By: DOTT JOSE on Sabato 10 Maggio 2003 13:27
un delinquente come Nando dalla Chiesa, figlio di altro malfattore, ha
scritto questa lettera:
08.05.2003
Contro l'attacco al cuore dello Stato
di Nando Dalla Chiesa
Mi spiace smentire autorevoli organi della stampa internazionale. Ma la
situazione per l'Italia non ? seria n? grave. ? semplicemente drammatica.
Mai dall'interno delle istituzioni era giunto un attacco tanto violento e
premeditato all'ordinamento dello Stato. Quel che terrorismo e mafia non
sono riusciti a fare lo sta facendo un capo del governo eletto liberamente
da una cospicua minoranza degli italiani.
La famosa ?destabilizzazione? auspicata dai ribelli sanguinari degli anni
settanta e da loro mai conseguita ? davanti ai nostri occhi. E, diversamente
dagli anni novanta, non perch? vi sia stato uno smottamento o spappolamento
del sistema dei partiti, bens? per una intenzione dichiarata che viene dall'
interno stesso delle istituzioni. Ricordate? Colpire il cuore dello Stato.
Bene, ci siamo molto vicini. Le istituzioni, i princ?pi costituzionali, gli
organi di garanzia, i poteri, le libert?, la legalit?: tutto appare in
discussione, sempre pi? in discussione, sottoposto a spinte e sconquassi
senza fine. Un imputato che lotta disperatamente per salvarsi ha deciso di
trascinare con s?, nel discredito e nella furia distruttiva, l'intero paese.
Nulla si salva. N? la magistratura o il suo Consiglio superiore, n? la Corte
costituzionale, n? il parlamento e i suoi diritti e regolamenti, n? i
diritti di espressione e critica dei cittadini, n? l'autonomia dell'
informazione, e nemmeno - come si ? ampiamente visto - il presidente della
Repubblica.
Questo imputato ha deciso, in solido con altri imputati, di avvalersi del
potere politico per scardinare e ammutolire la politica. Di usare gli
strumenti della democrazia per aggredirla. Di usare la Costituzione per
farne strame. E in tal senso si comprende l'affinit? elettiva che l'
ineffabile Toni Negri scopre di avere con un personaggio da lui tanto
distante e cos? sideralmente lontano dalla cultura degli anni di piombo.
Anche lui, Toni Negri dico, ai suoi tempi teorizzava infatti (diversamente
dalle Brigate Rosse) che si dovessero usare le armi della democrazia
borghese per sovvertire lo Stato, i cavilli del diritto borghese per
rovesciare l'ordinamento democratico. Ma, appunto, qua di un presidente del
Consiglio si tratta. E di una maggioranza costretta per un infernale
meccanismo di convenienza-solidariet? ad andargli dietro, facendo molte
volte violenza alle sue stesse convinzioni e culture originarie.
? qui che si colloca l'indecente dibattito sull'immunit? parlamentare.
Indecente, ci si intenda, non perch? l'istituto non possa essere discusso e
rivisto e riordinato. Ma perch? esso oggi viene brandito come un pugnale
contro le istituzioni repubblicane minacciando ?o l'immunit? o la
catastrofe?, in una riedizione laica del celebre ?muoia Sansone con tutti i
filistei?. Sembra ragionevole il premier, quando, invocando l'antica
immunit?, esorta con afflato da statista a tornare ?alla parola dei padri
costituenti?. Peccato che egli sia la stessa identica persona che ogni
giorno spara sulla Costituzione accusandola di essere ?sovietica?. Peccato
che egli ostentatamente non frequenti la celebrazioni della Resistenza da
cui nacque quella Costituzione. Peccato che i padri costituenti non
immaginassero nemmeno lontanamente di porre quelle protezioni a vantaggio
personale di corrotti e corruttori; ma le avessero previste per tutelare il
parlamentare in quanto rappresentante del popolo, e dunque in quanto
dirigente di una occupazione di terre, organizzatore di manifestazioni,
tramite - con le sue parole - di critiche e di denunce per conto dei
cittadini senza potere.
Un pezzo abrogato di un articolo della Costituzione (ossia quella parte
dell'articolo 68 che fino a dieci anni fa tutelava il parlamentare da ogni
azione giudiziaria) diventa, per la volont? disperata di ripristinarlo, l'
appiglio perverso per scatenare una lotta che, nel suo incedere, non si fa
scrupolo di assaltare la Costituzione in vigore (certo, non tutta: ma le
esigenze e le pretese crescono di settimana in settimana...). La Carta della
democrazia contro se stessa. Nulla di strano. ? la doppiezza di messaggi a
cui viene sottoposta da tempo l'opinione pubblica. Esistono ormai davvero un
doppio diritto, una doppia idea di garanzie, una doppia Costituzione, una
doppia idea di libert?. E in ogni doppiezza le due facce sono lontane,
terribilmente lontane. Tolleranza zero e tolleranza cento, Costituzione
sovietica e Costituzione sacra, parlamento sovrano e parlamento servo,
garantismo antiprocessi e servizi segreti che possono commettere reati, ogni
reato, a piacimento del governo, abrogazione dei reati d'opinione (? nel
programma ufficiale, no, ministro Castelli?) e uso sistematico di querele e
risarcimenti da parte degli stessi governanti contro attori, giornalisti e
perfino semplici e anonimi cittadini che gridano ?rispetta la Costituzione?.
Ormai va detto. Questo governo ? portatore di una pulsione tirannica. Una
pulsione che viene definita per l'appunto dalla straordinaria distanza -
sconosciuta alla nostra storia repubblicana - che esso pone tra i diritti
dei potenti e i diritti degli ?altri?. Questa pulsione non nasce tanto dai
rapporti di produzione minacciati (come fu nel caso degli agrari) ma dall'
inedita condizione di imputati, inquisiti e avvocati in cui ? avviluppato il
nucleo duro della nuova classe dirigente. Essa si confronta con una cornice,
quella della democrazia, che si ? dimostrata pi? resistente di quanto gli
interessati immaginassero. E ora punta a sfondare la cornice. Perci?
destabilizza. Il punto di partenza di questo salto di strategia ? stata
forse la trasmissione a reti unificate della famosa cassetta di Arcore con
il capo del governo all'attacco del potere giudiziario. Se questo ? vero, ?
necessario che la democrazia faccia, di nuovo e con pi? decisione ancora,
sentire la sua forza. Con le sue procedure pacifiche, con i suoi strumenti,
con i suoi protagonisti. I cittadini, chi li rappresenta in ogni sede e i
pi? alti organi di democrazia. L'eversione, non dimentichiamolo, ? tale
anche se chi la pratica ? stato eletto democraticamente. La regolarit? del
voto certifica solo la legittimit? della posizione, non di tutto quello
che - da quella posizione - viene compiuto. E questo troppi intellettuali e
politici timidi o interessati o cortigiani per troppo tempo hanno omesso di
spiegarlo.
Il comitato ?La legge ? uguale per tutti?, composto da una quarantina di
parlamentari dell'Ulivo, diede una scossa all'opposizione, anche con la
?complicit?? di Moretti, organizzando la famosa manifestazione di piazza
Navona il 2 febbraio del 2002. Voleva gridare ai cittadini il senso di
quanto, con l'approvazione delle prime leggi della vergogna, stava accadendo
in parlamento. Voleva coinvolgere le energie democratiche del Paese in una
lotta che altrimenti sarebbe stata perdente nella eterna conta dei
favorevoli e dei contrari nelle aule parlamentari. Fu poi alla testa della
denuncia della Cirami, ottenendo un'investitura di fiducia verso l'
opposizione da parte dei cittadini che costituisce forse uno dei pi?
significativi esempi di fusione morale tra elettori ed eletti. Ora invita di
nuovo a mobilitarsi. Il 14 maggio sera, dalle 20, a piazza Navona. Nella
seconda settimana di dibattito in commissione al Senato sulla pessima legge
di attuazione dell'articolo 68, in attesa di essere ulteriormente peggiorata
in sede di emendamenti. Un happening, ma anche una efficace (e per nulla
noiosa) lezione popolare sulla storia e la geografia dell'immunit?
parlamentare e su questa legge in arrivo e sulle altre prossime venture. Non
pi? per combattere contro le leggi ad personam. E nemmeno pi? per denunciare
la trasformazione del parlamento in appendice di ricchi studi professionali.
Ma per contrastare l'attacco alla Costituzione, per impedire che il Paese e
le sue istituzioni vengano trascinati tutti insieme nel disastro. Dir? la
verit?: dopo la sentenza Imi-Sir, sapendo che cosa avevamo passato in
parlamento perch? a quella sentenza non si arrivasse, avevo tirato un
sospiro di sollievo. Avevo pensato: ora forse, finalmente, si incomincer? a
lavorare per gli italiani. Mi sbagliavo. Ora l'attacco ? ancora pi? duro. La
follia suicida ancora pi? cieca. Dobbiamo difenderci, difendere la
democrazia.