FIAT

 

  By: lutrom on Martedì 29 Ottobre 2002 17:40

da www.soldionline.it Gli operai azionisti 29 ottobre 2002 10.00 di Baracchino Un operaio Fiat dello stabilimento di Cassino racconta gli sprechi e i risparmi, le assunzioni clientelari e il "ruffianismo", la visita dell'Avvocato e i sacrifici di molti operai. Infine il coinvolgimento dei lavoratori nell'acquisto di azioni Fiat che creano divisione nel personale e diventano fonte di disperazione quando il titolo crolla e i pochi risparmi sfumano. Ruffiani raccomandati Per dare l'idea di quale clima si andò a creare in seguito nel nuovo stabilimento della Fiat Cassino, perché i capi piemontesi venuti ad organizzare il lavoro si interessarono più ai prodotti agricoli della zona che a quelli che si dovevano produrre nel nuovo stabilimento, in quanto a lavoro avviato a prendere i meriti non fummo noi che avevamo sgobbato ma i servili metalagricoltori che avevano prodotto tutti questi buoni alimentari e li avevano portati a casa dei capi per farli saziare di cose buone. A quel tempo inoltre, ricordo che in uno di quei giorni che eravamo così impegnati nello svolgere tutto quell'immenso lavoro, ricevemmo anche la visita dell'esimio Avvocato; e ricordando quella visita, per come siamo stati trattati tanti iniziatori dello stabilimento di Cassino, mi viene da esprimere dei dubbi sù: se lui avrà capito bene l'entità dell'impegno che ogni operaio venuto da Torino doveva mettere sul lavoro per sbrogliare quella incarbugliata matassa affinchè da quel groviglio di ferraglia ne venisse fuori uno stabilimento capace di produrre automobili e miliardi per lui, e creare tante comode poltrone per tanti suoi tirapiedi che si sono insediati nel nuovo stabilimento di Cassino, in quanto tanti onesti operai sono stati soggiogati a lavori disagevoli e massacranti ricevendo solo quei miseri quattro soldi di salario, mentre i ruffiani raccomandati hanno ottenuto lavori comodi e buste gonfie. Difatti, una volta iniziato bene a lavorare, i capi responsabili venuti da Torino cominciarono a scegliere in mezzo agli operai quelli che dovevano ricoprire cariche di amministrazione e coordinazione delle squadre, ma questi non furono scelti per capacità lavorative, come avviene in ogni paese civile, ma perché erano raccomandati dai sindaci dei Comuni limitrofi allo stabilimento, assessori provinciali e regionali, onorevoli ed altri disonesti pessimi soggetti impiegati nei vari posti dell'amministrazione delle cariche dello stato nel Lazio ed in altri luoghi d'Italia che si erano prestati a favorire quella inetta forma di ruffianismo per sistemare i loro parenti o i loro pupilli in posti di subalterni alla gestione del nuovo stabilimento. Aumenti di prezzo Nell'ora di pranzo, mentre si mangiava, c'era chi leggeva il suo quotidiano e chi discuteva sui problemi che in ogni tempo affliggono quotidianamente la classe operaia e tutta la società non agiata. Per esempio si discuteva sul fatto che: se il governo aumentava la benzina, l'I.V.A. ecc. la conseguenza era che i commercianti facevano pagare tutto ai consumatori perché, il panettiere, il macellaio, il fruttivendolo ecc. ecc. per recuperare l'aumento del costo dei prodotti petroliferi e delle tasse, rincaravano la merce che vendevano per l'aumento di spesa sul trasporto. Il venditore di vestiti e il commerciante di scarpe aumentavano il prezzo dei loro articoli per un rincaro dei costi. I professionisti aumentavano le loro parcelle perché trovavano il costo della vita rincarata. E il povero operaio, di sua iniziativa cosa poteva aumentare? La miseria, nient'altro che la miseria. Le azioni Fiat Un giorno dentro lo stabilimento si cominciò a parlare di azioni, perché la direzione, con un comunicato attaccato alle bacheche, fece sapere a tutte le maestranze che la Fiat metteva a disposizione un certo numero di azioni per i dipendenti per fare in modo che anche chi lavorava, nel suo piccolo potesse entrare nel giro dei titoli azionari Fiat affinchè costoro facessero di più gli interessi dell'azienda, curando di più le cose nell'interno dello stabilimento, facessero meno spreco sul lavoro e nel frattempo facessero un certo profitto con i loro risparmi. Così molti operai inesperti, anche costretti dai loro capi, non sapendo che con le azioni si correva anche il rischio di rimetterci su, con la speranza di racimolare qualche piccolo gruzzolo, investirono i sudati risparmi su quelle azioni, raggranellati dopo tanti anni di sacrifici e privazioni, e tanti operai già si sentivano proprietari di un pezzo di Fiat e si cominciavano a dare importanza rimproverando chi non spegneva la luce negli spogliatoi o nei corridoi, oppure chi non chiudeva i rubinetti dell'acqua ecc.. Poi però, negli anni che seguirono queste azioni furono quotate in borsa e in più occasioni si ebbero dei crolli e quei titoli andarono giù di valore. Così tutti quegli operai che avevano comprato quelle azioni e non l'avevano rivendute prima che queste si svalutassero, persero una grossa fetta dei loro soldi investiti e soffrirono le pene dell'inferno nel vedere quei loro pochi risparmi sfumare nel nulla da un giorno all'altro e per recuperare quello che restava dell'investimento. Mentre la Fiat che aveva fatto un buon profitto con l'entrata di tutti quei liquidi se ne fregò di dare un consiglio di come si dovevano orientare i suoi dipendenti "azionisti".

 

  By: GZ on Lunedì 21 Ottobre 2002 16:59

Qui ci sono gli stessi calcoli fatti da Alessandro Penati sul corriere oggi e ne viene fuori alla fine con una stima più positiva, sui 5 miliardi di euro di capitalizzazione (ora Fiat ne costa 3.9 miliardi). Ovviamente occorre fare assunzioni sulle perdite dei prossimi due anni del settore auto e sulla possibilità effettiva di chiudere alcuni impianti. Quindi sono stime non facili, e non entro nel merito, ma queste due valutazioni che sono tra le più scettiche (e di due fonti che cito sempre) mi sembra diano la forchetta di prezzo di valutazione di Fiat. Diciamo che sembra essere ora a metà di un -15% possibile nel caso peggiore (DRKW e Breakongviews) e un +20% in quello migliore (Penati) ------- .....Corriere della sera 21/10 ---A. Penati ...-------- .... le banche che partecipano al risanamento chiedono alla Fiat di vendere circa 3,5 miliardi di attività (ma le danno una mano rilevando il 14% di Italenergia a un prezzo generoso, e contando come dismissione un finanziamento garantito da un put sul rimanente 24,6%); consolidano 3 miliardi di debiti a breve fino al 2005 (dopo che la Fiat avrà potuto esercitare l'opzione di vendere alla Gm), col diritto di convertire il credito in azioni se Fiat non avrà rispettato gli obiettivi del piano; rilevano il 51% della società di credito al consumo Fidis permettendo a Fiat di deconsolidarne il debito. L'intervento è finanziario, mirato a impedire un'immediata crisi di liquidità e a evitare il declassamento di Fiat, dandole il tempo di esercitare la put verso Gm, alla fine del 2004. Fiat non è sull'orlo del fallimento. Il dissesto riguarda solo l'auto. In Borsa, l'intero capitale vale oggi 4,7 miliardi di euro: un valore che presumibilmente incorpora l'uscita dall'auto entro il 2005. Nella difficile congiuntura del primo semestre di quest'anno, le attività industriali, auto esclusa, (aviazione, macchine agricole e per costruzioni, autocarri, automazione, servizi per le imprese, componentistica) hanno prodotto circa 30 miliardi di ricavi e 600 milioni di risultato operativo (dati annualizzati). Ai parametri europei del settore (25% del fatturato o 11 volte gli utili prima di imposte e oneri finanziari) valgono circa 7 miliardi. Ci sono poi altri 7 miliardi di partecipazioni (valutando Italenergia, Fidis e Ferrari al valore delle transazioni con le banche; Toro a 0,7 il valore di libro, in linea con i parametri di mercato; le società quotate, ai prezzi di Borsa; e le joint venture con Gm, a sconto del 20% sul prezzo di carico); 3,5 miliardi di attività liquide; e 18,7 miliardi di crediti finanziari, ipotizzando che valgano l'80% del loro valore nominale (inclusi i crediti Fidis). Immaginando che l'auto sia ceduta a costo zero, il totale delle attività è 36,2 miliardi di euro. Ma Fiat è pur sempre un marchio forte, con l'8% del mercato automobilistico europeo (e il 25% di quello italiano): anche ai risicati multipli del settore (25% il fatturato) fanno 6 miliardi. Dedotte le potenziali perdite di qui al 2005 (cautelativamente 2,5 miliardi), per il rimanente 80% di Fiat Auto Gm dovrebbe essere disposta ad accollarsi almeno 2 miliardi di debiti; che porterebbero a 31 (incluso Fidis) l'indebitamento totale. Sottraendo i debiti al totale delle attività, il capitale è di 5,2 miliardi: una stima vicina alla valutazione espressa dalla Borsa; e che rappresenta l'attuale aspettativa del valore della società per gli azionisti a risanamento compiuto. Dimostra come una soluzione di mercato (senza intervento dello Stato) non solo sia possibile, ma sia anche ritenuta probabile. Perché lo scenario configurato dalla Borsa si realizzi, Fiat deve però aderire al piano di rientro dei debiti e tagliare rapidamente i costi (impossibile agire sui ricavi in tempi brevi) per evitare che le perdite dell'auto brucino la cassa, e non si arrivi a fine 2004 (dato che Gm non ha interesse ad anticipare i tempi, visto che la sua posizione negoziale può solo migliorare). Fiat dovrebbe rispettare con facilità il primo vincolo sui debiti: le operazioni già concluse (Italenergia, Fidis, Ferrari, Teksid) e quelle plausibili (Comau) sono sufficienti. Più difficile il taglio dei costi, che passa necessariamente per un forte ridimensionamento della capacità produttiva: non si possono produrre auto che nessuno vuole comprare. Fiat, quindi, ricorre al sistema degli ammortizzatori sociali..... Modificato da - gz on 10/21/2002 15:9:20

 

  By: GZ on Lunedì 21 Ottobre 2002 02:20

Sia breakingviews che Warburg ora la vedono sui 7 euro (un -20%) ------------------------------ breakingviews --------- Rome is burning with talk of a government bailout of Fiat's ailing car business. With luck - and a good deal of diplomatic charm - the conglomerate looks almost certain to end its century-long ownership of Fiat Auto in the next year or two. But once shorn of Fiat Auto, will there be anything left for shareholders? Even if Fiat ascribes a great deal of value to the car business in a sale, the future doesn't look rosy for Fiat shareholders. Consider Fiat's other industrial activities. CNH Global, a global leader in farm machinery, may be worth E6.4bn. Other industrial units, including Iveco trucks and Fiat Avio add another E5.8bn. Fiat's stake in Ferrari, at the prices paid by Mediobanca for a stake in the sport scar maker, brings in E1.3bn. Now fold in E3.2bn for its services businesses, primarily insurer Toro. Assorted investments in other private and listed companies amount to about E1.8bn. And the put on its stake in the Italenergia utility is worth E1.7bn. Add it all up, and Fiat's assets are worth E20.2bn. But its debts are not far off. At mid-year, Fiat had net debt, excluding the cash on Toro's balance sheet, of E7.6bn. Another E930m is tied up in a joint venture with General Motors. Another E3.2bn of pensions liabilities should also be deducted from the company's assets. That's not all. Fiat has E7.3bn of trade receivables that it has bundled and sold to investors, and which ratings agencies calculate as debt. All told, that's E19bn of liabilities for Fiat. Subtract these from the value of Fiat's assets, and the company ought to be worth E1.2bn. Since that is less than half Fiat's E3.6bn market capitalisation, Fiat Auto must have some value. According to Credit Suisse First Boston, Fiat Auto's share of group debts, pension liabilities and trade receivables is E6bn. The question is whether Chairman Paolo Fresco can attach that magic number when he sells the business. Fiat is now talking to a government-led consortium that might, essentially, nationalize the car business with private partners. Alternatively he could wait until January 2004 to exercise a put to sell the remaining 80% of Fiat Auto to General Motors. In either scenario, would he get rid of Fiat Auto's E6bn of liabilities? Assuming he can, the implied value of Fiat's parts would be E7.2bn, suggesting the market is imparting a 50% conglomerate discount to the value of Fiat's parts. On that basis, some investors might consider the stock cheap. Not so fast. For one, any additional losses from Fiat Auto will be wiped out from the remaining asset value. But more importantly, if Fiat had to sell its parts in a hurry, it would likely sell them at lower prices. Recalculate Fiat's assets, applying a 20% discount, and they're worth nearly E3bn less than Fiat's liabilities. Subtract Fiat Auto's debt, and the correct market value for Fiat would be E3bn. That means Fiat is 20% overvalued

 

  By: Sandro Cecconi on Martedì 15 Ottobre 2002 02:43

Caro Banshee, debbo dire con piacere che anche Benedetto Croce ed Einaudi non erano niente male. Sandro

 

  By: Sandro Cecconi on Martedì 15 Ottobre 2002 02:40

Caro amico, è chiaro che sono anche prepensionamenti, ma ci sono anche offerte di misere incentivazioni ad andarsene. Ad ogni modo anche questi sono tagli occupazionali belli e buoni tanto è vero che il personale globale negli ultimi 6/7 anni è diminuito sensibilmente. Ciò di cui mi rammarico maggiormente è che in questi anni pazzi e oscurantisti sotto ogni aspetto (strano a dirsi ma sono coincidenti con la creazione di una bolla di proporzioni inaudite e che è ben lungi dalla fine) siamo riusciti a distruggere la nostra storia di banchieri abbandonando i core-business per dedicarci in settori ben lontani che hanno creato mostri asessuati e senza un futuro. Con l'uscita di scena di Fausti prima e di Rondelli poco dopo possiamo affermare che con loro è finita l'epopea dei grandi banchieri allievi di quel Mattioli che ha fatto da caposcuola dalla fine del secondo conflitto mondiale sino agli inizi degli anni novanta. Dopo il buio completo. Eppure la legge USA del 1933 e quella bancaria italiana del 1936 separava nettamente il settore bancario da tutto il resto ma dopo, in special modo dagli anni '90 in poi ecco che la storia si ripete in modo nauseante per colpa di personaggi squallidi della serie "la madre degli imbecilli è sempre incinta" che per dimostrare di fare meglio di quelli che li avevano preceduti hanno iniziato a parlare nel nostro ambiente di "commerciale", piani industriali, gestione industriale e altre panzane del genere. Non contenti hanno chiamato alle loro corti consulenti esterni di società che sino allora avevano fatto progetti per il sistema industriale, settore completamente diverso da quello bancario, trascurando tutti i suggerimenti completamente gratuiti provenienti dall'interno. Per ultimo poi ci siamo inventati le famose "cartolarizzazioni" pro solvendo che non fanno altro che rimandare solo di qualche anno il problema sofferenze. Infatti se vogliamo guardare le statistiche ci accorgiamo subito che tali sofferenze hanno avuto un'accellerazione spaventosa nello stesso periodo di cui sopra e non certo per colpa di situazioni macroeconomiche vissute. Dove ci porterà tutto ciò? Le garantisco caro Zibordi che sarà dura molto dura poter apportare correzioni tali da far cambiare una rotta che ormai è diventata di collisione. Sandro

 

  By: banshee on Martedì 15 Ottobre 2002 01:54

Progressista a chi?? Io sono un conservatore illuminato! E se non fosse che la dinastia reale italiana è quella dei Savoia, sarei pure monarchico. Capisco che si possa essere ingannati, però. Per due fattori: 1) una destra degna di questo nome si è estinta in Italia poco dopo la morte di Quintino Sella. 2) Gianlini si colloca a destra dell'estrema destra di Torquemada. E' chiaro che un tale termine di paragone farebbe apparire perfino Ratzinger come un sandinista.

 

  By: GZ on Martedì 15 Ottobre 2002 01:36

La mia è solo una domanda, ma forse sono rimasto indietro, fino a qualche anno fa era molto difficile, anzi impossibile licenziare nelle banche. Pensavo che ci fosse solo il prepensionamento

 

  By: Sandro Cecconi on Martedì 15 Ottobre 2002 01:19

Mio gentilissimo ospite, solo qualche giorno fà è stato presentato il piano per la ristrutturazione della Inresa BCI dal nuovo ad C.Passera e in quell'occasione sono stati annunciati tagli del personale per 8000 unità; inoltre più o meno nello stesso periodo Capitalia- Banca di Roma ha annunciato tagli per 5400 persone nella propria ristrutturazione, dopo averne già tagliati nell'intero gruppo negli ultimi 4/5 anni altri circa 6000. E le altre banche, a mio avviso, molto presto faranno annunci dello stesso tenore. Il perchè lo sappiamo tutti, ma questo è poco importante all'interno del panorama politico-sindacale. E, la prego, non mi venga a dire che non accadrà; è di oggi il down-grade di ML sul sistema bancario tedesco che, sotto certi aspetti, è molto simile a quello asfittico e surreale italiano e giapponese. Purtroppo negli ultimi dieci anni hanno voluto trattare questo settore alla stessa stregua dell'industria metallurgica apportando piani "industriali" (follie pure) invece di piani strategici di sviluppo cercando di annacquare le grandissime professionalità presenti all'interno. Mi creda tutto ciò lo posso affermare dal momento che in questo settore ci vivo da moltissimi anni. Un saluto cordiale. Sandro Modificato da - Sandro Cecconi on 10/14/2002 23:21:58

 

  By: Paolo Gavelli on Martedì 15 Ottobre 2002 00:36

:-) progressista, progressista... andiamoci piano con queste patenti da rivoluzionari! 2ali

 

  By: GZ on Lunedì 14 Ottobre 2002 23:35

8100 esuberi in Fiat e non altrettanto per lo stesso numero in Intesa BCI e le altre banche.... -------------------- le banche licenziano alcune migliaia di persone ? non mi sembra di leggerlo da nessuna parte --- gianlini, a volte ho la sensazione che lei non sia progressista come tutti noi, non so se il regolamento del sito lo consente, vado a controllare (non potrebbe leggere un poco repubblica ogni tanto invece sempre del giornale ? o perlomeno banshee o gavelli quando scrivono qui )? Modificato da - gz on 10/14/2002 21:40:51

 

  By: gianlini on Lunedì 14 Ottobre 2002 23:18

Massimo D'Alema ha sferrato un durissimo attacco al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso del suo intervento alla direzione dei Ds che presiede. Per capire la "mediocrità" della classe dirigente che è al governo, ha detto, "basta l'immagine del presidente del Consiglio che riceve i vertici della Fiat a casa sua, a Arcore, mentre si può ragionevolmente pensare che più che a salvare l'industria italiana stia calcolando se questa tragedia può essere per lui l'occasione di manomettere l'indipendenza del Corriere della Sera e della Stampa". capito?? chi difende gli operai? D'Alema chi difende la proprietà de il Corriere della sera o della Stampa invocandone l'"indipendenza"? ancora d'Alema chi presta soldi alla Fiat potendoci praticamente solo rimettere ? banche non propriamente private private

 

  By: Sandro Cecconi on Lunedì 14 Ottobre 2002 22:30

Amico mio, ecco un altro esempio di capitalismo "nostrano", i debiti contratti da managers incapaci e azionisti di riferimento altrettanto incapaci pagati con le tasse dei soliti noti, i cittadini di questo stato vergognoso. Il dramma è che tutti indistintamente dai partiti di governo a quelli dell'opposizione ai sindacati stanno facendo il diavolo a quattro per 8100 esuberi in Fiat e non altrettanto per lo stesso numero in Intesa BCI e le altre banche. Dovrebbero essere messi tutti alla gogna. Sandro

FIAT - gz  

  By: GZ on Lunedì 14 Ottobre 2002 21:16

Fiat attira 10 volte più commenti di qualunque altro gruppo, ma il problema è che tutti dicono le stesse cose. E invece ci sono due cose che vengono lasciate fuori. i) il fatto che la vendita a GM dipende sostanzialmente dalla salute di gianni agnelli e su questa ci sono da un mese molti rumor (il cui segno è facile presumere) di cui tutti parlano meno ovviamente i giornali ii) ci sono 3 miliardi di euro che le 4 principali banche italiane hanno prestato l'anno scorso tramite un accordo molto intricato. Ma la cui sostanza è che rischiano di perdere anche 6-700 milioni di euro se le cose vanno male per Fiat (leggere sotto, spiace sia in inglese, l'accordo è complesso, ma si capisce che in pratica se il prezzo di ^Fiat#^ resta sui 9-8 euro per le banche sono guai, in particolare capitalia). ---------------------- da ^www.breakingviews.com#www.breakingviews.com ^ ----------------------------- Italy's central bank credited a consortium of banks with saving Fiat from disaster last summer when they lent it E3bn. Sadly for the banks, however, that loan is creating an almighty headache. At today's prices, they are staring at a paper loss of some E830m. The problem is that unless the situation at Fiat picks up, the banks will have to take repayment in shares when the loan expires in July 2005. Fiat will be forced to launch a rights issue, which the banks are committed to underwriting. Worse, they will have to underwrite the issue at a price that may be much higher than market prices. That's because the price is set with a formula - it will be the average of Fiat's share price in the previous six months and E15.50. Just look at the maths. If Fiat's share price didn't budge, the banks would have to underwrite shares at E12.14 per share, compared to a market price of only E8.77. That means that their E3bn loan would be converted into a 36% stake in Fiat worth only E2.17bn. Of course, the crunch is a long way away. A lot could happen before 2005 to remove the hot potato from the banks' plate. On the other hand, Fiat's track record doesn't give grounds for optimism. And if its shares keep plumbing ever-deeper lows, the banks' losses will get even bigger. The exact exposure of individual banks to this loan hasn't been revealed. But four big banks - Intesa, Capitalia, San Paolo and Unicredito - are said by a person familiar with the situation to have 80%-90% between them. And of these, Unicredito is said to have been the most prudent. Ironically, it is also the strongest of the four banks, and the one that could best weather the storm. For the likes under-capitalised Capitalia, a potential loss of over a hundred million euros would be extremely nasty. --------------- SPIEGAZIONE DELL'ACCORDO TRA FIAT E LE BANCHE --------- A consortium of banks led by Intesa, Capitalia and SanPaolo IMI lent Fiat E3bn at the end of July. This loan expires in July 2005. The troubled carmaker can repay it in cash if that will not cause its rating to fall below investment grade. Otherwise, Fiat will be forced to launch a rights issue. The banks will underwrite this issue. The price will be the average of Fiat’s share price in the previous six months and E15.50. The banks can demand immediate conversion of the loan if Fiat goes bankrupt, faces a takeover offer or its auditors produce a negative report on its accounts. From January 2004, the banks can also demand conversion of up to E2bn of the loan if Fiat’s net debt exceeds E3.6bn or its gross debt exceeds E28.3bn. And, after July 2004, they can do so if Fiat’s credit rating falls below investment grade. In such cases, the underwriting price will be the average between the previous 3 months’ trading and E15.50. Edited by - gz on 10/14/2002 19:34:22