Il male assoluto - gz
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By: GZ on Venerdì 29 Giugno 2007 00:18
Non è un giornalista di sinistra che va a bazzicare in mezzo ai terroristi perchè sa che lo valutano utile e non rischia un @#?=$%£ (al massimo lo tengono fino a quando non si pagano i soliti dieci milioni di dollari sottobanco e le Simone o Mastrogiacomo fanno l'arrivo commosso da eroi con tutti i TG).
Questo è solo uno povero sf.. di un missionario che lavora da vent'anni in mezzo ai poveri nelle filippine e rischia veramente gli taglino la gola, per cui correttamente Prodi se ne sbatte le palle
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Il governo italiano ha escluso la possibilità di pagare somme di denaro per la liberazione di Padre Bossi, una politica diametralmente opposta a quella adottata nel caso del giornalista Daniele Mastrogiacomo sequestrato dai talebani in Afghanistan.
A rivelarlo alla stampa è stato Eduardo Ermita, il braccio destro di Gloria Arroyo, presidente delle Filippine. Anzi, l’ambasciatrice italiana a Manila, Rubens Anna Fedele, ha espresso a Ermita la speranza, come riporta l’agenzia France Presse di ieri, che “le truppe e la polizia filippine possano recuperare in sicurezza il missionario del Pime”.
Padre Giancarlo Bossi è ancora nelle mani dei suoi rapitori. Il missionario italiano della congregazione dei dehoniani, impegnato nelle Filippine dal 1980, è stato sequestrato lo scorso 10 giugno mentre si recava a celebrare messa nella sua parrocchia di Payao, cittadina vicino a Zamboanga nel sud ovest del paese, sulla grande isola di Mindanao.
Per liberare Mastrogiacomo i nostri servizi offrirono un milione di dollari ai talebani, per liberare Padre Bossi, invece, niente pagamenti e niente concessioni.
Tutte le speranze sono aggrappate all’intervento delle forze speciali filippine. Eppure, in Afghanistan Parisi respinse la proposta inglese di un blitz delle celebri teste di cuoio Sas per liberare Mastrogiacomo, nel timore che il tanto caro giornalista di Repubblica - tanto caro alla sinistra estremista di cui è alleato e che tiene in vita il governo di cui è ministro - nell’operazione perdesse la vita.
Meglio accontentare il mullah Dadullah - cui il milione di dollari evidentemente non bastava - e scarcerare cinque tagliagole talebani con il benestare di D’Alema e la mediazione di Emergency. Le forze speciali filippine sono certamente meno affidabili delle Sas, ma di Padre Bossi a D’Alema, Veltroni, Bertinotti, Diliberto e al popolo dei pacifinti non importa un fico secco.
Al ministero degli Esteri non sanno neppure se esista una task force costituita ad hoc (come si fa di solito in queste circostanze…) per seguire il caso, se non ci credete provate a chiamare l’Ufficio stampa della Farnesina e a domandarlo. L’indifferenza dei mezzi di comunicazione, dell’opinione pubblica e delle istituzioni stona alquanto con il battage mediatico che ha accompagnato la vicenda delle due Simone, della Sgrena, di Torsello e di Mastrogiacomo