By: gianlini on Giovedì 01 Settembre 2005 12:47
Dal corriere.it di oggi
Con mia moglie sul ponte dell’inferno» Wahid il sopravvissuto: «
Eravamo lì per chiedere ad Allah un figlio» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
«Sì, lo so che sembrerà eccessivo: rischiare la vita per chiedere ad Allah di avere finalmente un figlio maschio. Ma noi sciiti ci crediamo. Soprattutto crediamo che pregare sulla tomba dell'imam Kadhim, qui nella nostra moschea più importante a Bagdad, sia particolarmente di buon auspicio. Così io, Wahid Najam al Khafaji, 28 anni, originario di Bassora, ma tassista a Bagdad, ieri mattina poco dopo le cinque ho preso mia moglie Hala (una brava moglie, bella, ha 25 anni e mi ha già dato tre figlie, Zina di 8 anni, Zeinab di 7 e Zhacha di 5) e mia madre Zarah. «E siamo partiti in auto per la moschea di Kadhimiya. Soprattutto ci teneva mia madre. Perché è stata lei a insistere. Io le avevo detto negli ultimi giorni: "Non vedi che è pericoloso? I terroristi compiono le loro operazioni kamikaze proprio quando ci sono grandi assembramenti di gente, specie per le feste religiose". Ma lei niente, non ci sentiva. L'anno scorso l'avevo convinta, questa volta non c'è stato nulla da fare. "Wahid, andiamo a pregare, stiamo assieme, chiediamo aiuto a Dio vicino al muro dorato della moschea. Vedrai che Allah apprezzerà il fatto che per avere un maschio siamo pronti a sfidare il terrorismo" rispondeva. Così siamo partiti. Ci siamo vestiti tutti di nero, come vuole la tradizione. Hala e Zarah con in testa gli scialli scuri. Ho preso cibo, acqua, tanta acqua contro i 48 gradi di Bagdad in questi giorni. .........
mi ricorda questo episodio, quello dei pellegrini che di ritorno da S.Giovanni Rotondo o da Lourdes hanno un incidente d'auto o che magari muoiono alla Mecca nel pellegrinaggio annuale
per tutta questa gente non si verifica mai la negazione del sentimento religioso, pur di fronte all'evidenza che l'Allah o Dio di turno non si è dimostrato particolarmente benevolo.
tutto questo mi mette tristezza