By: Trucco on Giovedì 21 Maggio 2015 16:46
Gianlini oggi hai posto domande un po' insensate secondo me. Tu dovendo scegliere se affidare dei figli di tre anni a una coppia di italiani amanti della filosofia o di indigeni della foresta amazzonica chi sceglieresti?
Secondo: ho avuto la sensazione che si attaccasse la filosofia come se fosse un sinonimo di religione oppure di cultura. Ma non è nessuna delle due cose. Filosofia è sentire il bisogno di sapere di più, di conoscere cose che non si conoscono ancora. Filo sta per bisogno non per "amicizia", infatti l'emofiliaco non è amico ma bisognoso di sangue. Io ad un certo punto della mia vita (spero a metà di essa, ma magari sono già oltre senza saperlo?) ho avvertito questo bisogno. Ti assicuro che non è una questione di cultura. Leggo filosofi o pensatori che secondo la cultura sono di serie B (Gurdjieff, Stirner) o che nemmeno sono considerati filosofi (Castaneda, Sibaldi), ma per me è una questione di poco conto, seguo un certo filone mio di ricerca credo. Anche con la religione credo che centri poco. Anche perché tutti i pensatori che leggo non erano (o non sono) religiosi.
La filosofia non ha fatto fare grandi passi avanti al genere umano nel suo insieme, Parmenide o Eraclito ne sapevano più di altri pensatori contemporanei probabilmente, tuttavia, secondo me, fanno fare grandi passi avanti al singolo, all'io. Non è che dopo aver letto tante cose uno abbia delle risposte chiare in merito al senso dell'esistenza umana secondo me, però cresce a dismisura il numero di domande che egli si pone, inizia a vedere che molte cose sono insensate, smette di essere schiavo di luoghi comuni e di lavaggi del cervello in cui prima era incastrato. Sul piano pratico, terra terra, dell'arricchimento materiale, probabilmente non riceve alcun beneficio, ma se questo è il tuo unico parametro di giudizio povero te...