Germania-Italia

 

  By: Gozzer on Venerdì 18 Novembre 2005 13:49

Si l'ha utilizzato. Dimostrazione ulteriore che i soldi non fanno schifo a nessuno, e alla fine quando si ha potere si diventa ladri come i potenti

Due condoni fiscali per Grillo e un 5% di tasse per Benigni - gz  

  By: GZ on Venerdì 18 Novembre 2005 13:44

Ci sono arrivato tramite un blog italiano che lo citava a cui a sua volta sono passato cercando qualcosa d'altro....internet è fatta così ....ma l'ho letto e citato altre volte perchè è uno dei blog più letti al mondo con 1.500 interventi al giorno e lì vedi cosa pensano gli italiani (ad esempio la storia degli zingari era parecchio divertente) Scorrendo internet ora vedo che Grillo ^non ha voluto rispondere#http://www.beppegrillo.it/^ nè al Tempo, nè al Giornale che oggi che gli ha chiesto dorettamente se è vero che ha fatto due condoni fiscali utilizzando le leggi varate sotto berlusconi. Deduco quindi che sia vero, perchè vedo che ha solo scritto che il finanziamento da lui accordato alla società immobiliare era di 461.000 e non 461.000.000. E' evidente che era un errore tipografico perchè l'articolo parlava di una società con una decina di milioni di euro in immobili per cui non potevano esserci 461 milioni di apporto di capitale Il Tempo ha fatto tre inchieste, Celentano, Benigni e Grillo con parecchi dati ed è quello che dovrebbero fare i giornalisti, confrontare quello che dicono i personaggi pubblici, specie quelli che si creano grandi ascolti facendo del moralismo, con quello che fanno personalmente specie in termini di quattrini Non mi risulta che Roberto Benigni abbia smentito i dati che mostrano che con 100 milioni di euro di fatturato e circa 10 milioni di euro di utile è riuscito a pagare un 5% di tasse sotto Berlusconi: ----------------------------------------------------- "...i bilanci della Melampo cinematografica srl (la società di produzione dei film) negli anni 2001-2004 ..... il fatturato dei Benigni ha sfondato il tetto dei cento milioni di euro. I ricavi complessivi sono stati infatti di circa 107 milioni di euro, e l’utile, penalizzato appunto dal regresso del 2003, è ammontato comunque a 10,2 milioni di euro, qualcosa come venti miliardi di vecchie lire. Secondo le relazioni di bilancio firmate dal cognato di Benigni, Gianluigi Braschi (fratello della moglie Nicoletta), al fisco nello stesso periodo sono stati versati in tutto 458.535 euro, pari appunto al 4,49% di quanto guadagnato. A facilitare questa pressione fiscale «lussemburghese» la distribuzione di dividendi agli azionisti e l’incasso di dividendi, interessi e proventi straordinari sugli investimenti degli anni precedenti. Un quadro fiscale, è bene precisarlo, perfettamente consentito dalla legislazione italiana, e quindi senza rischio di incappare nelle norme anti-evasione o anti-elusione. Ma assai simile a quello sfruttato fra mille polemiche e per cifre molto superiori dai cosiddetti immobiliaristi nella vicenda Bnl. ....nella sua Melampo non ha disdegnato l’utilizzo dei vantaggi offerti da quel criticatissimo condono fiscale di Tremonti. Tanto che ha aderito al primo condono accantonando per versarli al fisco e chiudere possibili contenziosi su anni passati più di 315 mila euro durante il 2002. L’anno successivo, alla riapertura dei termini del condono fra i fischi parlamentari del centro-sinistra e le grida di piazza contro la finanza facile e permissiva, Benigni non ha rifiutato nemmeno la nuova occasione. Anzi, vi ha aderito versando altri 155.780 euro sperando così di chiudere qualsiasi partita del passato con l’Agenzia delle entrate. ^In tutto il comico, regista e attore toscano ha versato 471.284 euro per la chiusura delle pendenze...#http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=807861&editionId=5&SectionId=5^

 

  By: Gozzer on Venerdì 18 Novembre 2005 12:59

GZ: Gli altri giornali non citano mai le inchieste dei concorrenti per cui non trovi niente sul corriere o repubblica e l'ho visto solo su internet per caso. ------------------------------------------------------------------ Non è vero, l'hai visto sul suo blog e non per caso di la verità! ;-) E però la sua smentita sulla cifra non l'hai riportata...

 

  By: Gozzer on Venerdì 18 Novembre 2005 12:51

Zibordi, peccato che non siano 461 milioni di euro come scrive quel giornalista (dietro ad uno pseudonimo tra l'altro) ma 461000 euro, a me sembra molto fazioso oltre come pezzo e anche come giornale...

Fate quello che dico, non fate quello che faccio - gz  

  By: GZ on Giovedì 17 Novembre 2005 23:25

Il quotidiano il Tempo ha fatto una cosa magnifica, ha indagato sugli investimenti immobiliari e finanziari degli artisti che fanno la predica a tutti nei loro spettacoli, film e comparsate televisive. C'è Celentano che ha appena attirato 15 milioni di italiani con le sue geremiadi sulla speculazione immobiliare che ha rovinato Milano e non sembra però investire in fattorie ecologiche ma ^solo in palazzi del centro#http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=807863&Sectionid=5&Editionid=5^ e riesce a pagare il 14% di tasse ("Pagare le tasse ? E' lento"...). C'è anche Benigni nell'inchiesta del Tempo e Beppe Grillo. Mi viene in mente il ^libro di Peter Scheizer "Fate quello che dico, non fate quello che faccio" #http://www.amazon.com/gp/product/0385513496/103-0908636-5125418?v=glance&n=283155^che è ora cima alle classifiche di Amazon (....vi trovi Michael Moore che compra azioni della società petrolifera Halliburton e tanti altri attori impegnati...) C'è ^l'inchiesta su Beppe Grillo#http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=808842&Sectionid=5&Editionid=5^, che ha appena vinto il premio di "Times" come "Europeo dell'Anno" e creato un seguito su internet per il suo ruolo di critico morale del sistema, del mondo e in modo particolare del berlusca che usa due volte il condono tombale di Berlusconi per la sua società immobiliare Gli altri giornali non citano mai le inchieste dei concorrenti per cui non trovi niente sul corriere o repubblica e l'ho visto solo su internet per caso. ---------------------------------------- .....Giuseppe Grillo detto Beppe insieme al fratello Andrea quel condono, anzi l’articolo 9 della legge sul condono fiscale di Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, proprio la norma sul condono tombale, l’hanno utilizzata con grande sapienza. Non una, ma due volte, perché mentre in parlamento impazzavano le polemiche sulla riapertura dei termini per prorogare a tutto il 2002 la grazia fiscale già concessa per il periodo 1997-2001, i Grillo risfruttavano la possibilità. Come? Nei bilanci 2002 e 2003 della propria immobiliare, la Gestimar srl con sede a Genova e casette in giro per l’Italia. Così scrive Andrea Grillo nel bilancio 2002, mettendo avanti le mani anche per conto del fratello Beppe (che ha il 99 per cento delle azioni): «In considerazione della possibilità concessa dalla legge finanziaria 2003 di definire la propria posizione fiscale con riferimento ai periodi di imposta dal 1997 al 2001, fermo restando il convincimento circa la correttezza e la liceità dell’operato sinora eseguito, si è rietnuto opportuno di avvalersi della fattispecie definitoria di cui all’articolo 9 della predetta legge (condono Tombale)». Piccola decisione un po’ nascosta in bilancio e fra mille scuse e inutili professioni di correttezza (applicare il vituperato condono fiscale berlusconiano non era infatti obbligatorio), di cui non si trova più traccia nel bilancio 2004 della Gestimar, che alla fine paga anche un sacco di tasse, più del 60 per cento sul piccolo utile realizzato. In questo caso ben diversamente dalle holding di Adriano Celentano e di Roberto Benigni, come raccontato in questi giorni da Il Tempo. Ma era stato proprio Beppe Grillo, non Celentano o Benigni a tuonare contro i condoni nel giugno 2004, in una vibrante lettera rivolta al direttore del quotidiano La Repubblica. Rivolto ai deputati della Casa delle Libertà, aveva sostenuto: «Mettiamo, per ipotesi, che costoro non abbiano mai rubato, evaso le tasse, corrotto un finanziere o un giudice, maneggiato fondi neri, società offshore, P2, tangenti e condoni...» . Già, i condoni come quello che il Grillo imprenditore aveva appena utilizzato... Per altro in buonissima compagnia. Perché altri indignati tuonanti come lui, dalla società editrice dell’Unità, al Caf del Lazio controllato dalla Cgil, fino a quasi tutte le società per azioni controllate dai democratici di sinistra, quel condono tombale l’avevano usato a man bassa e perfino per cifre ben più significative. Sarà piccolo, ma è il conflitto di interesse di tutti gli indignati speciali del centrosinistra italiano... La Gestimar dei fratelli Grillo è una società immobiliare con una decina di proprietà sparse fra Liguria e Sardegna. Il portafoglio al costo storico immobilizzato sfiora il milioncino di euro, ma il valore di mercato è probabilmente molto superiore. In bilancio figurano tre unità immobiliari a Marineledda, Golfo degli Aranci, e una casa a Porto Cervo. Due immobili commerciali ad uso ufficio sono controllati a Casella e a Genova Nervi, mentre altre proprietà ad uso civile e commerciale sono solo citate in un elenco indistinto. L’attività della società e i suoi stessi bilanci sono resi possibili da un finanziamento infruttifero da parte del socio Giuseppe Grillo, per un ammontare di 461 milioni di euro, riportato nello stato patrimoniale della società come debito.

 

  By: gianlini on Mercoledì 30 Aprile 2003 01:01

nulla! a parte i broker (sì, ma quanti sono numericamente?) ha ragione il mio amico tedesco che dice che in Italia guadagnano tutti uguale!

 

  By: lutrom on Martedì 29 Aprile 2003 17:45

Si attendono commenti. ---------------------------------------------------------------------- da: http://ilmessaggero.caltanet.it Stipendi a confronto: bancari e broker i più ricchi Per gli intermediari finanziari il reddito lordo medio è di 54 mila euro l’anno. Ultime le colf: 11.700 euro ROMA - Non è proprio una novità, ma una conferma significativa. Nel vastissimo e quanto mai variegato mondo del lavoro dipendente, quelli che "stanno meglio" sono i bancari, gli addetti all’intermediazione finanziaria e, in genere, i cosiddetti "broker", cioè il personale degli studi che assistono la clientela nelle operazioni di investimento e di collocazione del denaro. In Italia il reddito medio dei dipendenti è di 30.478 euro l’anno. Ebbene, queste categorie primatiste superano, e di molto, il livello-standard, poiché sfiorano i 55.000 euro, per la precisione 54.809. Dunque, anche se la Borsa continua a riservare modeste soddisfazioni a chi insiste a scommetterci su, anche se i fondi d’investimento offrono guadagni alquanto risicati (e del resto i Bot non fanno meglio), chi opera su questi terreni poco redditizi per i risparmiatori il suo raccolto riesce comunque ad assicurarselo, ed è un raccolto soddisfacente, dal momento che supera i 100 milioni delle vecchie lire. La fotografia di come si distribuiscono le retribuzioni la scatta la Relazione trimestrale sulla situazione economica del Paese. Al secondo posto in classifica si piazzano i dipendenti delle imprese che producono e distribuiscono energia elettrica (in sostanza l’Enel, l’Acea e le altre aziende che gestiscono questo servizio essenziale), con uno stipendio medio annuo di 49.712 euro. Si tratta, con ogni evidenza, di una "aristocrazia" operaia, che nel tempo ha saputo strappare alle controparti contratti di tutto rispetto, grazie anche alla buona salute delle aziende (non a caso l’Enel continua a essere uno dei pilastri della nostra Borsa). In terza posizione, ma molto distanziate, due maxi-categorie: sanità e pubblica amministrazione. I rispettivi redditi si fermano a 36.864 e 36.664 euro. Qui però le medie vanno prese con cautela, perché settori così ampi comprendono al loro interno differenze enormi. Tra i ministeriali la retribuzione di un ambasciatore non è paragonabile con quella di un commesso e così tra gli ospedalieri un primario guadagna ben di più di un portantino. Le cose vanno ancora un po’ peggio per dipendenti costretti dallo Stato a stringere la cinghia: gli insegnanti. Le centinaia di migliaia di presidi, professori e maestri elementari sono fermi a 34.643 euro, al di sotto dei lavoratori delle industrie minerarie, con i loro 34.741 euro. Anche qui, comunque, nessuna sorpresa. I conti pubblici del nostro Paese non sono mai stati brillanti e i bassi stipendi del personale della scuola fanno parte della tradizione. Sopra quota 30.000 euro, poi, si collocano settori di dimensioni cospicue, tipo gli oltre 4 milioni di addetti alle aziende manifatturiere (tra cui i metalmeccanici), i lavoratori dei trasporti, delle comunicazioni, della ricerca, dell’informatica e dell’immobiliare. Sotto la soglia dei 30.000 scivolano i dipendenti del commercio all’ingrosso e al dettaglio, oltre ai riparatori di auto, moto e beni per la casa. Ancora più in basso vanno gli occupati negli alberghi e ristoranti, con 25.600 euro di media, e gli operai delle costruzioni, a 24.427 euro. Questi ultimi comparti vengono penalizzati anche dai fattori stagionali, che spesso non consentono un’attività continua. Gli stessi fattori che non favoriscono nemmeno agricoltori e pescatori, inchiodati agli ultimi posti della graduatoria, con 13.910 euro l’anno. Fanalino di coda è il comparto degli 800.000 addetti ai servizi domestici regolarmente retribuiti, che non vanno oltre i 12.000 euro, per l’esattezza 11.687. P.C.