoriscono nemmeno agricoltori e pescatori, inchiodati agli ultimi posti della graduatoria, con 13.910 euro l’anno. Fanalino di coda è il comparto degli 800.000 addetti ai servizi domestici regolarmente retribuiti, che non vanno oltre i 12.000 euro, per l’esattezza 11.687.
P.C.